Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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ISTRUZIONE XIX
LA VIA UNITIVA

[161] Oggi stiamo sotto lo sguardo benedetto della nostra Mamma celeste. Stare nella posizione di bambini che tutto attendono dalla mamma. Ella istruisce i suoi figli, li nutre colla sua grazia, li riscalda col suo amore, li fortifica con la sua potenza. Maria compì la prima novena allo Spirito Santo, insieme agli Apostoli. Che grande novena fu quella!
La beata Vergine che già nella casetta di Nazaret aveva supplicato da sola il Padre celeste affinché inviasse il suo divin Figliuolo e che ottenne la venuta di Gesù Redentore, supplicò ed ottenne ancora la discesa dello Spirito Santo con tutti i suoi doni. Ah, Maria conosceva già lo Spirito Santo! In lei era già disceso e aveva operato l'incarnazione di Gesù.
Ecco quello che dà Gesù: lo Spirito Santo. Oh, che prezioso dono! Maria nel cenacolo chiedeva la terza Persona della SS. Trinità, come | [162] prima aveva chiesto la seconda Persona. E Maria fu la più arricchita dei doni dello Spirito Santo, di quei doni che la fecero diventare creatura di cielo e non di terra; arricchita più di tutti, sovrabbondantemente, in una maniera ineffabile.
Ci ottenga anche a noi questi doni la santa Vergine. Oh, perché non abbiamo noi tanta fede da attirare su di noi lo Spirito Santo affinché bruci e consumi tutte le imperfezioni, tutte le cattive inclinazioni! Che la carità metta fuori tutto ciò che non è Dio, anche il timore. Pregate questo Spirito consolatore che purifichi tutto e lasci finalmente l'anima libera, affinché dopo questi Esercizi si faccia un vero passo avanti.
La via unitiva è quella in cui v'è la semplicità nei pensieri, nelle virtù, nel cuore.
Semplicità nei pensieri perché l'anima non ha bisogno di discorrere colla sua ragione, ma si nutre di una verità, di una massima e trova in essa il suo pascolo. Quando contempla una verità importante, ne è tutta illuminata. Come S. Antonio, da quell'invito del divino Maestro: «Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che hai, dallo ai poveri, poi vieni e seguimi»1, fu colpito, illuminato
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trasformato, santificato, reso apostolo. Così il B. Giovenale d'Ancina2 che fu colpito dalla frase del Dies irae: «Quid sum miser tunc dicturus»3, che fu la luce dissipatrice delle tenebre e l'inizio della sua santificazione. Così per S. Andrea Corsini4 l'inizio della sua conversione | [163] fu una frase della mamma che gli disse: «Così pensi a Dio?».
Quando si giunge a questa via unitiva, una parola basta. S. Paolo vedeva tutto «In Christo»; il Crocifisso è il punto centrale della sua vasta dottrina. S. Francesco va in estasi quando contempla la parola «Caritas» e S. Domenico è rapito alla considerazione di «Dio Verità».
La semplificazione dei propositi è l'amore, quantunque siano molto vari. Nell'amore il cielo si unisce alla terra. E Maria morì d'amore: il suo cuore non fu più capace di sostenere l'impeto del suo amore e si sciolse.
Oh, i santi deliqui di S. Teresa, di S. Giovanni della Croce, di S. Francesco Saverio, di S. Filippo Neri! Oh, dite di fare qualche cosa ad un'anima accesa d'amore: oh, ella tutta si muove e agisce per questo amore. Amore che cerca l'unione e gode della presenza dell'amato. Alle volte si manifesta di più con l'immolazione, alle volte con la divozione all'Eucaristia. Per S. Teresa fu l'affetto al Bambino, per S. Gemma il Crocifisso; ma è sempre lo stesso divino amore che tutto trasforma e semplifica.
L'amore rende semplici nella preghiera (semplicità di cuore). Ecco: hanno riacquistato la candidezza e la semplicità del bambino che non è capace di ingannare. Ed è allora che l'anima merita le intimità di Gesù. Ecco perché il Bambino va volentieri fra le braccia di S. Antonio, di S. Stanislao. Semplicità di preghiera che si dirige tutta a Dio, al culto della SS. Trinità | [164] ove tutto deve terminare. È infatti la contemplazione della SS. Trinità il Paradiso.
E allora si viene alla meditazione contemplativa. Consiste nel contemplare con serenità e con intensità una verità da cui ricava alimento e pensieri d'amore (ad es.: la piaga del costato di Gesù da cui riceve tante lezioni, pare che da essa esca un fuoco che
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ferisce l'anima). Questa contemplazione alle volte è acquisita da un lungo esercizio di meditazione e alle volte è infusa nell'anima dallo Spirito Santo.
In quella acquisita v'è ancora il lavoro dell'anima, in quella infusa invece è lo Spirito Santo che compie direttamente la sua azione e attira l'anima, la quale gode una gran pace e riposa nella quiete di Dio. La mente si è fissata nel Signore. Ella dice sinceramente: Tutto e solo per Dio!.
E qui bisogna dire che sono tante le forme con cui lo Spirito Santo lavora in un'anima. E come non vi sono nel mondo due facce precisamente uguali, così non vi sono due anime uguali in tutto. Sono tante le anime e diverse, appunto perché in cielo vi sia l'armonia nella varietà. E voi non farete due anime uguali!
Dicendo: «Deus meus et omnia»5 S. Tommaso andava in estasi, come S. Giuseppe da Copertino alla considerazione della parola «Amore».
La meditazione discorsiva fatta per es. sull'Estrema Unzione, porta a queste considerazioni: s'immagina una stanza in cui c'è un letto ove | [165] riposa un infermo. Si apre una porta ed entra il sacerdote: questa è la composizione del luogo. La meditazione si fa su questi cinque punti: l'unzione dei cinque sensi. Quella degli occhi mi ricorda i peccati fatti con gli sguardi; l'unzione delle labbra mi ricorda i peccati commessi con la lingua, ecc.; poi si fa l'esame e i propositi, concludendo: Devo fare in modo che in quell'ora estrema non abbia a rimproverarmi tali peccati. Non voglio aspettare a rinsavire in punto di morte, ma voglio vigilare ora su tutti i miei sensi. Infine prega per ottenere la grazia di osservare i propositi.
La meditazione affettiva fatta sullo stesso argomento, è diversa: Ho consacrato a Dio tutti i miei sensi: il mio cuore, la mia lingua, le mie orecchie, tutta me stessa. Gli ho forse sottratto qualche cosa? La sposa dev'essere tutta dello Sposo. E vedete che qui l'amore può spingersi molto innanzi e diventare intensissimo fino a rinnovare il legame tra Gesù e la sua sposa, protestando di voler serbare puro il cuore ed il corpo per amor suo.
Nella meditazione sullo stesso argomento, la contemplazione sia acquisita che infusa, fa restare colpiti da una semplice frase.
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Ad es., sempre nella meditazione sull'Estrema Unzione, la formula: «Per la piissima misericordia...». L'anima si ferma a queste parole e pensa: la mia vita è una continua manifestazione della misericordia di Dio. Allora si entusiasma, si esalta, si dilata, si accende, si accosta a Dio, è sigillata | [166] dall'amore. Gesù v'entra tutto e con Gesù v'entrano tutte le sorelle, tutte le anime. Ecco la meditazione contemplativa.
Molte si sentono già portate qui e tutte le regole che si danno non sono più necessarie per esse. Si pasceranno di qualche massima o parola che può durare dei mesi. E, finché dura, non bisogna cambiarla. I vari soggetti proposti possono essere utili per le persone che non hanno ancora toccato questa contemplazione, o per indirizzo o in tempo di aridità.
Vi sono anime che semplificano la loro preghiera in altro modo. Esse leggerebbero sempre vite di santi e da tale lettura ricavano tutto ciò di cui hanno bisogno.
6Si dirà: l'anima, in questa posizione si sente felice? Si sente felice per l'unione che ha con Dio, ma deve passare almeno per due stati: la notte dei sensi (prove esteriori) e la notte dello spirito (prove interiori).
Prove esteriori sono le malattie, le contraddizioni, le incomprensioni; qualche volta si aggiunge anche il diavolo che, quando si mette, fa anche il suo chiasso. Alle volte Dio prova un'anima con delle prove esterne, come disgrazie di famiglia (S. Teresina, S. Gemma). Alle volte ci sono anime che sanno dissimulare, ma soffrono trafitture che solo Dio conosce.
Nella notte dello spirito vi sono talvolta gli scrupoli (si possono però avere anche dagli incipienti e proficienti). Si teme di offendere Dio in ogni azione che si compie e si soffre, alle | [167] volte, un vero martirio: strette dall'amore a Gesù che vorrebbero sempre compiacere e temendo, d'altra parte, di disgustarlo, soffrono terribilmente. È l'azione purificatrice.
Spesso, pur essendo nella via dell'amore, si soffrono aridità, distrazioni persistenti, tentazioni, insinuazioni diaboliche. Si vedono certe anime che sono proprio sul Calvario, crocifisse con Gesù. È la notte dello spirito: non vedono più, non capiscono
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più. Anime che forse si sono offerte vittime e la giustizia di Dio sembra voglia scagliarsi terribile su di esse. Sono nelle tenebre più fitte. Ci sono dei misteri qui. Alle volte a sessanta, settanta anni prende un gran timore sulla vocazione, a volte è una forte tentazione sulla fede. È una prova: è lo Spirito Santo che purifica l'anima.
Chi guida non deve spaventarsi, ma non deve neanche pretendere di tagliar tutte con la stessa misura. Ogni anima va rispettata e capita. Non si diano a tutte gli stessi consigli. Quando non si capisce, si dica che si prega per esse, ma non si diano consigli sbagliati. A chi prega, Dio non lascia mancare la sua luce. Passate queste notti, verrà un giorno di luce in cui l'anima sarà illuminata e si sentirà tutta immersa, tuffata in Dio e presa dal suo amore.
Riposate serene, domani, in questa verità: Io sono chiamata alla santità, come sono stata chiamata alla vita religiosa. Se voglio posso, può dire ognuna. Come sono riuscita a farmi suora, così devo riuscire a farmi santa.*
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interponiamo il Cuore immacolato di Maria, la quale è accetta a Gesù: se l'è scelta lui stesso.
«Vi offro le azioni, le preghiere e i patimenti»: con questo si comprende tutto ciò che facciamo sia nella parte attiva (azioni e preghiere) sia nella parte passiva (sofferenze). «Con quelle intenzioni per le quali voi continuamente vi immolate sui nostri altari». [178] Si prendono le intenzioni che aveva Gesù proprio nel momento solenne in cui egli si immola, nel momento della massima intensità e «continuamente» perché continuamente si rinnova il Sacrificio sull'altare4. Questo è togliere il cuore dal nostro petto per mettervi quello di Gesù. E allora l'amore non è un amore generico, ma un vero amore ascendente. Che è soprannaturalissimo perché è di Gesù (è soprannaturale quoad substantiam5). È amore che si immedesima nei pensieri, intenzioni e desideri di Gesù. È il più intenso perché nessun cuore ha mai pulsato di un amore pari a quello di Gesù. È il più universale perché comprende tutti gli interessi del Padre, della Chiesa, delle anime.
Quando un'anima è presa da questo amore, allora si eleva perché l'amore non è soltanto unitivo, ma è trasformativo e immedesima l'anima a Dio in modo da acquistare i pensieri di lui, i suoi desideri, il suo modo di agire: allora le nostre azioni sono veramente deiformi: «Per ipsum, cum ipso et in ipso»6.
Siccome la vostra vita dev'essere una vita di perfezione, dovete porne a base quest'orazione. Tutto dovete basare su questa orazione. Essa deve precedere il noviziato, deve precedere la vostra consacrazione, le vostre azioni, affinché e mente e volontà e cuore e apostolato e preghiere, tutto sia poggiato sul Cuore di Gesù e tutto si faccia nel Cuore e pel Cuore di Gesù. «In unione illius divinae intentionis qua ipse in terris laudes Deo persolvisti, has tibi horas persolvo». E vuol dire: Con le stesse intenzioni con cui, o Gesù, siete disceso sulla terra, avete agonizzato, siete | [179] morto, con quelle stesse vostre intenzioni, io vi offro tutta me stessa, e io entro nel vostro costato che è rimasto aperto. Se la perfezione sta nella carità, qui bisogna arrivare. Ognuna si fissi nel cuore vivo, palpitante di Gesù, in quel cuore
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1 Lc 18,22.

2 Giovanni Giovenale Ancina (1545-1604). Sacerdote dell'Oratorio, vescovo di Saluzzo.

3 «Nella mia miseria che dirò?». Il Dies irae è la Sequenza che si recitava nella Messa dei defunti.

4 Andrea Corsini (1302-1373), dopo una giovinezza spensierata si fece carmelitano. Fu un vero padre dei poveri e operatore di pace.

5 «Dio mio e mio tutto».

6 A partire da questo c apoverso fino alla fine dell' istruzione, il testo è uguale a HM II/ 2, 63-65.

* Nell'originale a questo punto si trova l'Istruzione XX: “Le scuole dell'amore” omessa (pp. 167-175), perché duplicato di HM II/2, XIV, 80-87, pp. 243-247.

4 Parole di commento alla preghiera: Cuore divino di Gesù...

5 In quanto alla sostanza.

6 Dossologia, al termine della preghiera eucaristica «Per lui, con lui, in lui».