Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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26. UNIONE FRA PIA SOCIETÀ SAN PAOLO
E FIGLIE DI SAN PAOLO*

Certamente questi Esercizi spirituali devono ottenerci frutti particolarissimi e non solo perché si devono concludere col Giubileo. [È bene] assicurarsene uno, perché le indulgenze plenarie sono una effusione di grazia che si può paragonare all'acqua che scorre solo dove non trova ostacoli. Non ci può essere indulgenza se prima non si è tolto il male con una detestazione sincera, generale del male, anche di quello non conosciuto: le omissioni nell'ufficio, nel lavoro spirituale, nella vita religiosa, le incorrispondenze alla grazia, il mancato attaccamento alla pianta, all'Istituto, alle Costituzioni.
Io non ho ancora conosciuto una superiora che sia in grado di rimanere superiora in una casa per più di sei anni, senza che ne vengano degli abusi, senza che non ci si appropri dei diritti di Dio e della persona umana. Voglio dire di fare proprio il Giubileo, di mettere tutto nelle mani della Prima Maestra con semplicità; non importa se si è nel corso dei tre anni, ci vogliono grazie speciali [anche] per questo, ma il Signore le darà, perché lui metterà l'Istituto nella sua vitalità definitiva.
Per quanto sta da ciascuna, fate che non manchi nulla al compimento dei disegni di Dio sull'Istituto, sulle case e sui membri. Questo ci riporta all'argomento di ieri sera: stare allo spirito nativo. Nella cura delle vocazioni badare ad assecondare i disegni di Dio. Egli ha seminato qua e là le vocazioni adatte ai vari istituti. Mai far deviare le vocazioni, sarebbe peccato più grave che uccidere. (Lasciamo stare la buona fede che è il portone del paradiso). Essere sempre più sapienti, fare sempre più le cose in Dio, in Christo et in Ecclesia.
Circa lo spirito nativo della vostra posizione di fronte alla Pia Società San Paolo, occorre notare che vi è la parte amministrativa
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in cui i due Istituti sono indipendenti, ma sempre nei limiti della morale; poi vi è la parte della direzione delle persone: anche qui vi è indipendenza, ma ciò non vuol dire che si sia padroni. Questa indipendenza è limitata dalle Costituzioni, dalla morale, dalla pedagogia. Anche il Papa ha dei limiti nell'autorità, nel Vangelo, nel Diritto canonico, sebbene sia superiore, almeno nei principi. In terzo luogo vi è la dipendenza nell'apostolato, dipendenza che riguarda particolarmente la dottrina, perché il comando: «Andate e predicate il Vangelo a tutte le creature»1 è stato dato al sacerdote, non alla donna. Anche le suore che sono in grado di scrivere devono sempre avere l'approvazione dei loro scritti da parte del sacerdote, non può essere diverso perché ciò è nella natura delle cose. Io mi sono impegnato per molti anni, anche con fatica, a portare alcune di voi in condizione di poter scrivere, ma questo deve essere fatto sempre sotto la direzione e con l'approvazione del sacerdote. Voi non siete nella condizione delle Salesiane rispetto ai Salesiani, voi formate un'unità con la Pia Società San Paolo, altrimenti avreste dovuto scrivere solo per le donne, solo servire le donne, ecc. Questo importa unione nella parte redazionale, unione nella parte tecnica e unione in quanto riguarda la diffusione. Perciò dipendenza per la redazione, interdipendenza nella scelta del macchinario, e unione ancor maggiore nella diffusione.
La propaganda è necessario coordinarla per evitare tanti inconvenienti. La Società San Paolo non può più vivere così com'è ora: i vocazionari sono sopraffatti, soffocati. La propaganda presso gli istituti e i parroci, in realtà è stata fatta dalle Figlie di San Paolo prima che dalla Società San Paolo, a cui era riservata. Ora ho detto alla Società San Paolo di non farla più, ma si nota che è cosa ingiusta, contro il settimo comandamento.
Se la Pia Società San Paolo non può più fare la propaganda presso i parroci, se la propaganda da casa porta solo delle spese e non delle ordinazioni, come faranno a vivere le case, i vocazionari della Pia Società San Paolo? Tanto più che questa ha spese maggiori delle Figlie di San Paolo. Anche le Pie Discepole
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per ora vanno in propaganda perché non possono passare subito al nuovo apostolato in un giorno.
Bisogna che ci coordiniamo, che stabiliamo delle norme giuste su cui fondarci. Quello che avviene in Italia è avvenuto anche all'estero, ma su ciò non può esserci la benedizione diDio. È vero che nonostante tutte le regole, qualche inconveniente succederà sempre, ma è necessario che ci mettiamo a posto.
Nelle varie nazioni le Figlie di San Paolo arrivano generalmente dopo la Pia Società San Paolo, quando il terreno è già stato lavorato. Prima si accontentano di una parte del campo, poi ne vogliono una maggiore, poi tutto il campo. Dopo quindici, sedici anni di lavoro in una nazione, si è preparato il terreno alle Figlie; esse arrivano e, poco dopo, parte dell'entrata che aveva la Pia Società San Paolo viene sottratta.
Vi ho acquistato il terreno su cui è sorta la vostra Casa Madre, l'ho amministrato fino a qualche anno fa2. Non avete certo pensato a ricompensarmi, né io lo pretendo, perché non sarei vostro padre, ma voi, non dimenticate di essere figlie! C'è nella coscienza vostra delicatezza su tanti punti, ma su altri c'è una voragine vuota. Ma come non venite voi incontro? La sensibilità non c'è? Mi dispiace disgustarvi; vorrei che tra di noi ci fosse solo benevolenza, ma questa è fondata sulla giustizia. Ora, questa giustizia non c'è. Il ricorso al Primo Maestro poco per volta deve cessare, ci vuole l'unione, l'intesa fra i superiori, non unione tra suore e preti, ma tra i capi. Stabilire le cose in un ordine di giustizia di modo che il denaro non scivoli tutto da una parte, non per furto diretto, ma per un andamento di cose che finisce per essere ingiusto.
Le programmazioni e i passaggi delle pellicole devono essere notificati tutti, anche se le Figlie hanno avuto dei danni: questo è giustizia. E se si passano le pellicole alle case, queste non devono pagare solo il noleggio, ma devono pagare anche la proprietà di esse. Ma come non si arriva a pensare a queste cose? Dove sta il catechismo?
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La preoccupazione maggiore, però, non riguarda la parte economica, ma quella spirituale: l'unione e la separazione che ci vuole tra i due Istituti perché non ci siano pericoli spirituali. Bisogna che ci sia questo criterio: se si fa una cosa, non si faccia nell'odio e nel dispetto, si faccia nell'amore e nel desiderio di maggior bene. Voi avrete delle ragioni da portarmi, ma ad ognuna delle vostre io potrei opporne quattro o cinque.
Ciò che dovete fare tutte è lasciare alla Prima Maestra piena libertà di azione; nelle case essere giudiziose, riflessive, perché ci sono parole che non contano niente, ma ce ne sono di quelle che contano molto e portano conseguenze. Le Figlie di San Paolo devono avere il timbro dell'operosità amorosa, non del pettegolume, devono essere tutte tese verso la propria santificazione e il bene delle anime.
Per parte mia, come vostro padre, devo dirvi che se farete bene, guadagnerete doppi meriti. Camminare sempre meglio nello spirito di Dio: prima di essere soprannaturali, essere naturali e ragionevoli; prima di essere religiosi, essere cristiani; prima di essere cristiani essere umani. Ci vuole proprio una gradazione.
San Paolo qualche volta diventava terribile con i suoi fede
li. Non considerate le lodi che ricevete. Lo sconfinamento si è notato anche nella redazione, [ad esempio nel] catechismo. Fare quello che vi è stato detto, non altre cose, altrimenti non si va avanti, ma si sta fermi, come ora.
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* Predica del plico B, in dattiloscritto, carta pesante, fogli 3 (27, 5x35), tenuta dal Primo Maestro a [Roma] alle superiore nel corso di Esercizi dal 2 all'11 settembre 1950. L'orginale porta scritto “II Predica”.

1 Cf Mc 16, 15.

2 Il Fondatore allude qui al terreno della città di Alba, in zona San Cassiano, dove si è costruita la chiesa del Divin Maestro e la Casa Madre delle Figlie di San Paolo.