Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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16. SANTITÀ E APOSTOLATO: FINE DELL'ISTITUTO*

Gli Istituti religiosi si chiamano generalmente Ordini se sono antichi, ma questo nome non si dà più; adesso agli Istituti religiosi si dà il nome di Congregazioni o di Società o di Famiglie religiose, prevalgono questi tre nomi.
Congregazione vuol dire: gente congregata, cioè unita; dalla parola latina [congregatio] che vuol dire: unione, uniti insieme, cioè persone che si uniscono ad [altre] persone.
Uniti per uno scopo, quindi sappiamo [che] l'Istituto [è] l'unione di membri i quali si mettono insieme per un fine determinato.
[Altre] si chiamano Famiglie religiose. La famiglia è composta di padre, madre, figli, figlie, ecc. Quando la famiglia è buona, tutti sono affezionati, si aiutano, tutti abitano la medesima casa, hanno i medesimi interessi, tutti vogliono far progredire la famiglia moralmente e materialmente. La famiglia religiosa non è un albergo, dove si mangia, si dorme e non si sa neppure chi siano gli avventori, invece nella famiglia il padre si preoccupa dei figli.
Voi vi chiamate Società [delle] Figlie di San Paolo. Società vuol dire che si è fatta una unione. La società è di vario genere: vi è la società coniugale quando vi sono marito e moglie insieme, la società familiare quando vi sono i figli; la società della Chiesa [formata] dal Papa, sacerdoti e fedeli. Vi è un governo, quando vi sono governatori e sudditi. Gente che si mette insieme per uno scopo.
Società [delle] Figlie di San Paolo, cioè figliole che si mettono insieme, fanno società ma per aiutarsi nella santificazione,
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per esercitare un apostolato e aiutare le anime a salvarsi. Quindi avete gli stessi interessi1. Società! Non è che una possa dire: A me non importa degli altri. No, non si può dire così. L'occhio non può dire: A me non fa niente della mano, che soffra pure, che sia malata o magari tolta via. E la mano non può dire: Non mi [interessa] niente dell'occhio. Si è membri di una società, quindi tutti interessati l'uno all'altro.
Bisogna considerare la natura dell'Istituto. Siamo membri di una società e come membri venerare chi sta a capo, sia che si chiami Prima Maestra, sia che si chiami consigliera, sia che si chiami Maestra locale. Fra sorelle aiutarsi vicendevolmente, una interessata all'altra, [affinché] ognuna stia bene di spirito e fisicamente. Poi unite insieme, darsi buoni esempi, pregare a vicenda, volersi bene, il bene dell'una deve essere il bene di tutte. Del male di una casa ne risentono tutte, se questo male è in Argentina, ne risentono [anche] quelle della Spagna, ecc.
Tutte desiderano vivamente che le cose vadano bene, sempre meglio, perché l'Istituto avanzi in numero di persone e di opere. E se le azioni di un editore vanno giù, tutti i soci perdono; se vanno su, tutti guadagnano. Così tutte le società! Di conseguenza come dobbiamo considerarci? Come un organismo, membra di un corpo, unite insieme per ottenere un fine: la santificazione e l'apostolato. Nel mondo non potevate avere gli aiuti spirituali che avete qui, ci vuole un Istituto religioso approvato perché i voti pubblici abbiano valore. Vi sono più mezzi: le prediche, le scuole, le correzioni, le superiore che si occupano delle figlie, vi è tutto un complesso di buoni esempi e di aiuti. Insieme per farsi più santi! [Vi sono ] le pratiche di pietà appositamente stabilite, l'osservanza religiosa riguardo alla clausura, alla carità, all'umiltà nella vita ordinaria; siamo dunque tutte insieme perché l'Istituto progredisca e le Figlie giungano a maggiore santità, tutte organizzate per ottenere delle sante. L'Istituto non è un albergo dove uno non conosce gli altri e neppure nessuno si interessa degli altri. L'Istituto è una organizzazione che ha una sua base, i suoi mezzi, uno scopo, l'Istituto è per fare delle sante, è una fabbrica di santi, non di liquori,
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non di cioccolato e di caramelle. Se passate vicino a Novi [Ligure] c'è la Società Novi, [che produce] caramelle e confetti.
[La Congregazione] è una fabbrica di santi e qual è quindi l'occupazione principale, fondamentale? La santificazione. Il primo e principale lavoro è la santificazione. Non si può dire che il primo e principale lavoro sia la legatura, l'orto, la pulizia, la tipografia. La prima e principale occupazione è questa: attendere alla santificazione e tutto è ordinato, tutto è concentrato a questo fine e all'apostolato. L'apostolato può essere la propaganda o la programmazione delle pellicole, può essere la tecnica o la diffusione, [diffusione] nelle librerie, con la propaganda a domicilio, per mezzo delle Giornate del Vangelo, per mezzo delle biblioteche. Tutto è concentrato e disposto […]2 per il buon risultato dell'apostolato.
Seconda occupazione è questa: l'apostolato. Come dicevo poco fa riguardo alla santificazione, così riguardo all'apostolato3.
Occorrono delle scrittrici. L'Istituto che non è un negozio né un commercio, ma una organizzazione, comporta la redazione, gli studi, la tecnica, la preparazione all'uso di tutti i mezzi per moltiplicare la Parola e diffonderla, quindi le librerie, ecc.
In tutto questo, tener presente che l'Istituto è una società. Nella società tutti mettono insieme [il denaro]; supponiamo che ci sia da mettere insieme centomila lire ed entrano dieci soci. Se è una società di caramelle, ognuno mette quello che ha […]4: il suo lavoro, il suo contributo. [Nella società] c'è chi dirige, chi fa il cassiere, chi fa il lavoro, [mettono] tutto insieme per sentirsi membri di una società. Che cosa ne viene? Ne seguono diversi doveri che sono tutti regolati dalla parola cooperazione,
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[per noi cooperazione] di tutti e di ciascuno alla santificazione e all'apostolato.
Cooperazione di preghiera. Pregate per l'Istituto? Io credo che preghiate. Questa è la vostra società, la [vostra] famiglia religiosa o Congregazione. Se una famiglia ha un membro malato, tutti sono interessati a farlo guarire, tutti pregano. Pregare, prima ne hanno bisogno i superiori che, dovendo guidare l'Istituto, necessitano di tanta luce, di tanti lumi da Dio, di trovare tanti mezzi perché le persone progrediscano e l'apostolato vada sempre migliorando. Pregare per le sorelle. Che cosa vale rilevare con una parola di critica un difetto che intanto scoraggia solo, fa del male a chi critica e alla persona della quale si critica, e poi offende Dio e priva della grazia?
Quella è bisbetica. E tu ti privi della grazia di essere dolce. Fate circolare il bene da una casa all'altra e non i difetti;passa fin troppo il male, c'è già il diavolo che lavora. È come se, scopata la stanza, andaste a versare la pattumiera sul tavolo.
Tacere, pregare: Signore, abbi pietà di noi! «Pater de coelis, Deus, miserere nobis»5. E bisogna sempre dire: «Dimitte nobis debita nostra: Signore, rimetti i nostri peccati a me e agli altri»6.
Quindi cooperazione spirituale di preghiera. Naturalmente pregare per le aspiranti, pregare per le novizie, pregare per le professe temporanee. Quando sentite dire che una suora è mandata in una casa lontano, pregare, offrire intenzioni per quella casa, per quella persona, tanto più se quella persona fosse ammalata.
Cooperazione per [ottenere] vocazioni all'Istituto. L'Istituto, perché aumenti di persone, ha bisogno di vocazioni e perché progredisca nello spirito, ha bisogno che le vocazioni siano ben formate. Pregare perché vengano le vocazioni e perché si formino [bene]. Se potete dare una mano perché entrino nuove vocazioni, fatelo volentieri, e se potete dare una mano perché siano ben formate, fatelo volentieri, perché la giovane che entra in una casa trovi un ambiente edificante, incoraggiante, accogliente.
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[…]7. Favorire un ambiente edificante, accogliente, pio, tutto conformato a carità, umiltà, osservanza religiosa, specialmente in principio, perché le giovani quando entrano, stanno attente e aprono gli occhi.
Inoltre cooperazione materiale e aiuto scambievole. Vi sono persone che sono egoiste e purché si accomodino loro, purché abbiano il posto migliore nei locali, [non si preoccupano] se l'altra patisce perché ci sono le finestre aperte: E patisca! Io vado meglio con le finestre aperte. Egoismo! Alcune si accomodano a tavola, negli uffici così da fare sempre la minor fatica e lasciano tutto il peso agli altri: questo non è buon spirito.
Credere che quando si sarà in paradiso, l'abito più umile sarà cambiato nell'abito più bello, d'oro; se si è scelto per sé l'orario più pesante, in paradiso si andrà più in su e per la fatica maggiore la paga sarà più grande. E se si è fatto più lavoro perché tutto capita addosso a noi, allora in paradiso ci pioveranno addosso le gemme. [Occorre] un po' di coraggio […]8. Tante volte si dice: Quando c'è un lavoro [da fare], si va dalle sorelle che sono più generose, e così tutto capita addosso a loro. Alla sera chi avrà più meriti? Chi ha fatto il lavoro più umile o chi l'ha schivato? Tante volte si schivano così i meriti.
Molto importante è anche la cooperazione intellettuale. Bisogna che ci sia insegnamento vicendevole; alle volte sa insegnare anche una più giovane, una insegna all'altra [ad esempio dicendo]: Questo libro parla di questo e di quello… Tutti possono offrirci qualche cosa di utile quando siamo attenti a ricevere, ma si stia anche attenti a dare, a istruire bene attraverso le scuole, i catechismi, i ritiri mensili, le circolari. Insegnare, insegnare, cooperazione, cooperazione intellettuale!
Volevo ancora parlare di tre cooperazioni che si possono chiamare morali.

1) Dare buoni esempi, e specialmente quelle che hanno più anni di professione [aiutino a] non tirarsi giù una con l'altra. [Dare]
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esempi di carità, di povertà, di pazienza, di umiltà, esempi di parole: parlare in bene e, oltre a questo, correggersi a vicenda.

2) Correggetevi tra di voi quando è possibile, è tanto belloquesto. E le correzioni è più facile farle o riceverle? È più facile ricevere una buona sgridata che fare bene una osservazione, perché è come toccare un riccio. Come si fa per mangiare i ricci? Si fanno bollire un po'. Perciò la rabbia è meglio farla sbollire.
Prendere [bene] le correzioni è gran virtù, molta virtù. Mi ricordo che il canonico Chiesa9 per dirmi che un chierico era bravo, mi diceva: Prende bene le correzioni. Ci sono di quelli invece che tirano calci. Pensa che dovresti ringraziarli perché te l'hanno detto e, se dovessero anche pungerti e farti una iniezione, prendi anche l'iniezione.

3) Ci sia sempre chi fa un po' [la parte] dell'olio. Vi siano quelli che mettono la pace, che sanno conciliare una persona con l'altra e mettono l'olio fra gli ingranaggi, [magari con] uno scherzo. Così si aggiusta tutto, e l'olio nelle ruote fa sì che gli ingranaggi non si scaldino. Non lasciate mai mancare la bottiglia dell'olio.
Bisogna considerare [la Congregazione] come una società
o famiglia religiosa tutta interessata e impegnata per due fini: la santificazione di ognuno e il buon risultato dell'apostolato.
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* Meditazione, in manoscritto, (la curatrice degli appunti non è stata individuata), in carta protocollo rigata, fogli 6, tenuta dal Primo Maestro a [Roma] l'1.5.1950. Nell'originale vi è la semplice indicazione: Primo Maestro. Fa parte, probabilmente, del corso di Esercizi spirituali iniziato il 28 aprile, cf RA, 2 (1950) 4. Nelle note amano ci sono punti di sospensione che lasciano intuire un vuoto nel prendere gliappunti.

1 Originale: siete una interessata all'altra.

2 Originale: in… largo.

3 È stato trascritto il seguente capoverso dell'originale: “Non si potrebbe fare solamente fuori e se quelle che compongono e stampano prendessero esclusivamente lavori da altri non si sarebbe neppure a posto, sarebbe una industria: occorrono delle scrittrici. Ecco frutto dell'Istituto quindi non un negozio né un commercio, ma una organizzazione che porta e che è capace di dare la redazione e quindi gli studi, di dare la tecnica e quindi la preparazione a tutto quello che riguarda i mezzi di moltiplicare la Parola e la diffusione e quindi le Librerie e tutto quello che è raccomandato”.

4 Originale: Per formare i mezzi di lavoro, poi uno porta.

5 «Dio, Padre del cielo, abbi pietà di noi». Prima invocazione delle Litanie.

6 Cf Mt 6, 12

7 Originale: E se subito si incontrasse con una che non fa bene e dopo entrata ha sentito una umiliazione rispetto a una suorina giovane… “Basta, basta…” e se ne è andata.

8 Originale: e nel lavoro... dove siamo.

9 Can. Francesco Chiesa (1874-1946), venerabile. Sacerdote piemontese, parroco, scrittore, maestro di teologia, amico, consigliere e direttore spirituale di Don Alberione dall'ottobre 1900 al 1946.