Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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23-LA LEGGE NATURALE1*
La vita è un gran dono di Dio, sia la vita umana come la vita cristiana, come la vita religiosa e come la vita della Pia Discepola. Anche il prolungamento della vita è un gran dono e voi sperate di avere altro tempo di vita e il Signore lo conceda per la sua misericordia. Un altro tempo di vita sarà un aumento pure di grazia e di misericordia concesso perché guadagniamo ancora dei meriti; secondo, perché facciam penitenza del passato; terzo, perché noi operiamo del bene nell'apostolato a favore delle anime e della Chiesa. Anche sant'Agostino dice che ogni peccatore che continua a vivere o è lasciato in questo mondo per fare esercitar la pazienza agli altri, come erano i persecutori contro i cristiani, oppure perché esso si converta e viva, si salvi2.
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Vi sono persone che tramandano sempre la loro conversione, il loro dono pieno al Signore. Non abusarne perché può essere che il filo della nostra esistenza venga tagliato; «dum adhuc ordirer succidit me» 1. Mentre io facevo ancor dei progetti, pensavo al futuro, ecco il Signore mi ha lasciato come deluso, ha troncato il filo della mia vita. Alle volte le forze della natura dicono al Signore: «ut quid [etiam] terram occupat?» 2. Perché ancora questa pianta che non dà frutti è lasciata lì a occupare un terreno che potrebbe servire per altre piante che darebbero frutto? «succide ergo illam» 3. Tagliala dunque questa pianta.
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Ma questa mattina abbiamo da riflettere di nuovo sopra quel pensiero già detto, quello che, qualche volta, vien ripetuto in una maniera un poco larga, viene detto quasi di passaggio. Prima dei doveri della vita religiosa e dei doveri della vita di Pia Discepola vi è l'osservanza dei comandamenti, abbiamo notato questa mattina, e la parola che quasi non si osa pronunziare sarebbe questa: facendo i voti si dimenticherebbero i comandamenti? Qualche volta avviene questo.
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Avevo scritto una circolare in preparazione agli Esercizi proprio in questo senso e poi non l'ho spedita. Mi son trattenuto per timore di scoraggiare qualcheduno. E' vero: comandamenti quasi dimenticati per compiere quello che sembra piuttosto di consiglio.
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I consigli, sono tanti i consigli evangelici, una decina almeno, ma specialmente sono tre: povertà perfetta, castità perfetta, obbedienza perfetta e, se già si osservano questi tre consigli, implicitamente anche gli altri vengono osservati. E di più, se si osservano bene, c'è da confidare che si osservino anche i precetti, i comandamenti che sono più gravi. Il consiglio è un consiglio, è per... ma il comandamento è imposto sotto pena di peccato grave, secondo la materia, secondo il consenso anche grave. I consigli sono un perfezionamento dei comandamenti e quindi i dieci consigli principali che abbiamo nel Vangelo, ciascheduno perfeziona l'osservanza di un comandamento.
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E vediamo un momento. Il primo comandamento ordina di pregare: riconoscere Iddio, nostro creatore; riconoscere Iddio, nostro fine; riconoscere Iddio, nostro Padrone supremo e prestargli il culto che gli è dovuto, che merita. Pregare. Quindi il precetto della preghiera, l'ossequio a Dio, la riparazione dei peccati commessi, la supplica per avere grazie e vivere bene, ancorché non ci fossero i voti e neppure il battesimo; sono sempre più gravi i precetti naturali dei comandamenti che non i precetti divini imposti al cristiano e che non i precetti della Chiesa e che non i santi... i consigli evangelici, per sé, perché se i consigli evangelici divengono voti, allora l'osservanza dei voti divien di legge naturale.
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Secondo comandamento. Quando si comincia a dubitare sui voti, sulla perseveranza nella vita religiosa, si pecca contro il secondo comandamento. Il voto poteva non farsi, ma una volta che è fatto, esso obbliga, e obbliga non soltanto per la virtù che si praticherebbe, ma ancora per la virtù della religione. Quindi l'esame di coscienza sopra l'osservanza dei voti: povertà, castità, obbedienza e poi quello che è implicito nei voti, perché i voti sono un mezzo per praticare la virtù, un mezzo; la virtù è più estesa del voto stesso. Poche volte si pecca gravemente contro l'obbedienza, come voto, ma come virtù si può peccare dal mattino, quando uno tarda [ad] alzarsi, fino alla sera quando tarda [ad] andare a dormire. La virtù.
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Il terzo comandamento ci ordina di santificar le feste, cioè, come precetto naturale dobbiamo dare a Dio qualche tempo consacrato a lui nella preghiera, nella preghiera che può essere adorazione, ringraziamento, soddisfazione o supplica; può esser l'offerta di doni; può esser l'offerta di noi stessi, preghiera. Particolarmente la domenica, si capisce, perché secondo la rivelazione, secondo la legge della Chiesa, questo tempo da dare a Dio è precisato nella osservanza della festa della domenica e allora abbiamo da pensare se alla domenica noii compiamo più opere buone, se la domenica preghiamo meglio e magari se alla domenica suppliamo a quello che è potuto mancare nel corso della settimana. Forse nell'adorazione o per altre ragioni si è stati impegnati, magari in viaggio, magari poco in salute, magari con una occupazione soverchia. La domenica deve essere tutta per onorare Iddio e per compiere opere di bontà, di carità, di pietà verso il prossimo. Perciò la domenica sempre serena, è lì che noi ci comportiamo veramente come figli di Dio, nella casa paterna e perciò i canti sacri, le cerimonie e tutto quello che alla domenica si fa per servizio di Dio come parte del culto, fatto più bene. Ah, un giorno speciale.
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Il quarto comandamento ci impegna all'obbedienza. Come comandamento esso ha una parte che impone qualche cosa e una parte che proibisce qualche cosa. Ma il quarto comandamento bene osservato è preparazione al voto dell'obbedienza. Ma se una si mostra obbediente esteriormente e magari cerca di attirarsi la benevolenza di chi guida, soltanto per fine umano, non fa la vera obbedienza, quella ordinata dal quarto comandamento. Obbediente in piccole cose, alle volte, e poi nelle cose fondamentali, no. Cambiare il posto, l'ufficio, ad esempio, stare in quella determinata condizione, sopportare i mali che ci travagliano, e son tutti compimento della volontà di Dio: «Il mio cibo è di far la volontà del Padre celeste che mi ha mandato» 1. E la rivolta contro la volontà di Dio è contraria al quarto comandamento.
Persone che nella vita religiosa, negli Istituti, praticano le parti accidentali, quasi: l'abito fatto così, il modo di fare a tavola o di parlare con le Madri, oppure certi atteggiamenti. E poi, la sostanza? dove il fondamento? I comandamenti sono sempre la legge più importante.
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Nel quinto comandamento ci si ordina di praticar la carità e si proibisce di offendere il prossimo nella sua fama o nella sua persona. E allora la pratica della carità. Vi sono persone le quali sono molto delicate nella carità: sanno capire, sanno interpretare, amano la vita comune. E vi sono persone che non osservano il quinto comandamento, perché hanno sospetti, hanno giudizi temerari, mettono la discordia, fanno sempre eccezione e, se è ordinato questo, vogliono il contrario; e perché hanno messo un confessore vanno dall'altro, quel tale; poi hanno messo il tale, vanno dal primo, bisogna sempre che facciano al contrario. E i comandamenti? Ma è ordinato proprio di andar da quel lì? E' ordinato di osservar la vita comune e di osservar la carità, cioè di uniformarsi.
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Occorre che ci siano i comandamenti, in primo luogo: sospetti, giudizi temerari, critiche, divisioni nelle Case, son contro i comandamenti. E come contro i comandamenti? Non è un consiglio questo? Oh, no! non soltanto un consiglio. Il consiglio è il perfezionamento del comandamento. Ma quando si vive in società, è una legge naturale di vivere bene nella società e cioè, di rispettare i diritti delle altre sorelle, i diritti di portare il contributo di letizia, di buon andamento nella comunità, è di legge naturale, perché l'uomo è socievole. Quella figliuola poteva non sposarsi, ma una volta che entra in società, nella società coniugale, ha dei doveri verso suo marito che son di legge naturale. Quindi i comandamenti. Non confondere. Troppo spesso si crede di solamente offendere quello che è consiglio. Allora, quel che è consiglio - dicono - non obbliga sotto pena di peccato e quel che è comandamento lo dimenticano. E come si fa? Si vive come non fossimo figli di Dio e non avessimo alcuna religione, perché la prima religione è la religione naturale.
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Poi viene la castità, il sesto comandamento, il quale è pure di legge naturale. Si capisce che si applica diversamente alla persona che è celibe o diversamente alla persona che è coniugata, diversamente alla religiosa; ma in fondo c'è l'obbligo di vivere castamente, ciascheduno secondo la propria posizione, secondo la vita scelta. E le amicizie particolari, il voler solamente bene a una, guardar le altre con l'occhio sinistro, e...? e queste cose son contro i comandamenti, il sesto comandamento, le simpatie come le antipatie; le libertà che si usano sopra certi punti, magari individualmente... e poi tutto quello che riguarda la custodia degli occhi, l'evitare le occasioni, la custodia della fantasia, del cuore e della mente, sono di legge naturale, naturale. Soltanto aver cura di portar l'abito religioso in quelle determinate forme... e la Chiesa vuol l'abito religioso appunto perché ci si guardi da certi pericoli e l'abito sia come una difesa... Ma quello è un mezzo, però in fondo c'è la legge naturale, c'è la legge naturale, la quale è ordinata a osservare la castità secondo il proprio stato, la propria posizione; sì.
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Poi il settimo comandamento ordina di aver rispetto alla roba altrui e proibisce di rubare. Non è che sia solamente contro il voto distribuir roba ai parenti e appropriarsi le cose senza il permesso, ecc. E' contro la legge naturale, perché vivendo in società, dobbiam dar tutto alla società come è stabilito. Le Costituzioni hanno poco di consiglio, pochissimo. Contengono le leggi naturali e le leggi canoniche che già obbligano ancorché non religiosi e, se poi si è religiosi, vi sono ancora i canoni che riguardano la vita religiosa.
Quando si è fatto il voto, ma si è di un'altra famiglia, è quella che si deve curare e guardare, si è entrati nella società: le Congregazioni, come gli Ordini religiosi, son tutte società. «Congregavit nos amor unus» 1. Congregazione. Ma questo è di consiglio, quello è di consiglio. E non confondere. Vi sono tante cose che son di diritto naturale, di dovere naturale, appartengono alla religione naturale la quale è sempre la prima, superiore anche alla legge evangelica: «Prendete e mangiate, questo è il mio corpo» 2. Superiore alla legge ecclesiastica: fate Pasqua, ricevete Gesù almeno una volta l'anno.
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Allora abbiamo l'ottavo comandamento che comanda di dire la verità. E qui, di legge religiosa c'è poco, è tutto di legge naturale, quindi: l'esser schiette, sincere, rispettare la roba altrui, e non aver la pretesa di aiutare l'Istituto sottraendo agli altri, in qualche maniera, da furbi; quello è proprio andare contro la legge naturale. No, bisogna, in primo luogo, osservare la legge naturale. Poi essere schietti e aperti in quella misura che è sufficiente, appartiene proprio all'ottavo comandamento.
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La santificazione, poi, interna dei pensieri e dei sentimenti che è inculcata nel nono e nel decimo comandamento, anch'essa è di legge naturale, perché non dobbiamo solamente portare a Dio l'esterno o fargli il dono; anche Caino faceva qualche dono al Signore, ma il suo cuore non amava il Signore. E invece Abele faceva il suo dono al Signore, ma per amore del Signore. E quindi, l'amore al Signore è prima1.
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Ora ecco la conclusione. Vogliamo essere persone rette, persone oneste, persone in regola con Dio? Prima la legge naturale dei comandamenti, perciò il primo esame di coscienza sopra i comandamenti. Secondo, non accogliere nella vita religiosa chi non fa già questo: l'osservanza dei comandamenti. Quando sono persone che non amano il lavoro, persone che in famiglia non sono obbedienti, che non hanno bontà, carità verso il prossimo, non hanno socievolezza, hanno carattere infelice, quando non sono sincere, tutte quelle cose lì escludono dalla vita religiosa. E se protesteranno che hanno vocazione? Ma che cosa pensano che sia la vocazione? La vocazione c'è quando c'è già tutta la osservanza della legge naturale e si vuol qualche cosa di meglio. Ma non si può dare il bianco al muro se non c'è il muro. Si dà il bianco all'aria?
Allora, prima la legge naturale. Si osservi bene per non aver sorprese dopo, questo. E quante sorprese possono verificarsi! E' vero che tante volte la vocazione c'era, la disposizione c'era, ma poi dopo non si è corrisposto alla grazia, in seguito.
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Inoltre abbiamo ancora da vedere d'istruire sempre in maniera giusta, secondo la teologia, nei catechismi, specialmente in domenica. Alle volte si è scrupolose sopra del digiuno, ecco. Si fa tanto bene il digiuno come è prescritto dalla Chiesa, ma poi dopo si son mangiate le bugie, si sono mangiati i peccati, c'è l'acredine contro la sorella, altro che il digiuno! Sì, è legge naturale, molto più grave.
Istruire bene le persone che entrano in Congregazione. Oh! E per l'osservanza della legge naturale ci sono anche le grazie; e per l'osservanza della legge naturale vi è anche il primo e principale premio. Poi il premio può essere più grande se osserviamo bene la legge cristiana, la legge religiosa, la legge della Pia Discepola, se si osserva bene. Ma, in primo luogo, sempre i comandamenti, dappertutto i comandamenti.
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Ci benedica il Signore e ci illumini perché ragioniamo sempre bene qui sopra, e perché pensiamo sempre rettamente e perché teniamo il cuore a posto e perché noi operiamo, in primo luogo, nella rettitudine, nell'osservanza dei comandamenti. Grande cosa, questa: dopo i voti non si dimentichino i comandamenti che sono la prima cosa, la prima cosa; ecco. Gesù ci benedica tutti.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Esercizi Spirituali (14-21 giugno 1956) alle Superiore Pie Discepole del Divin Maestro Roma, Via Portuense 739, 15 giugno 1956 *
* (1) Nastro 5/c (= cassetta 12/a). - Per la datazione, cfr. PM: «...prima dei doveri della vita religiosa... vi è l'osservanza dei comandamenti, abbiamo notato questa mattina» . (Cfr. PM in c311). - dAS e dAC (cfr. c311).

2 S. AGOSTINO, De catechizandis rudibus, XIX, 32, in PL 40, 334.

1 Is 38,12.

2 Lc. 13,7.

3 Ib.

1 Gv. 4,34.

1 Liber Usualis, Feria V in Cena Domini, de Missa solemni vespertina, ad Mandatum, ant. «Ubi caritas» , p. 675.

2 Mt 26,26.

1 Cf. Gn. 4,4.