Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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ISTRUZIONE XI
IL CROCIFISSO

[67] Gesù in croce: grande soggetto di amore!
L'umiliazione profonda che ha subìto Gesù per amor nostro, ci deve indurre ad amarlo, ci deve far odiare il peccato. Gesù in croce è grande soggetto di penitenza e di umiliazione, grande modello dei moribondi.
Oh, fossero le nostre agonie somiglianti alle sue, di modo che la nostra morte assomigliasse alla sua morte!
Raccogliamoci bene innanzi al Crocifisso. Un mormorio di soddisfazione si ode attorno alla croce, quando questa viene innalzata. Ma noi ascoltiamo le parole che escono dal labbro benedetto di Gesù.
La prima parola è una parola di perdono: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno!»1. Ora egli adempie il grande mistero della riconciliazione. Egli offre al Padre il | [68] suo sangue, implorando la salvezza dei peccatori che era venuto a salvare.
Poco dopo si ode di nuovo la sua voce ed è un'altra parola di perdono: «Oggi sarai con me in Paradiso»2. Il buon ladrone ha fatto un grande atto di fede nella divinità di Gesù Cristo e perciò riceve da lui la grande promessa del Paradiso. Così Gesù incomincia ad applicare i frutti della redenzione al primo peccatore pentito.
In tempo di Quaresima Gesù ci offre il suo perdono più largamente: accostiamoci a lui con maggior dolore. Furono i nostri peccati ad affliggere il cuore di Gesù. Dobbiamo piangere le nostre colpe e comprendere bene quella frase che diciamo nell'Atto di dolore: «...cagione della morte del vostro divin Figliuolo Gesù». Oh, con quanta leggerezza si pecca! Si concedono tante libertà ai sensi e al cuore e non si bada che con ciò si offende il cuore divino di Gesù. Piangiamo le nostre colpe, e abbiamo, nello stesso tempo, tanta fiducia in Gesù crocifisso che ha scusato i suoi crocifissori (e noi siamo tra essi).
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Al buon ladrone, in altre parole, aveva detto: Ti perdono le molte colpe, la pena di esse; non solo la pena eterna, ma anche la temporanea. Oh, la bontà del Salvatore! Occorre però essere pentiti dei nostri peccati, aver fede in Gesù, nella sua misericordia. Occorre molta fede nell' accostarsi al sacramento della Confessione. Bisogna riconoscere le nostre colpe e la | [69] loro malizia, confessarle con vivo dolore. Con queste disposizioni noi saremo perdonati e il nostro cuore riacquisterà la pace.
In terzo luogo Gesù, rivolgendosi successivamente alla sua SS. Madre e a Giovanni, disse: «Donna, ecco tuo figlio». «Ecco tua Madre!»3. In quel momento Gesù proclamò la Madre sua, madre universale degli uomini, personificati in Giovanni. Gesù ci ha fatto il suo testamento d'amore donandoci sua Madre.
Noi dobbiamo comprendere che tutta la nostra vita deve scorrere nella devozione a Maria. Gesù è il nostro modello. Noi dobbiamo imitare lui e prendere come madre la Madonna. La nostra vita, senza la divozione a Maria diventa arida; con Maria la pietà si rende più viva, perché essa è «Vas insignae devotionis»4. Con Maria tutto riesce più facile; i sacrifici diventano dolci, si trascorre santamente la vita privata e si compie con frutto l'apostolato.
Esaminiamoci come stiamo nella devozione a Maria: se facciamo gli ossequi in suo onore, se diciamo bene il rosario.
Perché l'apostolato sia fruttuoso, è moralmente necessario che sia accompagnato dalla divozione a Maria. Infelice chi, andando avanti negli anni, perde o almeno lascia affievolire in sé questa divozione! Quante mancanze, quanti difetti commetterà!
La quinta parola di Gesù fu questa: «Sitio!: Ho sete!»5. Era specialmente la sete delle anime.
Qual è la nostra sete? Alcuni hanno sete della | [70] stima degli uomini, delle soddisfazioni umane. Oh, che diversità tra la nostra sete e quella di Gesù! Comprendiamo quanto siano costate le anime a Gesù Cristo? Che cosa voglia dire salvarsi o perdersi?
La sesta parola fu questa: «Consummatum est!»6. È una parola di trionfo. Tutto è compiuto. Gesù aveva bevuto fino all'ultima
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goccia il suo amaro calice. L'Inferno che aveva trionfato dell'umanità, nel paradiso terrestre, ora si poteva dire sconfitto. Ora Gesù riapriva il cielo e mostrava la via della salute a tutti gli uomini di buona volontà.
Ma Gesù in quel momento provò una grande desolazione di spirito; si sentì come abbandonato dal Padre; non soffriva solo una passione esterna, ma soffriva pure una passione nel cuore.
Avvengono anche per le anime le prove interne: gli abbattimenti, gli sconforti. Prima però li ha provati Gesù. Queste prove non sono segno di abbandono da parte di Dio. Solo il peccato ci stacca da Dio. Gesù si è fatto a noi modello in tutto, anche in queste pene spirituali.
E viene l'ultima parola: «Padre, nelle tue mani raccomando lo spirito mio»7.
Accettiamo fin d'ora la morte con cui Dio vorrà colpirci. Accettiamola in segno di fede e di amore, affinché questa morte ci conduca a Dio. Quando ne abbiamo l'occasione, assistiamo volentieri i moribondi e facciamo in modo che | [71] compiano il gran passo con fede viva, con ferma speranza, con carità ardente.
Gesù piegò il capo e spirò. Restiamo un po' ai piedi del Crocifisso a contemplarlo. Egli è tutto una piaga. Questa è l'opera dei nostri peccati, pentiamocene!
Gesù ci lascia la sua Madre addolorata, consoliamola col nostro amore. Lascia un bel testamento per gli Apostoli: il desiderio di avere tante anime.
Comprendiamo e facciamo capire a tutti quanto sia costato a Gesù Cristo l'averci amato.
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1 Lc 23,34.

2 Lc 23,43.

3 Cf Gv 19,26-27.

4 «Modello della vera devozione»: invocazione delle Litanie lauretane.

5 Gv 19,28.

6 Gv 19,30.

7 Lc 23,46.