Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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26-RISURREZIONE E GIUDIZIO UNIVERSALE1*
....Erode e i sacerdoti ebrei che lo fanno condannare, ecco. E Gesù che porta la croce e subisce la condanna che spettava a noi. Ma allora, non vi sarà più giustizia? Sì, la giustizia ci sarà.
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Per giungere al cielo, abbiamo veduto, ieri, due passi: la morte e il giudizio particolare. Allora, ancora stamattina due altri passi abbiam da considerare e cioè: la risurrezione finale e il giudizio universale.
Non guardiamo alle cose che appaiono, quelle che si mostrano, dice san Paolo, ma guardate quello che non si vede1. E cioè, non guardate a quello che succede sulla terra, dove la virtù non è riconosciuta e dove spesso il difetto, il vizio, la prepotenza, ecc. vincono, dominano. Guardate quello che è in realtà e che si compirà sicuramente, sebbene oggi non si veda.
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La risurrezione della carne è uno dei dogmi fondamentali. Perché il Signore aveva creato Adamo fornito di molti doni, privilegi, il centrale era la grazia di Dio, dono soprannaturale; e poi doni integranti che sono: la immortalità, la scienza infusa, l'integrità, ecc. L'uomo, dopo che avesse subito una prova di fedeltà a Dio, sarebbe stato posto in una condizione di felicità, ma: «qualunque giorno mangerete questo frutto, voi perirete». E in realtà è stato così. Eva cedette al demonio e indusse al peccato anche Adamo e la condanna minacciata venne applicata. Quel giorno in cui Adamo ed Eva videro la salma del loro figlio Abele, compresero che cosa era la morte, la morte che fece scempio di quel corpo che essi tanto avevano amato e che era frutto del loro amore. «Qualunque giorno mangerete il frutto che vi è stato vietato, perirete» 1.
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Però Gesù Cristo è venuto a restaurare e riparare. Restaurare l'uomo nella sua primitiva grandezza come era stato creato da Dio che era «simul condens naturam et infundens gratiam». Riparare. E riparò abbondantemente: alla scienza che venne a mancare ad Adamo e ai nostri progenitori e agli uomini, in generale, sostituì la scienza divina, la fede, verità soprannaturale, e rivelò i misteri. E alle debolezze dell'uomo caduto, e quindi l'uomo che soffre la lotta interna delle passioni, provvide con l'istituzione dei sacramenti, specialmente con l'Eucarestia per cui un uomo si trova in condizioni, sotto aspetti, parecchi aspetti, in condizioni migliori di prima, poiché prima non vi era l'Eucarestia.
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E quanto alla morte, come provvide, come riparò il peccato di Adamo? Gesù volle egli stesso morire e volle che l'uomo subisse questo castigo della morte. Tutti moriamo. Però, come riparò, allora? Col dogma della risurrezione, ecco, si indica come riparò: la risurrezione finale, la risurrezione della carne. L'uomo tornerà a ricomporsi, poiché il peccato è la scomposizione, la separazione, cioè, dell'anima dal corpo. Si dice morte appunto perché separazione dell'anima dal corpo, ma si ricomporrà nel giorno della risurrezione finale, quando gli angeli intimeranno ai morti, rivolgendosi alle quattro parti del mondo: «Sorgete e venite al giudizio» 1.
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Ma seguendo san Paolo: quale diversità tra uomo e uomo, allora1. Adesso, chi vive in peccato e chi vive in grazia poco si distinguono all'esterno. Sì, si nota qualche cosa, e coloro che hanno spirito soprannaturale, delicatezza di coscienza e buon intendimento, qualche cosa intravedono di diversità anche nell'esterno, nel comportamento, sul viso stesso, tra chi è in peccato e chi vive in grazia di Dio. Si nota tanto bene questo nelle regioni dove domina ancora il paganesimo; anche solo il battesimo produce qualche cosa che differenzia l'uomo battezzato da colui che non ha ricevuto il battesimo. Vi è qualche cosa che è il riflesso dell'anima, il riflesso dell'anima sul corpo, poiché sempre, secondo la filosofia e la teologia, vi è un riflesso di beni nella relazione tra l'anima e il corpo, come vi è un riflesso di mali, un influsso. Si risorgerà, quindi, molto diversi l'uno dall'altro. E cioè, colui che è salvo, come risorgerà? Ornato delle doti e dei privilegi di Gesù Cristo medesimo risuscitato. E' segnato sul suo corpo con le virtù e gli atti meritori e il bene compiuto in vita. Segnato, sugli occhi, segnato sulla lingua, segnato sulla bocca, segnato su tutto il corpo, su tutto il tatto, segnato sull'odorato, segnato sopra l'udito, si rifletterà all'esterno ciò che l'uomo è stato nell'interno e ciò che è. E' l'uomo, allora, che sarà destinato alla gloria celeste tutto insieme, come già prima godeva la gloria celeste, l'anima salva.
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E il corpo, invece, dei dannati sarà brutto, deforme, puzzolente, segnato da tutti i vizi e i peccati e i difetti commessi volontari e sarà uno spettacolo veramente ributtante: l'ambizione, la disonestà, il furto, l'orgoglio, le invidie segrete, la pigrizia, ecco, tutto si rifletterà sul corpo. «Omnes quidem resurgemus - dice san Paolo - sed non omnes immutabimur» 1. E per spiegare più brevemente e in modo più semplice: il corpo degli eletti sarà mutato, cioè da mortale come è adesso, passibile, diviene immortale, impassibile. Il corpo, invece, dei dannati risorge per non morire, ma per morire continuamente, cioè soffrire dolori di morte, per ardere nell'inferno: «non omnes immutabimur». Non è diventato impassibile.
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E tutti gli uomini risorti si avvieranno verso un posto fissato dall'onnipotenza e dalla sapienza di Dio, si raccoglieranno per subire un ultimo giudizio. Pensiamo alla immensa quantità di uomini che furono già sulla terra e che sono attualmente e quelli che ancora saranno. Che spettacolo! Si vedrà, in quel giorno, la onnipotenza di Dio.
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In questa settimana, assistendo a un moribondo, sentivo che diceva, uomo di fede: «Il Signore ha tanti figli, ha tante figlie, ma ne trova tanti che son testoni» (voleva dire, tanti che son duri di testa). «Io spero di essermi sempre arreso alla volontà di Dio». E aveva più di 80 anni. Che testimonio consolante della propria coscienza, questo!
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Ognuno porterà, a quell'incontro di tutta l'umanità, quanto di bene ha fatto e quanto di male ha fatto. Tutto. Perché questo è proprio della sapienza di Dio e della sua giustizia e della sua misericordia. La divisione fra i buoni e i cattivi, quello che è descritto nel Vangelo e cioè: saranno separati la madre dalla figlia, avverrà questo spettacolo; il fratello dal fratello. Avverrà questo spettacolo: l'uno a destra e l'altro a sinistra1.
Quello che ci fa riflettere di più si è che non tutte le persone consacrate a Dio saranno alla destra; ve ne saranno a sinistra con a capo Giuda. Il Manzoni descrive la monaca di Monza. E che cosa dice?... Oh, cose pietose. Ma tanto è l'orgoglio, l'invidia, quando travagliano e dominano un'anima, non c'è più confine, non si sa che cosa si possa aspettare.
E quando l'amore di Dio, lo spirito di fede dominano un'anima, vedrete sempre progressi mirabili, nella pazienza, nella bontà, nel sacrificio quotidiano, crescono di virtù in virtù: «ibunt de virtute in virtutem» - dice la Scrittura2.
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Certo è meglio un buon secolare che un cattivo religioso, che una cattiva religiosa; una buona madre di famiglia, che non una religiosa non osservante.
Certamente. Perciò, ogni volta che qualcheduna mostra di aver più le doti per la vita di famiglia che non per la vita religiosa, è una grande carità che si fa invitandola a prendere una strada che è conforme alle disposizioni, alle attitudini, alle inclinazioni, alla volontà di Dio.
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E si farà la manifestazione delle coscienze. Tutto il bene fatto verrà messo in mostra. Tutto il male fatto verrà messo in mostra. Tutti gli altri conosceranno ciò che abbiam fatto ciascheduno di noi, di bene; ciò che abbiamo, ciascheduno di noi, fatto di male, anche le cose più occulte, le virtù che si dissimulavano per non esser lodati, perché non fossero riconosciute per non perdere il merito, l'amore interno, lo spirito di fede. Saranno specialmente le cose interne che verranno manifestate: l'umiltà del cuore, lo spirito di fede, la generosità con Dio, la bontà con tutti: «Imparate da me che son mansueto ed umile di cuore» (1). Quelli che saranno diventati simili a Gesù nel loro interno, nel loro cuore.
E si manifesteranno i peccati, in primo luogo, interni: i sette vizi capitali che sono sempre prima dentro che fuori, come tutti gli altri peccati che non chiamiamo capitali, ma che son conseguenze dei vizi capitali: la curiosità, l'orgoglio, gli attaccamenti, l'amor proprio, ecc. Tutto sarà messo in vista. E che cosa dire, poi, dei peccati brutti? i pensieri contro la purezza, i desiderii, le simpatie, le antipatie? Tutto sarà manifestato... Quindi, in primo luogo, l'interno.
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Secondo, le cose fatte nell'occulto e cioè o di notte o quando si era soli. Verrà proprio pubblicato specialmente questo: che si è cercato di nascondere agli uomini, specialmente se si fosse anche arrivati a nasconderlo al confessore.
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E verrà manifestato, in terzo luogo, tutto quello che riguarda la carità, perché il giudizio universale è un giudizio di carattere sociale, mentre che il giudizio particolare è un giudizio di carattere individuale. La carità. La carità e la giustizia che si è praticata con gli altri. La carità e la giustizia che si è praticata verso le persone vicine, in comunità anche. Ha un carattere sociale, altrimenti non sarebbe giustificato per la parte che riguarda gli uomini. E questo carattere sociale va anche considerato rispetto a Dio, rispetto a Gesù Cristo, rispetto alla Chiesa. In quel giorno sarà glorificato Iddio, sarà glorificato, giustificato Gesù Cristo; sarà glorificata e giustificata la Chiesa nella sua attività, e i ministri, i fedeli che nella Chiesa hanno operato bene, poiché sarà il giorno della piena verità e della piena giustizia e sarà la glorificazione eterna della bontà di Dio, della misericordia di Gesù Cristo, della sua redenzione e della attività della Chiesa, che è il Corpo mistico di Gesù Cristo.
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E Iddio darà la sentenza, infatti. Gesù Cristo, esecutore della volontà di Dio, Gesù Cristo a cui fu dato ogni giudizio dal Padre, pronuncerà la sentenza a nome del Padre celeste e la sentenza ispirata proprio a questi motivi di carità: «Avevo fame e mi avete dato da mangiare; avevo sete e mi avete dato da bere; ero ignudo, mi avete ricoperto; ero infermo, mi avete visitato; ero in carcere, siete venuti a me, mi avete consolato, ecc. E tutto quello e ogni volta che quello avete fatto per il fratello, fosse pure il minimo, l'avete fatto a me». Perciò: «Venite, o benedetti, nel regno del Padre mio». E al contrario: «Avevo fame, non mi avete dato da mangiare; avevo sete, non mi avete dato da bere, ecc.». - «Ma quando è successo questo, che ti abbiam veduto affamato e non ti abbiam portato da mangiare?». - «Ogni volta che l'avete negato al fratello, l'avete negato a me. Andate, dunque, o maledetti, nel fuoco eterno» 1.
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Se il Signore, adesso, concedesse la grazia a noi di entrar proprio nella verità e conoscere bene cosa siamo, quali sono le virtù che abbiamo e quali sono i difetti che abbiamo! L'amor proprio copre tante cose, ci fa vedere retto ciò che non è retto; santo quel che è difettoso. Domandiamo questa grazia allo Spirito Santo di una gran luce: «fac ut videam» 1: che io veda. E allora, quante confessioni più ben fatte ci sarebbero. Confessioni che son conversioni. Temiamo molto le confessioni non ben fatte, o nulle, o fatte male, perché non abbastanza facciamo l'esame di coscienza, perché non abbastanza ci eccitiamo al pentimento, perché non portiamo i propositi di una vera conversione. O vogliam portar tutto il male al giudizio di Dio? - «Ma tanto l'ho già fatto», dirà qualcheduno. Sì, ma si vedrà che fu sbaglio, ma ci fu la riparazione. Ma se ci fu sol lo sbaglio e non ci fu la riparazione?
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Pietro cadde, ma pianse tutta la vita, riparò con tanto amore quello che aveva, in quella notte, commesso per debolezza. E quelle sue lacrime saranno tante gemme che orneranno la sua fronte. Sì. Se anche il peccato sarà ricordato, sarà per glorificare Gesù Cristo, che ha versato il suo sangue per la nostra salvezza, e per glorificare l'anima che ha fatto vita penitente, avendo perduto l'innocenza, e non potendo più entrare per la via della innocenza in paradiso, vuole entrare per via della penitenza.
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La conclusione quindi, soprattutto, per la confessione, oggi. Confessioni ben fatte. Non scrupoli, ma verità; non delle promesse vaghe, ma delle promesse ferme, precise. Non un dolore superficiale, tanto per far tacere i rimorsi della coscienza, ma un dolore che sia il più forte dei dolori che se possiamo sentir nella vita anche quando fossimo gravemente malati e tormentati in notti intiere. E si piangono tante sciocchezze e si sta, alle volte, imbronciati, oppure lacrimanti per tante sciocchezze che sono ancor misericordia di Dio, tante volte; ma non si mettono granché di lacrime sopra i peccati che sono il vero male. L'unico vero male è il peccato; il resto non è male, è prova, sarà anche sofferenza, ma tutto per la nostra santificazione. Misericordia di Dio, quindi.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Esercizi Spirituali (14-21 giugno 1956) alle Superiore Pie Discepole del Divin Maestro Roma, Via Portuense 739, 17 giugno 1956 *
* (1) Nastro 6/a (= cassetta 13/b). - Per la datazione, cfr. PM: «Abbiamo veduto ieri, due parti: la morte e il giudizio particolare» (cfr. c348 e c366). «Stamattina... la risurrezione finale e il giudizio universale» . - dAS, 17/6/1956: «Verso le 5 va [il PM] in via Portuense a predicare gli Esercizi alle PD. Alle 15 va nuovamente in via Portuense in Casa Generalizia PD» . - dAC: «Terzo giorno (17/6). Prima meditazione: La nostra vera vita è in cielo...; seconda meditazione: Paradiso» .

1 2 Cor 4,18.

1 Cfr. Gn 2,17.

1 Mt 24,31.

1 Cfr. 1 Cor 15,41.

1 1 Cor 15,51.

1 Cfr. Mt 25,32-33.

2 Sal 83,8.

1 Cfr. Mt 25,35 ss.

1 Lc 18,41.