Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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ISTRUZIONE XIV
L'AMOR DI DIO

[84] Chi ha l'incarico di spiegare il catechismo1 è bene che di tanto in tanto ripeta una specie di istruzione riguardo alla Confessione, spiegando bene le cose necessarie per farla con le dovute disposizioni (esame, dolore, proposito, ecc.).
Nell'accusa bisogna assolutamente e sempre che ci sia qualche cosa che sia di offesa di Dio, altrimenti la Confessione resta nulla. Se il confessore conosce già qualche cosa della vita passata, basta accusare in blocco le mancanze della vita passata, dicendo, per es.: Mi accuso anche di tutti i peccati commessi per il passato. Se invece non ne sa nulla, bisogna accusarsi un po' in particolare almeno delle mancanze contro qualche virtù, dicendo, per es.: Mi accuso di tutte le mancanze contro la carità verso il prossimo, ecc..
Materia necessaria di accusa sono i peccati gravi, non ancora mai validamente confessati, | [85] anche se fossero già stati perdonati in altro modo, (per es. con la contrizione perfetta, o perché non li aveva accusati nella Confessione precedente per dimenticanza).
Invece vi è una materia libera e sono tutti i peccati veniali e tutti i peccati mortali della vita passata già confessati. Quello che è assolutamente necessario è di accusare qualche cosa che sia veramente offesa di Dio, altrimenti il sacramento è nullo.
Stamattina fermiamo la nostra considerazione sopra l'amor di Dio.
L'amor di Dio è l'unione col Signore della nostra mente, della nostra volontà e del nostro cuore. È un compiacersi col Signore per i suoi divini attributi, lodarlo, desiderare la sua gloria, che venga il suo regno.
L'amor di Dio è lo stato di grazia. Naturalmente vi sono tanti gradi di questo amore; ma quando non vi è il peccato mortale vi è sempre l'amor di Dio, che viene tolto solo dal peccato grave.
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Amare il Signore: questo è il primo e massimo comandamento. In tutta la vita dobbiamo tendere a Dio e questa tendenza è amore. In tutta la nostra vita dobbiamo tendere al Paradiso e anche questo è amor di Dio. Solo il peccato mortale distrugge questa tendenza.
Nell'amor di Dio sta la perfezione. Gli altri propositi o servono a togliere gli impedimenti, o sono gradini per arrivare all'amor di Dio. Tutte | [86] le virtù sono per la carità, anche la fede e la speranza.
La misura dell'amor di Dio è l'amarlo senza misura2. Non si può dire: «la carità sta nel mezzo» come si dice: «la virtù sta nel mezzo»; perché nella carità non si eccede mai.
La carità è perfetta quando si ama Dio sopra ogni cosa, per se stesso. La carità ha molti gradi, ma naturalmente ha un grado iniziale e questo grado vale già assai più che non tutte le ricchezze e i beni della terra.
Bisogna amare Gesù quanto ci ha amati lui. Misuriamo, se siamo capaci, l'amore di Gesù! Bisogna amare Gesù più di ogni altra creatura. Non è necessario sentirlo, ma bisogna essere disposti a perdere - sia pure con sacrificio - tutto, anche la vita, per non perdere Gesù. Non è necessario avere un amore sensibile: le consolazioni Dio le dà per sorreggere la nostra debolezza. Se queste consolazioni ci vengono, ci aiuteranno, data la nostra debolezza, ma non dobbiamo andarle a cercare.
Amor di Dio è pensare come Dio, è fare la sua volontà, è desiderarlo sopra ogni cosa.
Vi sono anime che non fanno tante proteste, tante chiacchiere, ma fanno volentieri tutto ciò che i superiori dispongono, senza opporre difficoltà. Allora l'amor di Dio è vigoroso, quando il cuore è, senza limiti, tutto del Signore.
Alle volte ci sono persone che a persuaderle di qualche obbedienza ci vuole un anno. Bisogna studiare il modo di trattarle, i momenti opportuni, | [87] bisogna trovare tutte le ragioni per convincerle. Oh, questo non è davvero amor di Dio, ma amor dell'io!
Come si fa ad amare il Signore?
1) Si fa la sua volontà giorno per giorno, momento per momento. Non vivere nel passato e nel futuro, ma nel presente;
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passar bene, nelle occupazioni comuni, ogni giornata, anche se si sapesse che all'indomani si deve morire.
Riguardo al passato, umiliazione sì, ma confidenza nel Signore e far bene il dovere presente, per riparare. «Nunc coepi»3. Non far sentire la voce corvina al Signore: cras, ma la voce della colombina: hodie4. Il nemico inganna molto su questo punto: stiamo attenti. Il passato non c'è più, il futuro non è nelle nostre mani. Perché star continuamente a rimuginare i fatti passati, il bene o il male compiuto? Perché riempirsi la mente di tante fantasie inutili e anche dannose? Perché fabbricare continuamente castelli in aria riguardo al futuro: Se mi metteranno in quest'ufficio farò questo; se andrò in quella casa, mi comporterò in questo modo; se compirò quest'opera... ecc...?
Ma non sprecate la vostra fantasia, usatela per rappresentarvi la scena della passione e della morte di Cristo, per meditare i misteri del rosario! Non siate vane, ma realiste, pensate al momento presente (per es. ora che ascoltate la predica, non state a pensare a quello che farete quando andrete in quella casa, ma pensate a stare attente alla predica!). Non vivete nel passato o nel futuro. È | [88] facile perder tempo in questo modo, perché il demonio lo fa apposta a far deviare la volontà tanto più se la vede buona.
2) Secondo mezzo per acquistare e mantenere l'amor di Dio è questo: accendere tutte le mattine e tutte le sere la lampada. Passare bene le prime ore della mattina e le ultime ore della sera: così la giornata sarà benedetta.
Al mattino correre subito a Gesù con la mente, accendere la fiamma di amore a Gesù nella Messa, nella Comunione, alimentarla nella meditazione. Alla sera non perdersi in pensieri vani, ma raccogliersi in Dio, offrirgli tutte le azioni della giornata, offrirgli tutti i palpiti del cuore, tutti i battiti del polso, tutti i movimenti che, senza l'intervento della nostra volontà, si faranno nella notte. Andare a riposare col desiderio di ricevere, all'indomani, Gesù nel cuore.
La giornata scorra fra due fuochi, così anche la notte sarà trascorsa in una serie di atti di amore a Dio per la convenzione che si è fatta.
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Durante il giorno vigilare perché il fuoco dell'amor di Dio non si spenga col peccato mortale; vigilare anche perché non si smorzi con i peccati veniali. I peccati veniali sono come spruzzi di acqua che, se non spengono del tutto il fuoco, ne smorzano però la fiamma. Le chiacchiere, certi pensieri vani, certe affezioncelle, certi atti di pigrizia, spengono un po' la carità.
Verranno, nel giorno, molte occasioni di spegnere un po' l'amor di Dio, ma raccomandiamoci al Signore, vigiliamo sempre.
[89] Verranno delle croci, delle aridità di spirito, ma queste non spengono, anzi, se ben sopportate, alimentano la fiamma dell'amor di Dio.
Ricordate che l'adempimento di tutti i precetti e di tutti i voti è ordinato a questo: accendere sempre più l'amor di Dio, finché al termine della nostra vita, accettando la morte, noi sigilleremo questo amore che rimarrà in eterno.
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1 Si tratta della “scuola di catechismo” che, secondo le Costituzioni, tutte le suore dovevano avere ogni settimana (cf art. 150).

2 Cf S. Agostino, Lettere CIX, 2.

3 «Ora incomincio».

4 «Domani»... «Oggi». Allusione a una favola dell'antichità classica.