Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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RITIRO APRILE 1956
11. DOLORE DEI PECCATI11
1. Domandiamo al Signore la grazia del pentimento dei nostri peccati. L'Oremus della messa d'oggi chiede appunto questo: di partecipare così bene alle solennità che si celebrano da poter ricavare la salvezza, la santità e condizione essenziale ne è il pentimento. Due sono gli aspetti del pentimento: l'attrizione e la contrizione. L'attrizione ottiene il perdono dei peccati solo con la confessione; la contrizione invece ottiene istantaneamente il perdono e la grazia, anche se rimane l'obbligo della confessione.
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2. Attrizione significa pentirsi per paura dell'inferno, del purgatorio, dei castighi di quaggiù: è quindi buona ma non perfetta.
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3. Contrizione significa pentirsi per amor di Dio a cui abbiamo tolto l'onore dovuto e disgustarci dei nostri peccati perché abbiamo offeso Dio sommamente buono. Pensare che il peccato è causa del sudore di sangue di Gesù, della flagellazione, dell'incoronazione di spine, della condanna, del viaggio al calvario, delle cadute, della crocifissione, dell'agonia e della morte ignominiosa.
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4. Pensare che col peccato il nostro cuore non è più unito a Dio, che abbiamo perduto i meriti, siamo figlioli che facciamo mille promesse e non le adempiamo, facciamo dei voti e li dimentichiamo, è contrizione perfetta. Il dolore perfetto è indubbiamente il più meritorio e monda subito l'anima dal peccato. E' importante quindi eccitarsi alla contrizione vera che ci salva. Desiderare comunque il momento di confessarsi perché, anche con il dolore perfetto, non ci si può accostare all'eucarestia se prima non ci si è confessati.
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5. La Chiesa in questi giorni vuole che i cristiani si accostino alla Pasqua: prima si confessino, poi si comunichino, ma è necessario per prima cosa, avere il pentimento. Per portarci alla contrizione perfetta essa ci fa meditare le sofferenze di Gesù.
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6. Il nostro pentimento e la nostra sofferenza non potevano cancellare il peccato: è occorso il sangue benedetto di un Dio fatto uomo.
Il buon Pastore dà la sua vita per le pecorelle ribelli. Dire: «O Gesù, io t'ho fatto sudare sangue. Ho capito il male che ho fatto, ora voglio amarti».
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7. Pensare alla notte che Gesù passò nel Sinedrio, sputacchiato, bestemmiato, percosso da schiaffi. Che notte penosa! Pietro l'aveva rinnegato, Giuda l'aveva venduto e tradito, gli apostoli erano fuggiti. Che desolazione! Al mattino tutta la plebaglia attendeva la condanna. Egli, l'Innocentissimo, moriva in croce fra due ladroni. Pensiamo anche ai crudelissimi flagelli che aprivano le carni del Salvatore: è il peccato che ha ridotto così Gesù!
Riconoscere i nostri torti e piangerli!
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8. Pensare ai peccati di pensiero e di orgoglio e a tante disobbedienze, causa dell'incoronazione di spine. Quanto dolore provoca anche una sola spina! Quanto è costata a Gesù la nostra testa dura!
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9. Gesù è condannato a morte: l'Innocente si immola per i peccatori. Quali? Noi che, dopo averlo conosciuto e ricevuto tante volte, dopo aver gustato le sue delizie, lo abbiamo ancora offeso. Diciamogli che almeno ora vogliamo camminare con la testa bassa, in umiltà.
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10. Le nostre non siano come le promesse di Pietro che, però, dopo averlo rinnegato, almeno pianse amaramente. Siamo noi arrivati a piangere per le nostre colpe? A volte si piange per sciocchezze. E per i peccati? E per la passione di Gesù? Egli è infinitamente buono e ci sostiene nonostante la nostra ostinazione e durezza di cuore.
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11. Pensiamo ai sentimenti di Maria santissima quando ricevette fra le sue braccia il giglio morto: da una parte vedeva l'opera visibile dei nostri peccati e dall'altra l'amore infinito di Gesù per noi. Sappiamo amare ed immolarci per Gesù? Amiamo il sacrificio, l'umiliazione? Eccitiamoci alla contrizione: la confessione allora sarà molto fruttuosa. Il perdono è in proporzione al pentimento. Quanto più il dolore è perfetto, tanto più cancella anche le cattive conseguenze della colpa.
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12. La confessione può cambiarci da peccatori a santi. Accettare dalle mani di Dio tutto, abbandonarsi a Lui: allora vi sarà anche il dolore perfetto. Tuttavia andare con fiducia anche quando c'è l'attrizione. Baciare tante volte il crocifisso, meditare di preferenza i misteri dolorosi, fare la via crucis. Chiedere il dolore perfetto per poter poi cantare «Regina coeli, laetare, alleluia!». La santa Pasqua sarà così davvero lieta e santa.

Albano Laziale (Roma)
27 marzo 1956

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11 Albano Laziale (Roma), 27 marzo 1956