Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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47. LA GLORIA DI DIO: FINE DELLA NOSTRA SANTIFICAZIONE

Ritiro mensile alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via Portuense 739, 30 settembre 19631

(Il Signore) creando il mondo, creando noi ebbe un fine, e cioè: per la sua gloria. E non potrebbe esser diverso. Il Signore ha una vera duplice gloria: una gloria intima nel seno della Santissima Trinità, gloria intrinseca; e una gloria esterna che viene dalle creature, cioè dall'uomo e da tutto il creato, specialmente dalle creature ragionevoli: l'uomo, gli angioli.
Ha una gloria intrinseca. Da tutta l'eternità il Padre celeste, per via di generazione intellettuale forma di sé un concetto, un'idea esattissima, ed è il Verbo Divino, il Figlio suo. Contemplandosi a vicenda, il Padre e il Figlio, corre, vi è, anzi, una corrente di amore fra il Padre e il Figlio, e allora, per modo di processione, procede, quindi, dal Padre e dal Figlio, lo Spirito Santo. Si glorificano eternamente le tre Divine Persone. La gloria intrinseca.
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Creò, allora, noi perché gli dessimo quella gloria esterna. Non aggiunge niente alla sua felicità, ma il Signore ha creato per sua bontà, e cioè per partecipare a noi la sua felicità. E noi, se lo glorifichiamo, saremo felici, e felici nel glorificarlo.
Le anime che arrivano a questo punto: di cercare unicamente la gloria di Dio, si trovano sul piano superiore di santificazione; quando cioè l'anima si è distaccata da tutto, ha vinto l'amor proprio per intiero e cerca, quindi, la gloria di Dio, e allora, [è] il fine di Dio, il fine per cui ha creato, il fine per cui ci ha redento; il fine [per cui] ci santifica. Allora si è immedesimati negli stessi fini, nelle stesse intenzioni, negli stessi pensieri della Trinità. Perciò l'anima è preparata all'ingresso in cielo. Quindi occorre una vittoria continuata sopra di noi, tutto un amore intimo verso Dio. Questo è il punto più elevato. E allora non vi può esser purgatorio quando si arriva a cercare in tutto la gloria di Dio: omnia quaecumque facitis in gloriam Dei facite1: qualunque cosa che fate, fatelo alla gloria di Dio. Questo è l'apice e questo è il fine ultimo, supremo.
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Ma poi vi è un fine intermedio che è la nostra santificazione, la nostra santificazione che sta nel vivere Gesù Cristo:
- vivere Gesù Cristo nella mente: i suoi pensieri;
- vivere Gesù Cristo, della sua volontà: l'obbedienza, la santità di Gesù;
- vivere Gesù Cristo nell'intimo del nostro cuore: amare lui solo, Dio, supremo bene, Dio, eterna felicità.
E sì, mirare al punto più elevato che sta nel cercar la gloria di Dio: Ad maiorem Dei gloriam. Questo è come la consegna di sant'Ignazio ai suoi religiosi, ai Gesuiti: cercare sempre la gloria di Dio.
Di sant'Alfonso si diceva: Quest'uomo non cerca altro che la gloria di Dio, non gli importa nulla dell'esterno, quel che capita; ciò che gli importa, tutto, è: la ricerca della gloria di Dio.
Però, [per] arrivare alla gloria di Dio, cioè a cercar soltanto la gloria di Dio, noi dobbiam passare attraverso a Gesù Cristo, perché non c'è altra via [per] andare al Padre che non questa: Gesù Cristo. Egli stesso lo ha dichiarato, alle volte più... qualche volta esplicitamente, qualche volta meno esplicitamente, ma il senso è quello, e cioè: Nessuno va al Padre senza di me1, nessuno va a Dio senza di me.
Così è la via della santità: passare attraverso a Gesù Cristo.
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Abbiamo nella Messa quella bella preghiera che riassume un po' tutta l'ascetica e la mistica. Quando il sacerdote, un po' prima del Pater noster dopo la consacrazione, il sacerdote prende l'ostia e traccia tre segni di croce sul calice con l'ostia, e due segni di croce sul corporale dicendo:
Per ipsum1, cioè per Gesù Cristo, per mezzo di Gesù Cristo.
Et cum ipso2, cioè con Gesù Cristo, operare come egli ha operato, sì, cioè, vivendo giorno per giorno, facendo quello che Gesù Cristo ha fatto, cioè gli esempi che ci ha lasciato, come egli si è comportato, sempre, quia omnia bene fecit3: che fece tutto bene.
E poi in ipso4, perché quando facciamo, arriviamo a un merito, c'è qualche cosa del nostro e c'è qualche cosa di Gesù Cristo, e cioè: la nostra volontà che corrisponde al volere di Dio, e Gesù Cristo ci dà la grazia di compiere quell'atto virtuoso. Interviene quindi lui come in aiuto e come elevando le nostre opere a merito, opere buone a merito.415
Est tibi, Deo Patri omnipotenti5. E, in Gesù Cristo, una gloria a Dio Padre onnipotente e allo Spirito Santo: omnis honor et gloria6.
E sarebbe lì il punto, quando, seguendo Gesù Cristo Via, «Io son la Via»7, si arriva veramente alla santità. E non c'è altra via di santità che in Cristo. E perché sia più facile, ecco, Gesù Cristo ha detto: «Io son la Via, la Verità e la Vita»8. Cioè, egli è la Via al Padre; egli è la stessa Verità, quindi santificazione della mente; egli santifica il nostro cuore, eleva i nostri affetti, i nostri desideri; le nostre intenzioni, cioè, tutte rivolte a Dio, rivolte al bene del prossimo.
Vivere in Gesù Cristo. Santificazione. L'unica via è questa: Soltanto per me, attraverso a me si va al Padre9, a Dio.
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Oh, Gesù ha detto: «Siate perfetti come è perfetto il Padre mio che è nei cieli»1. Come conosciamo il Padre? Come conosciamo quello che egli fa? Come sono le sue perfezioni? «Chi vede me - dice Gesù - vede il Padre»2. E cioè, se noi facciamo come ha fatto Gesù, rassomigliamo al Padre, cioè siam perfetti come il Padre. Quindi la lettura del Vangelo, studiare le virtù di Gesù Cristo, la sua vita per seguirla. Perciò, ecco, la santificazione.
Prima la purificazione. E vi siete distaccate realmente dal mondo e da voi stesse, dai pensieri propri, dalle tendenze, dalle preferenze naturali.
Oh, la vita religiosa non è una esteriorità: perché si sta insieme, perché c'è lo stesso abito, perché si segue un orario, ecc., quello è la corteccia. Ma la sostanza sta lì, nel liberarci da tutto quello che non è Dio e far vivere Gesù Cristo in noi, invece. Sostituire al nostro io, Dio, Gesù Cristo. Quindi l'intimo della vita religiosa vivere, e cioè, la vera donazione di noi stessi a Dio; «Tutto mi offro, dono e consacro»3. Ecco, primo passo.
Secondo, per vivere questa donazione: i voti, che ci liberano dagli attaccamenti alle nostre idee, alla nostra volontà, ai nostri affetti, agli affetti umani, terreni.
E poi: l'uniformità alle Costituzioni, le Costituzioni ben vissute. Perché Gesù Cristo lo si può imitare in vari stati: e ci può essere il religioso di uno stato secolare, e ci può esser la vita di un buon cristiano. Ma il modo di vivere Gesù Cristo è descritto nelle Costituzioni e, vivendo le Costituzioni, si vive in Gesù Cristo Maestro. La santità.
Ora, per questo: conoscere sempre meglio Gesù Cristo per amarlo di più e per imitarlo e per vivere in lui, in Gesù Cristo. Leggere, allora, molto il Vangelo e fare bene le ore di Adorazioni.
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Il Vangelo. Ma non leggerlo come si leggerebbero delle notizie ordinarie o un libro ordinario, anche se fosse un libro di ascetica. Il Vangelo si legge molto diversamente, e cioè, si legge per pensare come Gesù ha pensato, e per operare come Gesù ha operato, e concentrare il nostro cuore nel cuore di Gesù Maestro, sì. Questo è sapienza.
Sempre domandare i lumi, la grazia di essere illuminati interiormente per essere guidati da Dio; sempre vigilare in questo: che la vita religiosa non stia solamente nelle cose esteriori, ma che sia il cuore religioso, che sia la mente religiosa, che sia la volontà religiosa. Abbiam da trasformarci. Che l'intimo nostro sia veramente religioso, cioè, la pratica sincera, vera della virtù della religione che è la virtù che segue le tre virtù teologali ed [è] prima delle virtù cardinali. Amare proprio intimamente la vita religiosa e osservare perfettamente i tre voti per liberarci da ciò che impedisce la santità; «mediante... i voti», per arrivare a vivere in Gesù Cristo. E allora, sarà la vita perfettamente uniformata a Gesù Cristo quando, spogliati dalle cose terrene, noi ci concentriamo in Dio.
Perciò i due libri guida che sono: il Vangelo e le Costituzioni. E quanti libri di ascetica e di meditazione, lettura spirituale, creano delle illusioni; realmente non guidano alla santità vera. Quindi vigilare perché non sbagliamo. Tanti metodi, tante espressioni, parole. Attingere alla fonte, l'acqua. E la fonte è Gesù: fons aquae salientis in vitam aeternam1. Se sarete le lettrici del Vangelo, di un libro solo - diciamo - come viene poi applicato, per mezzo delle Costituzioni, nel nostro caso particolare, ecco la vita resta guidata da quel che è il Vangelo, cioè, realmente discepole di Gesù Maestro.
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E occorrerebbe anche la diffusione della Bibbia. Stiamo facendo la diffusione della Bibbia in un raggio più largo, e cioè, con sacrificio la Società Biblica Cattolica ha disposto che si arrivi a portar la Bibbia all'offerta soltanto di mille lire e a portarla alle case, la Bibbia.
Oh, questo impegno che si è assunto la Società Biblica Cattolica, è da assecondarsi. E pregare perché questo possa realizzarsi in pieno. Per ora sono stampate 250 mila copie, altre 250 mila copie si stanno stampando. Ma le famiglie, in Italia, sono 14 milioni.
Oh, allora, leggere la Bibbia, in generale, ma particolarmente il Vangelo.
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Quindi, concludendo, due cose: leggere la Bibbia, specialmente il Vangelo. E poi vivere di quei pensieri, vivere secondo Gesù Cristo, e amare, indirizzare tutto il nostro essere a lui, e, attraverso lui, si arriverà, [a] che cosa? «Io non cerco la gloria mia»1, dice Gesù.
Egli cercava la gloria del Padre. E volle, il Figlio di Dio incarnato, che fosse cantato dagli angeli il suo programma: «Gloria a Dio»2. Poi, secondo luogo: «Pace agli uomini di buona volontà»3. Ma quello è il fine ultimo.
Per non attendere in purgatorio, l'ingresso in cielo, cercare, perciò, la gloria di Dio. Attraverso Gesù Cristo si arriverà ad avere in mente le stesse intenzioni sue. E allora viene spontaneo il Magnificat, viene spontaneo il Te Deum, viene spontaneo il Gloria Patri, il Gloria in excelsis Deo e tutto ciò che è ringraziamento a Dio, e ciò che è lode di Dio. Quanti Salmi vi sono che sono indirizzati propriamente a glorificare Dio, la Santissima Trinità.
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Vi sono tra di voi anime che hanno molta grazia e che questo punto lo possono raggiungere. Non che si fermino soltanto all'imitazione di Gesù Cristo, ma le intenzioni di Gesù Cristo: gloria a Dio, e cercar la gloria di Dio.
Oh, in quest'ultimo viaggio che ho fatto, sono stato impressionato da confidenze di un aspirante sui 16 anni. Aveva capito del tutto: "Non opero per il paradiso, ma opero per la gloria del Padre celeste, perché cercando solamente la mia eterna felicità, mi si nasconde un egoismo nell'intimo, sì; ed è un po' di tempo che le mie intenzioni vanno alla gloria di Dio; tutte rivolte alla gloria di Dio, le mie opere". E questo giovane doveva avere avuto una luce buona, sì.
La troviamo, questa luce, molte volte anche un po' tardi nei santi, ma alle volte, per una maggiore effusione di grazia del Signore, uno può anche arrivarci molto presto. Però che non siano parole, occorre che siano fatti, siano opere. Avanti, dunque, in questa via. E se l'anima non è ancora arrivata a dire: omnis honor et gloria e a sentirlo, poco a poco, con le Adorazioni si otterrà, si arriverà. Non scoraggiatevi. È un punto alto. Ma mirare, non a metà della salita, sulla vetta. E dalla vetta non si vede più altro che il cielo, Dio, non si cerca più che Dio.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 67/e (= cassetta 144/b). - Per la datazione, cf PM: «Stiamo facendo la diffusione della Bibbia in un raggio più largo (...) che si arrivi a portare la Bibbia all'offerta di mille lire e a portarla alle case, la Bibbia» (cf PM in c276 e c331). - dAS, 30/9/1963: «Ore 6: terza predica del Ritiro alle PD». - dAC (cf c392).

1 1Cor 10,31.

1 Cf Gv 14,6b.

1 Cf Missale Romanum, Canon Missae, Per ipsum...

2 Cf Missale Romanum, Canon Missae, Per ipsum...

3 Cf Mc 7,37.

4 Cf Missale Romanum, Canon Missae, Per ipsum...

5 Cf Missale Romanum, Canon Missae, Per ipsum...

6 Cf Missale Romanum, Canon Missae, Per ipsum...

7 Gv 14,6.

8 Gv 14,6.

9 Cf Gv 14,6b.

1 Cf Mt 5,48.

2 Cf Gv 14,9.

3 Formula della Professione religiosa delle PD, Costituzioni (1960), art. 99.

1 Gv 4,14.

1 Cf Gv 8,50.

2 Lc 2,14.

3 Lc 2,14.