Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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22. DOMENICA XX DOPO PENTECOSTE

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via A. Severo 56, 20 ottobre 19681

In quel tempo: A Cafarnao vi era un ufficiale reale il cui figlio era ammalato. Egli, avendo sentito dire che Gesù dalla Giudea era venuto in Galilea, andò a trovarlo e lo pregò di recarsi a vedere il suo figlio che era moribondo. Gesù gli disse. «Se non vedete miracoli e prodigi non credete». E l'ufficiale: «Signore, vieni, prima che mio figlio muoia». Gesù gli rispose: «Va', il tuo figlio vive». Quell'uomo prestò fede alle parole di Gesù e partì. Prima ancora di arrivare a casa, gli corsero incontro i servi con la notizia che il figlio era guarito. [Domandò loro] in che ora aveva incominciato a star meglio. E quelli risposero: «La febbre è cessata ieri, verso l'una del pomeriggio». Allora il padre conobbe che quella era appunto l'ora in cui Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive». Egli credette (...) e con lui tutta la famiglia2.
Guardiamo anche quello che è nell'Epistola del beato Paolo apostolo.
Fratelli, riflettete prima di agire. Comportatevi con saggezza, non da stolti. Sfruttate al massimo il tempo poiché attraversiamo giorni cattivi. Quindi non siate imprudenti, ma studiate bene quale sia la volontà di Dio. E non [ubriacatevi col vino] sorgente di lussuria, ma siate ripieni di Spirito Santo. Nelle vostre riunioni cantate a Dio di tutto cuore con salmi, inni e canti spirituali, ringraziando sempre nel nome del Signore nostro Gesù Cristo per ogni cosa. Mettetevi a servizio degli altri per amore di Cristo3.
Quindi, due cose: il miracolo per il figlio; il figlio è stato guarito. E poi quello che è importante assieme: «ma siate ripieni di Spirito Santo». E come? come fare? «Nelle vostre riunioni cantate a Dio di tutto cuore con salmi, inni e canti spirituali ringraziando sempre nel nome del Signore Gesù Cristo».
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Allora le applicazioni specialmente sono riguardo alla confessione. Prima cosa: il dolore o il pentimento; secondo, il proponimento, sì, e poi che sono i propositi, sì.
Riflettere: il dolore o pentimento è quel dispiacere e odio dei peccati commessi che ci fa proporre di non più peccare. Dev'essere: interno, soprannaturale, universale e, apprezzativameníe, sommo, almeno per tutti i peccati gravi1. Quindi, quello che è più importante nella confessione è il dolore. Potrà, qualche volta, dimenticare qualche peccato, quello non porta (...); ma quando c'è il dolore, il pentimento, allora la confessione... Il dolore, tre punti:
interno, l'intimo. È quello che noi dobbiamo preparare alla confessione.
soprannaturale. Non è solamente una cosa naturale, umana, ma è soprannaturale che ci vuole. E si sbaglia, alle volte.
universale, e, apprezzativamente, sommo, sì. Quindi bisogna che il pentimento sia interno, capire nell'intimo; soprannaturale e universale, sì.
Sempre, per la confessione, che si faccia sempre l'esame, l'esame; che se abbiamo capito (...) o sentito ricordare che il dolore soprannaturale è quello che vale di più per la confessione. D'altra parte, anche quando si fa il ritiro mensile o alla sera, l'esame di coscienza.
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Quanto al dolore, due specie: l'uno si chiama contrizione e l'altro si chiama attrizione. C'è il dolore, l'uno si chiama contrizione: è il dispiacere dei peccati commessi perché offesa di Dio. E, quanto all'attrizione, è diverso. Quello che c'è la contrizione, allora subito si fa ottenere [il perdono], con la contrizione, è già viene a essere già perdonato prima ancora della confessione, quando c'è la contrizione, che è soprannaturale, che è il vivo dispiacere dei peccati commessi perché offesa di Dio, nostro Padre infinitamente buono (...) e perché cagione della passione e morte di Gesù. Quindi il dolore più perfetto è quello della contrizione, per i motivi: offesa di Dio, infinitamente buono (...) e amabile; e perché cagione della passione e morte di Gesù. Quindi, se si vuole fare meglio la confessione: la contrizione.
Diversamente poi: imperfetto o attrizione. Quelli che non hanno lo spirito di contrizione, ma quelli che sono, invece, imperfetti, è il dispiacere dei peccati commessi per il timore dei castighi, cioè: (...) confesso per non andare a cadere nell'inferno. Quindi è diverso la contrizione. E la seconda è l'attrizione, è il dispiacere dei peccati commessi non soltanto perché riguarda il Signore (...), e perché, e quando è il nostro bisogno di salvarci solamente; per il castigo: o nell'inferno o anche (...). Quello imperfetto o attrizione è il dispiacere dei peccati commessi per il timore dei castighi, sì. Quindi, non la contrizione, ma l'attrizione, perché è il dispiacere dei peccati commessi per il timore dei castighi soprannaturali, eterni, e temporali, e per la bruttezza del peccato.
Quindi, quando facciamo l'esame di coscienza o abbiamo la confessione, l'attrizione è necessaria; ma se si vuole fare quel che è più perfetto, la contrizione: perché ho offeso il Signore. La contrizione ci ottiene subito il perdono dei peccati; quando c'è la contrizione, quindi, il perdono dei peccati c'è subito. Tuttavia... la contrizione ci ottiene subito il perdono dei peccati, ma tuttavia bisogna confessarli (...) la grazia santificante e la remissione della pena eterna e, almeno una parte, di quella temporale. Quindi pensare bene quello che è il dolore e (...) dei due mezzi: contrizione e attrizione.
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Dopo, il proponimento, che dev'essere: interno, universale ed efficace; e la volontà risoluta di non commettere mai più peccati, e di fuggire le occasioni prossime di peccato. Quindi, anche prima della confessione, il proponimento; prepararci per la confessione, il proponimento. In che maniera?
Dev'essere interno, non che sia soltanto una cosa esteriore, ma dev'essere interno: che è offesa a Dio e un danno all'anima; dev'essere interno il proposito, anche nell'esame di coscienza alla sera o al mattino, dev'essere interno; non cose superiori (...), ma dev'essere interno.
Poi, universale, cioè di (...) di ogni peccato. Perché se ci sono varii peccati, qualcheduno non si segue, allora (...) bisogna che sia pentito di ogni peccato, di tutti, con un proposito di evitarli tutti, quando si tratta di peccati gravi.
Universale ed efficace; sì, efficace (...). Con la volontà risoluta di non commettere mai più peccati; la risoluzione. Ci vuole il proposito: mai più peccati; e fuggire le occasioni prossime (...), cioè di cadere in altri peccati. Quindi vuol dire le occasioni dirette e volontarie. Allora prepararsi bene alla confessione: preghiera di preparazione; ma che ci sia l'esame di coscienza, questo è necessario anche.
Ma quello che è più perfetto, quello che è più necessario: il dolore (...). Quanto più si purifica l'anima, tanto più è unita al Signore. E non solamente togliere il veniale, ma acquistare tutte (...) cioè le virtù, con i propositi (...).
Noi, consecrati al Signore... bisogna che tutto il nostro essere sia consu... per il Signore; tutto, o la mente o i sentimenti... bisogna che chi è consecrato al Signore, bisogna che giorno per giorno si purifichi, sempre (...).
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 158/c (= cassetta 253/a 2). In PM, nessun indizio cronologico (cf nostra nota in c119). - dAS, 20 ottobre 1968 (domenica): «Celebra [il PM] alle ore 6 nella cappellina; meditazione alle PD della comunità, nel loro parlatorio».

2 Gv 4,46-53.

3 Ef 5,15-21.

1 Cf Catechismo di PIO X, o.c. nn. 361-371.