Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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I NOVISSIMI
Ritiro

Consideriamo1, questa mattina, uno dei novissimi. Che cosa sono i novissimi? I novissimi sono le verità che riguardano il nostro fine, le ultime nostre cose.
Le ultime nostre cose sono: la morte, il giudizio particolare, il paradiso, l'inferno, la risurrezione finale dei, dei corpi, il giudizio universale con la sentenza finale e poi l'eternità. La vita presente è perché noi possiamo scegliere i nostri novissimi. Chi sceglie una morte buona, un giudizio favorevole, il paradiso e, poi, una risurrezione gloriosa alla fine del mondo e, poi, l'ingresso all'eternità felice, ecco, questi è saggio.
Il Signore ci ha creati senza che noi dessimo il consenso. Non gliel'abbiam chiesto noi che ci creasse, che ci chiamasse all'esistenza. Ci ha creato, cioè senza il nostro consenso, però non ci darà il paradiso senza il nostro consenso, cioè senza la nostra volontà.
E, infatti, vi sono l'eternità felice e l'eternità infelice: scegli! Se farai bene: l'eternità felice. Se non farai bene ti metti a rischio dell'eternità infelice.
Il primo novissimo, dunque, è la morte. Si rifugge, da molti, dal pensare alla morte, eppure è una realtà. Forse che non pensandoci la morte non venga?
E sappiamo bene che, se ogni giorno nascono bambini e sempre son portati i bambini alla Chiesa per venire battezzati,
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ugualmente, ogni giorno, passano all'eternità tante persone e, e continuamente, noi vediamo portare al camposanto salme, cadaveri, i quali devono discendere nel sepolcro.
Col non pensarci non allontaniamo la morte, anzi, se noi ci pensiamo rendiamo la nostra morte serena, se non ci pensiamo rischiamo di aver una morte penosa, triste.
Che cos'è la morte? La morte è la separazione dell'anima dal corpo. E l'anima e il corpo fanno un uomo. Se si separa l'anima dal corpo, ecco, ci son due elementi: il corpo che divenne cadavere e l'anima che se ne va all'eternità. Due elementi, sì.
E la morte è uno stato violento: per sé l'anima tenderebbe all'unione col corpo e il corpo coll'anima. E si riuniranno di nuovo, questi due elementi, con la risurrezione finale. Ma intanto la morte è la fine della vita e, cioè, la morte è la separazione dell'anima dal corpo. Il fine della vita presente: l'anima è immortale!
Oh! La morte è la separazione dell'anima dal corpo. L'anima sta nel corpo finché il corpo si trova in certe condizioni di sanità, ma quando il corpo non si trova più in certe condizioni, nelle necessarie condizioni di sanità, allora l'anima si separa. Come se vi fosse un buon liquore in una bottiglia: la bottiglia contiene il liquore e il liquore è conservato, ma se per un urto la bottiglia si rompe, e il liquore se ne va.
E l'altro giorno, andando a Milano, mi sono incontrato con la sepoltura del conte Pallavicino, un signore benestante, direttore
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di un giornale, il quale era tanto benefico, faceva della beneficenza a tante istituzioni di Milano. Ecco, conducendo la macchina - aveva piovuto - la macchina è scivolata e è andato a sbattere contro un grosso camion che veniva nella direzione opposta: è morto all'istante, perché si era rotto la testa e rompendosi il cranio, la, l'anima non è più nelle condizioni di poter rimanere, il corpo non è più nelle condizioni di contenere l'anima, tenere l'anima.
Così può avvenire che vi sia una malattia: polmoni; una malattia: un cancro, un'altra infermità e, allora, l'anima si separa dal corpo ed, ecco, una salma sul letto, un'anima che va al giudizio. Questa è la morte.
Oh! La morte che cos'è ancora? Ancora: la morte è la fine del tempo. Il Signore dà a una persona, supponiamo, quindici anni perché attenda a salvarsi, assicurarsi il paradiso, facendo bene. A un'altra persona, forse, darà venti anni, cinquant'anni, ottant'anni. È defunto il card. Mercati, pochi giorni fa, che aveva 92 anni.
Il Signore non dona a tutte le persone uguale tempo per attendere a salvarsi e quindi il Signore dice nel Vangelo: Estote parati1, siate sempre pronti.
Siate sempre pronti. Che vuol dire? Chi è pronto a morire? È pronto chi non ha peccati mortali sulla coscienza, perché se uno ha peccati mortali sulla coscienza ed è sorpreso in quello stato che non abbia tempo, o non abbia la grazia di riconciliarsi con
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Dio, come si troverà al tribunale, al giu..., del giudizio?
Per esser preparati alla morte bisogna, dunque, non aver peccati gravi. Per essere più preparati neppure i peccati veniali e per essere preparati bene occorre aver fatto tanto del bene, avere fatto tanti meriti, essere stati buoni, amanti della preghiera, obbedienti, castità, avere osservato i comandamenti di Dio. E quanto più un'anima ha fatto del bene, tanto più ha una morte serena.
Vado al premio, diceva un mio compagno che si trovava grave e la malattia tuttavia si prolungava e i parenti piangevano attorno al suo letto. Faceva loro coraggio: Dovre... Non dovete piangere di me, dovete piangere di voi. Io vado al paradiso. Se vado nel luogo più bello che si possa pensare, se vado al premio, perché dovete piangere? Piango di voi che continuate ad esser nel pericolo di peccare e siete travagliati da tante pene nella vita e siete ancora incerti della vostra salute eterna. Io credo di poter nutrir fiducia di andare incontro al premio, al paradiso soltanto. E consolava i suoi: non i suoi consolare lui, ma lui consolare i suoi.
Oh! Ecco, è fine del tempo. Egli era giovane, ma aveva fatto tanto del bene. Che buon figliuolo prima in famiglia, e che buon collegiale nell'istituto, che buon seminarista e poi che buon religioso, sebbene sia passato all'eternità in età in cui tutti speravano che avesse ancora tanto tempo da vivere e, quindi, potesse ancor fare, fare tanto bene, perché era veramente zelante, fervoroso!
Perciò la morte, con la morte finisce il tempo. Vi sono persone
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che stanno morendo e vorrebbero ancora un'ora, vorrebbero ancora un giorno, vorrebbero ancor un po' di tempo per riparare al passato, per fare una buona confessione, per fare delle opere buone, ma il tempo finisce quando è il volere di Dio.
Il Signore, sì, dà a tutti il tempo per salvarsi e, cioè, a noi ci ha dato il tempo a ricevere il battesimo e ci dà il tempo, adesso a convertirci, a metterci sulla via buona, ma non ci assicura di arrivare a trent'anni, a sessant'anni e a cento anni, tutt'altro! Gli esempi che abbiamo attorno, poche sono le persone, coloro che arrivano a cento anni. Quindi è la fine del tempo: Tempus non erit amplius1.
Bisogna dire: approfittare del tempo che abbiamo! Il diavolo inganna spesso: Farò poi. Un bel giorno mi metto a star buono e voglio poi far tanto bene, voglio salvarmi. Come? Tu dici: Un giorno mi metterò!: e se quel giorno non ti verrà? Quanti han fatto conto sul tempo futuro: Più tardi mi farò una buona confessione e poi? E poi è mancato il tempo, forse. Eh! Ma si chiamerà il sacerdote, mi confesserò bene. Anzitutto non sappiamo se avrebbe disposizioni, poi la morte tante volte è improvvisa; poi, anche quando non arriva improvvisa, non sempre c'è comodità del sacerdote come c'è comodità in vita, dove abbiam solo da portarci alla Chiesa e troviamo il sacerdote. E poi, in morte, è più difficile fare una buona confessione che non in vita. In vita c'è la calma, si sta bene. In morte la febbre, l'agitazione, le preoccupazioni, i dolori che, della malattia.
Con la morte finisce il tempo di meritare. S. Teresa, di cui
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celebriam la festa oggi, e di cui avete ascoltato la Messa adesso, morì a 24 anni. Ecco. S. Agnese a 14 anni; s. Alfonso, invece, arrivò a 90; s. Tommaso arrivò a 50 anni. Ma noi non possiamo far conto sul tempo futuro. Chi te l'ha promesso il tempo futuro?
Dunque la morte è la fine del tempo. E la morte ci separa poi da tutto. In terzo luogo è separazione da tutto. È separazione dai parenti, ma se noi avremo fatto sempre l'ubbidienza ai nostri genitori, merito per l'eternità; è separazione dagli amici; è separazione dalle occupazioni ordinarie.
Ecco, adesso ci sembra che la vita debba essere un gran cosa e tutti debbano portare quel rispetto a noi, ma pensiamo che un giorno saremo chiusi fra quattro assi e portati al camposanto e le persone che rimarranno, se ci vorranno bene, diranno qualche preghiera per il nostro suffragio, ma noi saremo scomparsi dalla scena del mondo.
Sappiamo la data della nascita, ma non sappiamo la data della morte. E come nel registro parrocchiale è stata registrata la data della nostra nascita e del nostro battesimo, così nel registro parrocchiale un giorno sarà notato la data del nostro transito, del, della nostra sepoltura.
Oh! Come può essere la morte? La morte può essere improvvisa e può essere invece preceduta da preparazione, da preparazione da una infermità più o meno lunga.
Può essere improvvisa. È improvvisa perché ne muoiono tanti per strada, specialmente con i mezzi di trasporto che ci sono adesso, adesso: e almeno 5.000 nell'anno passato sono morti per, per, e, scontri della strada, e ne muoiono per aereo, e ne
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muoiono per la nave, e ne muoiono in viaggio, e ne muoiono in casa! Ecco. La morte può essere improvvisa.
È avvenuto già molte volte che la morte arrivasse nella notte e continua a avvenire questo. Al mattino non si alza quella persona e viene chiamata ripetutamente e poi, sì, perché non risponde, ci si va, si avvicina al letto e si trova una salma, un cadavere.
Questo, della morte improvvisa, è frequente. Sì, è frequente. E non dobbiamo mai tenerci per sicuri, ma sempre, quindi, essere pronti, preparati.
La morte può anche essere improvvisa per un altro motivo. E del Vangelo c'è la parabola: un uomo aveva accumulato molti denari e aveva avuto dalla campagna un grande raccolto. E poi ragionava così: Ah! Puoi, ora puoi star tranquillo: molti denari, buoni raccolti e la tua vita è assicurata, non devi preoccuparti dell'avvenire. E ragionava così. Ma nella notte si fece sentire una voce misteriosa che lo ammonì: Stolto! Morrai questa notte e quelle cose che hai radunate di chi saranno? A chi passeranno?1. Ecco.
Allora, ancorché la morte, e, sia preceduta da malattia, se uno non si è mai preparato, non ha fatto del bene, non è stato buono, è una morte improvvisa. Se ha sempre pensato solo alla terra e non ha pensato alla sua anima, la morte è improvvisa. Magari la morte non avviene, e, nell'istante, ma trova una, una persona impreparata. Impreparata.
Oh! Poi, invece, la morte può esser preceduta da lunga malattia,
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o anche da una malattia più breve, secondo i casi. Oh! Allora la morte può essere santa e può essere, invece, una morte che lascia temere per l'eternità. E comincia un male, pare che il male si possa vincere con qualche rimedio e ci sono medici e medicine, e ci son le cure dei parenti, ma forse il male è ribelle ed ecco che, arrivato a un certo punto, si comincia a temere che sia pericoloso, che sia mortale.
Coloro che sono buoni cristiani, sono buoni religiosi, pensano subito prima alla eternità, all'anima che non al corpo, quindi chiamano il confessore. Se uno ha sempre confessato bene i suoi peccati, sarà facile far la confessione in punto di morte, avrà solo da ricordare le ultime cose e accusarle e accompagnare l'accusa da, dal dolore, ecco, specialmente se una persona ha avuto un confessore fisso.
Secondo: chiamerà il viatico, la comunione. Ed ecco quell'anima che ha amato Gesù, si incontra con Gesù. Gesù viene a prenderla per accompagnarla nel gran viaggio dell'eternità. Si chiama il viatico, cioè l'accompagnamento: Gesù che fa l'accompagnamento dell'anima all'eternità. E l'anima che è stata consecrata a Dio si incontra volentieri col suo sposo! Ecco la buona morte, la morte del giusto!
E non è che non, non si provi ripugnanza a morire: la natura ha la sua parte, perché la natura ci porterebbe a desiderare il prolungamento della nostra vita. Ma le anime buone, e, pensano che cambiano questa vita con un'altra vita più felice; quindi l'incontro con Gesù, una bella comunione, poi l'olio santo, poi la raccomandazione dell'anima. Ed ecco che quelle pers..., quel
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malato, quell'inferma si aggrava, aggrava. A un certo punto, ecco, la vita si chiude e bisogna far silenzio: in quel momento, in quella camera, l'anima si incontra con Gesù Cristo giudice, si fa un giudizio e si dà una sentenza: sempre felice. Oppure, se si tratta di una persona che è andata avanti con il peccato e con le mondanità, si incontra, quell'anima, col giudice e quale sarà la sentenza?
Non è tanto facile fare una buona confessione in punto di morte, se si è trascurato in vita di farle bene. E non è facile fare una bella comunione in morte, se in vita si è fatta una comunione poco bene. E non è facile rassegnarsi alla morte se in vita non si è vissuti, non si è operato il bene.
E allora, quando vi è una persona che sa, che, di incontrarsi con Gesù giudice, che tanto ha offeso, quel Gesù che tanto ha offeso, si trova in grave pena, in agitazione. Alle volte non si riesce neppure a indurre le persone a rassegnarsi a, a morire. Uno gridava: Voglio vivere! Voglio vivere! e il suo grido agghiacciava il sangue! La vita era stata una vita disordinata: una vita esteriormente ancora passabile, ma chi conosceva la persona bene, una vita disordinata, di peccati!
Oh! Estote parati!1, siate preparati, perché la morte verrà come un ladro di notte2; il ladro non si fa annunziare, nonmanda a dire che verrà nella notte a rubare. Così la morte non si fa annunziare. Il ladro cerca di venir di soppiatto e di far piano piano e di non lasciarsi scoprire: e così fa la morte.
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Generalmente si muore persuasi ancora di poter guarire, o di poter almeno prolungare la vita di qualche giorno, di qualche tempo: non si persuadono i vecchi e non si persuadono i giovani, alle volte. Oh! Tuttavia, in generale, bisogna dire che il giovane accetta più facilmente la morte che non l'anziano.
L'anziano ha già tanta responsabilità della vita e, quindi, il, il giudizio di Dio incute un certo timore, se non si è operato bene. Se però si è operato bene: oh!, la santa morte di s. Alfonso, ad esempio, la edificante morte di Gemma Galgani! La quale aveva poi paura anche che dopo, nel rivestire la sua salma, che non venisse trattata con rispetto. E prima di morire: Trattate poi con rispetto il mio corpo, perchè l'ho consecrato a Dio, è di Gesù. E spirò in un sorriso e con uno sguardo così intensamente rivolto al cielo che lasciò edificati gli assistenti.
Oh! Dunque, la morte. Pensiamoci e prepariamoci santamente alla morte!
Oh! Chi è più sicuro di una morte santa? La persona consecrata a Dio e che ha osservato i suoi voti di povertà, castità, obbedienza nella vita comune. Poi vengono tutti i fedeli, i quali hanno compiuto i loro doveri di buoni cristiani.
Vi è la morte del, del giusto e vi è la morte del peccatore. Quanto tremenda la morte del peccatore! Sì. Quanto tremenda la morte del peccatore!
Alle volte, però, è improvvisa e, allora, fa ancor più temere: non ha avuto tempo neppure a fare un atto di contrizione! Ma la morte
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del giusto è la morte di chi rassomiglia a Maria, chi rassomiglia a Maria. Pensiamo la bella morte di Maria! Gli angioli discendevano dal cielo ad attender la sua anima, per portarla in paradiso! Vergine Santissima, che aveva compiuto del tutto la sua missione sulla terra, come madre di Gesù e come Madre della Chiesa, in quei primi tempi in cui la Chiesa muoveva i primi passi!
Abbiamo tre grandi esempi di buona morte e sempre bisogna che chiediamo a Gesù Crocifisso, il quale prima di morire: Nelle tue mani, o Si..., o Padre, rimetto il mio spirito, la mia anima1. Poi l'esempio della morte di Maria: un transito sereno, sicuro: incontrarsi col suo Dio, che sempre aveva amato!
E, poi, la morte di s. Giuseppe fra le, le braccia, diciamo, o meglio assistito da Maria e da Gesù: che bella morte quella di s. Giuseppe!
Se noi siamo divoti di Maria, Maria ci verrà a assistere in morte. E se siamo divoti di s. Giuseppe, Gesù verrà ad assisterci.
E noi diciamo spesso la invocazione: Pregate per, per noi e per gli agonizzanti di questa giornata2. Preghiamo per i moribondi e allora meritiamo poi di essere assistiti in morte bene.
E anche se la morte arriva improvvisa? Può essere. Può essere che uno abbia fatto i nove venerdì, i nove primi venerdì, e che sia morto all'improvviso, nella giornata; ma il Signore, anche quando la morte arrivasse improvvisa, il Signore avrebbe dato
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quell'ispirazione nella giornata, quei sentimenti di dolore dei peccati, quei sentimenti di amore verso Dio, per cui l'anima passa all'eternità al, all'improvviso, sì, ma con le disposizioni e con la, una garanzia di essere salva. Con la garanzia, una di essere salva.
Allora, quest'oggi, pensiamo un po' ad assicurarci una santa morte. Sì, assicurarci una santa morte e ciascheduno di noi può assicurarsi con la vita innocente. Perché son due i mezzi di assicurarsi una morte santa: o vivere innocenti, senza peccato, allora il paradiso è sicuro, o vivere penitenti, cioè dopo il peccato confessarsi, mettersi a posto e cambiar vita. Allora quello è salvo come penitente.
Sono due, quindi, i mezzi per assicurarsi la morte buona e la salvezza eterna, cioè: o l'innocenza o la penitenza. Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 9a/57 - Nastro archivio AP 13a-b. Meditazione fatta alle Apostoline - Castelgandolfo il 3 ottobre 1957 in occasione di un ritiro di tre giorni. Data confermata dal Diario di d. Speciale.

1 Mt 24,44.

1 Ap 10,6.

1 Cfr Lc 12,20.

1 Mt 24,44.

2 Cfr Mt 24,36-42; 1 Ts 5,2; 2 Pt 3,10.

1 Cfr Lc 23,46.

2 Libretto preghiere della Famiglia Paolina.