Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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42-VERGINITA' DI MENTE, DI VOLONTA', DI CUORE1*
Quando si celebra la festa onomastica di una superiora, sono da farsi specialmente tre cose: in primo luogo, noi, esaminare se nei superiori vediamo Dio e li ascoltiamo come si ascolta Dio: «qui vos audit, me audit»2.
Secondo, la preghiera. La preghiera intima, la preghiera più insistente, cioè: maggior fede, maggior speranza e maggior carità nella preghiera, perché due cose si ottengano e cioè: i lumi, le grazie, le consolazioni, la fortezza, la temperanza, la prudenza, ecc., si ottengano, cioè, le virtù teologali e cardinali a chi guida; e si ottengano le virtù a chi è guidato; e cioè si ottenga: la docilità, si ottenga l'amore all'Istituto e, a chi guida, il rispetto. Poi, in terzo luogo, proporre cooperazione.
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Il senso dei superiori negli Istituti religiosi è questo: di guidare. E tale è l'ufficio: guidare le anime nei due primi articoli delle Costituzioni, specialmente. Gli altri articoli sono più applicazioni, spiegazioni, ma nei due articoli principali e primi: santificazione e apostolato.
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Ecco, e allora è chiaro, che nell'opera della santificazione bisogna cooperare, perché, se chi guida ha da insegnare, indicar la via, tutti gli altri hanno da seguire e fare la strada, perché senza la nostra cooperazione, neppur Dio non ci fa santi, eppure è il Signore.
Il Signore vuole essere aiutato dalla nostra volontà, dal nostro impegno. Egli dà sempre la grazia, ma l'impegno nostro è assolutamente necessario, perché il fine che si propongono i superiori sia conseguito.
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E secondo: cooperazione nell'apostolato. Impararlo e poi amarlo e poi eseguirlo con docilità e poi farlo nello spirito e secondo il gusto che nell'apostolato liturgico si dice «artistico» e negli altri apostolati prende per lo più, il nome di «amore».
Il primo vostro apostolato è l'apostolato eucaristico che si deve incominciare a imparare appena si entra nell'Istituto, perché, se una persona, in generale, avrà nella vita sua da dedicarsi, supponiamo al canto, è necessario che da giovane impari a cantare. Entrar subito nello spirito, per quanto è possibile, e gradatamente fino al punto in cui si è capaci di professare in quel determinato Istituto, nel determinato Istituto vostro. Quindi, imparare subito l'orazione mentale, l'esame di coscienza e la Visita al Santissimo Sacramento, nella maniera che è indicato nelle Costituzioni. E questo richiedo così rigorosamente che non si possono ammettere alla professione quelle che non hanno già imparato, fino a un certo punto, conformemente all'età, alle grazie ricevute. Oh, queste tre cose, dunque, da fare.
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Secondo: ora ci fermiamo a considerare alquanto la vita di santa Lucia.
Altre volte vi ho detto che sembrerebbe un paradosso, ma è così: la castità è il più grande amore, la castità verginale, fatta e seguita secondo il Vangelo, nello spirito di san Paolo e nello spirito della Chiesa. E cioè, chiude, la giovane, il suo cuore ad ogni amore terreno e lo apre all'amore celeste, all'amore di Gesù. Arriverà, parlando della Pia Discepola, a compiere santamente l'apostolato eucaristico in intimità e con cuore grande. Arriverà a compiere santamente l'apostolato del servizio sacerdotale nello spirito che sempre vi è stato insegnato, cioè, nello spirito di Maria; e arriverà, la Pia Discepola, a compiere santamente l'apostolato liturgico cooperando alla Chiesa. Sempre onorando Gesù Cristo Maestro, ma Gesù nell'Eucaristia, realmente presente; Gesù vivente nella persona del sacerdote; Gesù vivente nel corpo mistico della Chiesa.
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Questa giovane aveva la mamma ammalata di una malattia ostinata e grave. Era nata a Siracusa. E allora, per ottener la guarigione della mamma, si era recata a Catania, a onorare e pregare presso la tomba di sant'Agata, vergine pure essa, e ottenne la guarigione. E ottenuto il prodigio della guarigione, domandò subito alla mamma che tutto ciò che le sarebbe toccato in dote (era famiglia nobile) fosse distribuito ai poveri. E difatti, ritornata a casa, mise insieme quanto le spettava, vendette tutto e diede ai poveri quanto aveva ricavato.
Venne poi accusata di essere cristiana, accusata proprio da colui al quale i genitori l'avevano promessa. Allora non c'era la libertà come è adesso, in cui il cristianesimo ha restaurato la dignità e la posizione della donna. Facevano i genitori e, talvolta, mercanteggiavano secondo i loro gusti, i loro interessi, la sorte delle loro figliuole.
Accusata come cristiana, ella fu lusingata da molte promesse perché rinunziasse al nome di Gesù Cristo e alla professione della verginità. Fu anche minacciata, ma stette ferma. La si volle indurre, ad ogni costo, con arti e con la prepotenza, al peccato, ma Iddio compì un miracolo: difese la sua verginità. E allora subì parecchi supplizi e finalmente con la spada la si colpì alla gola e così andò, la sua bell'anima, al paradiso a ricevere la doppia corona di vergine e martire assieme.
E noi possiamo considerarla come ornata e del giglio e della palma, quindi un doppio premio.
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Ecco, se avete, adesso, Gesù nel cuore, pregatelo bene che vi faccia comprendere il valore della verginità, ma non soltanto nello spirito materiale, ma nello spirito della Chiesa. Si lascia di amare qualche cosa di terra, per amare intensamente Gesù e per arrivare all'apostolato, al doppio premio: della verginità, da una parte, e della carità che si compie nell'apostolato.
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Quando si progredisce in questo impegno, in questo lavoro di perfezionamento, l'anima attraversa parecchi stadi. La persona, per progredire, fa diversi passi, diversi propositi; la persona è condotta alla purificazione attraverso a vicende varie, alle sofferenze, anche, e attraverso, alle volte, a tentazioni, a notti scure, ecco, la notte dello spirito, la notte del senso; ma è tutto un lavoro che compie Gesù in quell'anima, la quale va mondandola da tutto ciò che possa essere ancora terreno, possa ancora esser amor proprio per stringersela più intimamente a sé. E allora i propositi divengono uno solo: l'amore. L'orazione resta semplificata e la vita resta pure semplificata. E' la meditazione che abbiam fatto stamattina noi sacerdoti.
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Tuttavia, per questo ci vuole una grande purezza di intenzioni, una grande purezza di mente, si richiedono come tre verginità: verginità di mente: pensieri tutti santi, non mescolati con pensieri terreni, pensieri che non piacciono a Dio. Verginità di mente: tutti i pensieri di Dio e di quel che riguarda il servizio di Dio, l'apostolato. Secondo: verginità di volontà: non un po' il bene e un po' il male, ma concentrati nel bene, pur commettendo, alle volte, dei difetti che sono involontari, che si detestano e che si vorrebbero correggere e che si emenderanno, di fatto, poco per volta. Ma si vuole unicamente ciò che piace a Gesù. La volontà fusa con la volontà di Dio: verginità di mente. E poi si richiede una verginità di cuore: non desideri oppure compiacimenti vani o di orgoglio, oppure sentimenti d'invidia, oppure piccoli attaccamenti, ma solo attaccati a Gesù. Gesù, che domini tutto lo spirito, tutto il cuore, riempia ogni fibra. Allora l'anima arriva a questa semplicità di vita e a questa semplicità di orazione, si stabilisce in Dio.
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Vi sono persone (stamattina nell'istruzione che si faceva) le quali, a un certo punto, non sono più soddisfatte della meditazione discorsiva. Esse piuttosto sono inclinate alla contemplazione, la loro preghiera diviene tutto come un affetto, supponiamo, contemplando il Crocifisso, guardando il cielo. E' più l'affetto, allora, che lavora che non l'intelletto che passa da una cosa all'altra. Occorre distinguer ben bene che, alle volte, si può provare un disgusto perché ci sembra di non meditar più e, qualche volta, vien veramente da difetto, da pigrizia, ad esempio; alle volte, invece, è l'azione dello Spirito Santo che opera in quell'anima, perché vergine di mente, vergine di volontà, vergine di cuore. Elevarsi! Allora la conversazione con Gesù diviene: «dulcis sermocinatio... stupenda, familiaritas stupenda nimis»1.
Elevarsi, elevarsi! Non preoccuparsi troppo di queste cose che succedono. Sono tutti atti di amore, perché noi, finalmente, ci stabiliamo del tutto in Dio e i nostri pensieri siano rivolti a Gesù e siano rivolti al paradiso. E' la preparazione che il Signore fa delle anime nostre al cielo. E' lo stabilimento dell'anima nella carità. E allora l'anima viene sempre più pronta ad entrare in paradiso, là dove la carità è perfetta ed eterna.
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Vedere, allora, se progrediamo; se il nostro cuore, tolto agli affetti umani, si concentra tutto in Dio.
Allora, che belle adorazioni che si fanno! Come passa presto il tempo! Che conversazioni con Dio! Può essere che in qualche momento diventa anche un po' pesante l'orazione vocale, ma fatta in comune, l'adorazione bisogna farla come è stato stabilito. L'intimità dell'apostolato eucaristico.
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E' veduto in questo senso l'apostolato del servizio sacerdotale? Fatto in unione, con lo spirito di Maria? E' un apostolato elevato. La persona, alle volte, è anche messa in pericolo e si eleva verso Dio. La più grande difficoltà che ho incontrato nel formar la Famiglia Paolina è stata questa, la difficoltà che si opponeva: queste figliuole, Figlie di San Paolo, che vanno di porta in porta, che stanno nelle librerie,così esposte. Ma è prevalso un'idea: sono così fornite e alimentate dalla divozione eucaristica e dalla pietà che sorvoleranno i pericoli. E difatti è stato così.
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Oh, poi l'apostolato liturgico, che viene proprio incentrato nella Chiesa, quasi non ci si accorge più di quella parte, diciamo, economica e materiale che si deve trattare, perché si guarda agli interessi delle anime e si guarda allo spirito della Chiesa.
E se facessimo le cose materialmente? Sembrerebbe un commercio. Se si facessero le cose materialmente sembrerebbero serve, quelle che fan l'apostolato del servizio sacerdotale. Se si facessero le cose materialmente, le Visite stesse, le adorazioni stesse sarebbero non, apostolato, ma sarebbero solo pratiche di pietà.
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Elevarsi in questa verginità di mente, verginità di volontà e verginità di cuore. Ah, quanto sarà bella la vostra vita di Pia Discepola, la quale va dove va Gesù. E siccome Gesù è entrato in paradiso, ci va appresso e ci va appresso e poi non partirà più.
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Dunque, una festa lieta e santa in questi pensieri belli nella visione della grande martire e vergine santa Lucia.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 ) Meditazione alla comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro in occasione del giorno onomastico della Superiora Generale, M. M. Lucia Ricci Roma, Via Portuense 739, 13 dicembre 1956 *
* (1) Nastro 9/a (= cassetta 21/b). - Per la datazione, cfr. PM: «Quando si celebra la festa onomastica di una superiora...» (Riguarda la festa onomastica di Madre M. Lucia Ricci, superiora generale). - dAS, 13/12/1956: «Alle 6 vengono le PD a prenderlo [il PM] per condurlo alla Casa Generalizia di via Portuense (onomastico di Madre Maestra [superiora generale]); celebra la Messa, tiene la meditazione» .

2 Lc 10,16.

1 Imitazione di Cristo, libro II, I,1.