Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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18. LA VITA COMUNE*

I voti di povertà, castità, obbedienza non costituiscono ancora la vita religiosa. Che cos'è dunque che costituisce la vita religiosa? Che cosa costituisce il cumulo di meriti che una persona non può acquistare, pur avendo i tre voti, restando nel mondo? Che cosa è? La vita comune. Qui vi è di più che l'insieme di tante persone, vi è qualche cosa, una serie di meriti, una quantità di meriti che nel mondo non si guadagnano. Questa serie di meriti l'abbiamo appunto per la comunità.
Certamente il fare la vita comune alle volte è duro, [ad esempio] dormire con le finestre aperte quando non si sta bene; la minestra uguale per tutte; voglio andare a sentire due Messe, no, ce n'è una; e voglio andarci alle sette, no, alle sei. Il rinnegamento di noi stessi che è richiesto dalla vita comune è continuo, ma il rinnegamento aggiunge il merito.
Noi prendiamo il bene come è segnato, fissato, come deve essere compiuto nella vita comune.
Alle Costituzioni bisogna dare importanza perché segnano la vita comune. In che cosa consiste? Non soltanto nell'abitazione, nel vitto, nell'abito uguale, questo è l'esterno. La vita comune indica comunione di pensiero, di azione, di attività, di apostolato; vita comune di cuore, affetto vicendevole, unico governo, con il medesimo fine, con il medesimo apostolato e gli stessi mezzi.
La propaganda non si fa in qualunque maniera, se foste state a casa e aveste avuto l'incarico dal parroco di distribuire La Famiglia Cristiana alla domenica, avreste fatto un'opera buona. Qui siete nella vita comune. Unità di mente, di pensieri, in
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maniera che tutti stimino la vita paolina: medesima spiegazione del catechismo e letture. Stima dell'apostolato vedendolo il gran mezzo che la provvidenza ci ha dato per fare del bene. Comunione di pensieri, in modo tale che sentendo parlare una suora, si sentano gli stessi pensieri delle altre.
Unità di pensiero: se una Figlia di San Paolo continuasse a pensare che avrebbe potuto fare ugualmente del bene nell'Azione Cattolica1, in parrocchia, assistendo i genitori vecchi, con un altro apostolato, si priverebbe di un grande merito. Riflettete un po' su questo.
Nella vita comune la volontà di tutte è intenta [a raggiungere] un medesimo fine che è la santificazione e l'apostolato. Vi è chi crede che è la stessa cosa attendere alla cucina, cucire la biancheria, fare gli abiti qui o fuori, in famiglia. Non è lo stesso. Qui si è nella vita comune e si fa il bene stabilito [dai superiori]: una contribuisce con la diffusione del libro, l'altra va incompositoria. È sempre vita comune.
La comunione di azione [richiede di] unire le forze per unfine. È naturale che se voi aveste anche tentato l'apostolato stampa, del cinema, in famiglia, o di distribuire le riviste, i giornali della San Paolo e proiettare le pellicole alle giovani di Azione Cattolica, non avreste avuto più di mille titoli come abbiamo noi, perché vi sono tante energie assieme e la provvidenza manda le grazie e i mezzi di fortuna, cioè le sostanze, i danari.
Vita comune e orario comune. La vita comune è stare tutti alle direttive, alle circolari, accettare gli uffici che vengono assegnati; non desiderare di essere là o qua, ma desiderare di essere nell' ubbidienza.
Non vuol dire stare sempre insieme. Guardate l'albergo Floreal, fanno vita comune? No, hanno altri affari, altri pensieri. Vita comune suppone collaborazione e aiuto.
Comunione di cuore: amarsi, amarsi, amarsi. Le aspiranti amino le superiore e le professe, le suore professe le aspiranti.
Le suore vive aiutino le defunte, le defunte le suore vive.
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La vita comune richiede che l'esame di coscienza, la Visita siano fatte con un determinato metodo e che ciascuna contribuisca [al progresso] dell'Istituto in altri modi, e che si diano buoni esempi vicendevolmente.
Quando in un reparto vi è una suora che fa bene, edifica tutto il reparto, così quando in una casa vi è una suora fervorosa, edifica tutta la casa.
Quando non si osservano le regole e si danno esempi poco buoni l'una con l'altra, e vi sono bisticci, rancori, invidiuzze, quando si arriva tardi alle pratiche comuni, allora l'esempio buono dove se ne va? Invece quando c'è l'esempio di osservanza, di obbedienza, di delicatezza, tutto l'Istituto fiorisce e dall'Istituto parte un profumo soavissimo che va al trono di Dio. Ciascuno bisogna che si esamini se è di buon esempio agli altri.
Inoltre la vita comune richiede che tutte contribuiscano economicamente. L'Istituto ha bisogno di case, di macchinari, di danari per il vestito e per gli alimenti, e quindi contribuire. Ciascuno contribuisca quanto può e nella forma in cui può, soprattutto usando bene del tempo e della salute. Il riposo non è ozio, ma cambiare occupazione con altre più leggere, meno pesanti. Assidue nel lavoro, ma non esagerate. Bisogna anche conservare la salute e conservarla nella maniera comune, mantenendo la pulizia, prendendo il vitto necessario, riposando nella misura giusta e impegnando la volontà.
Contribuire all'Istituto con la ricerca delle vocazioni. Tutte siano impegnate a procurare vocazioni all'Istituto e bisogna che si impegnino tutte, chi in una forma, chi in un'altra, ma tutte. Comunque si denomini l'Istituto: Pia Società Figlie di San Paolo, famiglia religiosa, congregazione religiosa, vuol sempre dire la stessa cosa: unione per attendere più facilmente alla santità.
Come in una famiglia, i figli sono per i genitori, i genitori per i figli e tutti contribuiscono al benessere, così nella famiglia religiosa, tutte siano per l'elevazione, la santificazione, il progresso di essa. Infatti si chiama Congregazione, cioè gente congregata, gente riunita per un fine particolare.
Bisogna avere l'unione di forze. La vita comune ha dei meriti particolari, meriti che nel mondo in nessuna maniera potevate avere. Non bisogna però cadere in questo errore. Per esempio
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l'infermiera dice: Io non sono mai con gli altri, devo andare da un letto all'altro. Ma vita comune significa essere nell'obbedienza. Tutte le volte che si è sotto l'obbedienza anche soli, lontani lontani, si fa la vita comune.
La vita comune bisogna amarla, apprezzarla, farla con amore, e [come] vi sono i martiri della castità, vi sono i martiri della vita comune, persone che sono state così fedeli che sacrifici oggi, sacrifici domani ci hanno rimesso anche la salute. Stimarla, amarla e compierla volentieri.
Temere delle cose che facciamo di nostra scelta, non fare delle eccezioni scegliendo delle penitenze; non chiedere di assentarsi dall'Istituto per andare in famiglia. Se viene una bambinetta non finiscono di baciucchiarla perché è la sorellina, la cuginetta, il fratellino; eh, la suora deve amare in altro modo! Vita comune e [non] confessioni che non finiscono più, eccezionali. La vita comune è obbligatoria per le superiore, per le suore, per tutte. Vi sono tuttavia le eccezioni necessarie. Ricordo di una santa religiosa della quale il medico aveva detto: Bisogna che faccia cena prima degli altri, il suo stomaco non regge e ci rimette la vita. Allora, col dovuto permesso, si può fare come eccezione, non bisogna però diventare eccezionali. Se le altre sono in cortile, quella è in camerata, se le altre sono in camerata, l'altra scende in giardino: Vai a farti secolare e così non pecchi. Si pecca quando si porta abituale disordine e scandalo, e così lo scandalo introduce l'abuso. E ci può essere anche la gravità, se una non facesse la meditazione e ne introducesse la disistima.
Il Signore vi benedica tanto tanto. E queste cose però non si intendono molto, bisogna che ne parliate con l'Ostia divina e Gesù vi istruirà. Oh, quale sorgente di meriti la vita comune! Non importa che vi flagelliate, che vi alziate di notte, dormite bene; non importa che facciate digiuni, mangiate con appetito, ciò che conta è la vita comune. A tavola si possono fare molte mortificazioni, però poi ci vuole l'obbedienza. Fare le cose con amore, con semplicità, fare quello che è nell'obbedienza, quello che è disposto, che procura meriti.
Chiedere per l'Istituto delle buone superiore. E che spuntino, e da dove? Chiedere questa grazia grande per l'Istituto. Bisogna ottenerla questa grazia.
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* Istruzione, in manoscritto, (la curatrice degli appunti non è stata individuata), in carta protocollo rigata, fogli 5, tenuta dal Primo Maestro a [Roma] il 7.6.1950. Nell'originale vi è la semplice indicazione “Primo Maestro”. Con molta probabilità si tratta di una istruzione tenuta durante il corso di Esercizi spirituali iniziato il 3 giugno, cf RA, 2 (1950) 4. Nelle note a mano ci sono punti di sospensione che lasciano intuire un vuoto nel prendere gli appunti.

1 Azione Cattolica Italiana (ACI): associazione di laici che si impegnano liberamente, in forma comunitaria ed organica, in diretta collaborazione con i Pastori, per la realizzazione della missione evangelizzatrice della Chiesa.