Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

Effettua una ricerca

Ricerca Avanzata

25. SEGUIRE L’ESEMPIO DI GESÙ OBBEDIENTE
L’obbedienza è via regale per la santità

Esercizi Spirituali, 1° giorno, II Istruzione, Castel Gandolfo, 8 agosto 19601


Abbiamo considerato la più bella obbedienza che è la docilità, lo spirito medesimo dell’obbedienza.
Adesso consideriamo la virtù e il voto. Che cosa è l’obbedienza come virtù? È uniformare la nostra volontà al volere di Dio; è l’unione di due volontà: la nostra con quella di Dio. Il Signore ha manifestato la sua volontà agli uomini in tante maniere, particolarmente con i comandamenti, con tante esortazioni alla virtù; e manifesta agli uomini la sua volontà anche in tante altre maniere: con i fatti, con gli avvenimenti, con quello che egli dispone o permette. E permette anche le persecuzioni contro la Chiesa, contro i suoi ministri; permette anche il male, le eresie, gli scandali: non che li voglia, ma siccome non vuole limitare la libertà umana - ha fatto l’uomo libero -, così succedono questi gravi disordini nel mondo. Oh! E sempre gli uomini possono errare? Hanno sbagliato gli angeli, una parte degli angeli in paradiso che si son ribellati al volere di Dio [cf Ap 20,1–3; Lc 10,18], e sbagliano gli uomini che si ribellano tante volte al volere di Dio!
La obbedienza è l’unione della nostra volontà alla volontà di Dio. Qual è il più alto grado, il desiderio più intimo di Dio? La sua gloria e la nostra santificazione. Questa volontà, anzi questa duplice volontà, si divide2 poi in tante altre cose
~
che servono a raggiungere la gloria di Dio e a raggiungere la nostra santificazione. Dio dunque vuole la sua gloria, e ha creato il mondo per la sua gloria: non poteva essere diverso. Ed ha creato noi perché fossimo santi, sì: ci ha chiamati dal nulla «ut essemus sancti» [Ef 1,4]. Ecco allora, quando noi vogliamo la gloria di Dio come la vuole Dio, e vogliamo la nostra santità come la vuole Dio, ecco due volontà: la nostra volontà unita a quella di Dio. Ma queste due cose che Dio vuole raggiungere non sono le sole; questi due fini per cui Dio ha creato il tutto e ha creato noi - «elegit nos [in ipso] ante constitutionem mundi, ut essemus sancti»3 [cf Ef 1,4] -, queste due cose si raggiungono con tanta obbedienza, con tante obbedienze, anzi... sì: e i comandamenti e le disposizioni dei superiori e tutto quello che conduce alla perfezione, alla santità, e tutto quello che Dio manifesta in tante maniere. L’unione della nostra volontà con la volontà di Dio: voler la sua gloria, voler la nostra santificazione.
Ora veniamo a conoscere che pregio abbia l’obbedienza. L’obbedienza, rispetto a Dio, è un dovere, è un dovere! Perché Dio è il nostro sommo padrone: se noi diciamo che i figli devono obbedire ai genitori, noi che siamo figli di Dio, ecco, dobbiamo obbedire a questo nostro Padre che è Dio; se dobbiamo obbedire... se devono obbedire i fanciulli ai loro genitori, al loro padre, quanto più dobbiamo obbedire a Dio, perché egli ci ha fatti dal nulla. Il nostro padre è nostro padre, nostro padre terreno, ma Dio è il gran Padre, Dio è l’autore di tutto e senza Dio non ci sarebbero i nostri genitori e non ci saremmo noi. E credo in Gesù Cristo, unico Signor nostro4: Signore è, padrone vuol dire... Signor nostro. Egli è il Signore e noi siamo i suoi servi: l’obbedienza. Del resto, quando noi facciamo il volere di Dio, facciamo il nostro interesse: perché? È proprio facendo il volere di Dio che noi ci santifichiamo, che noi guadagniamo merito. Infatti, che cosa è il paradiso? Il paradiso è un premio, la mercede, o come un pagamento
~
di chi fa la volontà di Dio... per chi fa la volontà di Dio! Ora, se noi facciamo il volere di Dio, Dio ricompensa: «Reposita est mihi corona iustitiae»5 [2Tm 4,8], diceva san Paolo perché aveva compìto la sua missione; e quindi la corona di giustizia, cioè per giustizia Dio lo avrebbe ripagato, ricompensato.
Ma Dio paga solo quello che facciamo secondo la sua volontà. Come ho già esposto altre volte: se noi vediamo che un signore vuole portarci qualche cosa in casa - supponiamo, vuole portarci della frutta, vuole portarci stoffa - e noi non la vogliamo, ecco, naturalmente noi non la paghiamo; ma se noi la vogliamo e l’acquistiamo, dobbiamo pagarla. Così il Signore paga tutto quello che egli vuole che sia fatto, quello che comanda lui; andassimo anche a lavorare nella vigna di un altro, ma noi non avremmo diritto di esser pagati da quell’altro, perché [...] quell’altro non ci ha mandati, non ci ha richiesto la nostra opera! Allora l’obbedienza è sempre nell’interesse di due: e di Dio e di noi... nell’interesse di Dio e di noi. La volontà nostra viene offerta a Dio per mezzo dell’obbedienza; e per mezzo dell’obbedienza viene offerto a Dio il maggior dono che Dio ci ha fatto: la libertà, l’intelligenza, la libertà, la volontà... e la libertà richiede che ci sia intelligenza, la volontà sceglie, ecco. Allora, con l’obbedienza facciamo a Dio il maggior ossequio, il maggiore atto di amore, il maggiore atto di amore al Signore; e nello stesso tempo facciamo il nostro maggior bene.
L’obbedienza: seguiamo l’esempio di Gesù Cristo. Il Figliolo di Dio si è incarnato, è apparso agli uomini là nella grotta di Betlemme... da quel momento fino a quando spirò sulla croce sempre fece quello che voleva il Padre Celeste: «Quae placita sunt ei facio semper» [Gv 8,29]. Fece la volontà di Dio nella vita privata, obbediente a Maria ed a Giuseppe: «Subditus illis» [Lc 2,51]; anche quando Giuseppe non c’era più, ed egli, Gesù, aveva venti-venticinque e si approssimava ai trenta anni, continuava ad obbedire. E forse che Gesù avesse bisogno di chi lo conduceva, di chi gli insegnava il
~
meglio... quello che era da farsi? Gesù era infinitamente più sapiente di san Giuseppe che disponeva, infinitamente sapiente più di Maria che disponeva; ma l’ossequio più grande di un figlio è quello di obbedire al padre: ed egli obbedì... come l’ossequio più grande che facciamo a Dio è l’obbedienza nostra: «Subditus illis» [Lc 2,51]. Certamente che qualche volta Maria e qualche volta Giuseppe avranno sbagliato, ma Gesù obbediva, sì, obbediva6.
In una cosa non si è obbligati ad obbedire ai genitori: oh, quando comandassero del male, fra cui volessero imporre di non seguire la nostra vocazione. Gesù a dodici anni doveva dare un saggio della sua vocazione, [di] come un giorno avrebbe dovuto interessarsi delle cose che riguardano Dio, delle cose che egli doveva comunicare agli uomini: doveva essere Maestro, e allora eccolo in mezzo ai dottori nel tempio a dodici anni. E perché Maria e Giuseppe lo avevano lì ritrovato e Maria quasi gli aveva mosso un rimprovero: Perché ci hai fatto così? Ecco che tuo padre ed io ti cercavamo, Gesù - si trattava della sua vocazione -, difese la sua vocazione: Non sapevate che io debbo occuparmi delle cose che riguardano il Padre mio?. Ed essi non capirono; ma Gesù subito si unì a loro e tornò a Nazaret e cominciava di nuovo la sua vita di obbedienza, e cresceva in sapienza, età e grazia [cf Lc 2,41-52].
Se volete che molte vocazioni vi seguano, siate obbedienti: vi obbediranno se obbedite! È un premio dato all’obbedienza, questo. Quante volte noi dobbiam far l’esame su noi stessi e diciamo al Signore: Signore, non castigate quelle anime, perché io non sono stato abbastanza fedele a voi, perché io ho mancato!. Ma l’obbedienza è una preghiera di fatto, e coloro che obbediscono otterranno obbedienza: [la] otterranno cioè [d]alle persone che sono loro soggette,
~
anche in fatto di cose molto delicate, e troveranno anime che le seguiranno agli inviti, per esempio all’invito che riguarda la vocazione.
Sì, l’obbedienza Gesù la fece in tutta la sua vita privata. Vi sono giovani che quando hanno raggiunto diciotto anni, ventun anni, eh, credono di dover comandare ai genitori stessi, o almeno si rifiutano di sottomettersi: Gesù continuò fino a trenta anni quando, per la sua vocazione, dovette lasciare la casa... e allora Maria lo seguì e ascoltava le sue prediche e le praticava: e tutti ammiravano come Maria fosse la più diligente, la più perfetta osservante di quei consigli che Gesù predicava al popolo.
E Gesù fu obbediente nella vita pubblica: sempre e solo quello che voleva il Padre, «quae placita sunt ei facio semper» [Gv 8,29]. Tre anni di predicazione, circolando per tutta quella terra di Israele, portando ovunque la sua Parola Divina, ovunque operando i suoi prodigi, ovunque mostrandosi santo e invitando tutti a seguirlo: faceva sempre quel che voleva il Padre. E come non spirò un minuto prima dell’istante che era il volere del Padre che egli morisse sulla croce... così non tardò: eppure egli era il padrone della vita e della morte. Quando non era tempo, disse7: Non è ancor tempo, «nondum venit hora mea» [Gv 2,4]; ma quando venne il tempo: «haec est hora vestra» [Lc 22,53], adesso è l’ora vostra... e si sottomise.
Sì, obbediente nella vita dolorosa! Quali sacrifici: flagellazione, incoronazione di spine..., sputacchiato, insultato, condannato a morte come il più gran malfattore, e crocifisso tra due ladroni quasi a indicare che fosse il più perverso, il più grande malfattore! La sua vita di obbedienza nel tempo della passione. E stette nel sepolcro, come voleva il Padre, per tre giorni, sì; e risuscitò, come voleva il Padre, all’inizio del terzo giorno, sì.
Ed è obbediente, Gesù, nell’Eucarestia. [A] tutti quelli che chiedono la Comunione, egli si dà... [a] chi la desidera; è obbediente ai desideri delle anime pie, come è obbediente
~
quando il sacerdote, arrivato alla consecrazione, lo chiama dal cielo: discende, ed entra in quell’Ostia, e di quell’Ostia rimane solamente più la sembianza, la specie, ma egli è realmente e sostanzialmente presente. Sì, obbediente nella sua Vita Eucaristica: dove lo portano sta. Se lo portano al malato, al malato va; se è tempo della processione, si lascia portare; e se il sacerdote vuole consumare le particole tutte, ecco, egli si sottomette al volere del sacerdote... sì, le particole vengono consumate. Obbediente...
Obbediente Maria: «Ecce ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum» [Lc 1,38], ecco l’ancella del Signore, sia fatto di me come hai detto. Dio la chiamò ad una cosa che sembrava che contraddicesse al suo voto di verginità. L’angelo le proponeva, a nome del Padre Celeste, che diventasse la Madre di Dio; ma quando l’angelo le spiegò come poteva essere la Madre di Dio e conservare la sua verginità nello stesso tempo, [rispose:] «Fiat mihi secundum verbum tuum», io sono la serva di Dio... vuol dire: come serva, Dio può comandarmi quel che vuole, è il padrone. «Et Verbum caro factum est» [Gv 1,14]: e così Maria ebbe la maternità più alta, divina, e nello stesso tempo conservò la sua verginità più pura. Ed obbedì sempre, come obbedì san Giuseppe: e quando dovettero partire da Nazaret per andare a Betlemme... e quando dovettero adattarsi al volere di Dio: rifiutati dalla cittadina di Betlemme, andarono a cercarsi una grotta per la nascita del Bambino... e quando ricevettero l’ordine di fuggire in Egitto... e quando ricevettero l’ordine di tornare in Palestina e di rifugiarsi di nuovo a Nazaret.
E così, obbedientissima Maria, obbedientissimo Gesù, obbedientissimo san Giuseppe.
Nello stesso bene, non dobbiamo pretendere di fare il bene che vogliamo: no, quello che vuol Dio! E non tutto il bene è adattato per noi: ognuno ha una sua strada, una sua vocazione, un suo posto... e allora devi fare il bene secondo il volere di Dio. San Paolo si era preparato ad andare in un posto a predicare, ma lo Spirito Santo non glielo permise: ah, mistero! E poi una notte gli compare un uomo il quale lo invita:
~
Vieni nella nostra terra, abbiamo bisogno di te; e partì, andò [cf At 16,6-10]. Come vuole Gesù, senza che noi ci arrovelliamo... ci rompiamo la testa - diciamo così - per fare dei grandi programmi, dei bei progetti: abbandono nelle mani di Dio, abbandono costantemente nelle mani di Dio! Ecco ciò che abbiamo da fare... obbedienza. Obbedienza al confessore in certe cose in cui si è obbligati ad obbedire, anche sotto pena di peccato; per esempio, uno si mettesse in un’occasione cattiva e il confessore dice: Togliti!... quella è obbedienza sotto pena di peccato. Obbedire a chi dirige la comunità; obbedire alle leggi civili, quando è necessario; obbedire alla Chiesa: la religiosa deve osservare il Diritto Canonico e deve osservare le Costituzioni. Obbedire financo alle leggi stradali, nel complesso, perché, se uno non osserva le leggi stradali, può mettersi a rischio della sua vita o mettere a rischio la vita degli altri, e questo è peccato. Osservare le leggi che sono prescritte, perché hanno anche uno scopo morale. Oh! Così in tante altre cose. Come uno deve accettare il compito della scuola quando la maestra lo assegna, e così deve accettare la disposizione, l’orario e quello che viene determinato per il buon andamento della comunità. Sottometter la volontà: in fondo, in fondo ecco quello che comprende tutto... Le Costituzioni hanno un bel numero di articoli - e me le avete copiate e legate bene -, hanno un bel numero di articoli, ma si potrebbe anche ridurre ad uno: la vita religiosa è una vita d’obbedienza. Ma non c’è anche la povertà e la castità? Sicuro... ma la povertà si osserva come dispone l’obbedienza, la castità si osserva come dispone l’obbedienza, lo studio che si fa e l’apostolato che si compie, come dispone l’obbedienza. Quindi, che c’è?8 In fondo in fondo, la vita religiosa è una vita di obbedienza e basta: comprende tutto. Ma non ci sono i due fini? Sì, il primo fine è la gloria di Dio e la santificazione nostra, ecco: è quello che vuole poi Dio, proprio Dio, che noi cerchiamo la sua gloria e cerchiamo la nostra santificazione; e per la nostra santificazione, anche l’apostolato, cioè santificarci
~
salvando anime, aiutando anime alla salvezza: l’apostolato che ogni comunità, ogni Istituto almeno, deve abbracciare e seguire. Allora, ecco la nostra grande necessità: l’obbedienza.
Crediamo noi perché pensiamo a qualche cosa di saper fare meglio di quello che fu determinato? Crediamo noi che in questo caso o in quell’altro è meglio far ciò che ci sembra più utile, oppure è meglio che facciamo ciò che impone l’obbedienza? La morale del caso, della circostanza, la morale che viene dalla nostra scienza, eccetera... ma regge? Come regge? L’autorità di Dio!, non del nostro sapere, deve comandare e deve stabilire cosa fare. Se no non c’è l’obbedienza! Ancorché noi stessimo due ore all’adorazione, invece che una, e così lasciamo poi lo studio oppure lasciamo un altro lavoro, crediamo noi di dar più gloria a Dio? No! No... Dio è contento quando facciamo l’obbedienza. E quell’anima era tanto eccitata, si sentiva tanto attratta all’amore di Dio che la sua delizia era9 stare davanti al Santissimo Sacramento; e quando veniva il momento di staccarsi, provava una certa pena - come se uno fosse stato ferito e bendato: quando si toglie la benda, eh, sente un certo dolore -, distaccarsi da Gesù provava gran pena, grande pena, ma pensava: Tu lo vuoi... lo voglio anch’io. E so che ti faccio più piacere ad andarmene che a restare. Non vogliamo farci tanti programmi, tanti progetti così da deludere l’obbedienza, credendo che per quanto abbiamo studiato, per quanto abbiamo esaminato le cose, per quanto siamo già avanti negli anni... non crediamo di sostituire le nostre opinioni, i nostri desideri, i nostri progetti al volere di Dio: obbedire, obbedire. Una suora ha un elogio in quanto si dice di essa: è osservante, cioè è obbediente; obbedisce allo spirito e alla lettera delle Costituzioni, allo spirito e alla lettera delle disposizioni che vengono date.
Sicurissimo che nell’obbedienza ci sia pure la santificazione: e non c’è altra via! Ma quella è la via regale.

Sia lodato Gesù Cristo.
~

1 Nastro originale 73/60 (Nastro archivio 70a. Cassetta 70, lato 1. File audio AP 070a). Titolo Cassetta: “Obbedienza: virtù e voto”.

2 Parola incerta. L’audio è interrotto.

3 «[In lui] ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi».

4 Dalla formula del Credo (Simbolo degli Apostoli). Questo il testo in latino: «Et in Iesum Christum, [Filium eius] unicum, Dominum nostrum».

5 «Mi resta la corona di giustizia».

6 Questo pensiero, utilizzato spesso dal PM, è presente nei Padri e in molti autori spirituali. Cf ad esempio: AGOSTINO D’IPPONA, Discorso 51, 11-12 (19-20); Le Nozze e la Concupiscenza, I, 11 (12); BERNARDO DI CHIARAVALLE, In lode della Vergine Madre, I, 7-8; ALFONSO MARIA DE LIGUORI, Glorie di Maria, VI, 1; Meditazioni per l’Ottava dell’Epifania, VI; Meditazioni per li giorni dell’Avvento, V.

7 Il PM usa il presente indicativo: dice.

8 Espressione incerta.

9 Il PM dice: è.