Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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35. IL GRANDE VALORE DELLE PICCOLE AZIONI
IL NOSTRO CAMMINO VERSO L’ETERNITÀ

Esercizi Spirituali, 6° giorno, II Istruzione, Castel Gandolfo, 13 agosto 19601


Santa Teresina, Teresa di Gesù Bambino, nelle sue memorie racconta due cosette che sono due atti di virtù, piccoli, se si vuole... ma ella conchiudeva: Vedete che io non sono buona a far altro che delle piccole cose. Andava a lavare il bucato, e si vede che lavavano [una] di fronte [all’altra] due [suore], nello stesso recipiente. La suora che lavava di fronte sembrava che prendesse gusto a sprizzarle l’acqua addosso, alzando la biancheria; e così a lei ripugnava tanto questo, perché poi era acqua sucida, eppure non le disse mai niente e non volle neppure schivarsi, mettersi un po’ più in là, in maniera di non prendere quelle spruzzatine che le arrivavano sulla faccia anche. Veda, Madre - scriveva poi alla sua superiora - come io sono solo buona a far delle piccole cosette per Gesù. Poi in chiesa era vicina ad una suora, la quale era buona ma aveva una certa abitudine: muoveva sempre la corona durante la preghiera; e così quel piccolo rumore di una corona mossa... e continuava o perché recitava la corona o perché muovendo scuoteva la corona: Mi sforzavo di trattenere il mio nervoso, eh!!. E anche lì conchiudeva: Veda, Madre, che io sono buona soltanto a dei piccoli atti di amor di Dio2.
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Ecco, vi sono cose che sembrano insignificanti, ma quanto valgono da Dio, perché partono da un cuore che ama! Che cosa avreste fatto se, attendendo al bucato, vi avessero spruzzato3 addosso dell’acqua sucida? O se non avreste detto a quella suora che faceva sempre muovere la corona con quel piccolo rumore continuato... non le avreste detto una parola? Taceva: offriva a Gesù... piccole cose, ma piacciono al Signore. Perché gli atti di virtù non sono meritori, non sono grandi per quel che è in loro, ma per l’amore con cui si accompagnano: quando si fanno quei piccoli atti di virtù con grande amore, il merito è grande! E sì: può essere che uno abbia fatto un atto di virtù molto più grande, ma senza un amore così vivo come era in quella suora, Teresina, santa Teresina; può essere che uno abbia dato anche migliaia di lire, magari qualche centinaio di migliaia di lire in elemosina, e sembrerebbe quella un’opera grande, un atto di virtù grande! Eh, quando si fa con amore, anche i piccoli atti prendono un grande valore davanti a Dio, perché il Signore misura le cose dall’amore con cui le facciamo.

Oh! Poi il paradiso. È utile che stasera si rifletta sul paradiso, perché ora si sono fatti tanti propositi e si sa già che occorrerà fatica ad adempierli... non è vero?
Però ricordare la promessa che Gesù fece a san Pietro. San Pietro un giorno, un po’ preso forse dalla malinconia, domandò a Gesù: Ma noi abbiamo lasciato tutto - parlava di sé4 e degli altri apostoli - e ti abbiamo seguito: e che cosa ci sarà per noi? Che cosa ci darai?. E Gesù: «Centuplum accipietis, et vitam aeternam possidebitis» [cf Mt 19,27-29], riceverete il centuplo, possederete la vita eterna. Sì, tanti atti di virtù, tante fatiche per farci buone, per crescere nell’amore di Dio, nello spirito di fede, nell’obbedienza e nell’osservanza della vita comune, eccetera... paradiso poi! Nessun merito cade per terra: Gesù tiene conto di tutto.
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In quel quadro in alto un occhio era dipinto, un bell’occhio grande, e sotto c’era scritto: Vi è un occhio che tutto vede; tutto vede l’occhio di Dio, anche le minime cose, anche un bicchiere d’acqua dato al povero... che è poi poco un bicchiere d’acqua, ma dato per Gesù, vale tanto! E poi, in basso nel quadro da una parte c’era un orecchio dipinto, e sotto [la scritta]: Vi è un orecchio che tutto sente, anche i battiti del cuore. E dall’altra parte una mano che scriveva sopra un libro: Vi è una mano che tutto [an]nota. E che cosa si voleva dire? Un occhio che tutto vede è l’occhio di Dio: vede anche di notte, vede nel cuore, vede nella fantasia, vede gli atti interni di amore e vede anche gli atti interni d’invidia o contrari ad un’altra virtù, per esempio contrari alla umiltà. E vi è un orecchio che tutto sente, ed è l’orecchio5 di Dio... sente i palpiti del cuore: se son palpiti di amore di Dio o se son palpiti di rabbia, di collera, di dispetto. E vi è solo una mano che tutto [an]nota, la mano di Dio, e [an]nota su quel libro della vita... e poi premierà tutto, premierà tutto.
Cos’è questo paradiso? È il premio! Si è fatto bene... Quella scolara ha studiato bene, giunge la data degli esami, fa dei buoni compiti e recita bene i capitoli in cui è interrogata all’orale: dieci... e riceve anche il premio, la lode. Ecco lì. Il paradiso è il premio di chi ha6 fatto bene: tutto vien premiato da Dio, il bene che si fa.
Il paradiso è anche mercede, cioè ricompensa. Sì, mercede è ricompensa, e il Signore è un buon pagatore. È un padrone che fa lavorare, ci fa lavorare interiormente ed esteriormente - atti di virtù, atti interiori ed atti di virtù, atti esteriori -, ma paga bene: «Reposita est mihi corona iustitiae» [2Tm 4,8], riceverò la corona che mi spetta per giustizia, dice san Paolo. Quindi il paradiso è premio ed anche ricompensa o mercede.
Poi il paradiso è il luogo dove ci sta tutto il meglio dell’umanità, c’è il meglio di tutto. Paradiso, abitazione di Dio: perfetto, eterno, santissimo, sapientissimo, onnipotente,
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amorosissimo Padre nostro; vi sta Gesù glorioso; vi sta Maria splendente; vi stanno i profeti, di cui sentite parlare tante volte; i Patriarchi; i giusti dell’Antico Testamento; lassù vi sono i dodici apostoli; lassù tutti i martiri, un grande esercito; i confessori, o sacerdoti o vescovi o semplici religiosi o cristiani comuni; e poi dopo le vergini che formano una grande schiera e che cantano un inno che solo loro possono cantare all’Agnello Gesù; e poi vi sono tutti i santi: «Ex omni [tribu et] lingua et populo et natione»7 [Ap 5,9]. Tutti si raccolgono là gli uomini migliori, con gli angeli tutti i migliori, e cioè le anime delicate, i figlioli obbedienti, le anime amanti della preghiera e del raccoglimento, le anime piene di carità, le anime monde, pure, le anime che hanno amato la verità, la giustizia, persone che hanno fatto un immenso bene agli altri, anime che si son purificate con la penitenza, con il pianto rispetto ai loro peccati... e tutto il meglio dell’umanità, e tutto il meglio... [...] Dio, gli angeli, i santi, quelli che si sono mantenuti fedeli a Dio, tutto ha radunato lassù; mentre che nell’inferno c’è tutto il rifiuto dell’umanità: i sacrileghi, gli omicidi, i disonesti...
È il luogo che spetta a noi: il nostro posto lassù c’è! «Vado parare vobis locum» [Gv 14,2], e Gesù ci ha già preparato, diciamo, la nostra sedia - per esprimerci -, il nostro posticino! «Partem aliquam et societatem donare digneris»8, un posticino con gli angeli e con i santi del cielo, ecco, ci aspetta: è nostro, c’è il nostro posto... lassù tutto è premiato.
Che cosa si gode lassù? Non pensiamo a dei godimenti che si possono provare sulla terra! Noi non abbiamo sulla terra un paragone da fare! Alle volte si dicono delle parole grosse... Un giorno, arrivato ad una certa villa, un tale visitandola diceva: Qui sembra un paradiso. Ma che paradiso? Se fosse soltanto quello il paradiso!? San Paolo fu rapito al terzo cielo e lo contemplò, e quando lo interrogavano: Ma che cosa hai veduto in paradiso?, Ho veduto delle cose che qui sulla
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terra non si vedono, e non sapeva spiegarselo. E che cosa hai udito in paradiso?, Delle cose che qui sulla terra non si odono mai [cf 2Cor 12,2-4], e non si spiegava... perché non ci sono parole sulla terra che possano rappresentare le bellezze del cielo: ma che gioie e che gaudi... Eh... lassù!, e lì il cuore prova tante consolazioni, tanta gioia che nessuno ha mai provato sulla terra, nessuno ha mai provato... per quante dolcezze, soddisfazioni e gioie un’anima, un cuore possano provare.
Lasciamo che Dio ci prepari delle belle cose! È Dio onnipotente che prepara quel che vuole! È Dio pieno di amore: e crediamo che vuole far star bene i suoi figli, perché egli ci ha creati per il paradiso! E affidiamoci a lui, ascoltiamolo e seguiamolo. Là tre cose: vedremo Dio, videbimus [1Gv 3,2]; là possederemo Dio, l’infinita ricchezza; e là godremo Dio, gaudebimus [cf Gv 16,22]. Le più sante e liete cose... sì, paradiso.
Oh! Quante religiose sulla terra hanno fatto una vita pienamente di consecrazione a Dio e sono già là al premio! Si son proprio consecrate a Dio: mente, volontà, cuore e corpo... tutto per Dio. Quante persone che han sofferto sulla terra, si sono mortificate, sono vissute con sacrificio portando delle croci pesantissime alle volte, si sono immolate, fedelissime a Dio!
Dunque, e che cosa ci vuole allora per andare in paradiso? Noi camminiamo verso l’eternità, tra non molto saremo in una delle due eternità: o sempre felici o sempre infelici. Allora, ecco, andiamo avanti per la via in cui ci siamo messe: è la via che mette capo al cielo, che finisce là. E due cose ci vogliono, le due cose che abbiamo ricordato: lo sforzo nostro e la preghiera; e poi stiamo sicure che possiamo raggiungere la santità, [arrivare] a una grande santità. Sforzo e preghiera: piccole violenze quotidiane, magari minute, di ogni ora, e tanta fiducia in Dio e tanta preghiera a Dio. Ricordare gli angeli custodi, ricordare Gesù, ricordare Maria, ricordare san Paolo... pregare, pregare. E chi prega si salva, e chi prega molto si fa santo: vi potete fare tutte sante.

Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 79/60 (Nastro archivio 74b. Cassetta 74, lato 2. File audio AP 074b). Titolo Cassetta: “Il Paradiso”.

2 Cf TERESA DI GESÙ BAMBINO E DEL VOLTO SANTO, Storia di un’anima, Ms C, 327-328.

3 Il PM dice: vi spruzzassero.

4 Il PM dice: di lui.

5 Il PM dice: occhio.

6 Il PM dice: è il premio che si è fatto bene.

7 «Uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione».

8 Letteralmente: «Degnati di accordare qualche partecipazione [anche a noi]...». Missale Romanum, Ordo Missae, Canon Missae.