Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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40. ADORIAMO, RICONOSCIAMO
E ASSECONDIAMO LA PROVVIDENZA

Domenica XIV dopo Pentecoste, Meditazione, Castel Gandolfo, 11 settembre 19601


[...] del Nome di Maria2. Il giorno otto la Natività di Maria - e il natale di Maria è il più solenne dopo quello di Gesù che celebriamo in dicembre -; ora il Nome di Maria; poi a metà del mese Maria Addolorata, ricordiamo; poi al ventiquattro del mese la Vergine della Mercede per la redenzione degli schiavi. Così il mese di settembre è seminato di feste della Madonna.
Le suore hanno tutte il nome di Maria... quindi è festa di tutte le suore, perché la suora è colei che imita più da vicino la vita santissima di Maria: Maria vergine, Maria umilissima, Maria cooperatrice nel compimento della redenzione operata dal suo Figlio; ella cooperò secondo le disposizioni della Divina Provvidenza, secondo la sua missione.
Il nome di Maria portarlo sempre nel cuore. È nome dolce, è nome potente, è nome misericordioso, cioè di misericordia, è il nome della Madre, quindi l’onomastico della Madonna... e portatele pure i fiori materiali, i fiori che crescono nel giardino, ma soprattutto portarle i cuori, offrirle il cuore, perché sia sempre più di Gesù questo cuore: che Gesù lo possieda tutto tutto, e cioè che si ami soltanto Gesù, Gesù e il suo paradiso, cioè che egli riempia il cuore nostro sulla terra, riempia il nostro cuore di amore, e poi che noi possiamo arrivare
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ad amarlo in cielo per sempre. E per questo qualche santo faceva la preghiera: Signore, datemi la grazia di scontare qui sulla terra i miei debiti per i peccati, perché dopo la morte possa venirvi subito ad amare in paradiso, che non debba fare purgatorio e tardare la mia felicità nel cielo, in paradiso. Oh! Che si possa amarlo, almeno dopo morte, amarlo subito ed amarlo quindi per tutta l’eternità.

Oh, adesso il pensiero sul Vangelo3. Il Vangelo ci insegna ad occuparci in primo luogo dell’anima: «Cercate in primo luogo il regno di Dio e la santità e tutte queste altre cose vi saranno date in sovrappiù come in aggiunta». Qui parla specialmente di coloro che troppo si preoccupano delle cose della terra, e mentre che devono fare il loro dovere, d’altra parte [devono] aver fiducia nella Provvidenza, fiducia nella Provvidenza. La Provvidenza per le nostre cose spirituali in primo luogo, e poi, in secondo luogo, per le cose materiali.

«Gesù disse ai suoi discepoli: Nessuno può servire due padroni. Certamente odierebbe l’uno e amerebbe l’altro, oppure sarebbe affezionato al primo e disprezzerebbe il secondo».

E che cosa voleva dire con questo il Signore? Con questo parlava a coloro che sono schiavi degli interessi e solo dei beni della terra fino al punto di peccare, magari lavorando di domenica oppure commettendo ingiustizie... e l’avarizia è un vizio.

«Non potete servire Dio e il denaro - dice Gesù -. Perciò vi dico: non preoccupatevi nel cercare il cibo per la vostra vita o il vestito per il vostro corpo; la vita non vale più del cibo? e il corpo non vale più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, non mietono, non riempiono i granai, ed il Padre vostro li nutre. Non valete voi più di loro? Con la vostra inquietudine, sperate forse di poter prolungare di un minuto la vostra vita? E
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perché darvi tanta premura per il vestito? Guardate come crescono bene i fiori selvatici: non lavorano né filano, eppure vi assicuro che neppure Salomone con tutta la sua gloria fu vestito come uno di loro. Se Dio si interessa a vestire così l’erba del campo che oggi è in fiore e domani è buttata sul fuoco, quanto più vestirà voi, gente di poca fede! Non inquietatevi dunque dicendo: che mangeremo, che berremo, di che ci vestiremo. Queste preoccupazioni sono comprensibili nei pagani. Ma voi sapete che il Padre Celeste conosce tutti i vostri bisogni; allora, cercate in primo luogo il regno di Dio e la santità...».

Vuol forse dire con questo il Signore che non si deve lavorare? Anzi, ce ne fa obbligo. Sì, perché il Signore è provvido e nella sua Provvidenza ha già pensato a quello che ci è necessario: e quindi le piante che servono per i frutti a noi, e magari per i vestiti come il cotone e le altre... il lino, eccetera... Il Signore ha creato la terra che dobbiamo coltivare, il Signore ha fatto tutto quel che ci è necessario, e poi vuole che da nostra parte ci mettiamo il lavoro; egli ci ha provvisto dell’intelligenza e della salute e allora, ecco, ha provvisto quello che ci deve dare il pane e il vestito e la casa, e ci dà la salute e la intelligenza per lavorare. Ecco, il Signore vuole questo ma non vuole l’avarizia, non vuole la schiavitù del cuore: coloro che sono schiavi dei beni della terra e non pensano che a godere, non pensano che al lusso, non pensano che alla vita presente.
Fare il proprio dovere: e nel proprio dovere c’è proprio anche il lavoro... Cercare il regno di Dio e la sua giustizia, sì. Il Signore ha dato l’intelligenza, ha provveduto; e poi noi bisogna che ci mettiamo la volontà a studiare, a capire le cose, a penetrarle, sì. Quando poi noi compiamo il nostro dovere, ecco la fiducia nella Provvidenza di Dio: il Signore che mantiene i passeri dell’aria, il Signore che veste i fiori di colori vaghi4, come il giglio, ad esempio, la rosa, eccetera... il Signore quanto più penserà a noi che siamo più degli uccelli, a noi che siamo più del fiore, della rosa, del giglio, quanto
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più provvederà a noi! Fiducia. E tuttavia compiere il nostro dovere, sì.
Cosa vuol dire allora in primo luogo pensare al regno di Dio e alla santità? Il regno di Dio, e cioè che il Signore regni in ogni anima, che il cuore sia veramente indirizzato tutto verso Dio. E il Signore vuole che noi ci preoccupiamo del bene spirituale degli altri: cercare il regno di Dio. O si fanno catechismi, si insegna o si lavora per le vocazioni, o si fanno altre opere per il regno di Dio, altre opere che sono per la Chiesa... Sì, ma ciascheduno ha le sue opere da fare. E poi volerci santificare, preoccuparci della santità, di essere sempre più delicati di coscienza, senza però andare agli scrupoli, di essere sempre più portati all’amore a Dio, all’amore a questo Gesù; che siamo sempre più penetrati dalla fede, dalla fiducia in Dio, che curiamo bene l’umiltà del cuore, lo spirito di obbedienza, che noi abbiamo verso di tutti sentimenti di bontà, sentimenti di bontà: la santità in primo luogo, la santità in primo luogo. È questo il nostro principale pensiero? Cercate in primo luogo... dice Gesù: «Quaerite ergo primum regnum Dei et iustitiam eius, et haec omnia adicientur vobis», e il resto ci verrà da sé, il Signore ci guiderà.
La Provvidenza di Dio nelle cose spirituali. Quando si parla con Gesù, Gesù dice a noi, fa sentire a noi le cose che dobbiamo emendare, le cose che dobbiamo ancora conquistare, le virtù che ancora ci mancano. Il Signore è provvido per le cose spirituali, è lui che dà le buone inclinazioni, le buone tendenze; è lui che fa nascere le vocazioni; è lui che guida le anime: egli è il primo direttore spirituale delle anime. Sì, e tante volte parla anche direttamente con ispirazioni al cuore, e altre volte parla per mezzo delle persone che ci dirigono, che hanno l’incarico di istruirci e di indirizzarci sopra la via buona, ma è sempre la Provvidenza.
Stiamo buoni nelle mani della Provvidenza come il bambino nelle braccia della mamma! Tante cose noi non le capiamo perché avvengono così o avvengono diversamente, qui sulla terra non le capiamo, ma quando saremo arrivati al cielo capiremo tutta la bontà di Dio, la sua misericordia, la misericordia
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che ha usato con noi in ogni giorno, in ogni momento della nostra vita; vedremo la sua continua Provvidenza per la nostra anima. La mano di Dio sopra di me5, eh..., quella mano che ci guida, quella mano che ci difende dal male, quella mano che ci protegge, sì. Abbandonarsi nelle mani di Dio come bambini, come il bambino nelle braccia della mamma: e il bambino sta sicuro che la mamma ci pensa a difenderlo, ci pensa al vestito e ci pensa al cibo. Abbandonarsi nelle mani di Dio e cercare in primo luogo quindi la santità. Provvidenza nelle famiglie, Provvidenza nelle cose spirituali, Provvidenza in ognuno di noi. Allora adoriamo la Provvidenza di Dio.
Secondo: abbiamo fede... riconosciamola in tutto quel che ci accade. Tutto è in Provvidenza: l’amor di Dio che dispone ogni cosa in peso e misura, dispone tutte le circostanze.
Poi assecondarla la Provvidenza, assecondarla in quello che il Signore ci comunica, in quello che ci fa sentire o direttamente o per mezzo delle persone che ci devono guidare sulla strada del paradiso.
Riconoscere la Provvidenza, confessarla. Sì. Riconoscere la Provvidenza in tutto, anche quando ci son tentazioni o prove o difficoltà. Riconosciamo la Provvidenza che ci vuole santi e permette quelle difficoltà; anche quando ci chiede dei sacrifici il Signore, e sembra che proprio quello sia una pena soltanto, ma ce lo domanda perché la facciamo a meriti maggiori, perché noi ci facciamo santi in sostanza, attraverso le pene, attraverso le difficoltà, attraverso le tentazioni stesse. I santi per multas passiones et tentationes transierunt et profecerunt6, i santi son passati attraverso molte prove, molte tentazioni e anche molte sofferenze; e passando così, sono arrivati a grande santità. Ah, che capiamo questo segreto: come Dio ci conduce amorosamente, continuamente!

Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 71/60 (Nastro archivio 77a. Cassetta 77, lato 1. File audio AP 077a). Titolo Cassetta: “La provvidenza. Settembre: mese mariano”.

2 Queste parole iniziali sono ricavate dal Nastro originale. Il PM sta parlando della festa del Santissimo Nome di Maria, che ricorre il 12 settembre.

3 Vangelo: Mt 6,24-33. Qui di seguito il PM legge e commenta prima l’ultimo versetto, e poi riprende la lettura dell’intero brano e lo commenta.

4 Sta per: belli, piacevoli...

5 Cf UPS, I, 374.

6 L’Imitazione di Cristo, I, XIII, 1. Il testo è il seguente: «Omnes sancti per multas tribulationes et tentationes transierunt et profecerunt», «I santi passarono tutti per molte tribolazioni e tentazioni, e progredirono».