Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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21. VERSO LA VERA LETIZIA21
1. L'antifona al Magnificat, terza domenica dopo Pasqua, dice: «In verità, in verità, vi dico: voi piangete e il mondo gode; voi siete afflitti, ma la vostra tristezza si cambierà in gaudio» (Gv 16,20). Questo è anche il senso dell'Epistola e del Vangelo odierno.
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2. Che cosa voleva dire Gesù con queste parole? Egli parlava del paradiso e voleva elevare i desideri degli apostoli e incoraggiarli perché, se avessero veduto i mondani star bene e loro mortificarsi, non si disperassero ma sapessero che cosa è riservato loro nell'eternità, mentre per quelli che si sono soddisfatti, se non faranno penitenza, c'è l'inferno.
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3. Ciò corrisponde al pensiero fondamentale che noi siamo creati per il cielo, ma vi sono coloro che prendono i mezzi e coloro che non li prendono e dicono: «c'è sempre tempo per la misericordia!». Però è certo che, chi vive bene, muore bene e chi vive male è difficile che si salvi.
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4. Ai discepoli di Emmaus Gesù dice: «Non era necessario che il Cristo patisse...?» (Lc 24,26). Dobbiamo perciò notare che per guadagnare il paradiso è necessario mortificarci riguardo alla superbia alla lussuria, ai vizi capitali e astenerci dal peccato.
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5. C'è tanto da pregare per i peccatori perché si sono messi sulla strada delle soddisfazioni mondane e vanno all'inferno. San Pietro dice: «Astenetevi dalle soddisfazioni» (1Pt 2,11) perché avverrà che il vostro soffrire si cambierà in gaudio e il gioire in fuoco. Gesù l'ha ripetuto tante volte.
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6. Sembra che le giovani che si fanno suore rinuncino solo al piacere del mondo e alle gioie lecite. Ma, per Gesù, la giovane rinuncia a qualche cosa di suo con i tre voti; tutto questo il mondo lo considera una stoltezza, ciò invece è fare buon uso della vita.
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7. Lasciate che gli infelici godano le soddisfazioni mondane! Bisogna pregare per loro affinché considerino quello che li aspetta; se ci pensassero, si accorgerebbero di fare pietà.
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8. Essere dunque riconoscenti al Signore e capire che la mortificazione sui sette vizi capitali richiede sacrificio ma ci procura un gaudio eterno. Pensare sempre a questo.
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9. Vi sono persone che, nel desiderio di maggior santificazione, si infliggono mortificazioni esterne volontarie. Questo può essere lecito fino ad un certo punto. Tutti dobbiamo mortificare i sensi tuttavia non lo facciamo per il gusto di soffrire ma per il gusto di godere di più nell'eternità. Ad ogni mortificazione corrisponde un premio maggiore.
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10. Studiando bene, tacendo a tempo opportuno... si guadagna un premio. Anche le minime cose avranno la loro ricompensa. Vi sono persone che dal mattino alla sera raccolgono tante perle. Non importa se è da tanti anni che hanno compiuto qualche mortificazione: il Signore non dimentica.
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11. Non guardare alle cose grosse, ma alle minime: lasciare passare una sorella, stare composti a tavola, riempire i momenti di studio, essere svelte e semplici, moderare le parole, parlare piano, stare attente ai piccoli consigli ed avvisi... Ci sono cose che, per avere preso l'abitudine, sono ancora più meritorie che lo sforzo.
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12. Leggendo san Paolo consideravo quelle parole che dicono: «E spesso si ingannano coloro che entrano in matrimonio e vanno incontro a tante mortificazioni» (1Cor 7,28). E' meglio un giorno col Signore che diecimila col peccato. Si gode molta letizia perché il Signore è la stessa beatitudine e quindi dà gioia, mentre il diavolo, che è l'inferno, dà tristezza e rimorso. E poi, quando si va avanti, c'è il rimpianto perché si è sprecato il tempo e si è guadagnato l'inferno.
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13. Quanto è bella la vostra vocazione a confronto non solo dei peccatori, ma anche di coloro che si prendono soddisfazioni lecite! Allora vi è la pace dell'anima la quale, quando stabilisce la sua intimità con Gesù, ha delle gioie che non troveranno mai i mondani perché sente già, man mano che va avanti, di arrivare al paradiso.
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14. E' Gesù che dice: «Beato chi piange perché sarà consolato» (Mt 5,4). Non è una mortificazione vivere nella povertà, non poter disporre di un filo? Gesù promette la sua gioia a chi si mortifica.
Quanto più l'anima si avvicina al paradiso tanto più gode di una pace sempre più profonda.
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15. Adesso allora tre conclusioni:
- riconoscenza per le vocazioni;
- tener in gran conto le piccole mortificazioni della giornata: sono piccole perle;
- privarsi di qualche cosa che piace e fare qualche cosa che costa fatica.
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16. Non era necessario che Gesù soffrisse e morisse. Ora se vogliamo partecipare alla gloria, dobbiamo partecipare alla croce e siccome è Lui che ci aiuta e ci riempie di consolazione, finisce che diventa un gaudio.
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17. Sono più contenti i santi nella croce che i cattivi nel soddisfare le proprie passioni. San Stefano viene lapidato e i suoi carnefici sono pieni di odio mentre egli vede il cielo aperto: è andato nell'eterno gaudio. Avanti dunque!
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18. Vi è da aggiungere che, se le mortificazioni si fanno per la salvezza delle anime, il premio è doppio; voi che vi date alla salvezza delle anime dalla parrocchia avrete poi un doppio merito. Al giudizio universale vi vedrete correre incontro tutti i bambini, le giovani, gli infermi con cui avete lavorato.
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19. Sono ineffabili le consolazioni che Dio dà a coloro che lo amano. Il mondo gode ma non invidiamolo: ad ogni goccia di sofferenza corrisponde un mare di letizia e viceversa. Ricordiamo: un mare di letizia!
Sempre avanti con letizia, cantando l'inno della vittoria.

Albano Laziale (Roma)
22 aprile 1956

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21 Albano Laziale (Roma), 22 aprile 1956