Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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LA MADONNA
[...] specialmente1 quella del secondo mistero glorioso: L'ascensione di Gesù al cielo. Poi si incomincia la novena dello Spirito Santo e la divozione sarà specialmente la recita del terzo mistero glorioso: La discesa dello Spirito Santo sopra gli Apostoli e sopra Maria Santissima.
Un pensiero adesso. Il Figliuolo di Dio venne a salvarci, prendendo un corpo ed un'anima come abbiamo noi, per opera dello Spirito Santo, nel seno santissimo della Vergine Immacolata. E come entrò nel mondo per Maria, così volle salire al cielo, lasciare la terra, alla presenza di Maria. Perciò, la mattina dell'ascensione, che commemoriamo domani, egli apparve agli Apostoli radunati insieme a Maria e li invitò a seguirlo e salì sul monte dell'ascensione. Maria seguiva. Là Gesù benedisse gli Apostoli e i discepoli che lo avevano accompagnato e lentamente si sollevò da terra, s'alzò verso il cielo, una nube venne a toglierlo al loro sguardo, egli entrò nel possesso: Sedet ad dexteram Dei Patris2. Lassù, nel possesso della gloria, siede alla destra di Dio Padre.
Ora Gesù, e nella sua nascita, e alla sua morte, e alla sua ascensione, e così nella vita privata, e così nella vita pubblica,
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sempre volle essere accompagnato da Maria.
Oh! Questo che cosa ci dice? Ci dice che noi dobbiamo amare teneramente, dobbiamo amare con tutta la mente, con tutto il cuore, [è cancellato] nelle intenzioni di Maria, sempre Maria. Volle morire Gesù alla presenza di Maria e volle salire Gesù al cielo alla presenza di Maria.
Maria sempre con noi. Perché? Perché il divoto di Maria si salva: ecco il gran pensiero da ritenere! Se imitiamo Gesù stando sempre con Maria, il divoto di Maria si salva.
Vi è un dottore della Chiesa che scrive così: Vi sono tre sacramenti che imprimono il carattere: il battesimo, la cresima e l'ordine. Chi riceve il battesimo ha il carattere e tuttavia può perdersi, nonostante il carattere di cristiano; chi riceve la cresima ha il carattere di soldato di Gesù Cristo e tuttavia può perdersi; chi riceve l'ordinazione sacerdotale ha il carattere di ministro di Gesù Cristo e tuttavia può perdersi. Ma - soggiunge quel dottore - vi è come un quarto carattere, che non è uguale ai tre primi già detti, ma una specie di carattere: il carattere della divozione a Maria. Quell'anima ha quel carattere: molto divota di Maria. E dice: Qui habuerit caracterem eius, salvabitur, chi ha il carattere della divozione a Maria sarà salvo.
Cosicchè ogni anima che, consederando se stessa, trovi che ha una divozione a Maria, una divozione costante, una divozione, ecco, può essere sereno, fiducioso: Qui abuerit caracterem
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eius, salvabitur, sarà salvo.
E perché questo? Perché Maria è la madre di grazia, Mater Divinae Gratiae, è la distributrice della grazia: madre in quanto che ce la impetra ed è la distributrice in quanto, ella, pensa a noi e dà a noi quello che è più necessario. Ora, quale grazia è più importante e più necessaria che la salvezza eterna?
I fedeli sono soliti a ricorrere a Maria più per le cose materiali che per le cose spirituali. Se hanno dei difetti, se commetton dei peccati veniali, poco si affliggono, ma se hanno una malattia, ecco, allora ricorrono ai medici, e va bene; allora si lagnano dei mali che hanno, sì, ma ricorrono anche a Maria, in quei casi.
Poche volte ricorrono a Maria per correggersi dell'orgoglio, degli attaccamenti vani; poche volte ricorrono a Maria per togliere le loro passioni, la sensualità, specialmente la pigrizia, la tiepidezza. Poco.
Ricorrono, invece, per le cose materiali. Ma la Vergine, in primo luogo, vuole darci le grazie spirituali! Ella vuole che noi arriviamo a salvezza; ella vuole che il sangue sparso dal suo figliuolo Gesù sia applicato a noi in salute e salvezza eterna.
Ella, Maria, desidera quello che desidera Iddio. Ora, che cosa vuole Iddio? Perché ci ha creati? Per il paradiso. Ci ha creati per il paradiso.
Nel, in Maria, nel cuore di Maria vi sono gli stessi desideri che vi sono nel cuore di Gesù, il quale è venuto perché avessimo
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la salvezza: Veni ut vitam habeant, abundantias habeant1. E Maria ha gli, avendo gli stessi desideri del suo figlio Gesù, vuole, cerca la nostra salvezza eterna. Questa è la grazia che più di tutto si chiede: la salvezza eterna. Ora, Maria distribuisce le grazie, Maria è madre della, Mater Divinae Gratiae, ma particolarmente di questa.
Perciò, se la preghiamo, darà tante grazie a noi, ma particolarmente la salvezza, e tutti i mezzi che ci conducono a salvezza, cioè: evitare il peccato, crescere nella virtù e ricever bene i sacramenti. In sostanza: vivere bene.
Maria ci chiede la salvezza eterna e tutto quello che è necessario perché arriviamo a salvezza eterna: questa è la grazia suprema e questa è la grazia che ci più che, più ci concede Maria.
Oh! Quante volte, forse, noi preghiamo Maria e le domandiamo una cosa, magari materiale, ma ella ci esaudisce in modo materno: non ci dà sempre quello che chiediamo, ma ci dà quello che è migliore, per noi. Alle volte, il bambino chiede una cosa alla mamma, ma la mamma vede che, che è di danno alla salute, un cibo può fargli male e, sebbene il bambino pianga, la mamma buona glielo nega. E, altre volte, il bambino non vuole prender la medicina perché è amara e la mamma lo sforza, lo invita, insiste che, che la prenda, ecco, tutto per la salute del bambino, sia quando nega una cosa, sia quando ne, ne dà un'altra.
E così tutte le preghiere che facciamo a Maria, Maria le esaudisce in modo materno, cioè secondo quello che ci è più
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utile. E' buona questa madre, è tanto buona!
La nostra pratica sarebbe questa: io ho tante grazie da chiedervi - e possiamo anche enumerare le grazie che vediamo necessarie, ma poi abbandonarci nel cuore di Maria! - Tu, madre, dammi però quello che vedi più utile per me. Oh! Tu hai una sapienza altissima, tu hai un amore profondissimo per me, tenerissimo per me, io mi rimetto a te.
Rimettersi nelle mani e nel, nel cuore di Maria, più intimamente di quanto ci rimettiamo nelle mani dei, dei medici. Noi ci rimettiamo nelle mani dei medici e prendiamo volentieri quello che ordinano ed è giusto, perché il medico, appunto, ha compìto studi e ha un'esperienza, la sua esperienza di professionista. Allora ci rimettiamo, ed è giusto e doveroso il rimettersi con confidenza ed eseguire, per virtù di obbedienza, le ordinazioni che il medico dà.
Oh! Quanti meriti si possono guadagnare obbedendo al medico! S. Pio X obbediva al cuoco (allorché egli aveva ancora in, in Vaticano i cuochi, poi hanno cambiato), ma, sì, stava tranquillamente allo studio, o scrivendo, o leggendo finché venivano a chiamarlo. Poi, subito, si alzava, qualche volta non finiva di scrivere la parola, troncava la parola a metà. Così nelle altre cose: obbedientissimo nelle cerimonie per far questo, per far quello e per tutti i movimenti, anzi! Vedete, all'altare quando c'è la Messa solenne ci deve essere il cerimoniere che ordina surgat, sedeat, ecc.
Così le obbedienze nostre devono estendersi a tutto, devono estendersi a tutto e, quindi: l'obbedienza al medico, l'obbedienza
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a coloro che hanno l'ordine di dare i segnali, supponiamo, della tavola, o i segnali della levata.
Obbedire - come diceva quel santo uomo - ai superiori morti e ai superiori vivi. E i superiori 'morti': il campanello, questo era uno; e i superiori 'vivi': per esempio l'assistente e chi presiede un reparto, non è vero? E tra i superiori vivi, quando noi andiamo dal medico, vi è pure il medico. Oh! Noi ci fidiamo ed è giusto, è doveroso.
Oh! E allora fidarsi di più di Maria; noi confidiamo nella scienza e nella saggezza del medico, confidiamo quindi nella sapienza e nell'amore che ha Maria per noi.
Pregare abbandonandoci in Dio. Questo è più che pregare per chieder una grazia particolare, sebbene, sempre, mettiamo le grazie che sappiamo, tutte, che piacciono sicuramente a Maria: che noi eseguiamo i nostri propositi, seguiamo la vocazione, evitiamo il peccato, cresciam nelle virtù. Lì siam sempre sicuri che quello piace a Maria.
Le altre grazie noi le chiediamo si Domino placuerit, se piace al Signore. Ma anche nello stesso, nello stesso lavoro di perfezionamento, per esempio correggerci, acquistare una virtù, un'altra, anche in quello abbiamo da confidare e affidarci a Maria, abbandonarci in lei.
Si chiede, alle volte, la carità, ma vi è forse dentro una punta di orgoglio che guasta tutto. Allora Maria ci dà l'umiltà, non la carità, subito. Maria vede molto di più quello che ci è necessario! Alle volte vorremmo essere senza tentazioni, ma la Vergine vede che la lotta, l'aver proprio la battaglia, è più utile per noi.
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Quis me liberabit a morte corporis huius?1. Ho pregato tre volte il Signore che mi liberasse da certe tentazioni2. Sì.
E vi sono tentazioni umilianti, ma siamo uomini! Oh! Vi sono tentazioni umilianti e vorremmo andarne esenti. E tuttavia si adoperano molti mezzi per andarne esenti. E andremo esenti da alcune tentazioni, da parecchie tentazioni, per esempio, vivendo in clausura. Tuttavia non si va esenti da ogni tentazione, perché quando è finita una, comincia un'altra. Cosa ha risposto il Signore a s. Paolo, che chiedeva di essere liberato da quelle tentazioni? No. Gli ha detto un bel no. Ti basti la mia grazia3. E voleva dire: prega e combatti.
E, quindi, la Vergine non ci libera da ogni tentazione ma, o ci libera dalla tentazione, o non permette che cadiamo nella tentazione. E vincer le tentazioni quanto merito accumula! Quante volte si guadagna più in una lotta serrata, continuata, circa un punto determinato combattendo che, forse, nel far la comunione, che far, che fare la visita! Ma far la comunione, far la visita non è più che vincere una tentazione brutta? In sé, la comunione è un sacramento, però, quello che guadagna proprio il merito, è la fermezza nello stare attaccati alla volontà di Dio, voler ad ogni costo, con tutte le difficoltà magari che si oppongono: stare uniti a Dio di volontà. E la tentazione, dentro al cuore, sembra che ecciti tutto la nostra, tutto il nostro essere,
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almeno tutta la parte inferiore, ma la volontà è con Dio! Questa unione di volontà con Dio è la perfezione!
Vi sono comunioni che sono anche fredde, non ci uniscono così per, completamente a Dio, quanto certe lotte combattute, lotte che si prolungano alle volte per giornate, per mesi, anche, e anni!
Quando uno continua ad amare il Signore, a servire il Signore, a essere osservante, com'è buon religioso! Per anni ed anni, senza consolazioni, neppur le consolazioni celesti, e senza l'approvazione degli uomini, i quali o ci, o ci trascurano, o magari, ci interpretano non, non bene.
Questa ostinazione, diciamo, a stare con Dio, anche quando sembra che siamo abbandonati da Dio. Ut quid dereliquisti me?1, Padre, perché mi hai abbandonato? E, ma: Nelle tue mani rimetto il mio spirito2, che vuol dire obbedienza piena, accettazione della morte. Questa unione di volontà: questa è perfezione.
E, allora, noi fidiamoci di Maria, anche se non ci libera da quella tentazione: è una mamma che cerca veramente il nostro bene e basta. Rimettiamoci a lei.
E, allora, è questo: che tutte le preghiere che noi andiam facendo a lei, le rivolge a un fine solo: la santificazione, o la salvezza, in primo luogo, e noi siam contenti di questo. Siamo contenti perché è il meglio. E' il meglio. Ma vorrei anche le grazie materiali! Sì. Chiediamole pure, perché il Signore ci ha
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pur detto di chiedere: Dà a noi il nostro pane quotidiano1, ma abbandonati in Dio e cercando prima il regno di Dio e la santità e quell'altro, che è materiale, ci sarà dato per giunta.
Ecco la conclusione: la nostra vita sia sempre accompagnata da Maria, nella certezza che chi è divoto di Maria si salva e se si è molto divoti di Maria si arriva alla santità.
Pregarla sempre, Maria, ma in fondo abbandonarsi nelle sue braccia materne, dormire sul cuore di Maria come il bambino quando è stanco, quando ha sonno, si addormenta nelle braccia della mamma, posando la sua testolina sul petto della madre.
E, così, fate la sera, nell'addormentarvi. E così mettiamoci al mattino, fra le braccia di questa madre: che le giornate passino con lei per amar più Gesù; che le giornate e la vita passi con lei per assicurarci la salvezza e la santità.
Oggi, domani, recitare alcune volte il secondo mistero glorioso e contemplare Gesù che benedice, sopra il vertice del monte, i suoi Apostoli e i disce..., e le pie donne e i discepoli che l'avevano accompagnato, e fra essi Maria, e poi si solleva al cielo.
Ecco. Contemplare quella scena e noi ascenderemo al cielo, se sappiamo, a farci accompagnare nella vita da Maria, se siamo devoti, in sostanza, di Maria. Esserlo tanto, per esser tanto santi. Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 1a/57. Nastro archivio AP 1a. Meditazione fatta il 29 maggio 1957 alle Figlie di S. Paolo. Nastro donato da maestra Tecla Merlo alle Apostoline insieme al magnetofono in data 3 agosto 1957 (cfr Appunti di sr. Nazarena De Luca).

2 Cfr. Simbolo degli Apostoli: “Sedet ad déxteram Dei Patris omnipotentis”.

1 Cfr Gv 10,10.

1 Rom 7,24.

2 2 Cor 12,8.

3 2 Cor 12,9.

1 Mt 27,46; Mc 15,34.

2 Lc 23,46.

1 Mt 6,11.