Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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ISTRUZIONE III
IL PECCATO VENIALE

[33] I peccati gravi a cui noi siamo maggiormente esposti sono: perdere tempo, sottrarre energie alla Congregazione, le mancanze di giustizia, di carità (certe calunnie non possono essere mancanze leggere!), il formarsi idee false circa la natura dell'apostolato, come il diventare simili a commercianti e il dare soverchia importanza alle edizioni non nostre; idee false in filosofia, in letteratura, sugli studi profani (un chierico che abbia idee sbagliate sugli studi, si manda via!). Il pericolo di peccare gravemente v'è stato e c'è ancora (almeno oggettivamente, perché soggettivamente lo sa solo Dio) nell'insistere troppo sulle vocazioni a un gruppo o ad un altro, per cui molte figlie non sono contente1. Bisogna rispettare i diritti di Dio sulle anime!
Amare la Prima Maestra come rappresentante di Dio: cuore retto, obbedienza! È importante che negli Esercizi non si distribuisca la posta e | [34] che non si scriva alcuna lettera. Né si creda che l'occuparsi unicamente di Dio e della propria anima ci sia di scapito o perdita di tempo. Non parlate tra di voi né dopo i pasti né in alcun tempo, e neanche colle Maestre. Fate bene la vita comune, anche a costo di qualche sacrificio più costoso: vita comune nella levata, vita comune nei vari esercizi di pietà: in tutto. Troppe si dispensano dalla vita comune, adesso. Certe ragioni non valgono; si possono dire colle labbra, ma non le conferma il Signore! E si capisce che se gli Esercizi sono per esercitarsi, ci si esercita anzitutto colla riflessione sulle cose udite e in secondo luogo coll'osservanza delle virtù tra le quali, in modo particolare, la vita comune.
Raccomando molto questo: tenere la mente raccolta, non pensate a quello che dovrete dire nella casa tale o agli avvisi che vorrete dare. Siate conche, non canali. La conca prima si riempie e poi si riversa: ma prima si riempie. «Se sei sapiente - dice S. Bernardo - non ti diporti come un canale, ma come una conca».
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Peggio poi se nelle prediche fate le applicazioni di ciò che si dice, alle altre!
Ma io sono superiora, devo pensare quindi anche alle altre!. Sì, nell'esame bisogna esaminarsi pure sull'ufficio, ma in relazione a noi, non alle altre. Le cuoche non preparano mica il pranzo solo per le altre, se ne riservano pure una parte per loro: è naturale! Se si dà da mangiare solo alle altre senza nutrire noi stessi, si diventa malati! «Attende tibi!»2. Ogni altro pensiero | [35] è una tentazione. Trovare i torti nostri, non quelli degli altri: quelli degli altri siamo già tanto inclinati a trovarli!... E poi, v'è tempo tutto l'anno! Trovare i torti nostri, altrimenti gli Esercizi non ci portano alcun frutto. Chi non è abituato a correggere se stesso, non sarà mai capace di correggere e aiutare gli altri.
Così Pio XII elogiava un Vescovo: «Ha preso il suo ufficio non per comandare, ma per aiutare: Non praeesse, sed prodesse! ». Lo scopo degli Esercizi è appunto questo: riformare noi stessi per essere in grado di aiutare le altre con la preghiera, l'istruzione, l'esempio.
Veniamo ora all'argomento.
I peccati veniali possono essere deliberati o indeliberati.
Certi peccati sebbene siano solo colpe veniali, importano l'obbligo della riparazione sotto pena di peccato mortale (per esempio, un errore commesso in Confessione; oppure: aver riferito ai superiori una mancanza non vera di una sorella, sebbene fatto con retta intenzione).
I peccati veniali indeliberati o imperfezioni, sono quelli che avvengono di sorpresa (uno scatto improvviso di ira, una parola fuori di posto, un'impressione di sensibilità o sensualità). Non sono offesa di Dio. Su questi punti bisogna proporre, sì, ma con umiltà, sapendo già che non potremo correggere tutto. Neanche i santi furono esenti da queste imperfezioni! Bisogna però | [36] cercare di ridurre al minimo queste imperfezioni, sia in quanto a qualità, sia nella quantità. Per alcune anime giunte a una certa perfezione, queste venialità sono così impercettibili che quasi non si notano. Chi si abitua a riflettere su se stesso, diventa padrone dei propri pensieri, parole ed azioni, in modo da evitare ogni cosa che non dia gloria a Dio.
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Parlando del peccato veniale deliberato, dobbiamo piangere. E sì, vi è tanto da piangere, come S. Luigi pianse i suoi peccati. Uno era uno scherzo, l'altro era il ripetere delle parole udite, ma non si sa se ne comprendesse il significato. Li confessò ripetutamente, ne svenne per il dolore e fece delle penitenze a sangue.
Il peccato veniale si deve detestare perché è una ingratitudine verso il Signore. Si direbbe che un'anima, la quale ha ricevuto tante grazie, tante preferenze, tante predilezioni da parte di Dio, dovrebbe essere più sollecita, più riconoscente verso di lui.
Il peccato veniale è una disubbidienza al Signore in cosa non grave, ma una disubbidienza. Vi pare che un figlio ami suo padre quando dal mattino alla sera fa continui atti che vanno a ferire il cuore di lui, non ascolta i suoi consigli? Il peccato veniale rispetto a Gesù, non è la lancia o i chiodi, ma è la corona di spine; e vi pare che si possa dire che ami Gesù uno che gli conficchi continuamente nel cuore e nel capo delle spine?
Se vedeste una persona che, avvicinandosi | [37] alla culla di un bambino, si divertisse a pungergli il petto, le manine..., che ne direste? È una crudele! Ebbene, Gesù è il più amabile Bambinello, e il peccato veniale è come una spina che lo trafigge.
Il peccato veniale diminuisce la grazia e il merito: si può rassomigliare ad un secchio che perde acqua da tutte le parti. L'anima ha un bel far delle Comunioni e ricevere i sacramenti..., poi perde tutta la grazia con le rotture molteplici del giorno: rotture di silenzio (cosa vale far gli Esercizi e non osservare il silenzio?); rotture di incorrispondenze: «Abbiamo curato quest'anima e non è guarita: abbandoniamola. Curavimus Babylonem, et non est sanata: derelinquamus eam»3, dice lo Spirito Santo. Allora l'anima diventa cieca, senza pace, si lagna di tutto e di tutti senza pensare a sé: «Tu sei povero e misero e miserabile, e non lo sai, e non t'accorgi!»4, scrive S. Giovanni nell'Apocalisse.
Il peccato veniale toglie la pace e l'intimità con Gesù e rende infelici.
Le Comunioni sono esterne, forse ancor buone, ma non sante: l'anima perde quella comunicazione intima con Cristo, per
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cui viene a mancare quella sovrabbondanza di grazia e, di lì a un po' di tempo, diventa arida. Gesù tace e l'anima conduce una vita infelice, senza alcuna consolazione: «Undequaque patitur angustiis, quia caritur internis consolationibus»5.
Dopo morte poi non potrà andare subito in cielo, ma dovrà andare in Purgatorio a purificarsi | [38] tra fiamme e pene indicibili di cui sulla terra non si ha un'idea adeguata. Detestiamo quindi il peccato veniale ed evitiamolo ad ogni costo. L'anima che ha vinto il peccato mortale si trova in lotta col peccato veniale. Quali i mezzi per evitarlo? La penitenza, la preghiera, la vigilanza. Bisogna essere molto pentiti e umiliati dei peccati passati; di tante parole dette o sentite; di tanti sentimenti...
È bene confessare spesso, almeno in generale, anche i peccati già confessati, sebbene ciò non sia necessario. Occorre notare che in quanto alla purificazione della nostra anima, bisogna anzitutto togliere il peccato mortale, poi i peccati veniali e quindi l'affetto e la pena del peccato. Affetto al peccato sarebbe continuare a tenere il cuore superbo, pur detestando la superbia; il continuare a desiderare una vita comoda, pur detestando gli atti contrari alla povertà. Non basta desiderare l'umiltà, bisogna desiderare le umiliazioni. E questo è più difficile. Togliere l'affetto: senza turbamenti, ma toglierlo! Tu ti arrabbi e poi ti arrabbi d'esserti arrabbiato; ti rattristi d'esserti rattristato!... Ma non vedi che così non ti metti a posto? Bisogna togliere la radice del male.
Vi sono anime che non hanno più volontà propria, sono indifferenti a tutto: queste hanno tolto l'affetto. Ma se dopo aver confessato peccati sull'ubbidienza, non disponiamo il cuore all'indifferenza a qualsiasi ufficio o luogo, non togliamo la radice del peccato! Se | [39] tagliamo solo le foglie, l'insalata viene su più rigogliosa di prima! Non va bene deporre solo il fagotto e poi riempire di nuovo la valigia delle stesse cose! Quindi non solo il pentimento riguardo al passato, ma provvedere riguardo all'avvenire. Adesso che ti sei confessata di quel peccato, bada a togliere l'affetto, la radice. Hai tagliato solo i rami, ma non sai che i rami si tagliano appunto perché la pianta venga su più rigogliosa? Non potare, ma sradicare: guardar soprattutto d'esser pentiti
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in ordine all'avvenire. Del resto questo è teologia: se non si toglie Paffetto non vale l'assoluzione!
Secondo mezzo per evitare il peccato veniale è la preghiera.
Rafforzare il cuore e chiarire la mente: ma questo è effetto della grazia e la grazia si ottiene con la preghiera.
Dio non commette lo sbaglio di comandare cose impossibili e, qualora fossero tali, egli dà il modo di renderle possibili, con la preghiera. Certo, alla natura corrotta nulla è possibile di soprannaturale, ma, con la grazia, tutto diventa possibile. La preghiera fa diventare facile ciò che è difficile.
Terzo mezzo per evitare il peccato veniale è la vigilanza e il proporre risolutamente. I propositi sopra le cose principali di cui abbiamo più bisogno, o sulle cose particolari di cui | [40] dobbiamo occuparci nella nostra vita o sui princìpi generali che partono dall'alto e si applicano poi ai casi particolari.
Abbiate molta fiducia nel Signore. Egli vi ha chiamate e non mancherà certamente di darvi tutte le grazie di cui avete bisogno per corrispondere alla vostra vocazione.
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1 Riferimento alle tre sezioni di apostolato.

2 1Tm 4,16: «Vigila su te stesso».

3 Ger 51,9.

4 Cf Ap 3,17.

5 Cf Imitazione di Cristo, I, XXV, 3: «... è angustiato per ogni verso, perché gli manca la consolazione interiore».