Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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PREPARAZIONE AL NATALE
III Domenica di Avvento

Prepararsi1 al Natale: comincia la novena, domani.
Oh! La vita religiosa, o meglio le famiglie religiose, il Santo Padre vuole che siano messe sotto la protezione della Sacra Famiglia. La Sacra Famiglia dove ha inizio? Quando ebbe inizio? Nel presepio dove, con la nascita di Gesù, si ebbe quella famiglia che doveva essere il modello di ogni famiglia cristiana, ma soprattutto il modello di ogni famiglia religiosa. Eh! Sì.
In quella famiglia religiosa vi era una continua carità, vi era una continua obbedienza, vi era una, un continuo esercizio di povertà, castità, sottomissione.
Domandare proprio la grazia di costituirvi sempre meglio nello spirito, nella forma e nell'andamento di, di religiose, sì, in modo da rispecchiare bene la famiglia religiosa, la Famiglia Sacra, la Famiglia di Nazareth.
Fare la novena con questa intenzione è cosa buona, cosa che piace certamente al Signore e vi mett..., vi meriterà tante benedizioni dal Bambino.
Poi ognuna ha le sue cose da chiedere al Bambino, ha i suoi regali, di doni che desidera dal Bam..., dal Bambino. Vedere un po' dentro di noi quali siano i doni spirituali, le grazie che noi possiamo domandare, che conviene che domandiamo al Bambino Gesù.
La novena è ispirata a molta fiducia. Quando Gesù arriva, arriva
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non con le mani vuote ma con le mani piene, con i suoi preziosissimi doni. Sì. Egli non portò ricchezza, ma cominciò l'esercizio di povertà nella grotta. Portò, invece, agli uomini ciò che gli uomini avevano bisogno di ricevere, cioè la grazia, il perdono dei peccati, la santific..., la santità. Sì.
E, ciascheduna, abbia molta intimità col Bam..., col Bambino. Dica le sue necessità al Bambino, con confidenza, domandando che Gesù ci ascolti bene, ascolti i palpiti, i desideri del cuore. Sì.
L'espressione che abbiamo nella Scrittura1 è, è molto bella. Si dice a Gesù che ci presti orecchio, come quando una bambina ha da dir qualche cosa alla mamma e che vuol dirglielo in segreto. Ecco. E si dice alla mamma che ascolti e poi si parla piano, si dice al Signore che accomoda, che accomodi il suo, il suo orecchio alla nostra bocca per sentirci bene e allora si dice l'intimo dell'anima nostra. Sì.
E che cos'è che, che non si possa dire a Gesù? Che cos'è che non si possa dire a Maria? Oh! E la domenica, come avete visto, si apre proprio con un pen..., con un pensiero che ispira fiducia: Siate sempre lieti nel Signore. Ecco. Ve lo ripeto, siate sempre lieti2.
Ora il Vangelo. È tratto da s. Giovanni, capo I: I giudei di Gerusalemme mandarono a Giovanni dei sacerdoti e dei leviti per domandargli: 'Tu chi sei?'. Ed egli confessò e non negò e confessò: 'Non sono io Cristo'. Ed essi gli domandarono: 'Chi
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sei, dunque? Sei Elia?'. Ed egli: 'No'. 'Sei tu il profeta?'. 'No' rispose. Allora gli dissero: 'E chi sei, per render conto a chi ci ha mandato? Che dici tu di te stesso?'. Rispose: 'Io sono la voce di colui che grida nel deserto: raddrizzate la via del Signore, come disse il profeta Isaia'. Ora quelli che erano stati inviati a lui erano dei farisei e lo interrogarono dicendo: 'Come dunque battezzi se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?'. Giovanni rispose loro: 'Io battezzo con l'acqua, ma in mezzo a voi sta uno che non conoscete. Questi è colui che verrà dopo di me e che è avanti di me ed a cui non son degno di sciogliere il legaccio dei calzari'. Questo avvenne in Betania, oltre il Giordano, dove Giovanni stava battezzando1.
Ecco. Qui si possono considerare molte cose. La vita di Giovanni era così santa e i prodigi che faceva erano così tanti e le cose che predicava erano così toccanti e la gente che veniva a lui era così, era così molta, che era entrato in alcuni il pensiero che lui fosse il Messia vero che doveva venire. Quindi gli mandarono questa commissione di sacerdoti e leviti a interrogarlo chi fosse.
E, dice il Vangelo, che Giovanni confessò; non negò e confessò2. Dunque confessò. Confessò. Confessò che egli non era Cristo, né Elia, né un profeta. Sì, né il profeta, meglio. E non negò. E non negò: cioè non negò che fosse ciò che era. Ammise
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e confessò che egli era colui che gridava nel deserto: Preparate la via al Signore1; cioè il Messia è vicino, raddrizzate le vie2. Che cosa voleva dire? Mettete i cuori a posto! Raddrizzare le vie vuol dire: cambiate costume, cambiate modo di vivere. I vi..., i vizi, i peccati, son una via storta, non è quella del paradiso, non è quella retta via che conduce al paradiso.
Raddrizzate: cioè mettetevi sulla via buona, sulla via che conduce al paradiso; non camminate per le vie storte, voleva dire.
Ecco. Allora questa insistenza del Vangelo che ripete, sembra, quasi la stessa parola: Confessò e, e non negò e confessò3 non ci richiama al dovere della sincerità? La sincerità è così: si confessa davanti a Dio le grazie che Dio ci ha commesse, affidate. Affidate. E d'altra parte non si nega di essere state tante volte con poca corrispondenza alla grazia. Si confessa davanti a Dio la bella vocazione che abbiam ricevuto per essere riconoscenti a lui e cioè amarlo di più, il Signore, che è stato tanto buono con noi, ma non si negano le nostre imperfezioni, le nostre debolezze, le nostre mancanze.
Ecco: riconoscer le grazie di Dio e, e onorare Dio, che vuol dire al Signore che è stato buono: Fecit mihi magna qui potens est4, mi ha fatto cose grandi Colui che è potente.
Quindi sempre abbiam da ringraziare il Signore delle grazie
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ricevute e ammetterle e riconoscerle per eccitarsi all'amor di Dio, alla riconoscenza a Dio. Sì.
Aver avuto una vocazione è un gran dono! Quanto poi alla corrispondenza nostra bisogna anche ammettere che, alle volte, non corrispondiamo abbastanza bene. Così, così. Ecco.
Il Signore, quindi, nella sua misericordia è stato buono con noi, ma noi non siam sempre stati buoni verso di lui come dovevamo. La schiettezza piace tanto al Signore! La schiettezza, la quale ci fa evitare la, la bugia e l'ipocrisia. Ecco. Vi sono bugie che si dicono quasi per scherzare, ma non è anche bene prendersi l'abitudine; ma poi vi sono delle bugie che son veri inganni! Ipocrisie che son veri inganni!
Le bugie son dette più con la bocca, l'ipocrisia è un vizio che, specialmente, si segue con la vita, con i fatti.
Oh! Noi non dobbiam pretendere, e, che gli altri ammettano che abbiam dei doni, che non ne abbiamo. No. Non bisogna che noi domandiamo agli altri che riconoscano in noi delle grazie e dei beni che non abbiamo, questo no. Ma d'altra parte dobbiam sempre, noi stessi, confessare a Dio quello che abbiam ricevuto e quella che è la nostra missione [...].
Vi sono delle bugie che possono esser peccati: massimo sarebbe la bugia in confessionale, perché danneggerebbe noi e poi sarebbe detta in un momento così santo e in un atto che è così sacro, perché appartiene al sacramento, alla confessione.
Quindi pronti a riconoscere i nostri sbagli. Vi sono persone che non ammettono mai di avere sbagliato. Vogliono scusarsi, perfino difendersi: questo dispiace tanto al Signore. Gesù ha detto: Il
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vostro parlare sia così: 'est, est'1. Vuol dire: sì, sì. Questo l'ho fatto, questo è in questo modo. Non, non2: no, no, non è così, non è stato fatto.
Oh! Mai venire a difendere i nostri errori, le nostre opinioni quando non è il tempo. E quando è che è tempo? Quando lo richiede il bene dell'anima nostra e lo richiede la gloria di Dio. Ma non scusiamo! Accettiamo volentieri le osservazioni, i consigli e anche le correzioni, le correzioni che ci vengono fatte. Occorre che noi siamo schietti!
Oh! Lo scusarsi vuol dire che uno non vuol correggersi. Lo scusarsi, quando vi è un difetto vero, vuol dire che si vuol perseverare nel difetto e si aggiunge sbaglio a sbaglio. Si era già sbagliato, e forse, facendo, o dicendo quella cosa e adesso si aggiunge un altro sbaglio di volere continuare e difendere quella cosa, senza quindi averne il pentimento.
Piacciono tanto al Signore le persone schiette e dispiacciono tanto al Signore le persone non schiette, quelle che hanno bisogno di far di nascosto, o che esagerano le loro quali..., qualità, o che pretendono che gli altri riconoscano in loro delle virtù, dei beni che non hanno. Piace tanto al S..., al Signore la schiettezza e dispiace tanto al Signore, che è verità, dispiace tanto l'inganno, la bugia, l'ipocrisia.
E così piace tanto agli uomini la sincerità. Abbiamo sbagliato? Sì. È questo? Sì. Lo ammettiamo e non lo farò più, mi correggerò, mi aiuti ad emendarmi.
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Però, d'altra parte, è anche necessario dire quello che si è. Sì. Quindi non è che uno, allora, faccia per orgoglio, ma dà gloria a Dio dire quello che è. Sì. E le grazie che si son ricevute e il bene che il Signore ci ha fatto, riconosciamolo e diamone gloria al Signore, sempre.
Giovanni, quindi, il Battista, Giovanni quindi confessò quello che era: La voce di colui che grida: raddrizzate le vie al Signore1. Ecco. E quando il Signore dà quella missione, eh, bisogna compierla!
Confessare che noi abbiamo una missione, che noi dobbiamo compiere una missione e farla con libertà e sincerità, pur con prudenza, questo è servire e voler bene a Dio. Servire Dio e voler bene a Dio.
Oh! Detestiamo, allora, qualunque ipocrisia e bugia come cosa che dispiace a Dio e che dispiace anche agli uomini. E lodiamo il Signore, riconoscendo che nulla è di nostro e tutto è di Dio. Sì.
Perché star lì a vantarsi, quando tutto è di Dio? Che cos'hai che non abbia ricevuto? Tutto hai ricevuto da Dio. E se tutto hai ricevuto, perché te ne vanti come se fosse tuo?
E un giorno ho ricevuto una edificazione da un giovane, il quale era stato scolaro. Oh! Qualcheduno l'aveva lodato perché aveva conchiuso i suoi studi con la laurea, e una bella laurea, e lui risponde: E che cos'è quello? Ho fatto il mio dovere. E quel ge..., quel ragazzo che è andato a scopare e che ha scopato bene ha
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fatto il suo dovere come io ho fatto il mio. Che cosa c'è poi da lodare di me?.
Ecco, la schiettezza, l'umiltà, la sincerità, lodar Dio per tutto! Tutto è di Dio. Quante bugie si dicono con i fatti, senza dirle con la bocca! Come se fosse nostro raccontare quello che ci importa, o pensiamo che ci guadagni la stima degli altri.
Lodare il Signore. Siamo schietti: Io ho nulla!
Diceva s. Caterina da Siena che il Signore, in una rivelazione, le aveva, le aveva detto: Io sono colui che è e tu sei quello che non è. Sei niente, in pratica, io sono il tutto. Ecco, così è la verità. Dio è tutto e noi niente: diciamo le cose bene, diciamo le cose vere, come sono!
Di nostro c'è il peccato: quello lì è terreno nostro, lì non ci è entrato Iddio. Ma tutto il bene è di Dio, sì, anche quando ci sembra che l'abbiam fatto noi. Certo che Iddio si è servito di noi, certo che ci offre le grazie e la vita per fare quella cosa: quello era dovere, è mio dovere compierlo. Ma egli ci mantiene in vita, ci dà la forza, la buona volontà, ci dà la grazia, tutto. La nostra cooperazione è, poi, il merito; la cooperazione alla sua grazia, cioè lasciar, e, compiere quel che Dio vuol compiere.
Come quando il sacerdote consacra all'altare: è il S..., è Gesù che fa il miracolo della transustanzazione, di cambiare il pane nel Corpo di Gesù Cristo. Il sacerdote vi mette la sua cooperazione, in quanto che dice le parole e fa le cerimonie: questo è necessario. Ecco. Quello costituisce poi il merito di chi celebra, il merito di chi fa l'azione buona; però, dobbiamo confessare che tutto questo è
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cooperazione a Dio. È Dio che è 'il tutto': Io sono il tutto e tu sei il nulla.
Quando, se arriviamo lì, abbiam fatto un gran passo nella virtù, eh! Perché il nostro amor proprio stenta ad ammetterlo e, specialmente, non vogliamo ammetterlo davanti agli altri. E un filo di orgoglio, quando le cose riescono bene, un filo di superbia, di vanità, di compiacenza inutile viene a intromettersi, ma se togliessimo tutti questi fili di amor proprio, quanto più presto si stabilirebbe in noi il vero amor di Dio! Il vero amor di Dio!
Glorificheremmo tanto di più il Signore, eh, sì! E allora il Signore, quando trova che un'anima lo glorifica, non attribuisce a sé il merito, il buon risultato lo attribuisce a Dio, allora il Signore aumenta, aumenta le grazie. L'impedimento alle grazie è sempre il nostro orgoglio, la nostra vanità, la nostra, la nostra ambizione, la nostra superbia, in una parola.
Non impediamo le grazie del Bambino, che ce le porta dal cielo. Guardare a quelle manine che, del Bambino che sono piene di grazie, ma bisogna che ci abbassiamo, abbassiamo, abbassiamo, perché: Se non vi farete come dei bambini, non entrerete nel regno dei cieli1, ha detto Gesù. Bisogna farsi bambini, cioè umili. Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 15a/57 - Nastro archivio AP 17b. Meditazione fatta alle Apostoline - Castelgandolfo il 15 dicembre 1957. Data confermata dal Diario di d. Speciale.

1 Oratio Dominica Tertia Adventus, Missale Romanum.

2 Fil 4,4.

1 Lettura del vangelo di Gv 1,19-28 da parte di don Alberione. Testo del Messale Romano Quotidiano, latino-italiano, EP, Alba, 1953.

2 Cfr Gv 1,20.

1 Gv 1,23; cfr Is 3.

2 Cfr Is 40,10.

3 Cfr Gv 1,20.

4 Lc 1,49.

1 Cfr Mt 5,37.

2 Cfr Mt 5,37.

1 Cfr Gv 1,23.

1 Mt 18,3.