Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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MARIA CI PORTA GESU'
IV Domenica di Avvento

L'Avvento1 ha quattro domeniche ed ora siamo all'ultima. Avvento, cioè la preparazione alla venuta del Salvatore.
E la Chiesa, in questo giorno, ci ricorda come è Maria che ci porta Gesù. Ecco la radice di Jesse2, una verga che spunta e porta un giglio e questo giglio è Maria e nel giglio, sopra il giglio, Gesù. È il fiore di Maria, Gesù, il giglio purissimo. Quindi abbiamo veduto dei presepi in cui si rappresentava soltanto una, una verga, un arboscello meglio, cioè un giglio fiorito e il giglio è Maria, ecce Virgo concipiet3, e nel giglio il bambino Gesù, et pariet filium4.
Infatti, e, si dice nell'Offertorio: Salve, o Maria, piena di grazia, il Signore è teco; benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù5. Benedetto il frutto del tuo seno, Gesù. Seno purissimo, verginale, che porta un altro giglio che è purissimo: Gesù.
E così nel Communio si dice: Ecco la Vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele6, che significa Dio-con-noi.
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In questo Natale, in questi giorni, quindi, Maria compie il suo apostolato. Qual era il suo apostolato? Dare Gesù al mondo. E Maria lo presenta, il suo Gesù, ai pastori, ai magi, a quelli che intervenivano per conoscere quello che era stato loro annunziato da un angelo e quello che era stato annunziato dai profeti, il promesso Messia.
Compie, Maria, il suo apostolato e ci dà Gesù, come il prete ci dà l'Ostia. Ecco la grandezza, la bellezza della missione di Maria!
Oh! Come noi dobbiamo, allora, disporci a ricevere questo dono? Gli uomini si fanno gli auguri di grandi doni, di fortuna, di benedizione e, sì, gli uomini si scambiano anche dei doni, dei dolci e altre cose, regali. Maria fa al mondo il più grande regalo: dà il suo Gesù.
Gli uomini hanno introdotto questa usanza degli auguri e dei doni natalizi quasi senza accorgersene e imitando quello che Maria ha fatto: il dono del suo Figlio all'umanità.
Ed è il Padre Celeste che lo ha mandato. Così Iddio - dice s. Paolo1 - ha amato il mondo, da dare al mondo, agli uomini, il suo Figlio2. Ecco.
Allora: Verbum caro factum est et habitavit in nobis3, il figliuolo di Dio si è umanizzato, si è fatto uomo e abitò, cioè convisse con gli uomini.
Qui la epistola e il Vangelo sono come la immediata
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preparazione, quasi, quasi immediata, perché proprio l'immediata è poi la Messa del 24, la vigilia del s. Natale, in forma di immediata preparazione; ci espone l'immediata preparazione.
Intanto noi chiediamo due cose: che il Signore, nella sua misericordia, ci mandi il suo figlio e che noi siamo disposti a ricevere suo figlio Gesù.
S. Paolo dice: Fratelli, così si consideri ogni, ognuno: come servitori di Cristo e dispensatori dei misteri di Dio. La conclusione dell'epistola è: Quindi nessuno giudicate avanti il tempo - cioè non giudicate davanti al tempo - finché non venga il Signore, il quale metterà in luce ciò che è nascosto nelle tenebre e manifesterà i consigli dei cuori e, allora, ciascheduno avrà da Dio la lode che gli spetta1. Significa: verrà un'ultima volta il figliuolo di Dio incarnato tra gli uomini e sarà quando comparirà al giudizio, per il giudizio universale. E allora non state a giudicarvi l'uno con l'altro, che tanto formerà il giudizio il Signore e manifesterà ciò che era nascosto, ciò che era occultato e manifesterà anche le stesse intenzioni, cioè i consigli dei cuori, le intenzioni che uno aveva nell'operare.
Come gli altri vedranno le nostre intenzioni, i segreti dei nostri cuori, i sacrifici fatti, l'amore che abbiam portato a Gesù, così noi vedremo come hanno operato gli altri.
E allora le, le, lo spirito della Messa è questo, è questo: preparatevi bene a ricevere Gesù e i suoi doni, affinchè siate poi tranquilli quando comparirà Gesù l'ultima volta a [...].
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Ricevete bene adesso Gesù, che viene in misericordia, così sarete sicuri davanti a lui quando comparirà per giudicarvi.
E in principio il Vangelo determina il tempo, quando Giovanni, cioè, incominciò la predicazione per preparare l'uomo a ricevere Gesù.
Allora non si contavano gli anni al modo di attuale. Adesso, attualmente, contiamo gli anni dalla nascita del Salvatore; allora si contavano piuttosto dal, dal nome e, cioè, dalla elezione degli imperatori, o dei, dei governatori delle regioni e, presso gli ebrei, dai sommi pontefici. Si contavano così gli anni.
Quindi dice: L'anno decimo quindi dell'impero di Tiberio ecc. e sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio fu diretta a Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto1. Egli viveva nel deserto in penitenza e il Signore lo ispirò, il Signore gli mise sulle labbra le cose che doveva predicare, insegnare. Ed egli andò per tutta la regione del Giordano, predicando il battesimo di penitenza in remissione dei peccati, come sta scritto nel libro dei sermoni del profeta Isaia. Cosa sta scritto in quel libro? Voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore2.
Ecco. Era annunziato dai profeti, che prima che Gesù si manifestasse a trent'anni agli uomini sarebbe stato preceduto dalla predicazione di Giovanni.
Isaia dice così: Voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri. Ogni valle sarà
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colmata, ogni monte e colle abbassato e le vie tortuose saranno fatte diritte e le scabre saranno appianate ed ogni uomo vedrà la salvezza di Dio1. Che vuol dire: ogni valle sarà colmata? La valle indica l'umile, che sta sottomesso, obbedisce, che non si preferisce ad altri, che non è ambizioso, non è superbo, non è orgoglioso. Umile! Come l'acqua va alla valle, così l'acqua della grazia di Dio va agli umili. E allora gli umili sono esaltati, perché ogni valle sarà colmata. E che cosa succederà dei superbi? I monti saranno abbassati. E cioè vuol dire: i superbi saranno umiliati.
Noi, se vogliamo avere le grazie di Dio, bisogna sempre che stiamo umili, che prepariamo la grazia, il cuore alla grazia di Dio. Il cuore alla grazia di Dio. Sempre.
Gesù ci porterà, nel Natale, i suoi doni, ma bisogna che trovi il posto per metterli, un posto adatto. Ecco: un posto adatto. Non può deporre i suoi doni in qualunque posto: ci vuole un posto adatto. Come se noi abbiam da mettere una statua della Madonna: e non la mettiamo in un posto, su un posto pericoloso, dove non può stare, che cadrebbe. Così Gesù dà i suoi doni a chi è umile, a chi è preparato. Oh! E i superbi, invece, saranno a mani vuote.
E per quanti il Natale è solo una festa esterna, magari un'occasione di peccare, e, di più, di abbandonarsi di più alle mondanità. Quelli non ricevono certamente i doni di Dio. I doni di Dio son ricevuti da coloro che hanno l'umiltà, la buona volontà di
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riceverli e che pregano, che li aspettano, che li accolgono.
Adesso faremo una domanda: che cosa chiedere al Bambino? Ciascheduna di voi ha già le sue domande pronte al Bambino e quante volte, forse, le ha anche già ripetute, queste domande, al Bambino. Va bene. Ma ci son dei doni che sono da domandarsi da tutti: ciascheduno domanda le sue grazie, le grazie di cui abbiamo bisogno; però vi sono delle grazie che sono da chiedersi da tutte.
Nelle orazioni si dice sempre l'atto di fede, speranza e carità, perché? Perché sono le tre virtù principali, sono i tre doni principali. Sono doni che, in qualche misura, ci ha già infuso lo Spirito Santo nel battesimo. E poi sono doni che vengono alimentati, alimentati ancora, accresciuti con altre grazie negli altri sacramenti, nelle opere buone che si fanno. Chiedere ancora aumento.
Ecco i doni per tutti, questi: di fede, speranza e carità. Diciamo: Fate che io creda sempre più1; diciamo: che io non resti confuso2, cioè che speri sempre meglio e la mia speranza non venga delusa, che io vi ami sempre più, o Signore3.
Quando si ha abbondanza di fede, di speranza e di carità, allora tutto, tutto migliora nella vita. La fede ci fa vedere tante cose belle, ci fa conoscere Dio, il suo paradiso; ci fa conoscere Gesù, la sua amabilità; ci fa conoscere, la fede, quali sono i
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misteri che dobbiamo noi credere per meritarci la visione di Dio.
E, poi, la speranza cristiana ci orienta nella vita. Quanti non hanno la speranza, non si orientano nella vita! Cioè: io spero il paradiso e le grazie per arrivarci. Sperano in niente! Cercano solo quel che è nella vita presente. Ma quanti sono che hanno una speranza anche? E fanno anche dei sacrifici! Per che cosa? Eh, per il paradiso! E chi è che si dà a Dio? Chi spera il paradiso e cerca di guadagnare il maggior merito. Chi è che nella giornata fa proprio bene le sue cose? Chi spera il premio!
E poi chiediamo la carità, che amiamo sempre più Gesù. Ah!, potessimo avere un amore al Signore! Arrivare a dire: Deus meus et totus, Dio è il mio tutto! Non cerco altro per me.
È facile cercare ancora altre cose: un po' i nostri gusti, le nostre voglie, le nostre preferenze, le nostre tendenze! È facile! Ma quand'è che ameremo Gesù perfettamente? Quando non vorremmo far altro che dar gusto a lui, contentare lui, pensare a lui, operare per lui.
Quando ci sentiam felici nella comunione, o in chiesa accanto a Gesù, vicino a Gesù; quando ci strappiamo dal cuore ogni altra tendenza, ogni altro sentimento che non sia l'amor di Dio.
Se ricevete queste grazie, queste ispirazioni, non tardiamo mai a rispondere: tu sei, tu sei tutto mio, io son tutto tuo, per la vita, per la morte, per l'eternità.
Sì. Non crediamo che egli, però, ci offra tutte dolcezze, perché
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egli fa provare se veramente l'amiamo, ecco, se l'amiamo con tutto il cuore. Ci manda prove e bisogna che lo dimostriamo nelle prove quest'amore a Gesù. Perché ha mica detto: vi darò tutte consolazioni, godrete sulla terra. No! Ha detto: Chi vuol venire dietro di me prenda la croce, rinneghi se stesso, mi segua1. Il Calvario è il monte degli amanti, degli amanti che amano fino al fondo del loro essere il Signore. Dio mi basta, Gesù mi basta. Ecco.
Allora, se domandiamo questi tre doni certamente, allora, nel presepe troveremo gioia, consolazione e sarà questo un anno e un Natale fortunato. Così sarà anche buona la chiusura dell'anno e nella chiusura noi ringrazieremo il Signore dei beni ricevuti e poi domanderemo perdono dei, dei falli commessi e poi chiederemo la grazia di un anno santo. Un anno santo.
Il 1958 sarà allora un anno che segnerà un gran passo per voi. Non tanto un passo esterno, ma un passo, diciamo così, spirituale, interiore.
Se fosse possibile che quest'anno finissimo di darci totalmente a Gesù! Ma questo è possibile a chi prega, a chi mette la sua buona volontà. È possibile. E ciò che non è possibile agli uomini, si chiede a Dio. A Dio tutto è possibile. Del resto, quando il Signore già ha dato la vocazione è per questo: per stabilire con l'anima un'intimità, un'amicizia, uno scambio di doni.
Sentendo l'altra Messa pensiamo a queste belle cose, particolarmente chiediamo fede, speranza e più amore, più carità: verso Dio in primo luogo, si capisce, e poi verso gli uomini. E Gesù benedica tanto tutte. Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 15b/57 - Nastro archivio AP 18a. Meditazione fatta alle Apostoline - Castelgandolfo il 22 dicembre 1957. Data confermata dal Diario di d. Speciale.

2 Is 11,10.

3 Is 7,14. Communio Dominica IV Adventus, Missale Romanum.

4 Is 7,14. Communio Dominica IV Adventus, Missale Romanum.

5 Lc 1,28. Offertorium Dominica IV Adventus, Missale Romanum.

6 Cfr Is 7,14. Communio Dominica IV Adventus, Missale Romanum.

1 Giovanni.

2 Gv 3,16; cfr Rom 8,32.

3 Gv 1,14.

1 1 Cor 4,1-5.

1 Cfr Lc 3,1-2.

2 Lc 3,4; cfr Is 40,3.

1 Cfr Lc 3,4-6; Is 40,4-5.

1 Atto di fede.

2 Atto di speranza.

3 Atto di carità.

1 Cfr Mt 16,24.