Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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37-LA SANTIFICAZIONE INTERIORE1*
Avete certamente ringraziato il Signore di questa sua misericordia. Gli Esercizi sono sempre una grazia di Dio. Il Maestro Divino vuole che si facciano gli Esercizi completi, intieri, il che significa: meditare le verità della fede e considerare i desideri, i comandamenti, i consigli evangelici. E poi, venire all'unione con Gesù particolarmente considerando i mezzi di grazia: la comunione, la Messa, la Visita e le altre pratiche.
La prima parte dunque sta nella considerazione delle verità divine. La prima parte dovrebbe essere il Credo spiegato ed applicato alla pratica, perché si onora Gesù Verità.
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Ma, avendo poco tempo, veniamo a una considerazione che riassume due punti: santificazione dell'interno. Ecco l'argomento, cioè: santificazione della mente e santificazione del cuore, dei desideri, dei sentimenti.
Che cosa significa santificazione interiore?
Santificazione interiore significa credere alle verità rivelate, usare santamente della ragione, della mente, pensare in conformità al Vangelo e sempre avere in mente pensieri di fede, pensieri retti, pensieri secondo Dio. Escludere, cioè, dalla mente quello che non va bene pensare. E poi santificazione interiore indica ancora: santificare i desideri, le aspirazioni del cuore; detestare ogni sentimento contrario a Dio; escludere cioè, i sentimenti contrari alla fede, alla speranza, alla carità e avere nel cuore desideri di santificazione, desideri di progresso, amore intenso a Gesù, intimità con lui, ecc. Santificazione del cuore.
Quindi la santificazione interna comprende la santificazione dalla mente e insieme la santificazione del cuore.
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Ora, perché questo? Primo, perché si faccia l'esame sull'interno. L'uomo si compone di anima e corpo. La prima parte da santificare è l'anima, ecco, è l'anima; anche il corpo: gli occhi, bisogna che siano santificati, la lingua che sia santificata, l'udito che sia santificato, ecc., ma prima occorre andare alla radice, santificare lo spirito, l'interno nostro, perché la mente è la parte principale, il dono principale che Iddio abbia fatto all'uomo, la nostra intelligenza, la nostra libertà, sì. L'esame, quindi, cominci dall'interno. Non si può passare subito all'esteriorità, cioè all'organizzazione esterna delle nostre cose; non si può passare subito a quello che riguarda i sensi, quel che riguarda gli orari; quello che riguarda l'apostolato, no, sempre l'interno, in primo luogo. Perché, ho detto, è parte più nobile.
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Secondo, perché dall'interno dipende l'esterno. Per esempio: quando si parla, si dice qualche cosa, si parla secondo che il cuore sente, secondo i pensieri che si hanno in mente, eccetto che si voglia mentire a noi stessi e camminare ipocritamente, diversamente la lingua esprime quello che vi è nell'anima, quello che vi è nel cuore: «ex abundantia cordis os loquitur»1, dice la Scrittura. Perciò considerare l'interno come la fonte di tutte le nostre azioni e di tutte le nostre parole, i movimenti, i programmi della vita esteriore. Ancora, pensar prima all'interno, perché ci sfugge più facilmente l'interno; molto più difficile esaminare i pensieri che non esaminare le parole; molto più difficile esaminare i sentimenti del cuore che non esaminare le opere. Vi sono persone che non arrivano mai all'esame dell'interno, mentre che con cura esaminano il loro parlare e il loro operare esteriore, sì. Perciò, prima l'esame sull'interno.
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Oh, adesso, venendo a parlare del secondo punto, dell'importanza che ha il nostro interiore, occorre subito dire: Dio vede l'interno, ci giudica, in primo luogo, secondo l'interno. Gli uomini vedono l'esteriore, ma Iddio penetra il cuore, la mente.
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Vedete, parlando dei peccati, nessun peccato si fa senza il pensiero della mente e il consenso della volontà che è poi anche il consenso del cuore; nessun peccato, perché ci vuol sempre l'avvertenza della mente; nessuna virtù, nessun atto buono si compie senza la mente, senza aver capito, senza aver avvertito, senza volerlo interiormente.
Il peccato è prima interno che esterno; e le virtù, i meriti, gli atti buoni, prima son nell'interno, nella mente, nella volontà, nel cuore. Vi sono tanti atti esterni che non si compiono mai, siano atti buoni o siano atti cattivi; all'esterno non vengono fuori, ma dentro ci son già stati; non è richiesto l'opera esterna per far merito o per far peccato, basta l'atto interno.
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Supponiamo che una persona abbia più affetto, un affetto disordinato a un'altra e che all'esterno non lo manifesti mai, tutto si compie nell'interno: nel pensare, nel desiderare, nel portare amore speciale, ecc., ma intanto il peccato c'è.
Pensiamo un'altra persona, invece, che ama tutte ugualmente, per lei son tutte creature di Dio, sono tutte anime che sono consacrate al Signore e che quindi sono da lui amate e si avviano per la strada della santità. Il merito è continuo, pensa in bene e desidera il bene. Il merito è continuo. Ma non dice mai niente, è una persona, magari, che parla poco, è una persona che non dimostra i suoi sentimenti interiori che rarissimamente, è silenziosa, fa il suo dovere in casa, fuori casa, fa il suo dovere, magari, umilissimo, ma essa è in continua, diciamo, unione di mente, di cuore con Dio e quindi è un continuato merito, che dura sempre.
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Molte volte vi sono tentazioni interne, tentazioni che riguardano la carità, che riguardano l'umiltà, che riguardano l'obbedienza, ecc.; la persona combatte, sente ripugnanza, supponiamo all'obbedienza, a quell'atto, a quell'ufficio, a quella disposizione data, e interiormente lotta per uniformarsi al volere di Dio; all'esterno apparirà niente della sua lotta, dello sforzo che fa, dell'atto di amore che compie per il Signore, ma quanto merita interiormente, quanto merita interiormente!
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Vi sono persone che desiderano che i bambini crescano innocenti, che le vocazioni siano tante e pregano; vi sono persone che desiderano la santificazione dell'Istituto, il suo sviluppo, che desiderano l'aumento del numero dei sacerdoti e della loro santità, e i loro desideri vanno a Dio; esteriormente, forse, c'è nulla, nessun s'accorge; anche quando esse pregano nell'intimità della comunione o nell'intimità della Visita, chi sa che cosa passi in quell'anima, chi se ne accorge? ma i meriti ci sono tutti perché la mente è unita ai desideri di Gesù, ai pensieri di Gesù: «Pregate il padrone della messe che mandi buoni operai alla mietitura»1. E desidera i sacerdoti e i sacerdoti ferventi. Come? Come li desidera il cuore stesso di Gesù. Vedete quanti meriti interni!
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Persone, quindi, vergini di mente, non pensano mai al male volontariamente; ciò che non si può fare, non si può anche pensare. Chiaro. Se non si può rubare, non bisogna anche pensare di rubare e non bisogna anche desiderare la roba altrui. Quindi i due comandamenti ultimi riguardano la santificazione del cuore, i desideri. Persone che hanno, quindi, purezza di mente, verginità di mente, escludono ogni pensiero contro la carità, la speranza, la fede; contro la temperanza, la giustizia, la prudenza, l'obbedienza, l'umiltà, ecc., escludono ogni pensiero che non piaccia a Dio. E d'altra parte coltivano i buoni pensieri. Come si sforzano per star raccolti nella preghiera; come cercano di far bene la meditazione, l'esame di coscienza, la Visita, tenere la loro mente rivolta a Dio. Verginità di mente. I loro pensieri riguardano o Dio o il servizio di Dio, cioè il lavoro, gli uffici, i compiti, l'apostolato che devono fare in servizio religioso per Dio; quindi, poi, chiedono aumento di fede, di capire sempre più il Vangelo, capire sempre più le meditazioni capire sempre di più i mezzi di santificazione, capire sempre di più i doveri quotidiani, gli apostolati, ecc. Queste persone santificano la loro mente e quei pensieri son voluti, cercati, lavorati; ecco. Vedete quanti meriti.
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Così, verginità di cuore. Cioè nessun sentimento contrario alle virtù, contrario al Signore. Ad esempio, queste persone, cercano di schivare i pensieri di superbia, i sentimenti di superbia, di orgoglio; i sentimenti di avarizia, i sentimenti di invidia, di ira; i sentimenti di scoraggiamento, di abbattimento. Cercano di evitare questi sentimenti, tenere il loro cuore puro da queste cose. E d'altra parte vogliono mettere nel cuore i sentimenti buoni e cioè sentimenti di umiltà, sentimenti di carità, di bontà; sentimenti e desideri di povertà; sentimenti e desideri di bene per tutti; sentimenti e desideri di fare le cose che sono state disposte; sentimenti e desideri di esser sante. E nel loro cuore si può dire che quello è il desiderio unico che nutre, è buono. E allora, vedete come santificano il cuore.Quando una persona è venuta al punto di dire: io son l'ultima, sono una grande peccatrice; quando una persona è venuta a dire entro di sé: Signore, abbiate pietà di me che sono una grande peccatrice e ho bisogno continuo della vostra grazia, della vostra misericordia per continuare il bene, per vivere meglio, quando il cuore si rivolge al paradiso e a Gesù Cristo, amare Dio, desiderare il paradiso. Vedete che santificazione del cuore! Ma vi sono persone che, e nei pensieri e nei sentimenti, tante volte, non sono con Dio.
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Ecco, allora, il tempo più propizio per far l'esame sull''interno, è quel degli Esercizi. Per esempio, nel corso dell'anno, avviene che molte volte noi crediamo sempre di aver ragione per fare così, per dire così, per comportarci così, ma negli Esercizi, ai piedi del tabernacolo e andando al fondo della nostra coscienza, forse troviamo che invece avevamo torto; ci scusavamo se arrivavamo tardi, ma agli Esercizi capiamo che dovevamo arrivar presto, per tempo; e ci scusavamo che le nostre cose non fossero abbastanza messe in vista e ci pareva di vedere un torto e alla fine, negli Esercizi, conosciamo che avevam ben ragione di stare all'ultimo posto.
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E se una persona non è ancor venuta al punto di temere le lodi, di sentirsi come in un tormento quando viene approvato o lodato, non comincia l'opera della sua santificazione. Se una persona non viene ad amar veramente la povertà, la privazione, anche la sofferenza, ricevere i torti, essere umiliata, quand'è che comincia il cammino verso la santità?
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Nel discorso che ha tenuto, domenica passata, il Papa, parlando del nuovo beato, Innocenzo XI, ha detto che egli odiava talmente le lodi che quando qualcheduno si faceva avanti e diceva qualche parola a suo onore ne soffriva, fino al pianto, perché veniva lodato; gli sembrava che quello togliesse la gloria a Dio e lo mettesse in una grande prova quasi fosse tentato di convincersi di meritar qualche cosa e quasi il suo orgoglio potesse far capolino, come se entrasse in una tentazione. Piangeva. Come quando si era riportato una grande vittoria dei cristiani contro i Turchi, egli, che ne aveva il merito principale, pianse quando riconobbero che quella vittoria era in gran parte dovuta a lui.
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Oh, dove sta la disposizione dei santi, dove stanno i sentimenti dei santi e come siamo noi! Basta che dicano una parola di disapprovazione, eh! e se vogliono che noi le amiamo devono lodarci, neh? Eh, siamo fatti così. Siamo, alle volte, i veri nemici della croce, pur portandola sul petto e magari portandola e alzandola alla vista di tutti sulle torri, sulle facciate delle chiese, ecc. «inimici crucis»1, come dice san Paolo.
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Vediamo, far bene questi esami di coscienza sull'interno, l'esterno poi sarà facile, le scopriamo più facilmente, anzi vi sono persone che ci aiutano con la correzione perché così ci ricordano quello che forse noi non sappiamo scoprire. E perciò, prima l'interno dove dobbiam fare più sforzo.
Preghiamo molto Gesù che sia la nostra luce e con la sua luce, che abbiamo la grazia di penetrare nel segreto della nostra coscienza e vedere le cose come ce le farà vedere Gesù al giorno del giudizio.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Esercizi Spirituali (ottobre 1956) alle Pie Discepole del Divin Maestro Roma, Via Portuense 739, 10 ottobre 1956 *
* (1) Nastro 8/c (= cassetta 19/a). - Per la datazione, cfr. PM: «Gli Esercizi sono sempre una grazia di Dio...» . «Domenica passata, il Papa, parlando del nuovo beato, Innocenzo XI...» . (Innocenzo XI è stato beatificato il 7 ottobre 1956). - dAS, 10/10/1956: «Alle ore 16 va [il PM] alla Casa Generalizia delle PD a tenere una predica per gli Esercizi (via Portuense)» .

1 Mt 12,34.

1 Cfr. Mt 9,38.

1 Cfr. Fil 3,18.