Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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18. RINGRAZIAMENTO PER LA VOCAZIONE18
1. In questa meditazione vogliamo ringraziare il Signore della grazia della vocazione, domandare la grazia della corrispondenza e chiedere grazie per tutte le vocazioni del mondo affinché non si perdano ma divengano tante quante ne ha bisogno l'umanità.
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2. Vocazione è chiamata, è la volontà di Dio che destina un'anima ad uno stato di vita particolare. Tutti hanno una via da percorrere ma non tutti l'hanno uguale. La maggior parte dei fedeli percorre la via comune, la via ordinaria. Il Signore però ha creato il mondo tanto vario per la sua maggior gloria ed ha le sue preferenze. Ha preparato molti posti in paradiso e molti sulla terra: i posti sulla terra corrispondono a quelli del cielo.
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3. Quando una persona è chiamata per una via particolare noi diciamo che ha vocazione e con ciò alludiamo allo stato religioso o sacerdotale.
La vocazione come viene in noi? E' la volontà che Dio ha su noi da tutta l'eternità. Egli che ha tutto presente, quando crea un'anima e la infonde in un corpo, la crea adatta alla missione che le affida.
Come non esiste una persona uguale ad un'altra fisicamente, così non esiste psichicamente.
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4. Quando una persona è destinata allo stato religioso, è creata con caratteristiche particolari: ha disposizioni di carattere, di rettitudine, di sottomissione, di amore al più bello, al più santo, al più perfetto.
Quando riceve il battesimo riceve, come tutti, il dono della grazia con la fede, la speranza e la carità, ma ne ha un'infusione particolare.
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5. Lo Spirito Santo perfeziona le doti che aveva dalla creazione: sono disposizioni speciali. Il bambino sperimenta qualche cosa di diverso, sebbene non sia in grado di capire. Portato in chiesa ancora senza l'uso di ragione la mamma gli addita Gesù e Maria, egli prova un sentimento particolare infuso nel battesimo e manda baci al tabernacolo e alla Madonna. Poi a sette o otto anni, se si parla di sacerdoti e di suore, ascolta volentieri e sente un piacere per quello stato. Infatti fa l'altarino, la predica e, se è una bambina, si veste da suora.
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6. Quante volte la vocazione si è sentita forte proprio in questa prima età! E' un qualcosa di incerto, di inconsapevole, ma viene dalla grazia di Dio che lavora nell'anima. Se il fanciullo vive in una famiglia buona, in una parrocchia fervente, il germe si sviluppa e poi fiorirà.
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7. Qualche ventata potrebbe coprire tutto, specialmente se si perde l'innocenza. L'odio al peccato, l'amore a Gesù, viene rafforzato nella cresima che dà l'amore all'apostolato, sicché il bimbo, o la bimba, che è chiamato a darsi a Gesù, sente anche il bisogno di lavorare per portare anime a Lui.
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8. Poi il bambino va via via convincendosi di non essere fatto per la via comune, ma per esser tutto di Gesù. La vocazione si può manifestare in vari modi.
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9. Naturalmente non si può dire che una giovinetta si senta subito religiosa, ma viene a conoscere l'istituto, lo spirito, le costituzioni in generale, le norme che si devono osservare, ed intanto l'istituto studia l'aspirante per vedere le qualità e le capacità. Così l'aspirante viene ammessa alla vestizione che essa stessa ha chiesto.
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10. Poi ci sarà il noviziato, la professione temporanea ed infine quella perpetua che è come il noviziato per l'eternità. Comincia allora il perfezionamento religioso che porta ad operare non solo per virtù, ma per voto. Dal momento della professione ogni opera buona acquista doppio merito. La vocazione, portata a compimento nella professione religiosa, è una grazia particolare, la più grande dopo il battesimo.
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11. Siamo riconoscenti al Signore per averci fatto questo dono: ci ha destinato un posto più alto in paradiso. La riconoscenza si attua specialmente con la corrispondenza. Si deve progredire un po' tutti i giorni.
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12. Prima di tutto osservare i comandamenti, particolarmente il quarto, il quinto, il sesto, il settimo e l'ottavo. Se non ci fosse l'osservanza dei comandamenti non ci sarebbe vocazione. Il quarto e il sesto hanno difficoltà particolari ma anche particolari meriti: l'uno prepara alla docilità, alla vita comune, all'obbedienza, l'altro alla delicatezza.
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13. Per essere sicuri della vocazione bisogna che ci si attenga a due pareri: prima una domandi al confessore se è chiamata (se ha fatto una confessione generale o se si è sempre confessata da lui, egli potrà dire qualche cosa in merito), poi ci sia il consenso delle madri nell'ammissione alla vestizione, al noviziato, e specialmente alla professione.
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14. Il tempo della formazione è fatto per conoscere lo spirito particolare dell'istituto, per acquistare la pietà propria della pastorella che nella pietà vede e sente tutto come Gesù buon Pastore. Anche la devozione a Maria ha importanza particolare: la si onora come divina Pastora. Coltivare pure la devozione ai santi apostoli Pietro e Paolo, dei quali è bene conoscere la vita.
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15. Le vocazioni attualmente non sono sufficienti, non a causa di Dio che non ne suscita a sufficienza, ma perché tante si perdono. L'Italia è la più provvista di vocazioni fra tutte le nazioni del mondo, eppure non c'è il numero sufficiente né di sacerdoti, né di suore.
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16. Quanto è difficile conoscere e corrispondere alla vocazione! Chiediamo grazie per tutte le vocazioni di cui ha bisogno la Chiesa e il mondo. In Giappone ogni sacerdote dovrebbe accudire a ottocentomila anime. Quante anime non sono ancora di Gesù. Preghiamo!
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17. Siano frutti di questa meditazione:
- la riconoscenza per la nostra vocazione,
- la corrispondenza alla nostra vocazione,
- la preghiera per tutte le vocazioni, di tutto il mondo. Questo è il pensiero del Papa nell'istituire la «Pontificia Opera delle vocazioni religiose». E' bene che tutte siate iscritte a quest'opera.
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18. Tutta la Famiglia Paolina deve avere questo desiderio e deve davvero pregare perché si moltiplichino le vocazioni in tutto il mondo. Naturalmente, se vi iscrivete a quest'opera, vi troverete unite a tutti gli altri e la preghiera sarà più efficace.

Albano Laziale (Roma)
20 aprile 1956

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18 Albano Laziale (Roma), 20 aprile 1956