Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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42. SANTIFICAZIONE DELLA DOMENICA
ATTRAVERSO LE OPERE DI CARITÀ
L’UMILE È CARO A DIO

Domenica XVI dopo Pentecoste, Meditazione, Castel Gandolfo, 25 settembre 19601


[...] domenica antecedente.
Uno, la prima parte insegna questo: la santificazione della domenica anche per mezzo delle opere di carità; e secondo, l’umiltà.

«Un sabato Gesù andò a pranzo in casa di uno dei principali farisei. Tutti gli tenevano gli occhi addosso. Ad un tratto, vistosi davanti un idropico, Gesù disse ai dottori in legge e ai farisei: È lecito o è proibito curare di sabato? - per loro la festa era al sabato -. Quelli rimasero muti. Allora egli prese per la mano il malato, lo guarì e lo mandò sano. Poi soggiunse: Se il vostro asino o il vostro bue cadesse in un pozzo, non lo tirereste subito fuori, anche se è giorno di festa? Essi non seppero cosa rispondere.
Notando poi che gli invitati sceglievano i primi posti, fece loro questa osservazione. Quando sei invitato a nozze, non metterti al primo posto, perché potrebbe venire invitato anche un personaggio più degno di te. Allora il padrone di casa sarebbe costretto a dirti: Cedigli il posto. E tu dovresti con vergogna occupare l’ultimo posto, allora. Al contrario, quando sei invitato, scegli l’ultimo posto di modo che il padrone abbia a dirti: Amico mio, vieni più avanti. E allora tu ti sentirai onorato davanti a tutti gli invitati, poiché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato»2.
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Gli Ebrei celebravano come giorno di riposo, giorno di festa, il sabato. E i pretesi dottori della legge, i farisei, interpretavano male il senso del riposo e il senso che ha il giorno di festa. Noi sappiamo che per santificare il giorno di festa, che adesso è la domenica, [è necessario]: primo, ascoltare la Messa con l’istruzione religiosa; secondo, astenersi dalle opere servili; e terzo, secondo il catechismo, per santificarla meglio fare opere di carità, ad esempio insegnare catechismo, diffondere la buona stampa, lavorare per le vocazioni, eccetera. Il compimento della domenica cioè, il celebrare proprio la domenica nel modo più santo, non si riduce soltanto ad astenersi dalle opere servili e dall’altra parte ad ascoltare la Messa, ma per essere pienamente santificata - e questo non è comandato ma è di consiglio, è dello spirito della domenica -, fare opere di carità. E Gesù guarisce l’idropico: È lecito - dice Gesù - guarire di sabato?. Ma quelli che volevano trovar modo di accusarlo come per dire: Se lo guarisci, tu lavori di festa e profani la festa, e non seppero cosa rispondere. Perché, le cose che facciamo son tutte opere servili proibite di domenica? No, certamente! È proibito far da mangiare alla domenica!? Non è vietato far da mangiare alla domenica! È proibito far la pulizia!? Non è vietato di far la pulizia... anche si deve. E così ci sono tante opere che non sono servili.
Poi ci son le opere di carità. Le opere di carità spirituale o corporale si possono fare tutte di domenica. E Gesù ne dà l’esempio: guarisce un malato. Ecco, allora bisogna distinguere le opere servili dalle opere non servili. Sì, chi fa la cucina per la famiglia, lo fa3 tutti i giorni, anche compresa la domenica; anzi metterci più cura la domenica, perché ci vorrà anche un ristoro più abbondante. Coloro però che hanno come4 mestiere [di] fare il cuoco, per cui son pagati, devono avere nella settimana un giorno di riposo, perché quello poi per loro è lavoro servile, lavoro dei servi; e invece il lavoro di chi appartiene alla famiglia non è un’opera servile.
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Oh! Allora, alla domenica si può fare catechismo? Certo. Si può visitare un malato, fargli un po’ di coraggio, portargli un po’ di consolazione? Certo! Si può allora, dal sacerdote fare il lavoro di confessionale, di predicazione, eccetera? Anzi, si deve!
Così bisogna che si distinguano bene [le cose]. I farisei avevano quello scrupolo, ma gli scrupoli bisogna sempre evitarli. Interpretare bene la legge, entrare nel senso del precetto festivo, comprenderlo come va compreso: onore a Dio e bene alle anime, bene ai corpi anche, in opere di carità. Supponiamo, visitare i carcerati; supponiamo che ci sia proprio uno che non può vestirsi, e se in carità uno gli aggiusta gli abiti e gli cuce il vestito in domenica perché gli altri giorni non potrebbe e invece in domenica può, e l’altra persona ne ha bisogno, allora è un’opera di carità; come è carità mettere la casa in ordine, perché carità è prima verso le persone che sono vicine, che sono specialmente appartenenti alla famiglia. Oh! Invece un po’ più di generosità alla domenica può aiutare tutte per fare quello che la casa, la famiglia richiede nell’interno; così si può fare la scuola di canto, così si può scrivere in domenica, eccetera... Oh! Ora, santificare bene la festa: e se c’è un giorno in cui dobbiamo essere più buoni, più caritatevoli verso il prossimo è proprio in domenica.
D’altra parte Gesù dice: Anche se un bue o un asino cadesse nel pozzo... - bisogna guardare che i pozzi non erano come i nostri, eh!; erano cisterne: per cui si poteva cader dentro e si poteva estrarre anche l’animale che vi era caduto - e se voi tirereste fuori anche in giorno di sabato, giorno di festa, il bue o l’asino caduto nel pozzo, forse che violate la domenica, violate la festa, violate la legge di Dio?. Intendere bene, non sofisticare...

Secondo insegnamento: Mettiti all’ultimo posto. Nelle Costituzioni avete quell’articolo che dice [di] stare in umiltà, e poi è ricordata la Parola: «Recumbe in novissimo loco», cioè mettiti all’ultimo posto5. Anche lì bisogna intenderlo bene,
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sì: non è che la maestra debba mettersi al posto della scolara per mettersi all’ultimo posto... e no, non è in questo senso! Bisogna intimamente essere persuasi di essere da meno delle altre persone davanti a Dio. Noi sappiamo le grazie che abbiamo ricevuto e non sappiamo quelle che abbiano ricevuto gli altri, e se noi abbiamo corrisposto meglio a quelle grazie ricevute o abbiamo corrisposto meno bene: mai farsi i paragoni l’una con l’altra. Non pensare: Eh, io forse son da più, forse ho più virtù... qui avrei fatto meglio, là avrei fatto diverso. E certo che chi ha da guidare bisogna che corregga, eh, e che dica almeno: È da farsi; e se non è fatto bene, che avverta... questo è chiaro. Ma l’umiltà sta dentro di noi, in primo luogo, dentro di noi: se uno si mette all’ultimo posto per umiltà, perché si crede meno degno. Ma poi vi è l’ordine. Nelle Costituzioni c’è un articolo che dice: Bisogna conservar l’ordine6. E la superiora deve prendere il primo posto e poi chi è vice superiora e poi le altre, secondo la data di professione, eccetera, perché altrimenti, se non c’è un ordine, sarebbe un disordine: quindi bisogna mettere ciascheduna a posto per obbedienza alle Costituzioni.
Ma quello è materiale, soltanto mettersi a tavola in secondo luogo, in terzo luogo, terzo posto... Quello che è veramente da considerarsi è ciò che insegna il Maestro Divino: Imparate da me che sono mansueto ed umile di cuore [Mt 11,29]. Anche stando al primo posto, uno può dire dentro di sé: Chissà se son più caro a Dio io, oppure è più caro quel bambino al Signore? Chissà, se dovessimo morire insieme, chissà se mi tocca un posto più elevato oppure sarei messo al secondo, al terzo, al quinto posto, eccetera.... Perché Gesù chiama un bambino e lo fa venire in mezzo agli apostoli e poi dice loro: Se non vi fate come questo bambino - cioè semplici, docili, umili - non c’è posto per voi nel regno dei cieli[cf Mt 18,1-4; Mc 9,35-37; Lc 9,46-50]? E cioè: voi non capirete mai lo spirito di Dio, lo spirito del Vangelo, non avrete mai la vera umiltà. Allora gli apostoli erano apostoli, ma Gesù
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li invita ad imitare il bambino, cioè semplici, umili, buoni, docili, obbedienti come è il bambino; mette un bambino sopra di loro, invita ad imitare il bambino. E quando invece c’è l’orgoglio, a uno che sia avanti o che sia indietro nei posti, se c’è l’orgoglio dentro, uno è sempre più indietro davanti a Dio: l’orgoglioso è sempre molto indietro rispetto a Dio, di fronte a Dio, intimamente. E se il Signore ama le anime, ama soprattutto le umili, ama le anime umili... e allora quell’anima è più cara a Gesù. Oh, ecco cosa dobbiamo fare: coltivare umiltà del cuore. E chi si umilia sarà esaltato e chi si esalta sarà umiliato. Perché, come verrà esaltato l’umile? Riceverà sempre più grazie, farà sempre più meriti, in paradiso andrà in su... ecco, sarà esaltato. E mica che sulla terra uno, un buon operaio che sia umile, docile, innocente, semplice, è mica che si debba ammettere al posto del Papa! No, sulla terra c’è un ordine.
Ma davanti a Dio chi è più caro? È sempre caro colui che è più umile, in proporzione della virtù che abbiamo, non importa che ci sia qualche cosa che ci distingua esteriormente, perché uno deve sedersi a tavolino invece che nel posto del banco di scuola, o perché uno deve portare un abito e l’altro non lo porta, o perché si ha un titolo e l’altro non l’ha: ciò che conta veramente ed eternamente è l’umiltà, semplicità, docilità, obbedienza; e cercare quindi... restarci al nostro posto, il che significa l’umiltà di cuore, l’umiltà di cuore.
Bisogna capirlo bene questo, perché si fanno alle volte dei concetti che non sono del tutto esatti, che non sono del tutto esatti. Per amare l’umiltà, cosa ci vuole? È come per amare la povertà: eh, per quanto uno aspetta a lui, per quanto uno cercherebbe quel che è più povero, ma ha [forse] da prendere gli abiti di poverello quando, per esempio, ha da far una funzione in chiesa? o ha da prendere l’abito stracciato, la suora, perché vuol conservarsi umile? Sarebbe un disordine. Sì. Quanto sta da noi sempre il più povero e ciò che è all’ultimo posto; poi, quanto è da Dio, Dio ci valuta quel che siamo, ci valuta per quel che siamo. Noi cercare ciò che è più povero, ciò che è più umile, ciò che è, diciamo,
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anche meno appariscente, che meno soddisfa, sì, tuttavia vi è sempre l’ordine esterno che si deve conservare, perché siamo ancora sulla terra. E in cielo poi l’unico grande è Dio, e agli altri dà il posto secondo i meriti. Maria al primo posto dopo Gesù, lassù in cielo, già assunta in cielo in corpo ed anima; e i santi secondo la quantità dei loro meriti. E sulla terra ci sono dei posti, si danno i posti, ma lassù li dà il Signore i posti secondo i meriti: e saranno primi gli ultimi e saranno gli ultimi che andranno nei primi [cf Lc 13,30], secondo l’interno, secondo le virtù interiori. Chi ha poca fede, chi ne ha molta, chi ha molta carità e chi ne ha poca, secondo i meriti e secondo le virtù interiori.

Dunque, come santificare la domenica. Dunque, come santificare il nostro cuore. Bisogna che sia conformato al cuore di Gesù: Imparate da me che sono mansueto ed umile di cuore [Mt 11,29]. Vi sono persone che sono dure di cuore: anche se vedono una persona soffrire non si commuovono; anche se ricevono un’offesa sono pronte a rispondere malamente... Mansueto ed umile di cuore, Gesù: allora, mansueti ed umili di cuore.
Quest’oggi, pregando, rifletterete sopra questi due punti che sono tanto utili; e se noi li comprendiamo bene, nella nostra vita avremo altri pensieri, altri modi di comportarci: più belli, più santi, più cari a Dio i nostri modi di comportarci. Eh... noi siamo facili a metterci in ordine quando c’è un po’ di polvere su un abito, quando tutto non è ben ordinato davanti agli uomini... ma siamo solleciti, invece, davanti a Dio? Dite: purificare il cuore, purificare la nostra anima, piacere a Gesù; e poi dopo ripulirsi da ogni macchia che ci venga a cadere addosso, anzi, prima o dopo non lasciarsi cadere addosso le macchie. Sempre cuori belli, cuori umili, cuori docili, cuori mansueti.

Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 73/60 (Nastro archivio 77c. Cassetta 77bis, lato 1. File audio AP 077c). Titolo Cassetta: “Santificazione della domenica”.

2 Vangelo: Lc 14,1-11. Il brano viene citato liberamente dal PM all’interno della meditazione.

3 Il PM dice: lo fanno.

4 Il PM dice: Coloro però che è il loro...

5 C ’58, art. 187.

6 C ’58, art. 17. Cf artt. 18-22.