Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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15. L’INVITO AL BANCHETTO EUCARISTICO
Da cristiane, diventare religiose

Domenica tra l’Ottava del Corpus Domini (II dopo Pentecoste)
Meditazione, Castel Gandolfo, 19 giugno 1960
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Il Vangelo della II Domenica dopo la Pentecoste... e siamo ancora tuttavia nella Ottava del Corpus Domini. Il Vangelo, con la parabola che racconta, può interpretarsi anche in ordine all’Eucarestia. Gesù ha preparato un banchetto, una cena grande agli uomini: «Panem de coelo praestitisti eis»2. E molti rifiutano di accostarsi alla Comunione; e tuttavia vi sono quelli che sono semplici, le anime belle, i poveri, le anime che sono in grazia di Dio, persone che magari all’esterno non hanno presenza, non hanno lusso, non hanno abiti belli, ma hanno un cuore bello e allora piacciono a Gesù, mentre che gli dispiacciono sempre gli orgogliosi. La parabola infatti è ordinata e indirizzata ai farisei ostinati ed orgogliosi.
Dice il Vangelo:

«In quel tempo: Gesù disse ai Farisei questa parabola - proprio a loro! -: Un uomo fece una gran cena e invitò molti. All’ora della cena mandò il suo servo a dire ai convitati: Venite, perché tutto è pronto. Ma tutti insieme presero a scusarsi. Il primo disse: Ho comprato un podere, e bisogna che vada a vederlo; ti prego di scusarmi. E il secondo gli disse: Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego, scusami. Un terzo disse infine: Ho preso moglie, e quindi non posso venire. Ed il servo tornò
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a riferire queste cose al padrone. Allora il padrone, sdegnato, disse al servo: Presto, va’ per le piazze e per le vie della città, e conduci poveri, storpi, ciechi e zoppi. Poco dopo il servo tornò e disse: Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma ancora c’è posto. Il padrone disse: Va’ fuori ancora per le strade e lungo le siepi e forza la gente a venire, affinché si riempia la mia casa. Vi assicuro che nessuno dei primi invitati assaggerà la mia cena»3.

Rifiutano il banchetto eucaristico, ma il Signore chiama altri... perché il danno è sempre di chi rifiuta, cioè è privato dei grandi beni che dà la Comunione, dei grandi beni che dà la religione, sì, è privato: quindi il danno è di chi rifiuta; e Gesù chiama degli altri, chiama degli altri, e questi approfittano delle grazie del Signore: così avviene nelle vocazioni, così avviene per la vita cristiana. Quanti uomini, quanta gente è abituata a stare nei palazzi o a occuparsi solo del pane materiale... e non approfittano, non approfittano di quello che si dà in chiesa: l’istruzione cristiana, l’assoluzione dei peccati, la Comunione e tutto quello che è utile e necessario per la salvezza eterna, per il paradiso. Perché chi rifiuta il bene di Gesù sulla terra, non avrà il bene massimo lassù, che è il cielo, il paradiso. Approfittare della grazia!
Vi sono persone che rifiutano le grazie e persone che invece corrispondono alle grazie: sempre fare l’esame se noi approfittiamo delle grazie o no. Per esempio, grazia è il catechismo, grazia è la Parola di Dio, grazia sono i sacramenti, grazia è la Messa, grazia è la formazione religiosa, grazia che comprende tante altre grazie è la vocazione: corrispondere alla grazia... affinché le grazie non passino ad altri e invece che noi poi ne rimaniamo a mani vuote. Non lasciar passare le grazie, come si esprime là: «Timeo Dominum transeuntem»4, ho paura che il Signore passi senza che io ne approfitti e che io ottenga le grazie.
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Oh! L’Eucarestia è il fuoco che accende l’amore a Dio e l’amore alle anime, l’amore al prossimo. È ricordato, questo amore al prossimo, nell’Epistola di oggi; dice san Giovanni, scrivendo ai suoi figlioli spirituali:

«Carissimi: Non vi stupite se il mondo vi odia. Noi sappiamo di essere passati dalla morte alla vita, perché amiamo i nostri fratelli. Chi non ama resta nella morte. Chiunque odia il proprio fratello è un omicida; e voi sapete che la vita eterna non dimora in un omicida. Noi abbiamo conosciuto l’amore del Signore da questo: che egli ha dato la sua vita per noi: e allora anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli. Se uno ha dei beni di questo mondo e, vedendo il fratello nel bisogno, gli chiude il proprio cuore, come potrebbe l’amore di Dio abitare in lui? Figliolini miei, non amiamo a parole e con la lingua, ma con le opere e in verità»5.

E vuol dire l’Epistola che se noi vogliamo tenere la carità verso Dio, bisogna che amiamo il prossimo; e l’amore sincero, vero, soprannaturale al prossimo è segno dell’amor di Dio. Ma chi si chiude con il suo cuore verso il prossimo, allora non può avere, godere dell’amore di Dio. Pensare ai bisogni di tutti. Sì. Fare tutto in bontà e premura: le preghiere per le vocazioni, anche [le] mortificazioni, le preghiere per tutte le persone che sono lontane da Dio, le preghiere specialmente per le persone più vicine, le sorelle, quelle che vivono nella stessa casa: amarsi, amarsi. Si crescerà tanto nell’amor di Dio quanto noi ci accorgiamo e veramente esercitiamo l’amore al prossimo non con le parole, ma con i fatti e con le opere e in realtà.
Bontà verso di tutti. L’essere persone consecrate a Dio che cosa importa, che cosa vuole? Che ci sia una bontà speciale. Non basta che una sia una buona figliuola di Azione Cattolica, oppure una buona figliola di famiglia. Si tratta di fare un passo molto grande, perché è uno stato nuovo, è lo
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stato di perfezione. Era una carità imperfetta: bisogna che venga perfetta, carità qui tutta ispirata alla bontà. Bisogna cambiare i pensieri, bisogna cambiare i gusti, le tendenze, i desideri, il modo di parlare, il modo di trattare, il modo di ragionare. Entrate nella casa religiosa, entrate - possiamo dire - nel cancello, tutto ciò che è pensiero e abitudine e modo di fare del mondo, ha da essere lasciato fuori. Ecco, acquistare quel modo di fare che aveva la Madonna: quei pensieri, quel modo di comportarsi, di parlare, di trattare che aveva la Madonna. Dimenticare tante cose: o il modo di parlare in famiglia... o il modo di comportarsi in parrocchia o quando si era in famiglie... oppure il comportamento in scuola e in generale in società... e la vita tutta della giornata, ecco. Tutta quella vita che poteva essere allora buona, senza peccato, in una vita religiosa non è sufficiente; se no, non si va alla perfezione che è il fondamento di tutti i doveri religiosi, riassume tutti i doveri religiosi: volere la santità, voler acquistare mente religiosa, cuore religioso, lingua religiosa, tratto religioso. È tutto un lavoro! Bisogna estendere lì l’esame di coscienza e bisogna estendere lì la preghiera. Dire: Adesso di vita religiosa non ho ancora niente. Sì. Se prima nel mondo potevo dire che avevo già raggiunto una certa vita e una certa virtù, ma quanto a vita religiosa è come il bambino che va le prime volte all’asilo con il canestrino, portandosi un po’ di pane e un po’ di frutta... si entra in prima elementare quando si entra nella vita religiosa! È tutto attendere, tutto vedere, tutto si dovrà6 approfondire, di tutto approfittare... Quanto ci vuole però a cambiare la mente che da cristiana venga religiosa! Perché, quando Gesù ha chiamato il giovane alla vita religiosa, gli ha detto: Se vuoi essere perfetto, lascia tutto [cf Mt 19,21]... Bisogna lasciare tutto: il modo di pensare, i gusti che si avevano, le tendenze e poi i modi di trattare; è necessario acquistare un nuovo cuore, una nuova mente e una nuova maniera di operare: sì, religiosa, che è più perfetta.
E gli esempi sono lì: Maria, Gesù, san Paolo.
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Maria, il suo comportamento. Maria esemplare di ogni virtù. Esser molto devoti di Maria... e allora a poco a poco la mente si uniforma ai suoi pensieri, il cuore si uniforma ai suoi sentimenti e la volontà si uniforma alla sua volontà, ai suoi santi esempi.
La preghiera deve essere anche cambiata, deve essere proprio di religiosa... tutto trasformato. Ma allora c’è tanto da fare? Eh sì, c’è tanto da fare! Abbiamo da rivestire, come si dice nella Vestizione, l’uomo nuovo, cioè la persona nuova.
Poi può essere che si cade in questo grande errore: in chiesa devote, fuori ancora come secolari, come borghesi civili, come si fosse dei semplici cristiani: no. Tutta la giornata è uniformata: quindi i discorsi, quindi i pensieri, quindi il modo di comportarsi, il modo di obbedire e il modo di trattare con le altre persone. È una riforma, è una persona nuova che si deve creare: da cristiane, diventare religiose.
Questo certamente sarà la grazia da chiedersi e chiedersi specialmente negli Esercizi Spirituali, sì, perché lì bisogna poi penetrare che cosa ci manca; ma è da chiedersi tutti i giorni e non solamente al mattino nella Comunione, ma anche nella giornata, nelle Visite che si fanno a Gesù Sacramentato e nelle varie orazioni. Si amava più di discorrere che non di dire il rosario: adesso si ama più di dire il rosario che non di discorrere di cose inutili. Si potevano far preferenze: quella compagna lì mi piaceva di più dell’altra, adesso fate che nella vita religiosa non si facciano7 preferenze tra l’una e l’altra. Certo, le confidenze si fanno a chi si devono fare, ma quanto al tratto è tutto uguale. Poi si parlava, si trattava come si sentiva trattare... cioè si sentiva parlare, si vedeva trattare così nel mondo, anche i buoni; ragionamenti tanto ispirati al mondo, ispirati soltanto alla ragione... e si ha da trasformare: Se vuoi essere perfetto, lascia tutto [cf Mt 19,21] eh! Che vuol mica dire: lascia soltanto l’abito... l’abito è un segno esterno. Lasciare il modo di pensare, di sentire nel cuore, di parlare, di comportarsi, di operare. Si vuole essere più santi? E se si
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vuole essere più santi, cioè se vuoi essere perfetto, ecco, qualche cosa bisogna togliere. Perché quando uno è già in terza elementare, ha già fatto certi studi, sa già scrivere un poco e sa già leggere un poco, ma prima che una salga su alle altre classi superiori - alle medie e agli studi medi e agli studi più alti - eh!... c’è da fare del passo, c’è da camminare. Ma dirlo a noi stessi: Voglio essere perfetto... dunque cambiamenti. Anche delle cose che sembrerebbero da trascurarsi, eppure nella suora bisogna che siano invece curate: e lo stesso comportamento a tavola, lo stesso comportamento privato, e di giorno e di notte, e tutto. Elevarsi, perché si vuole essere perfette, si vuol essere perfette.
Oh, allora chiedere queste grazie di una trasformazione; e pensare, entrando: Di vita religiosa sono ancora a zero, non sono ancora entrata in prima elementare. E allora mi faccio tutto insegnare, tutto sto attento a ricordare, e tutto voglio portare in pratica, e voglio che sia non solamente qualche cosa di esteriorità, ma qualche cosa che è profondo nell’anima, che mi esce dal cuore: cioè mente, cuore e volontà religiosa.
E la Comunione è un gran mezzo, è un gran mezzo: è lì che l’anima si sente vicina a Gesù, è lì che l’anima prende il modo di pensare di Gesù e i sentimenti del cuore di Gesù e la volontà di Gesù. Vedete un poco, quelle parole: Siate perfetti come è perfetto il Padre mio [cf Mt 5,48], oh! quanto siamo lontani, non è vero? La perfezione di Dio! Mirare lì! Mirare lì!
In questo tempo però, pensando che è finito l’anno scolastico, in generale i genitori quando hanno una figlia o un figlio che ha finito le scuole elementari o le medie, pensano: e cosa sarà dell’autunno? È un tempo 8più adatto per le vocazioni.
[…]
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1 Nastro originale 67/60 (Nastro archivio 66b. Cassetta 66, lato 2. File audio AP 066b). Titolo Cassetta: “Banchetto eucaristico. Amore al prossimo”.

2 «Hai dato a loro un pane dal cielo». Dalla formula della Benedizione Eucaristica.

3 Vangelo: Lc 14,16-24.

4 Cf AGOSTINO D’IPPONA, Sermones (Discorsi), II/2 (86-116), 88, 14(13), Roma 1983. Il noto pensiero di Agostino è il seguente: «Timeo enim Iesum transeuntem et manentem; et ideo tacere non possum», «Poiché temo non solo Gesù che passa, ma anche Gesù che rimane, per questo non posso tacere».

5 Epistola: 1Gv 3,13-18. Il brano viene citato liberamente dal PM all’interno della meditazione.

6 Parola incerta.

7 Il PM dice: non si fan.

8 Le parole che seguono sono ricavate dal Nastro originale, che termina qui.
Il PM sta introducendo il pensiero che il periodo estivo è il tempo più adatto per pensare alle scelte in ordine alla vocazione, che si concretizzano normalmente con l’arrivo dell’autunno.