Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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9. DUE IMPEGNI: SANTIFICAZIONE E APOSTOLATO

Esercizi Spirituali (29 aprile - 7 maggio) alle Pie Discepole, novizie del 2º anno, in preparazione alla professione perpetua.
Ariccia, Casa Divin Maestro, 29 aprile 19631

...rosario, per mettere sotto la protezione di Maria questi Esercizi. Poi col canto del Veni Creator, sì, la grazia dello Spirito Santo che illumini le menti, che infervori il cuore, che consolidi la volontà, che porti, quindi, un vero progresso spirituale, in modo speciale in questo periodo della preparazione alla professione perpetua.
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Quando si entra nell'Istituto si fa la preparazione alla vestizione e al noviziato. Prima preparazione. Poi col noviziato si prepara la prima Professione, e, con i voti temporanei di cinque anni, si fa la preparazione alla Professione perpetua. Ma con la Professione perpetua si incomincia la preparazione alla Professione eterna sulle porte del paradiso. Sempre preparazione. Eh, ma questa preparazione per l'ingresso in paradiso, quella è la conclusiva e la più importante. Preparazione al paradiso, professione eterna, sì, perché ora, con la professione temporanea, si dà il nostro essere a Dio, e cioè, coi beni esterni, con il corpo, con la volontà, col nostro essere, l'offerta di noi al Signore. Ma poi, e non è che ci sia già la sicurezza dell'ingresso al cielo. La professione perpetua, con la firma nel registro, indica che si riceve la tessera del paradiso: «Possederete la vita eterna»1. E questa tessera ha poi da presentarsi al Signore quando, dopo la morte, entreremo al giudizio. Ma questa tessera può essere conservata intatta e adornata da tutti i meriti fatti nel corso della vita religiosa. E potrebbe anche stracciarsi, quando si svia una persona, una religiosa; e può anche essere conservata un po' male, questa tessera del paradiso, specialmente quando si cade nella tiepidezza. Allora questo periodo di preparazione alla professione perpetua ha l'importanza che già voi conoscete.
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Ora, quali sono gli impegni che prenderete nella professione perpetua?
I due primi articoli delle Costituzioni, e cioè: l'impegno di santificarsi, l'impegno dell'apostolato.
Se vi fosse soltanto la vita contemplativa, l'impegno sarebbe propriamente quello dell'attendere alla propria perfezione. Ma se dopo aver pregato, aver meditato, dopo che abbiamo assicurato le nostre buone relazioni con Dio, se noi passiamo anche a portare alle anime quello che giova alla salute loro, allora ecco la vita è più perfetta. Perché qualche volta avviene che si pensa: "Oh, se potessi abbracciare la vita contemplativa"! La vita che si conduce nelle case dove vi è propriamente la vita contemplativa, e cioè la separazione totale dal mondo, credere, alle volte, che sia il più perfetto. No, il più perfetto è: contemplare il Signore, cioè, fare la preghiera, meditare, ecc., ma poi, dopo essere entrati in intimità con Gesù per mezzo delle pratiche di pietà, ecco allora portare quel bene, che abbiamo ricevuto da Dio, portarlo agli altri. Doppio bene. Si adempiono allora entrambi i due precetti: amore a Dio, amore al prossimo.
La vita, quindi, vostra religiosa è tutta nel senso di quei due articoli primi delle Costituzioni. Tutti gli altri articoli sono di applicazione, di spiegazione; sono, nella pratica della vita, notate le particolarità a fine di santificarsi davvero e, secondo, di far davvero e santamente l'apostolato, sì.
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Ora, dove consiste la santificazione?
Primo articolo. La santificazione consiste nella conformità al volere di Dio, in generale. Conformità al volere di Dio.
Vi è una sola santità ed è veramente la santità che piace a Dio, cioè: conformarsi in tutto al volere di Dio, e dimostrare questa conformità al volere di Dio, con l'adempimento esatto e continuato del volere di Dio, cosicché facendo la professione la suora s'impegna a fare la volontà di Dio.
Ecco, farla sempre, farla bene, farla con coraggio.
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La volontà di Dio è descritta nelle Costituzioni.
E poi siccome le Costituzioni impegnano le superiore a dare disposizioni, ecco: conformità a quelle disposizioni che vengono date a nome di Dio e quella accettazione di ciò che piace a Dio, quando dimostra quale è il suo volere. Se manda una malattia: disposizione di Dio; se invece ci troviamo bene in una Casa, se invece ci troviamo male in una Casa: o il Signore lo vuole o il Signore lo permette; sempre però, in fondo, per nostra parte: conformità al volere di Dio. Ecco, lì è proprio la vostra santificazione: l'osservanza delle Costituzioni.
Notiamolo bene, che noi abbracciamo un genere di vita e questo genere di vita è ciò che è descritto nelle Costituzioni. Allora leggere e rileggere e meditare tutti gli articoli delle Costituzioni; leggerli, meditarli per dire il "sì" della volontà. "Sì, mi conformo a questo articolo; mi conformo a quell'altro articolo". Sempre sì, tutta la vita. Conformità al volere di Dio per chi entra in quella Congregazione.
Le Costituzioni sono l'applicazione del Vangelo alla vita pratica vostra, come le Costituzioni di un altro Istituto, supponiamo suore di Carità, è ancora l'applicazione del Vangelo a quella vita particolare che hanno da condurre le Suore di Carità. Per conseguenza, se la santità sta tutta, e sicuramente si consegue facendo la volontà di Dio, conoscerla.
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In questi Esercizi, però, e nel corso dell'anno, ecco leggere, meditare, proporre sopra ogni articolo. Quando si dice: «Mi offro, dono e consacro»1 e «m'impegno a[d] abbracciare e conformare la vita alle presenti Costituzioni», eccolo, che ci sia coscienza di quel che uno promette, ci sia la volontà di seguirlo, quel che si legge nelle Costituzioni, generosamente. Non vi può essere sicurezza maggiore della santità che questa: fare la volontà di Dio, compiere la volontà di Dio, conformare la nostra volontà alla volontà di Dio. Di due volontà, quella di Dio e la nostra, se ne fa una sola e cioè, la nostra volontà è fusa, è uniformata alla volontà di Dio, alla volontà di Gesù sapendo che sicuramente osservando le Costituzioni e accettando il volere di Dio quando si manifesta in qualche punto, in qualche applicazione, abbracciandolo: sicurezza di santità. Non si ha da fare delle previsioni non buone, se c'è la osservanza delle Costituzioni e c'è insieme la disposizione di volontà [ad] accettare il volere di Dio che non è descritto nelle Costituzioni, perché c'è ancora quel che vuole Iddio e cioè l'osservanza dei comandamenti, accettazione del volere suo quando si manifesta in qualche maniera - come ho detto - un segno: e un giorno fa molto caldo, un giorno fa molto freddo; ho da sopportare quello; un giorno ci troviamo bene dove viviamo o ci troviamo non bene; e abbiamo accanto una persona che è gradita oppure una persona che non ci è gradita. La volontà di Dio; l'orario, la destinazione a una casa, a un'altra.
Quale maggior sicurezza, quale maggior tranquillità quando [si] può dire: io faccio il volere di Dio; non ho da discuterlo, non ho da pensare se hanno detto bene o se non hanno detto bene; se l'ordine che han dato era il migliore oppure quest'ordine poteva essere sostituito da un altro. Non importa. A noi è sicuro che, se facciamo quella volontà, se accettiamo quelle disposizioni, siamo nella via della santità. E quindi, quando si arriva in punto di morte, avere le Costituzioni daccanto al letto. Cosa porterò al Signore? Dirò al Signore che ho osservato queste Costituzioni, ho fatto quello io, dal giorno in cui ho professato. E allora: Se tu hai fatto la volontà mia - dice il Signore - adesso fa l'ultima volontà, cioè: Vieni, sposa, Veni, sponsa mea, intra in gaudium Domini tui2: entra nel gaudio del tuo Signore. Poiché hai cercato sempre la volontà del Signore, accetta anche quest'ultima volontà: Vieni.
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Fra le cose, quindi, da considerarsi nella preparazione alla professione perpetua: conoscenza, meditazione, applicazione, accettazione dei singoli articoli delle Costituzioni e anche di quello che contengono gli articoli, cioè, se vi è chi dispone, è compreso che si accetta quello che viene disposto, ecco. Oh, allora si va, laetantes ibimus1. Fatta la volontà di Dio, lietamente partiamo e andiamo in cielo.
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Ora, in questi giorni, quali saranno le disposizioni perché questi Esercizi abbiano buon frutto e che siano come luce e aumento di grazia per la preparazione alla professione perpetua?
Ci vogliono due disposizioni: la prima è l'umiltà; la seconda è la fede.
Persone che uniscono insieme fede e umiltà sono veramente sicure di avere abbondanza di grazia e di camminare con decisione e «progredire un tantino ogni giorno»1. Se ci fosse solo l'umiltà, non basterebbe. Se ci fosse, invece, soltanto la fede, non basterebbe. Ci vuole sempre l'unione della fede: «Da me nulla posso», quindi l'umiltà; ma «con Dio posso tutto»2, quindi la fede.
L'umiltà: come mi santificherò? Se mi metto nello stato di riconoscere la mia debolezza, fragilità, il bisogno che ho di grazia: l'umiltà.
E se insieme noi mettiamo la fede nell'aiuto di Dio, allora: «spero il paradiso e le grazie necessarie per arrivarci mediante le buone opere che debbo e voglio fare»3. E voi aggiungete: mediante l'osservanza delle Costituzioni che io voglio osservare e che certamente confido nella tua grazia, o Signore, di poter praticare, sì. Quindi: «mediante le buone opere che io debbo e voglio fare»4.
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L'umiltà. L'umiltà è come si stabilisce: uno sguardo alle nostre debolezze passate, ci ricordano che siamo proprio fragili. Ricordare le grazie non assecondate, siamo stati molto deboli, fragili. E poi? Sento in me le passioni, sento le tentazioni di Satana, che ha tentato anche Nostro Signore Gesù Cristo, e subisco un po' il mondo, cioè sento il mondo attorno a me che lusinga. E allora come ci troviamo? Sempre in mezzo ai nemici, come se uno facesse la strada e sa che ci sono nemici e ladri e gente armata. Oh, perciò un santo timore. Ma il santo timore perché d'ora avanti poi si tratta di fare cose più perfette. Non si tratta soltanto più della osservanza dei comandamenti, ma dell'osservanza dei consigli evangelici, dunque ci vuole più grazia. Perciò conseguenza, conoscendo il nostro stato: "Signore, non son degno; Signore, abbi pietà di me". Preghiera. Se conosciamo la nostra fragilità, ecco come si dimostra, da una parte, l'umiltà e, dall'altra, la speranza. Pregare, pregare, pregare. Quindi, abbracciare tutte le pratiche di pietà che avete in questi giorni di Esercizi. Farle bene.
E poi nella vita sempre portarsi con queste disposizioni: «Da me nulla posso». E, non son sicuro che al mattino, dopo aver fatto buoni propositi, che alla sera non abbia cadute, non abbia poi da riconoscere che nella giornata ci son cadute. Umiltà. E la vera umiltà è quella: «Signore, abbi pietà di me che son peccatore»1. E allora quel pubblicano è tornato a casa giustificato, cioè santificato. Non vi sono altre maniere di santificarsi che conformarsi al volere di Dio. E questo si fa quando c'è l'umiltà e la fede. Dopo aver conosciuto le nostre debolezze, ricorrere al Signore: «spero fermamente per la tua bontà, per i meriti di Gesù Cristo, la vita eterna e le grazie necessarie per conseguirla». Ma dirlo bene quell'Atto di Speranza. Fiducia, fede. E questo si dimostra con la preghiera. L'umiltà che ci fa ricorrere a Dio e ci porta la tranquillità perché Dio vuole esaudirci, c'invita a pregare, c'invita tanto, ci ha fatto, della preghiera, un comando. Ecco allora possiamo andare con sicurezza avanti. Perciò, per questi giorni e per tutta la vita, sempre umiltà e fede: «Da me nulla posso, con Dio posso tutto».
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Poi, riguardo a questa fede, dilatare il cuore, non pensare a una piccola santità, ma a una grande santità e chiedere al Signore le grazie grosse, non fare questi limiti, queste specie di piccolezze, diciamo, che non si possa superare questa difficoltà, che non si possa superare l'altra. No, camminiamo sicuri che Dio è con noi. Fede. Camminiamo sicuri. Domandate pure cose grandi. Al Signore non piacciono queste anime che: "fino lì posso sperare di avere, ma più in là... proprio santità, eh!". No, il Signore vuole delle anime grandi. Chiedere cose grandi. Santità vera, unione con Dio sempre più perfetta; conformità quotidianamente al volere di Dio e dimostrare che questa nostra volontà è provata col continuato comportamento, col continuato compimento del volere di Dio. Sì, chiedere cose grandi e sperarle. Fiducia.
Una falsa umiltà. Tante volte: "E questo è troppo; ma io qui non riuscirò ma...". Sì, si può fare una gran santa una che abbia, tutta la vita, fatte cose umili. Ha solo fatto la prima elementare, supponiamo, e non è stimata, non ha ammirazione da nessuno, e fatica in silenzio. Sì, l'umiltà. Ma anche in quello stato lì, e specialmente quando uno ha questa grazia di fare solamente uffici umili, è più sicuro della santità, è più sicuro. Quindi aspirare a vera e grande santità, raggiungere i primi santi, cioè i più grandi santi del paradiso. Umiltà e fede.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 56/d (= cassetta 125/b). Per la datazione, cf PM: «...in questo periodo di preparazione alla professione perpetua». «Quali saranno le disposizioni perché questi Esercizi portino buon frutto?». - dAS, 29/4/'63: «Andato [il PM] ad Ariccia per l'Introduzione agli Esercizi Spirituali alle PD». - VV: «PM. Esercizi, novizie 2º anno, Ariccia, 29 aprile - 7 maggio 1963. 29/4/'63: Introduzione agli Esercizi Spirituali (PM)».

1 Cf Mt 19,29.

1 Formula della Professione religiosa delle PD del Divin Maestro, Costituzioni (1960), art. 99.

2 Cf Mt 25,21 dove si dice: «Euge, serve bone et fideiis... intra in gaudium Domini tui». L'Oratore qui fa un adattamento del Cantico dei Cantici 4,8 e Mt 25,21.

1 Cf Sal 121,1.

1 Proposito di MAGGIORINO VIGOLUNGO, aspirante ssp (1904-1918).

2 Parole prese dalla preghiera «Atto di umiltà» attribuita a S. FRANCESCO DI SALES; cf Le Preghiere della Famigliu Paolina, Ostia (Roma) 1962, pag. 191.

3 Ib. «Atto di speranza», pag. 19.

4 Ib. «Atto di speranza», pag. 19.

1 Cf Lc 18,9-14.