Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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38-L'APOSTOLATO EUCARISTICO1*
Il Signore nella sua infinita misericordia ha voluto scegliervi come adoratrici del Santissimo Sacramento, quasi prevenire l'occupazione che avremo nell'eternità, in paradiso. Stare con Dio, presentargli gli omaggi di adorazione e di ringraziamento e di soddisfazione e di supplica, di offerta, di pentimento, di propositi. Altre persone hanno altre occupazioni, ma a voi [è] riservata la comunicazione diretta, la conversazione quotidiana col Maestro Divino. Fanno alquanto invidia donne e uomini del Vangelo che ebbero qualche poco di tempo libero in cui poterono entrare intimamente in conversazione con Gesù: la samaritana, Nicodemo, Maria Maddalena, ecc.; ma per voi non sono momenti, non sono brevi comunicazioni, sono ore, ogni giorno. E allora, riconoscentissime per questo privilegio.
Poche volte riusciamo ad avere udienza da personaggi importanti e per averla ci vogliono difficoltà, anticamere, ecc., invece da Gesù si va qualunque momento, si sta finché si vuole e egli ascolta anche le minime cose, cose che, qualche volta, sono anche puerili, infantili; egli si compiace ancor di più, allora, perché vorrebbe che tutti si facessero piccoli: «Se non vi fate piccoli come questo bambino non vi è posto per voi nel regno dei cieli»2.
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L'adorazione. Valorizzare questa adorazione anche nella ricerca delle vocazioni perché qui sta il mezzo fra la vita contemplativa e la vita attiva.
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Oh, adesso, diciamo qualche cosa dell'apostolato eucaristico,quindi.
Primo punto: fare le Visite, le adorazioni. La divozione eucaristica si può viverla completamente anche dai cristiani e cioè: la Messa, la comunione, l'adorazione e poi la giornata che poggia sull'Eucaristia, cioè la mezza giornata, da mezzogiorno alla sera, preparazione per la comunione del giorno seguente, e poi, dal mattino a mezzodì, ringraziamento per la comunione fatta. Allora la giornata poggia sopra l'Ostia santa e quindi l'anima può stare in comunicazione continuata con Gesù; l'anima può sentire Gesù, può, l'anima lasciare operare Gesù, lasciarlo libero di produrre per mezzo di noi quello che egli vuole, egli il nostro capo, noi le sue membra1, ecco. Che egli ci adoperi come sue membra in quello che è di gloria del Padre celeste, quello che è di piacere suo, quello che è di vantaggio per le anime e per noi. Questo è possibile a tutti i cristiani ed è una grande cosa, grandissima cosa.
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Che cosa avete voi, invece, di più? Invece di più avete: primo, l'obbligo di fare l'adorazione di due ore. Raramente questo è possibile ai cristiani: vi sono quelli che, forse, arrivano anche lì, ma saranno pochi.
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Il Papa, parlando di Innocenzo XI, ha detto che al mattino impiegava tre ore per la Messa: un'ora di preparazione, un'ora di celebrazione e un'ora di ringraziamento in cui, si capisce, entravano molte preghiere: ecco.
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Vi sono allora persone che sanno trovare il tempo; sì. E dicevano di un beato, il quale aveva occupazioni di grande importanza, che, dopo che aveva prolungato la sua adorazione, veniva nella scuola, trattava gli argomenti e le materie scolastiche in una maniera così delicata e parlava in una forma che sembrava quasi riflettesse della luce celeste, che fosse ancora la sua persona come illuminata dalla luce di Gesù col quale si era trattenuto.
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Dunque, in primo luogo, voi avete l'obbligo, e i cristiani possono farla, l'adorazione, anche di due ore, ma non hanno l'obbligo. Aver l'obbligo come Costituzioni, a prima vista non sembrerebbe tutto e solo un peso? No, non è tutto e solo un peso. E' vero che è un obbligo e gli obblighi bisogna adempierli per dovere. Ma aver l'obbligo vuol dire aver più merito. Non è una cosa che scegliete, è una cosa ordinata, disposta dalle Costituzioni le quali, approvate dalla Santa Sede, vuol dire che non solo vi obbligano, ma che portano con sé il merito dell'obbedienza. Scegliersi il bene da fare, la preghiera da fare, è tanto buono, meritorio, ma non scegliersela e eseguirla per obbligo, è merito molto più grande, perché da una parte vi è l'obbedienza, dall'altra parte è tolto tutto ciò che è di nostra scelta, tutto. E meno vi è di nostra scelta nel bene e maggiore è sempre il merito; tanto che è meglio, per obbedienza, prendere quello che portano a tavola ancorché sia gustoso e ci dia piacere, che non guastare il cibo che ci è portato intromettendogli qualche cosa di amaro, di disgustoso, perché ci entra la nostra scelta. La semplicità dell'obbedienza: come è bella!
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In secondo luogo, son due ore. Nelle due ore vi è tempo a raccogliersi, se anche in principio si è trovata qualche difficoltà. Ma per questo, avevo detto in principio del mese di ottobre, di chiedere, nei rosarii di questo mese, il dono della contemplazione infusa, nel senso che è stato spiegato, che non è un dono mistico, eccezionale, straordinario, è un dono che il Signore fa alle anime che si preparano a questo dono per mezzo della meditazione, per mezzo della vita raccolta. Contemplazione infusa. Allora a questa si arriva tanto più facilmente perché son due ore.
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Oltre a questo, l'obbedienza regola il modo di fare la Visita al Santissimo Sacramento, e cioè, le due ore divise in tre parti, quaranta minuti per parte. Anche il modo, perciò, ha il merito dell'obbedienza. Non che si faccia peccato se uno prende un altro modo, ma se uno prende quel modo guadagna il merito dell'obbedienza; chi prende un altro modo non avrà il merito dell'obbedienza. Ma tuttavia avrà altri meriti in quanto che l'adorazione si può fare anche in altre maniere, per esempio, dividendo il tempo in quattro parti: adorazione, ringraziamento, soddisfazione e supplica.
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Ma le tre parti ci avvicinano alla nostra pietà verso il Maestro Divino che è Via, che è Verità, e che è Vita.1 E la Discepola entra nel suo spirito. Se il Maestro Divino è Via, Verità e Vita, la Discepola per fargli l'omaggio pieno, per dargli l'onore che a lei è possibile dare a Gesù, loderà le sue tre qualità, le tre qualità che ha voluto mettere in mostra lui: via, verità e vita. Perché, la Discepola, allora, gli fa omaggio della mente, perché Gesù è Verità; gli fa omaggio della volontà, perché Gesù è la Via; e gli fa omaggio del cuore, perché Gesù è la Vita.
Dire: Pia Discepola del Divino Maestro, vuol dire che Gesù ha una proprietà sulla terra; egli che è povero e che non aveva un sasso su cui posare la testa, ha una proprietà. Si può dire che quella casa, che quel palazzo è del tal conte, è del tal signore. La Pia Discepola è del Gran Signore, è del Maestro Divino, proprietà. Gli si è donata: «tutta mi dono, offro e consacro»2. E intende di restare, non gli sottrae nulla, e intende di restare sua con la mente, la volontà, il cuore, tutto il suo essere.
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Ecco, la vostra adorazione ha qualità superiori a quelle adorazioni che possono fare i fedeli. Certo. Occorre cambiare, e voi siete obbligate a farlo, perché dite sempre: apostolato eucaristico, cambiare la divozione eucaristica, la Visita eucaristica in apostolato eucaristico. Questo moltiplica ancora il merito. E per questo Gesù vi guarderà con compiacenza, abbonderà sempre più in grazie.
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Oh, il modo di cambiare la Visita, e in generale, tutta la pietà eucaristica, in apostolato, qual è?
Non farlo solo per noi, ma farlo per le anime che stanno a cuore a Gesù, che stanno a cuore a noi, per le anime che si trovano in bisogno, rappresentando queste anime a Dio.
Oh, essendo adoratrici per ufficio, in un modo largo voi rappresentate le anime del mondo, se ci mettete questa intenzione, presso Gesù, presso l'altare; ecco.
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Quando arrivano due suore in chiesa, vestite con il loro abito azzurro e rimangono là in adorazione, la comunità può essere sparsa nella casa o anche in parte fuori casa: vi è chi sta al laboratorio, vi è chi sta in cucina, forse è l'ora del pranzo, sono a tavola le suore, ma le due suore rappresentan la comunità. La comunità, per mezzo di queste due suore, sta in adorazione.
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Ora, avendo questo ufficio di adoratrici nella Chiesa di Dio, rappresentate tutta la Chiesa di Dio: e i fanciulli e gli uomini, e le giovani e le donne, i governanti, gli insegnanti, gli artisti, i contadini, gli operai, rappresentate lo stesso clero, innanzi al Santissimo Sacramento. E allora, porgere adorazioni per tutti, ringraziamento per tutti, soddisfazione per tutti, supplica per tutti. Sentirvi in dignità, sentirvi destinate a rappresentare la cristianità, non solo, ma l'umanità intiera, innanzi al Signore.
Gesù è abbandonato, si trova tante ore solitario in chiesa? senza che nessuno vi pensi, con la sola compagnia della lampada? Ma vi è in quella cappella, in quella chiesa, un gruppo di Pie Discepole che fa l'adorazione per obbligo, per tutti, per ufficio. Notando bene che è espresso nelle Costituzioni che si fa proprio per i mezzi moderni di bene e si fa proprio per soddisfare ai peccati che si commettono coi mezzi moderni; sì.
In particolare voi, poi, lo sapete come siete nate e quale fu lo spirito che vi è stato infuso e che è consacrato dalle Costituzioni.
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Apostolato eucaristico significa: adorar per tutti. L'umanità nega il culto dovuto a Gesù Cristo, Uomo-Dio, Gesù Cristo, Figlio di Dio incarnato, nostro Maestro. Salvatore, sacerdote e vittima? Ecco, allora, vi è chi ripara a questo. Quando i sacerdoti dicono il Breviario, non pregano individualmente, ma pregano a nome della Chiesa e rappresentano allora la Chiesa presso Dio. Fanno sulla terra un coro di preghiera che corrisponde al coro di lodi che innalzano a Dio, Uno e Trino, gli angioli e i santi in paradiso.
Così voi [dovete] presentare questa adorazione. Riconoscere Dio, riconoscere il mondo che è opera del Figlio di Dio: «omnia per ipsum facta sunt»1. Riconoscere che egli ha rivelato al mondo verità altissime, che è il Maestro, che è il Sacerdote, che è la Vittima. Adorarlo per tutti.
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Intendendo anche di offrirgli gli omaggi e il ringraziamento di tutte le creature. Tanti ricevono benefici e non ringraziano. Ecco, però, che se nove non si presentano a ringraziare il Signore, vi è quell'uno, vi è quell'una che viene a mettersi ai piedi del Salvatore e dà gloria a Dio, Dio misericordioso1. «Vere dignum et justum est, aequum et salutare nos tibi semper et ubique gratias agere»2.
Oh, questo è valorizzato anche da un'altra cosa. Vi sono quelle che adorano in Giappone e vi sono quelle che adorano in Cile e quelle che adorano negli Stati Uniti e quelle che adorano in Spagna, ecc., da tante parti si innalzano a Dio, a Gesù Cristo, presente nella Santissima Eucaristia, le medesime lodi. Non siete disgiunte, formate un corpo solo. Se lo spazio separa, non disgiunge, non disgiunge affatto, perché se voi fate un apostolato qui, supponiamo l'apostolato liturgico, e lo fanno anche, questo apostolato liturgico, in Australia, si è uni[te]: la lontananza non disgiunge. Come è bello questo e quanto è desiderabile il giorno in cui vi sia un gruppo di Pie Discepole in ogni Nazione a rappresentare le Nazioni presso il tabernacolo, presso il Maestro Divino! E' apostolato, quindi.
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Poi, è apostolato, e si capisce anche, forse, più facilmente, in quanto si ripara. Quindi si paga il debito che ha l'umanità presso il Signore.
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E poi si sente ancora di più che è apostolato, quando si pensa che si intercede per tutti.
Si loda il cielo, e la preghiera audacemente sale a Dio. Si prega per [il] purgatorio e si ha un apostolato per le anime purganti. Si prega per il clero, si prega per il Papa, per la Chiesa intiera, si prega per gli eretici, scismatici, per i pagani, per tutti quelli che ancora non conoscono la redenzione, ecco un grande apostolato. E si dice a Gesù che accetti quelle preghiere e ne distribuisca il frutto alle anime che gli sono care in qualunque parte della terra ci siano.
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Cambiare la pietà eucaristica in apostolato eucaristico. Per questo, ripeto, non è una scelta che dobbiate fare, oppure non è un consiglio che vi venga dato, no, la vostra parte è stabilita nelle Costituzioni, e uniformar la vita secondo le Costituzioni, si estende anche qui, anzi qui, si potrebbe dire, che ha la radice poiché l'apostolato eucaristico è il primo fra i vostri tre apostolati, il quale apostolato eucaristico è anche come l'anima degli altri apostolati. Dunque, cambiare le adorazioni in apostolato eucaristico.
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Ma si dirà: le nostre preghiere, verranno ascoltate? Ma voi rappresentate tutto il mondo e la Chiesa, davanti a Gesù, mica per elezione, ma perché destinate a questo ufficio.
E altro è uno che voglia trattare col Re di qualche cosa, così come un privato, altro è il ministro che si presenta al Re e dice: «bisogna che facciamo questo, bisogna che disponiate in quel luogo»; perché lui è l'incaricato di guardare quella particolare zona o quel particolare bisogno della Nazione. Quindi, la vostra preghiera di lode, [di] ringraziamento, di supplica, è una preghiera che viene ascoltata. Non sempre, anzi, moltissime volte, il più delle volte, non si vede il frutto. Ma noi sappiamo che siamo un corpo mistico, corpo mistico della Chiesa. Quando si mette in bocca un po' di pane, non possiamo dire se questo pane andrà a fortificare il piede o a fortificare la mano o a rafforzare il cuore, sappiamo però che esso porterà frutto al corpo, frutto di salute nel corpo. In questo mirabile dogma della comunione dei santi, noi dobbiam sentire tanta consolazione. Il Signore manderà il frutto a quelle anime che ne hanno bisogno.
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E allora, ogni comunità di Pie Discepole compie il suo grande apostolato eucaristico. Ecco perché dicevo che bisogna ringraziare tanto il Signore. E' un apostolato che si compie silenziosamente, quindi è facile; è un apostolato che si compie nella casa, raccolte innanzi all'altare, quindi lontane dalle divagazioni del mondo; è un apostolato che in sé vi piacerà sempre di più, perché poco per volta l'anima viene a stabilirsi in una comunicazione più intima con Gesù; gli parlerà e lo sentirà e riceverà in abbondanza da Gesù.
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Come dico, questa è la vita di preparazione al cielo. Ora, «praestet fides supplementum sensuum defectui»1: la fede supplisca al difetto, all'insufficienza dei sensi che non possono vedere Gesù, ma un giorno tutto sarà svelato. Oh, preparazione, quindi, alla visione beatifica.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Esercizi Spirituali (ottobre 1956) alle Pie Discepole del Divin Maestro Roma, Via Portuense 739, 10 ottobre 1956 *
* (1) Nastro 8/d (= cassetta 19/b). - Per la datazione, cfr. PM: «Il Papa parlando di Innocenzo XI... (cfr. PM c561). «Diciamo qualche cosa dell'apostolato eucaristico» (cfr. PM in c599). - dAS (cfr. c561 e anche PM in c599).

2 Cfr. Mt 18,3.

1 Cfr. Ef 5,30 e passim.

1 Confr. Gv 14,6.

2 Formula della professione religiosa delle PD, Cost. (1948), art. 89.

1 Gv 1,3.

1 Cfr. Lc 17,11-18.

2 Missale Romanum, Ordo Missae, Inizio del Prefazio.

1 Inno «Pange lingua» : Liber Usualis, in Festo Corporis Christi, Hymn. in II Vesperis, p. 958.