LA CARITA' - L'UMILTA'
Esercizi Spirituali
[...] E1 quando si trovano persone che son di carattere tanto difficile, avverso, intrattabile, carattere un po' strano, ecco, non porterebbero la gioia in casa e, allora, non c'è la vocazione. Perché è la vocazione a vivere insieme, vita comune, la vita religiosa. Ora, se una non sa vivere insieme, eh!, non ha quella chiamata da Dio.
Oppure se (dei difetti ne abbiamo tutti, delle invidie ne sorgono in tutti i cuori e qualche cinque minuti vengono a tutti un po', eh!), ma se sappiam vincerci, se sappiamo vincerci, se sappiamo dominarci, ecco, allora.
Tutte le religiose pratichino sinceramente la carità fraterna, senza la quale una comunità non può vivere nella pace e non può fiorire per l'osservanza religiosa e non si promuovono, possono promuovere efficacemente le opere di apostolato. Sia impegno di ogni superiora e di ogni religiosa mantenere saldi i vincoli dell'unione e della carità in ogni casa e in tutta la Congregazione2. Ecco.
S. Paolo scrive: Vi scongiuro di avere una condotta degna della vocazione che avete ricevuta3: una condotta degna della vocazione! Portandovi con tutta umiltà, con mansuetudine, con pazienza, con carità, sopportandovi gli uni gli altri, studiandovi di
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conservare l'unione dello spirito nel vincolo della pace: un solo corpo, un solo Spirito, come ad una sola speranza siete stati chiamati con la vostra vocazione1.
Quindi tutto è fondato sopra la carità e sempre dobbiamo ispirarci alla carità. Sopportate gli uni i pesi degli altri, così adempirete la legge di Gesù Cristo2, dice pure s. Paolo e parla della carità in tanti posti.
Perciò la religiosa si guardi diligentemente da tutto ciò che può offendere l'unione e la carità fraterna; specialmente si rifugga da ogni critica e mormorazione, detrazione, delazione, amicizia particolare, rancore, invidia, o gelosia, evitando le sinistre interpretazioni e il continuato ricordo dei difetti delle sorelle3.
Vi sono quelle che han l'istinto di trovar le virtù nelle sorelle e vi sono quelle che han l'istinto, invece, di trovare i difetti. È tanto facile che noi facciamo più l'esame di coscienza agli altri che a noi. No. Invece bisogna farlo a noi più che agli altri l'esame di coscienza. È Gesù che dice: Non, non va bene che tu guardi tanto gli altri: non giudicare e non sarai giudicato4.
Quando si ha così carità Gesù so..., assolve tutto, perdona tutto e, nel giudizio, siccome c'è stata carità, saremo del tutto perdonati. Togliti prima il difetto grosso che hai tu. E
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l'espressione del Vangelo è: Togliti prima il trave che è nel tuo occhio e poi dirai al fratello: 'permetti che tolga dal tuo la pagliuzza'1.
Perché, alle volte, abbiamo dagli altri delle pretese di cose, di perfezione, di santità. Pretese di più di quanto noi stessi non abbiamo con noi. Prima facciamoci santi noi!
Carità verso di tutte! Oh! Poi, quando vi sono 'ste mancanze contro la carità, vedete, bisogna fare una litigatina e correggervi vicendevolmente.
Si può sopportare tante cose: sbadataggine, vivacità, e carattere un po' diverso dal nostro, ma le mancanze di carità no, no! Si correggono in tempo. Correggetevele anche a vicenda: Quella parola lì disgusta, quella parola che hai detto, perché potevi tacerla. Oppure: Un'altra volta abbi riguardo.
Qualche volta ci sono proprio persone gentilissime e attente: come sono prudenti, sollecite di rendere attorno, attorno, un ambiente sereno! Che bella missione che fanno queste! Che bella missione che fanno queste!
Vedete, quando uno parla male, quando uno fa facilmente una cosa contro una persona, contro un'altra, non è che sia senza difetti, ma ai suoi difetti aggiunge anche quello di non guardar se stessa e di pretendere dalle altre e dagli altri perfezione. Sì.
Dei difetti ne abbiamo tutti e tanti. Come amiamo che Gesù perdoni i nostri, così perdoniamo agli altri: Rimetti a noi i nostri
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debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori1. Vedete, vuol dire che il Signore ci perdoni nella misura che perdoniamo, anche se abbiam ricevuto dispiaceri grossi, una cosa che ci ha proprio toccato nell'intimo.
Se noi perdoniamo le offese ricevute, Gesù perdona le nostre; se noi non solo perdoniamo, ma ancora preghiamo per chi ci avesse offeso, Gesù aumenta le grazie per noi. E se noi cerchiamo ancor di far bene, di far del bene a chi ha offeso, Gesù aumenterà le grazie per noi, poi ci perdonerà tutto il purgatorio, perché la carità copre anche una moltitudine di peccati, e non avere più, per il purgatorio da fare.
Perdonare del tutto, anzi, far del bene, come dice il Maestro Divino: Benefacite his qui oderunt vos2, fate del bene a quei che vi odiano, o perché dicono male di voi. E Gesù appena crocifisso dai soldati, elevato sulla croce, prima cosa pregò per i crocifissori. Vedete che carità?
Bene! Quindi la carità. Ma generalmente non ci sono occasioni grosse ma aver la bontà. La bontà.
Oh! Praticar la correzione fraterna. Adesso, a questo riguardo, vi dico quel che facevamo noi. Noi, durante gli studi, ciascheduno aveva un correttore: e, e uno, un compagno che guardava l'altro, poi si faceva la correzione a vicenda; e, e uno guardava come faceva l'altro nella preghiera, nello studio, nella ricreazione, nella scuola, nelle relazioni coi compagni, coi superiori, ecc. Quando si trovavano delle cose che non andavano
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correggevamo.
La correzione fraterna è tanto importante: Se il tuo fratello ha mancato correggilo e parlagliene fra te e lui, da soli - dice Gesù -; se ti ascolta hai guadagnato un fratello e lui si farà più meriti e tu ti sei fatto un merito nel correggerlo1. Ma cerchiamo anche di correggere noi! Correggerci, sì. E desideriamo più di essere corretti che, e, di correggere gli altri.
Oh! Quindi praticar la correzione fraterna e, tuttavia, osservando l'ordine, sì. Mai che si deva mettersi in casa l'abitudine della, della spia, mai. Quello è una cosa bassa: se c'è qualche cosa da dire, in segreto si dice alla superiora e, in carità, si aiuta quella sorella che avesse mancato perché non manchi più, anzi faccia bene.
Ecco, quello che ho fatto scrivere nel quadro, cioè è questo: La carità è paziente, è benigna, non è invidiosa, non è insolente, non si gonfia, non è ambiziosa, non cerca il proprio interesse, non si irrita, non pensa male, non gode dell'ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta2. E Gesù ha detto: Imparate da me che sono mansueto ed umile di cuore3.
La carità si esercita se c'è l'umiltà. Gesù ha detto: Mettiti all'ultimo posto4, cioè non pretendere preminenza, distinzione,
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no. Recumbe in novissimo loco1. Sì. Poi, se ci fan passare più avanti, passerem più avanti per obbligo e, appunto, per far più del bene. Dunque, essere umili, umili.
L'umiltà si mostra col rispetto a tutte: rispetto a tutte, amore a tutte e servizio a tutte. Poi con l'obbedienza pronta; poi con la preghiera fervorosa: quanto uno riconosce di aver tanti bisogni per la sua anima, per la sua santità. Sì.
Allora, ecco, questo punto della carità bisogna che si, sia molto considerato, ma ricordando che la carità è fondata sull'umiltà. Sull'umiltà. Tra i superbi nascono bisticci e dissensi; tra le persone umili nascono invece l'affabilità, la bontà, la carità in sostanza.
Oh! Vi era da mettere una persona in un ufficio importante: c'erano tre persone su cui si era posato l'occhio: sceglierne una di quelle tre. Si son convocate e si è detto che bisognava far quell'ufficio: ufficio importante, delicato e, ed elevato. Non si è potuto indurre nessuna ad accettare perché una voleva mettersi dietro l'altra; voleva che, una voleva che si mettesse davanti a quell'ufficio l'altra e l'altra, parimenti, lei, finché poi si è dovuto dare un comando e scegliere, imponendo: Tu, prendilo tu 'sto ufficio. Quando c'è l'umiltà!
Allora vediamo di mettere bene la base della carità: è l'umiltà. L'umiltà del cuor di Gesù, che fu mite ed umile di cuore2.
Quando la città di Samaria chiuse le porte in faccia a Gesù per
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non lasciarlo entrare in città, allora gli Apostoli arrabbiati (allora non erano ancora illuminati dallo Spirito Santo!) pregarono Ge..., Gesù di far discendere il fuoco sulla città e bruciarla. Gesù rispose semplicemente: Voi non sapete che spirito dovete avere!1. [...] E dovete essere tutto, tutto bontà: voleva dire. Son venuto mica a incendiar le città, io! Son venuto - ignem mittere in terram, et quid volo nisi ut accendatur2 - a infiammare i cuori d'amore di Dio! Fuoco della carità, non il fuoco da bruciare le città! La vendetta è una cosa bassa, oltre che è una cosa contro la virtù del buon cristiano e tanto più la virtù religiosa.
Amarsi. Se in una comunità regna la carità si è ottenuto otto decimi, perché poi il resto viene da sé. C'è un fervore, una gara nell'aiutarsi, ecc.
Umiltà e quindi carità, con tutte. Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 6c/57 - Nastro archivio AP 8b. Meditazione fatta alle Apostoline - Castelgandolfo il 10 agosto 1957 in occasione degli Esercizi Spirituali.
2 Art. 182 delle Costituzioni.
3 Cfr Ef 4,1.
1 Cfr Ef 4,2-4.
2 Cfr Gal 6,2.
3 Art. 183 delle Costituzioni.
4 Cfr Mt 7,1; cfr Lc 6,37.
1 Cfr Mt 7,5.
1 Mt 6,12.
2 Mt 5,44.
1 Cfr Mt 18,15-16.
2 Cfr 1 Cor 13,4-7.
3 Mt 11,29.
4 Lc 14,10.
1 Lc 14,10.
2 Cfr Mt 11,29.
1 Cfr Lc 9,55.
2 Lc 12,49.