Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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34. LA SANTITÀ*

L'Istituto è una fabbrica destinata a formare delle sante. Bisogna che noi consideriamo che cosa [la Chiesa] richiede per la canonizzazione. Oggi poi, festa di S. Tecla, dovete ricordarla anche meglio. In generale i santi dicevano già da giovani: Voglio farmi santo!, e il Signore ci ha detto: «Si vis perfectus esse»1, e l'essere perfetto vuol dire essere santo.
Vi sono due specie di canonizzazione: quella che fa il Signore in cielo e quella che avviene su questa terra. A quella del Signore tutte devono mirare senza sonno, senza stanchezza, anche se la stanchezza fisica si sente. Fate presto [a farvi sante] mentre siete giovani! Non che quando sarete vecchie non vi farete più meriti: ciò che fa i meriti non è il correre, ma è il cuore pieno di amor di Dio e di fede. Non bisogna mai perdere tempo.
La Chiesa quando canonizza un santo su questa terra, richiede le stesse cose che richiede il Signore per canonizzarlo in paradiso, cioè l'eroicità delle virtù teologali e cardinali. Senza questa eroicità di virtù, nessuna canonizzazione [avviene ] sulla terra e in paradiso...[tutt'al più] un angoletto, se si ottiene.
Si deve morire nella giustizia, nella prudenza: evitare i peccati di disperazione; nella fortezza: pazienza nell'accettare la morte; nella temperanza: moderazione dei sentimenti interiori. Quindi bisogna che vi siano queste sette virtù, in minimo grado per salvarsi, in sommo grado per la canonizzazione.
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Senza le virtù teologali e cardinali, le espressioni rugiadose di amor di Dio a nulla valgono. Bisogna cambiare la mentalità riguardo alla giustizia se si vuole [arrivare] alla canonizzazione.
Se uno deviasse dalla vocazione, peccherebbe contro la giustizia. Se vi metteste a stampare ciò che va di più impedendo alla Società San Paolo di vivere, manchereste alla giustizia. Così pecchereste mortalmente se curaste la stampa di molte copie di un libro che va di più, in modo che non fosse più possibile lo scambio con altri libri della Società San Paolo. Così nella fondazione delle case, nella propaganda a domicilio, se non si sta alle intese si fa peccato mortale, se si manca ad un contratto se ne fanno anche due. Ci può essere la buona fede, e allora si può fare la Comunione, ma ci deve essere la volontà di non farlo più.
Così si può mancare alla giustizia contro se stessi rovinandosi la salute e manca alla giustizia contro l'Istituto chi, ingannando, nasconde una malattia. Tutte le altre virtù, anche quelle religiose, dipendono dalle virtù teologali e dalle cardinali.
Ci sono tante sante non vergini, ma avevano: fede, speranza, carità, prudenza, giustizia, fortezza, temperanza. Se una continua a fare confessioni su confessioni e ha scrupoli su scrupoli, non si fa santa. Dio non l'approverà con i miracoli, anche se è in buona fede.
Le Figlie di San Paolo devono essere equilibrate: avere uno zelo illuminato, occuparsi delle iniziative dell'apostolato, essere forti, non avere sempre le lacrime agli occhi, moderate in tutto, con la santa indifferenza in tutto.
Se vi sta a cuore di farvi sante, sapete ciò che dovete fare: non perdervi dietro a tante preghierucole, stare a quelle basate sulla fede, sulla speranza, sulla carità, chiedere le virtù cardinali, poi le virtù religiose e l'apostolato. Chiedere alla Madonna di entrare nella giusta via.
Quando si studia, non tendere subito alle cose più alte, a sottili distinzioni, alle volte mancano poi le fondamenta. Su, su in escursione sulle montagne, ma poi sotto ci sono i ghiacciai che non tengono. Prima di fare gli esami di coscienza sulle altre virtù, esaminarsi sulle virtù teologali e sulle cardinali, in modo da essere veramente basate sulla roccia.
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* Meditazione, in dattiloscritto, carta pesante, fogli 3 (formato 22, 8x29), tenuta dal Primo Maestro a [Roma] il 23.9.1950, probabilmente durante il corso di Esercizi spirituali iniziato il 23.9.1950. Esistono di essa tre redazioni: A) appunti manoscritti (la curatrice degli appunti non è stata individuata); B) dattiloscritto con correzioni manoscritte di M. Ignazia Balla; C) ribattitura corretta. Si considera come originale la redazione B, cioè il dattiloscritto, senza però tener conto delle correzioni. L'originale riporta “Santa Tecla 1950 - Predica del Primo Maestro”. M. Ignazia a manomette la data del 24, ma il riferimento esplicito a santa Tecla la fa collocare nel giorno 23.

1 Cf Mt 19, 21: «Se vuoi essere perfetto».