Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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36-LA CONTEMPLAZIONE INFUSA1*
Ognuno avrà già pensato a offrire il mese a Maria perché è il mese del rosario, a offrire tutte le azioni del mese a Gesù Maestro, alla Santissima Trinità, per la gloria eterna di Dio e per la pace degli uomini.
Entrare sempre di più nello spirito di Gesù Maestro significa voler glorificare la Trinità e voler cercare la salvezza delle anime.
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Questa mattina, cominciando il mese del rosario, questo abbiamo da chiedere, fra le molte altre grazie, si capisce: il dono della contemplazione infusa.
Occorre capire bene il senso onde non commettere esagerazioni. Non s'intende qui, di chiedere il dono dei miracoli o delle visioni o della profezia. Queste grazie non sono da chiedersi. Il Signore, quando le dà ad un'anima, non è a suo vantaggio, ma a vantaggio degli altri. Sono grazie «in utilitatem aliorum», come si esprime la teologia.
Parlando della contemplazione infusa intendiamo una grazia, un dono, «in utilitatem nostram», a vantaggio nostro per la nostra santificazione.
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Vi è la preghiera, l'orazione mentale che si chiama meditazione e vi è la contemplazione.
La preghiera mentale si può dire che è una preghiera discorsiva, è una preghiera, cioè, in cui si procede notevolmente per ragionamento. Esempio: si vuol meditare sulla carità e allora si cerca di considerare che cosa sia la carità verso Dio, la carità verso il prossimo. Si ricordano i due comandamenti: «amerai il Signore Dio tuo con tutta la mente, tutto il cuore, tutte le forze»1; poi: «amerai il prossimo tuo come te stesso»2.E allora si cercano i motivi per cui dobbiamo amare Iddio, i motivi per cui dobbiamo amare il prossimo, l'eccellenza della carità, l'esempio che ce ne ha lasciato nostro Signore, il Maestro Divino, le parole con cui egli l'ha raccomandata; si meditano i mezzi che si hanno per acquistar la carità, specialmente la comunione, la Visita, onde acquistare la carità verso Dio; e l'esercizio della carità fra le persone vicine e lontane, nella giusta misura, nella proporzione. Poi si viene, forse, a considerare le difficoltà da parte nostra per praticar la carità verso Dio, le difficoltà per praticar la carità verso il prossimo, ecc. E' un lavoro in cui interviene la grazia di Dio, ma vi è tanta parte nostra. Meditazione. E il suo fine: rafforzar la volontà.
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La contemplazione, invece, è una preghiera più semplice; è come un mettersi alla presenza di Dio, considerare la sua divina maestà, oppure considerare un suo attributo, un episodio della passione, un episodio del Vangelo, un quadro della Via Crucis, ecc., e da esso ricavare i nostri pensieri. E nella contemplazione fare l'orazione, anche mentre che il Signore Gesù, lo spirito suo viene a prendere possesso dell'anima nostra e lavora in noi. Vi è più la parte di Dio, in sostanza, nella contemplazione. E tuttavia la contemplazione è duplice: vi è la contemplazione acquistata o acquisita, come dicono i teologi, e vi è la contemplazione, invece, infusa.
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Nella contemplazione acquisita, acquistata, vi è ancora parte nostra notevole, meno che nella meditazione, ma pure vi è ancora la nostra parte notevole.
Osservando, supponiamo, il quadro della crocifissione, l'anima contemplando Gesù che agonizza sulla croce, sentendo le sue parole: «Sitio»1, oppure: «Oggi sarai meco in paradiso»2, oppure: «Nelle tue mani, o Padre, rimetto il mio spirito»3, ecc., l'anima lavora sopra i pensieri e i sentimenti che questo spettacolo desta in lei. La parte di Dio è più abbondante che la parte dell'anima, della persona. Vi è quindi ancora sforzo della persona, ma minore che nella meditazione.
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E poi vi è la contemplazione infusa. Allora lo sforzo della persona è minimo. E' il Signore, lo spirito suo che investe l'anima, la guadagna, l'attira a sé; l'anima resta come assorbita e comunica direttamente con Dio e solo il contemplare desta in lei tutti i sentimenti che sono poi sentimenti comunicati dallo Spirito Santo, sentimenti di fede, di speranza, di amore, di dolore, di proposito, di desiderio, di proponimento. L'anima resta come lavorata e trasformata in maniera che, dopo questa contemplazione infusa, l'anima è profondamente impressionata. E parte, supponiamo che sia il mattino, per il cammino della sua giornata, sotto l'impressione profonda di Dio e di quello che ha contemplato e come veduto con gli occhi della fede, sotto le impressioni che lo Spirito Santo ha impresso nella sua anima. E se l'anima poi, lungo il giorno vive con un certo raccoglimento, tutte le parole, e azioni, e tutti i fatti, la condotta, sarà ispirata da quella impressione avuta, del mattino, in maniera che la persona, non è sdoppiata, ma in qualche maniera, si può dire, che l'azione e la sua operazione è duplice: da una parte, una mano è sempre attaccata a Dio, sente cioè ancora l'azione dello Spirito Santo in lei e forse va aumentando secondo che l'anima corrisponde alla grazia. E, dall'altra parte, con l'altra mano voglio dire, ecco, raccoglie opere, cioè attende a fare e lavora e compie i suoi doveri di studio, di pietà, di ricreazione, di relazioni, di apostolato, fa questo e quello... Dio con noi. L'anima e Dio che formano come o quasi un solo principio di azione: «vivit vero in me Christus; non ego autem sed gratia Dei mecum; vivo ego jam non ego, vivit vero in me Christus»1. Perfettamente combinato Cristo con l'anima, cioè nel perfetto accordo, nei perfetti sentimenti e nelle stesse finalità. Le parole come se fossero «sermones Dei»2, come dice san Pietro. Le parole che escono da quella bocca sono come parole di Dio, perché c'è lo Spirito di Dio che illumina. E allora avendo quell'animo pieno, la bocca si presta e fa il suo servizio, si presta a dire quel che vuole lo Spirito, quasi «sermones Dei».
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Perché stamattina ho detto questo, nel mese di ottobre, di domandare questa grazia? Primo, perché vi sono tra di voi anime che l'hanno già (...) domandare ancora di accrescere questo spirito di comunicazione con Dio. Vi è tanta diversità fra chi parla «sermones Dei» e chi parla «sermones hominum», i discorsi degli uomini. E quale diversità nelle azioni.
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Secondo motivo: perché siamo nel mese del rosario. I misteri, si dice impropriamente «meditarli», ma propriamente la parola è «contemplarli».
Contempliamo l'annunciazione dell'angelo a Maria. Contempliamo Gesù che suda sangue e prega nel Getsemani. Contempliamo Gesù che risorge e appare, supponiamo, alla Maddalena. I misteri si hanno da contemplare. E anche i quadri della Via Crucis si hanno da contemplare e più ci rendono, i quadri della Via Crucis, ci rendono sensibile l'episodio della Passione e meglio sono; come quando vi è un bell'altare ben fatto, nello spirito della Chiesa, allora è più facile contemplare il tabernacolo, più facile. Un altare spoglio resta più difficile a conciliare in noi l'impressione. Oh, allora, occorre che noi viviamo nello spirito della Chiesa.
E la Messa può riuscir contemplazione; anche la meditazione sul paradiso, una bella contemplazione del cielo, per esempio l'incoronazione di Maria, Regina del cielo e della terra.
Si può contemplare la natura ed elevarsi a Dio. Questo faceva tanto frequentemente san Francesco d'Assisi: «Domine, Dominus noster, quam admirabile est nomen tuum in universa terra»1.
Oh, poi, contemplare per entrare più intimamente nelle conversazioni con Gesù-Ostia. Per questo, dicevo, l'altare conformato alla liturgia tradizionale. Occorre anche dire che con questo si segna un progresso più celere nel cammino della santità perché stabilisce più presto l'unione con Dio.
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Ora, la santità è l'unione di mente e di cuore e di volontà con Dio e questa unione con Dio svelata come è in cielo, formerà la nostra eterna beatitudine. Ma si incomincia sulla terra poiché la carità, che è questa unione, è la maggiore delle virtù, virtù che dura eternamente1.
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Poi vi è anche fra di voi chi ha da occuparsi dei Centri o di relazioni con altre persone per ragione di apostolato. Queste cose, mentre che sono un bellissimo, preziosissimo apostolato, d'altra parte costituiscono, alle volte, un motivo di distrazione. Certo più la vostra azione è diretta agli apostolati e più è meritoria: l'apostolato liturgico, l'apostolato eucaristico, l'apostolato del servizio sacerdotale, e più quindi si pratica quello che è l'apostolato assegnato nella vostra Congregazione. Le altre cose che accompagnano e che son di margine servono certamente e possono tutte essere santificate nello spirito di cooperazione alla Congregazione per i suoi tre apostolati. Ma voglio dire che vi è anche un po' di occasione di distrazione. Se la persona sa contemplare, queste distrazioni saran minori e nello stesso apostolato che risulta più difficile, quindi più meritorio, si trova modo di acquistare più merito, e l'anima resta ancor più assorbita in Dio.
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D'altra parte Iddio dà le grazie in proporzione delle difficoltà che s'incontrano nella giornata, nella vita, nell'apostolato nostro. Difficoltà interne che vengono dalle passioni, difficoltà esterne che vengono dal demonio, dal mondo. Dio dà le grazie. Ma la contemplazione è un grande sussidio, è un grande... Raccogliersi e domandare al Signore questa grazia nel mese di ottobre per intercessione della Vergine del rosario.
Vi possono essere persone che si distraggono anche se stan tutto il giorno in chiesa, perché c'è la distrazione interna, la fantasia, le passioni che muovono, si rodono d'invidia o di altre passioni. E vi possono essere persone raccoltissime in mezzo a una piazza e dove stanno trattando l'acquisto delle verdure o di altra merce per la comunitàa.
E, la contemplazione infusa e l'abituale raccoglimento son frutto dello sforzo, sono anche una grazia, però, di Dio, insieme. Sempre noi con Dio, in tutto.
Oh, con questa domanda cominciate bene il mese di ottobre e poi nel corso del mese cerchiamo di contemplarli, i misteri.
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Maria che viveva in contemplazione e che è modello e maestra delle sante meditazioni e delle alte contemplazioni, ci ottenga questo dono dallo Spirito Santo. Il mese sarà poi di grande vantaggio per l'anima, sarà un mese benedetto e pieno di consolazione.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Meditazione alla comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro Roma, Via Portuense 739, 1 ottobre 1956 *
* (1) Nastro 8/b (= cassetta 18/b). - Per la datazione, cfr. PM: «Questa mattina cominciando il mese del rosario...» . - dAS, 1/10/1956: «Alle ore 6 vengono le PD e lo conducono [il PM] con loro, via Portuense. Ritorna verso le ore 7» .

1 Cfr. Mt 22,37.br>

1 Cfr. Mt 22,39.

1 Gv 19,28.

2 Cfr. Lc 23,43.

3 Cfr. Lc 23,46.

1 Gal 2,20.

2 Cfr. 1 Pt 4,11.

1 Sal 8,2.

1 Cfr. 1 Cor 13,8.13.