Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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FESTA DI CRISTO RE
Ritiro

Quest'oggi:1 festa di Cristo re. E il Vangelo è ricavato da s. Giovanni: In quel tempo disse Pilato a Gesù: 'Sei tu il re dei Giudei?'. Gesù rispose: 'Questo lo dici da te stesso o altri te lo hanno detto di me?'. Disse Pilato: 'Sono io forse Giudeo? La tua nazione ed i capi dei sacerdoti ti hanno messo nelle mie mani. Che hai fatto?'. Rispose Gesù: 'Il mio regno non è di questo mondo, se fosse di questo mondo il mio regno, i miei ministri certo lotterebbero perché non fossi dato in mano dei Giudei, ma il regno mio non è di questo mondo'. 'Dunque sei re?' gli disse Pilato. Gesù rispose: 'Tu lo dici, io sono re. Son nato per questo e per questo son venuto al mondo: a rendere testimonianza alla verità. Chi è per la verità ascolta la mia voce2.
E se vogliamo amare la verità ascoltiamo la voce, la parola di Gesù.
Gesù qui professò il, il suo titolo, il, la sua regalità. Come davanti al sinedrio si era professato Dio, sì, così ora, qui davanti a Pilato si professa re. E re, però, non al modo dei re della terra. Il potere che ha Gesù Cristo, e, viene dal Padre ed egli è re per natura, come Dio. Come Dio. E quindi, per l'unione ipostatica, egli è re anche come uomo e tutto deve essergli soggetto.
È re perché ha fatto delle leggi, è re perché giudicherà gli
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uomini, è re perché ha il potere esecutivo, cioè, cioè la sua sentenza sarà eseguita quando egli, nel giudizio universale, condannerà i cattivi e quando, invece, inviterà i buoni a seguirlo nel suo regno eterno. Nel suo regno eterno.
Egli ci ha conquistati morendo sulla croce, ci ha riconquistati dalla schiavitù del demonio in cui eravamo caduti per il peccato originale.
Che cosa è da considerarsi, specialmente, per venire alla pratica, in questa domenica? Adorare la volontà di Dio, adorare Iddio in coloro che ci son preposti a guidarci, in coloro che hanno autorità. In quanto sono rappresentanti di Dio, essi hanno diritto all'amore, al rispetto, all'obbedienza. Considerare così questo e così si capirà più facilmente in Gesù Cristo.
Gesù a Nazareth erat subditus illis1, era sottomesso a Maria ed a Giuseppe. Sottomesso a Maria e a Giuseppe. Perché sottomesso a Giuseppe se egli era Dio, se egli era infinitamente più santo e più sapiente? Avrebbe saputo dire cose più sante, esporre le cose più saggiamente! Ma Gesù Cristo obbediva perché Giuseppe rappresentava il Padre celeste. Il Padre celeste ha voluto essere rappresentato da Giuseppe, nella Sacra Famiglia e, quindi, sottomettendosi Gesù a Giuseppe, veniva a sottomettersi al Padre celeste.
E allora: Quae placita sunt ei facio semper2, tutto quello che piace al Padre celeste io sempre faccio. Sì!
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Allora l'obbedienza vera, interna, nasce solo dalla fede che il Signore è, è il Signore e, cioè, il nostro padrone: Voi mi chiamate Signore e Maestro e dite bene, lo sono1 ha detto, dichiarato Gesù, Signore e Maestro.
Adesso: onorare sempre, e quindi il potere che ha Dio sopra di noi, sottometterci umilmente, docilmente a Dio. Poi non vi è potere sulla terra che non venga da Dio: Non est potestas nisi a Deo; quae autem sunt, a Deo ordinatae sunt2.
E chi resiste al comando resiste a Dio. Resiste a Dio. E il cuore di Gesù, nelle manifestazioni a s. Maria Margherita Alacoque, lo dichiara anche: Chi si oppone al, ai superiori si oppone a me, si oppone al Signore. E allora dice: è inutile che poi con le comunioni e con le pratiche di pietà cercano, cerchino le mie grazie. Io non li ascolto, perché essi non ascoltano il Signore, non ascoltano Dio, il volere di Dio. Non ascoltano me, in sostanza.
Allora noi abbiam da essere tanto pieni di riverenza e aver sempre di guida la fede: obbedisco perché piace a Dio, perché è il volere di Dio, ecco; perché so che questo è meritorio, perché il Signore paga abbondantemente chi fa la sua volontà e non paga, invece, quello che è fatto secondo il capriccio, secondo la volontà nostra. Non lo ricompensa perché si è lavorato per altri e non per Dio. Quando facciamo la nostra volontà guardiamo a noi
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stessi.
Oh! È il sacrificio migliore questo che facciamo a Dio quando sottomettiamo la nostra volontà, il nostro ragionamento, il nostro volere, il nostro sentimento. E abbiamo, allora, la obbedienza a Dio di mente e di cuore e di esecuzione, di azione. L'obbedienza perfetta.
Dice Gesù, nella istruzione che egli faceva a s. Margherita Maria Alacoque, che l'obbedienza gli piace sopra tutto, gli piace soprattutto e ordina a s. Margherita Ala... Maria Alacoque di obbedire alle sue superiore, ancorché egli avesse detto diverso. Ecco.
Poi, dice Gesù, per l'obbedienza io sono andato a morire, ho dato la vita: Fatto obbediente fino alla morte1; ascoltando anche i carnefici e accettando la volontà del Padre: Non la mia volontà ma la tua sia fatta2.
Oh! Allora, se siamo nel sacrificio più grande di noi, siamo anche nella via migliore per la santità: la via del Signore.
E quest'oggi la nostra preoccupazione deve essere questa: riconoscere Gesù nostro sovrano, padrone, re. E riconoscere che egli è rappresentato, dalla sua terra, da coloro che son costituiti in potere e che essi devono disporre, comandare, se no lascerebbero mancare ai sudditi l'occasione di un merito! Hanno l'obbligo di loro comandare per obbedienza, perché quando uno è messo in un ufficio deve comandare, perché deve anche lui obbedire, obbedire disponendo le cose. Oh, sì!
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Allora, e, poi, questa obbedienza è sorgente di pace, perché noi siamo sicuri che abbiamo, siamo con Dio, perché siamo coi superiori. E chi invece si oppone ai superiori, si oppone al Signore, dice il cuore di Gesù stesso alla Santa: si oppone a lui. E chi invece ascolta i superiori: Chi ascolta lui, ascolta anche me. E come siamo felici, allora, di ascoltare Gesù! Sì.
Far di quest'oggi un omaggio intiero di noi stessi e consecrare la nostra mente, il nostro cuore, la nostra volontà a Gesù e venire fino a dire: Fate di me quel che vi piace. Io non conservo nessuna mia volontà, farò la vostra, la vostra sola.
Oh! Qui, ho detto, è la via dei maggiori meriti. Non lasciamoci ingannare dall'amor proprio, ma, e, dell'amor proprio nostro facciamo un sacrificio a Dio; e man mano che noi toglieremo l'amor proprio, le nostre vedute, la nostra volontà, ecc., saremo sempre più di Dio, sempre più di Dio.
E consecrarsi al Signore, eh!, vuol dire dargli la mente e la volontà e il cuore per seguire totalmente il volere di Dio stesso!
Ora vi è qualche progresso da fare: 1º l'obbedienza; 2º il voto per perfezionare la virtù e 3º lo spirito di obbedienza, lo spirito di obbedienza.
Ecco, quando arriveremo lì la nostra obbedienza sarà perfetta. È vero che ci saran sempre delle piccole mancanze, delle imperfezioni, ma per quel che starà da noi, secondo la nostra volontà, il nostro desiderio, sarà perfetta. Piena sottomissione.
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Allora, quando si vede che una persona sul letto di morte accetta il volere di Dio, di Dio come fa, cioè, il sacrificio della preghiera che ha fatto Gesù sulla croce. Allora che noi abbiamo la previsione che, per quanto possiamo conoscere, la certezza che quell'anima muore in pie..., in pieno amor di Dio, in pieno amor di Dio e quindi sarà salva. Sicuro: sarà salva.
Quando uno si abitua a disobbedire nella vita, stenterà poi a obbedire in morte, accettare la volontà del Signore e cioè che le chiede il sacrificio della vita.
Perciò, volendo morire in pieno amore di Dio, abbracciati al Crocifisso, diciamo sempre: Fiat voluntas tua, sicut in caelo et in terra1, sia fatta la vostra volontà. Ecce ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum2, ecco la serva di Dio, sia fatto di me come hai detto. Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 9b/57 - Nastro archivio AP 14a. Meditazione fatta alle Apostoline - Castelgandolfo il 27 ottobre 1957 in occasione del ritiro spirituale. Data confermata dal Diario di d. Speciale.

2 Gv 18,33-37.

1 Lc 2,51.

2 Gv 8,29.

1 Gv 13,13.

2 Cfr Rom 13,1: “Non est enim potestas nisi a Deo; quae autem sunt, a Deo ordinatae sunt”.

1 Cfr Fil 2,8.

2 Cfr Lc 22,42.

1 Mt 6,10.

2 Lc 1,38.