Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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37. LA CONTEMPLAZIONE UN DONO DA CHIEDERE37
1. Nel bel mese del rosario, tra le altre grazie, è bene chiedere questa: di sapere contemplare. Il contemplare è diverso dal meditare. Nella meditazione si suppone un lavoro interiore di mente, volontà, cuore per venire a risoluzioni sante. L'anima è più attiva e il suo intendimento è di arrivare a rafforzare la volontà,
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2. Nella contemplazione invece l'anima si ferma davanti ad un soggetto, un quadro, un episodio, guarda e prega, ed aspetta dal Signore la luce. E' una preghiera semplice. Quando un'anima è avanzata non distingue se fa meditazione o contemplazione.
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3. I quadri che attraggono l'anima possono essere tanti: fra essi quella della «via crucis» e i misteri del rosario. Si può contemplare il paradiso raffigurandoselo, si possono raffigurare gli angeli custodi destinati a portarci gli aiuti.
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4. Una cosa è la contemplazione acquisita, altra cosa è la contemplazione infusa. Nella prima è l'anima che lavora su un punto, nella seconda è Dio che lavora nell'anima.
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5. I teologi della mistica dicono che i fedeli fanno bene a chiedere i doni mistici. Con ciò non si intende di chiedere il dono del miracolo e della profezia. La contemplazione giova all'anima che può stabilire la sua unione con Dio nella carità: la perfezione, infatti, sta in questo. Dio è carità!
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6. I misteri del rosario sono da contemplare. Chiedere questa grazia particolare per voi, pastorelle; che avete vita attiva da un lato e vita contemplativa dall'altro. A volte siete preoccupate per i bambini che aspettano, per i ragazzi che in chiesa disturbano, ed è facile distrarsi, ma col dono della contemplazione tutto è superato e si può vivere in intimità con Gesù in ogni luogo, anche sulle piazze, perché l'anima è come assorbita in Dio.
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7. Vi sono anime a cui basta fissare lo sguardo al tabernacolo per trovarsi subito in contemplazione: si raffigurano il pastorino Gesù con la pecora al collo oppure quando manda gli apostoli a pascolare le anime. L'anima è così attratta al tabernacolo, concentrata in Dio e serena; mente, volontà e cuore, tutto è preso da Gesù. Le basta a volte dire: «Ti amo, ti credo, voglio seguirti, sono tua». E' una preghiera semplice, ma sentita e vissuta, è comunicazione familiare con Gesù.
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8. All'inizio della vita spirituale c'è bisogno di fare la contemplazione acquisita, tendendo però ad acquistare la contemplazione infusa. Ma che cosa è la contemplazione infusa? Richiamiamo qualche mistero che aiuterà a comprendere.
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9. Nel primo mistero gaudioso l'angelo appare a Maria. Vi sono anime che quando al mattino recitano l'Angelus, restano tutte conquistate da Dio. Si raffigurano Maria in ginocchio che prega, assorta in Dio, con lo sguardo volto al cielo, con l'anima tutta tesa al desiderio della venuta del Messia. «Manda o Signore colui che deve risollevare tutto il mondo... non tardare» (lit.). Ci si figura allora la discesa di Dio, del redentore.
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10. Il Signore quando vuole attirare un'anima a sé la prepara con effusione di luce e di grazia interiore. Lasciar lavorare Gesù in un'intima unione con Lui: che Egli prenda l'anima e la stringa a sé tanto da poter dire: «Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me» (Gal 2,20).
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11. Le parole dell'angelo vengono dette in una certa misura alle anime che seguono Gesù. Maria non ha mai avuto un pensiero di vana compiacenza. Di fronte alle lodi dell'angelo rimane sorpresa ed e tanto convinta della sua nullità che si turba. Ed allora l'angelo deve dirle di non turbarsi perché ha trovato grazia presso il Signore e diverrà Madre del Verbo Incarnato.
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12. Docile al volere di Dio, Maria, per una luce interiore, comprende la sua missione e pronuncia il suo «fiat». L'angelo se ne va ed Ella rimane sola con la sua grande missione da compiere; eppure, per tutto quel che è esterno, sembra un'anima normale.
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13. Comprende che è chiamata a dividere col suo Gesù le ignominie del calvario, a compiere la missione, ma quanta pena per i dubbi di Giuseppe, nella povertà del presepe, nella fuga in Egitto, nella vita nascosta di Nazaret, nella predicazione, nella passione e morte.
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14. L'anima che contempla questo mistero ne rimane tutta assorbita e gode una gioia tutta intima che non può comunicare.
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15. Contemplare specialmente tre cose:
- la santità della vocazione di Maria e la sua docilità a dire sempre di sì;
- l'accettazione a tutto quello che seguirà nell'attuazione della vocazione;
- la visione beatifica
Chiedere umiltà, perseveranza e grazia per tutte

Albano Laziale (Roma)
25 settembre 1956

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37 Albano Laziale (Roma), 25 settembre 1956