Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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RITIRO MARZO 1956
7. LA MORTIFICAZIONE7
1. In Quaresima Gesù buon Pastore è da considerarsi particolarmente nell'atto supremo d'amore per le anime: «Do la mia vita per le pecorelle» (Gv 10,11).
Considerare Gesù crocifisso: la pastorella deve avere il suo stesso amore: darsi, donarsi alle anime, sacrificare le comodità, le piacevolezze, tutte le cose tutta la vita. Ci mettiamo così sulla strada del sacrificio, dell'amore, della santificazione, della felicità.
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2. Bisogna considerare che dobbiamo morire a noi stessi a piccoli sorsi; dobbiamo gustare la mortificazione! Parliamo allora in questo ritiro della mortificazione e consideriamo la strada che ha fatto il Pastore eterno per camminare così anche noi sui suoi passi.
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3. Ha detto Gesù: «Chi vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua» (Lc 9,23).
Che cos'è la mortificazione? Mortificazione significa far morto, vuol dire vivere nella volontà di Dio per andare verso la perfezione, senza guardare se la cosa è o no di nostro gradimento. Vuol dire reprimere o eccitare: reprimere la curiosità che vuol sapere cose inutili, eccitare la volontà per dare il massimo rendimento nello studio e nelle virtù.
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4. Mortificarsi è, per la santità, reprimere le passioni o eccitarle. Perciò la mortificazione va presa in due direzioni: astenersi e sostenersi. La mente ad esempio è fatta per sapere: possiamo riempirla di cose belle o di cose brutte o indifferenti. Dobbiamo riempire la mente di Dio e delle cose di Dio. Così pure è del cuore: si lascia un amore per abbracciarne uno più perfetto. Vedere quindi la parte positiva e quella negativa.
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5. Qualche volta bisogna reprimere ciò che ci piace, qualche altra volta dobbiamo sostenerci in ciò che non ci piace. La nostra vita non deve camminare a capriccio. Dobbiamo guardare al dovere e non assecondare il piacere. La mortificazione vuol togliere il male e mettere il bene. Considerata così è da praticarsi in qualunque punto della vita, in qualsiasi luogo e da qualsiasi persona. E' tanto errato camminare nel piacere! Sostituire ad esso il dovere. Chi si abitua a vivere secondo il piacere sbaglia strada e perde di mira il paradiso.
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6. C'è naturalmente da distinguere tra il piacere del senso e il piacere dello spirito.
La legge del piacere del senso conduce alla rovina, quella dello spirito conduce alla salvezza. Anche ai santi piacevano tante cose: l'obbedienza totale, la castità perfetta, la povertà, la pietà, la preghiera, l'amore ardente per Gesù, l'istruzione delle anime, l'esercizio delle opere di carità: era un piacere rivolgere tutto al soprannaturale!
Trovare quindi il piacere nel farsi tanti meriti nell'imparare tante cose sante, nel riempire la giornata di azioni buone, nello sforzo di essere più intime col Signore, nello spendere la vita per le anime, nel cercare l'umiliazione; essere felici di rinnegare le tendenze dell'ira o della pigrizia; godere nell'immolarsi per Gesù: questa è vera vocazione!
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7. Non accontentarsi delle occasioni comuni di mortificazione, ma cercarne altre e godere nell'immolarsi.
Quando sopraggiunge la malattia, per chi è senza fede essa è occasione di disperazione, per chi invece è fiducioso è occasione per sentirsi più simile al crocifisso.
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8. La mortificazione si applica in tutto! Se vuoi vivere la pietà, sii raccolta, allontana le fantasie, entra nell'intimità con Dio, parla a Lui come figlio al Padre, intrattieniti con Lui. La meditazione, la lettura spirituale, la confessione, costano sacrificio. Anche nello studio non sono molte le persone che subito provano diletto, solo col tempo può soddisfare.
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9. Per avere salute bisogna seguire un certo ordine che comporta una continua vigilanza su se stessi. Per tutto questo che è bene ci vuole la mortificazione. Chi non si mortifica rovina la salute dell'anima e quella del corpo. Vi sono persone deboli che, sapendosi regolare bene, vanno avanti e fanno molto bene. Altre, forti e robuste, nella vita fanno relativamente meno.
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10. Allora, con molta umiltà e meditando il crocifisso, impariamo a mortificarci. La mortificazione indica il grado di amore a Gesù buon Pastore crocifisso ed è come la pietra di paragone per vedere se la pietà e lo zelo sono veri.

Albano Laziale (Roma)
2 marzo 1956

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7 Albano Laziale (Roma), 2 marzo 1956