Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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6. RIFLESSIONI SULLA MORTE*

[Durante gli Esercizi] raccogliere i frutti del lavoro che si è compiuto, ricavare dalle meditazioni ed esami di coscienza i propositi necessari al lavoro spirituale da adesso fino al prossimo corso. Non solo il proposito, ma [farsi] anche una visione un po' chiara di tutti i bisogni che ha l'anima nostra, quindi un programma con altrettanti punti che riguardano la santificazione della mente, volontà, cuore, i santi voti, la pietà, l'apostolato, la vita comune, in modo da aver chiaro davanti, tutto il complesso di bisogni spirituali dell'anima. In esso, in modo particolare, è da tenere presente l'unità dell'Istituto, il suo programma spirituale, il numero delle persone e l'attività di apostolato. Quindi nelle varie situazioni, prendere dall'Istituto l'indirizzo particolare che esso ha.
L'Istituto ha in sé tutti i mezzi per la santificazione. Uniamoci al Maestro divino il quale dopo l'ultima Cena domandò al Padre particolarmente: «Ut unum sint»1, che gli Apostoli fossero una cosa sola, una mente sola, un programma solo, un indirizzo unico sotto l'autorità di Pietro, uniti a lui nella missione che Gesù Cristo aveva predicato.
Immaginiamo la nostra fine tirandone le conseguenze.
Immaginare che sia giunta per noi l'ultima nostra malattia, se pure non si morirà di morte improvvisa perché se accadesse questo, si deve essere già e più preparati. Immaginiamoci sul letto del dolore, travagliati nel corpo dalle varie sofferenze e assaliti internamente da pensieri forse di sconforto, di disperazione, di scoraggiamento, e forse da pensieri di compiacenza. Che cosa penseremo? Alla nostra vita, se è stata impegnata per
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Dio, se abbiamo corrisposto alle grazie ricevute dall'uso di ragione fino all'ultimo momento. La nostra mente vorrà ricordare il passato: troverà tutte giornate piene? O giornate non piene, se non addirittura cattive?
Viene il momento in cui tutti ci abbandonano. Ci abbandona il medico che si dà per vinto, la scienza non può più nulla di fronte agli assalti della morte, e ricorre a qualche piccolo rimedio per prolungare un po' la vita o mitigare i dolori.
Come riceveremo il sacramento della Penitenza? L'anima sarà allora così preparata che basterà dare uno sguardo alle ultime imperfezioni o si avrà la coscienza un po' imbrogliata e si sentirà il bisogno di ripetere [l'accusa]? Scrupoli no, diligenza sì.
Confidiamo che ci venga presto portato il santo Viatico. Il nostro incontro con Gesù sarà un incontro consolante? Ci porterà consolazione, speranza, fiducia? Sì, ho fatto bene le Visite, ho ascoltato bene le Messe e sto per immolare la mia vita in tuo onore! O Gesù, ti ho ricevuto con fervore e voglio che la mia unione con te sia così stretta che duri per l'eternità.
Verrà dato l'Olio santo? Quando saranno unti gli occhi col santo olio, intendo chiedere perdono se non li ho usati santamente. Così pure per gli altri sensi. L'Unzione col sacro crisma pagherà tutti i debiti, anche interni, verso Dio, contratti con la mente, la fantasia, ecc.
Verrà il prete: Parti, anima cristiana, da questo mondo2. Avevi avuto un certo tempo per santificarti, se sei diventata santa, parti adesso. Capisci adesso quel Dio solo mi basta3? Parti e abbia tu ad incontrare il volto benigno e accogliente di Gesù tuo sposo e tuo amico il quale ti rivolga l'invito: Veni, sponsa Christi4 e gli angeli santi ti corrano incontro per introdurti nella patria beata.
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Gesù, che sei morto sulla croce, accetta il sacrificio della mia vita in isconto dei peccati, per tutte le anime che hanno bisogno del tuo aiuto; si salvino tutte le anime che tu hai comperato col tuo sangue e per le quali io ho pregato tutta la vita e ho cercato di indirizzare ad esse il mio apostolato.
Pochi respiri, finché [dopo] un'agonia più o meno lunga… ed ecco l'anima parte. Gesù pronuncerà la sentenza eterna: salva o perduta. Starà bene sopra la tua persona: il velo se ti ha difeso da tutti gli assalti del male, l'abito sacro se l'avrai portato con rispetto e venerazione, la corona se l'avrai recitata con divozione.
Qualcuno avrà paura di venirmi a vedere, accetto fin d'ora tutte le umiliazioni. I vivi si danno attorno per cercare la cassa, pochi minuti e sarò fra quattro assi, si vedrà per l'ultima volta la mia faccia e poi scomparirà.
Ecco la Messa, il gran suffragio che aspetto. Questa salma sarà benedetta e portata al cimitero. Le persone care si ritireranno e andrò nella città dei morti, avrò finito di appartenere alla città dei vivi.
La cassa verrà calata giù [nella tomba] che poche palate di terra chiuderanno per sempre. Tutti ritorneranno alle loro case, riprenderanno i loro lavori, qualche breve pensiero: e tutto è finito. La mia salma sarà là fra i morti. Oh, se mi fossi santificata! Adesso lo capisco. Mai l'ho capito fino a questo momento.
Che gioverà essere dotto, ben vestito, soddisfatto se ne avesse danno l'anima? E una religiosa potrà sentirsi dire dal divin Maestro: Che cosa importa essere stata incompresa, aver faticato tanto, cosa importa se ora sei felice in paradiso?. [Che importa] il disinteresse che si ebbe per la tua persona, se nel profondo silenzio la tua anima ora sarà certo entrata in quella luce eterna?
Religiosa, rifletti sulla tua fine. E veniamo alla conclusione. Quella notte quando dormirò per la prima volta nel camposanto benedirò il libro delle Costituzioni, vero mezzo di santificazione. Benedirò le Maestre, veri angeli che mi hanno accolto e formato, e quella lotta interna che ho sostenuto vittoriosamente, quella povertà praticata, quei passi che ho fatti per
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compiere l'apostolato, e specialmente quelle umiliazioni e fatiche più che le lodi e i riposi.
Religiosa, scegli per questi Esercizi quei propositi che ti assicurano che in quel camposanto avrai pensieri confortanti.
E che sarebbe di una religiosa infedele? Terribile spavento se avesse tradito i voti!
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* Meditazione, in manoscritto, (la curatrice degli appunti non è stata individuata), carta protocollo rigata, fogli 3, tenuta dal Primo Maestro a [Roma]. Nell'originale vi è la semplice indicazione “Medit. Sig. Primo Maestro. Esercizi dal 9 al 17marzo 1950”.

1 Cf Gv 17, 22: «Perché siano… una cosa sola».

2 Cf Sacramento dell'Unzione e cura pastorale degli infermi, CEI, Roma 1974, p. 109.

3 Espressione ricordata spesso nella predicazione del Fondatore, ereditata da S. Teresa d'Avila che ne aveva fatto il programma per la riforma del Carmelo. Cf Teresa d'Avila, Opere complete, Poesie, n. 9, Paoline, Milano 1998, p. 1580.

4 «Vieni, sposa di Cristo…». Cf Breviarium Romanum, Comune delle Vergini, Vespri, antifona al Magnificat.