Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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21. MARIA, REGINA DEGLI APOSTOLI

Corso straordinario di Esercizi Spirituali (12 maggio - 1 giugno 1963)
alle Superiore e Suore anziane delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Ariccia, Casa Divin Maestro, 25 maggio 19631

Per te sciamus da Patrem noscamus atque Filium teque utriusque Spiritum credamus omni tempore2.
Questi versi latini indicano: conoscere il Padre, conoscere il Figlio, credere allo Spirito Santo.
È molto utile che certe preghiere si recitino in lingua volgare, cioè secondo la lingua della nazione in cui vi trovate: italiana, spagnola, ecc. Recitarle, queste preghiere, di tanto in tanto, in lingua nazionale, cioè volgare: e i salmi del Vespro e il Magnificat che si canta più spesso, il Te Ioseph celebrent, il Veni Creator Spiritus, il Pange lingua, in maniera che anche le aspiranti possano sapere che cosa dicono per potere cantare non solamente il tono con le note esatte, ma col senso che hanno le parole che si esprimono.
Avevo incontrato una persona che ormai aveva 40 anni che recitava la stessa preghiera latina e cioè, un inno: Te Ioseph celebrent, non aveva ancora capito che cosa si diceva, che cosa cantava, perché non conoscendo il latino... E allora si dicono le parole, ma non si può procedere con la preghiera, non può procedere dalla mente; e [la preghiera] deve procedere dalla mente perché proceda dal cuore e proceda poi dalla volontà.
Penetrar bene la liturgia e comprendere il senso. C'è questa tendenza a esprimersi sempre meglio in lingua volgare anche per la Messa: e l'Introito, gli Oremus, l'Epistola, il Credo, il Vangelo, sì. Ma anche la parte del canone capirla, e si può leggere ciascheduno secondo la propria divozione così che siamo coscienti di quello che diciamo al Signore, di quello che la Chiesa vuole che diciamo al Signore. Così avete cantato il Veni creator Spiritus. E nel libro delle orazioni abbiam messo daccanto a varie preghiere, inni e lodi latine, la traduzione. E alle aspiranti farle recitare in lingua volgare, molte volte, se non sempre, molte volte. Oh, nell'inno Veni creator Spiritus si invoca lo Spirito Santo.
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Oggi è la festa liturgica della Regina Apostolorum, quindi ricordiamo l'antifona che si canta a Maria: Mater, Magistra, Regina: Madre e Maestra e Regina.
Come noi dobbiamo considerare la protezione di Maria, la divozione a Maria? Come chiediamo al Signore che mandi a noi lo Spirito Santo in questi giorni, come lo chiediamo?
L'esempio che noi dobbiamo seguire dev'essere il metodo, il modo che piace a Dio. E cioè, nel santuario Regina Apostolorum, sul cornicione, in caratteri grandi, sono scritti i nomi degli Apostoli e il nome di Maria e le due espressioni: cum mulieribus et fratribus1. E cioè: come hanno ottenuto gli Apostoli, i discepoli, le donne che seguivano Gesù e han continuato a seguirlo, le più fedeli nella Chiesa di Dio, in quei primissimi tempi? Hanno invocato, i Dodici, cum Maria, mulieribus, fratribus2, e cioè, coi sacerdoti, con Maria, con le donne, con i fratelli; tutti, sì, Maria insieme, ecco.
Se vogliamo noi ottenere l'abbondanza dei sette doni dello Spirito Santo, delle virtù, dei frutti dello Spirito Santo, specialmente della virtù della religione per amare la Congregazione e viver la vita religiosa vera, e poi le Beatitudini, quello è il modo: cum Maria, matre Iesu2. E si dice madre di Gesù appunto per far valere che è la madre e che ha un potere presso il Figlio e che il Figlio mandi lo Spirito Santo come aveva promesso. Gesù che manda lo Spirito Santo dal cielo alla Chiesa.
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Oh, nell'antifona quindi diciamo, Maria: Mater, Magistra, Regina.
Madre delle vocazioni e delle anime, in modo particolare, consacrate a Dio; Maestra dell'apostolato; e protettrice, cioè, Regina degli apostolati.
[Primo.] Maria è madre nostra: «Donna, ecco il tuo Figlio»1, e indicò Giovanni con lo sguardo. E a Giovanni: «Giovanni, ecco tua madre»2. Maria è madre del Capo della Chiesa, corpo mistico. È il capo, Gesù, e se è il capo ed [Ella] è la madre del capo, tanto più, cioè insieme lo è, madre, delle membra della Chiesa. Questa verità è già universalmente predicata ed è una verità prossima alla fede. Oh, madre del capo e madre delle membra. In che senso? Perché in noi, se viviamo in grazia, c'è la vita di Gesù Cristo. Ora, la vita di Gesù Cristo, Gesù Cristo procede da Maria, ecco. Così le membra che sono unite al capo procedono da Maria.
Maria è la «piena di grazia»3. La «piena» significa l'abbondanza della grazia, della santità del cuore, dell'anima di Maria. Ma quella pienezza si riferiva insieme alla grazia che ella riversa sopra gli altri. Siccome ha questa missione di esser Madre di tutti quelli che crederanno in Gesù Cristo, ecco essa versa sugli altri ciò che è a sovrabbondanza, dalla sua pienezza riversa sugli altri. Quindi Maria, la nostra madre spirituale; madre naturale per Gesù Cristo e madre spirituale, per adozione, nostra. Madre, in modo particolare, per chi è chiamato a consacrarsi a Gesù perché è madre in modo particolare delle membra più importanti del corpo della Chiesa, e sono le anime consacrate a Dio, queste membra. Coloro, cioè, che sono scelti da Dio con la chiamata, la vocazione, e che hanno risposto alla loro chiamata, alla loro vocazione. Madre! Grande fiducia in questo titolo, quando noi tante volte chiamiamo Maria non solo Madre di Dio, cioè Madre di Gesù Cristo, ma, madre nostra.
Oh, da una parte allora, maggior confidenza in Maria e maggiore, quindi, amore a Maria e maggiore imitazione; maggiormente rassomigliare a Maria e, nello stesso tempo, zelare il culto, l'amore a Maria, che potete zelarlo con la preghiera, con l'esempio, con le pubblicazioni. E avrete i vostri bei canti, i vostri buoni dischi che parlano di Maria, che predicano Maria. E insegnare anche le lodi di Maria quando avete occasioni. E accompagnare sempre il canto bene, il canto in chiesa, particolarmente nelle solennità di Maria.
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Oh, secondo, noi chiamiamo Maria: Maestra. Maestra di apostolato, apostolato che è triplice: l'apostolato eucaristico, l'apostolato del servizio sacerdotale, l'apostolato della liturgia. Maria è Maestra, sì.
Bisogna capire bene che cosa significa apostolato, quale è la natura dell'apostolato cattolico, cristiano, religioso. Qual è la natura? La natura è questa: di dare agli altri ciò che si possiede, perché chi non ha non può dare, molto chiaro. E cioè, che un'anima sia piena di Dio e sente il bisogno di parlar di Dio, e sente il bisogno di far conoscere Dio, Gesù Cristo, la Chiesa, i sacramenti.
L'apostolato è da paragonarsi, e questo è il concetto più facile a capirsi: una conca, una vasca piena, la quale, a un certo punto, è troppo piena e riversa ciò che è di troppo piena, ecco. Un'anima piena dell'acqua della grazia che, a un certo punto, riversa per troppo piena. De plenitudine abbiamo ricevuto da Gesù Cristo1, de plenitudine, da Maria. E il popolo deve ricevere dalla pienezza dell'apostola, dell'apostolo.
Maria, Dio aveva con sé, il Figlio di Dio incarnato e lo ha dato al mondo. Ecco, [ha dato] ciò che aveva.
Quando un'anima è vuota, non può dare. Se l'anima si riattiepidisce a un certo punto, si va perdendo l'apostolato, e anche se fa delle opere, non c'è più lo spirito nelle opere. Ma se c'è l'apostolo, nell'apostolo c'è Dio, allora si dona quel che si ha; se si ha Gesù Cristo, si dona quel che si ha, l'anima. Articoli, alle volte, che son senza anima e articoli che son pieni di spirito, perché procedono da un'anima che è piena di grazia, di ammirazione, piena di fede in Gesù Cristo e della Chiesa stessa, cioè dei sacramenti, della liturgia.
Quando poi la conca o la vasca un po' si rompe e perde? Quando un'anima perde lo spirito e entra un po' lo spirito mondano, si diventa inutili nella Chiesa, si diventa inutili e le anime non ne hanno il frutto. E hanno diritto, le anime, ad avere da noi l'apostolato. Perché? Perché nella società, nella famiglia umana tutti han da contribuire: c'è la società religiosa, c'è la società soprannaturale, la Chiesa, e c'è la società della famiglia umana sotto certi princìpi generali. Ma se noi mangiamo il pane comune dobbiamo dare alla società, alla Chiesa, dare alle anime. Altri contribuiscono, supponiamo... vi sono in questi tempi convegni perché tutta l'umanità, tutti gli uomini abbiano sostentamento sufficiente e, purtroppo, non l'hanno ancor tutti. Ora, se questi procurano e cercano di procurare sempre meglio il pane quotidiano per tutta l'umanità, e noi dobbiamo dare il nostro contributo all'Istituto, alla Chiesa, alla famiglia umana. È obbligatorio l'apostolato, per tutti; quindi la cresima che è il sacramento dell'apostolato.
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Gli apostolati vostri che sono:
L'Adorazione e, attraverso all'Adorazione, fare arrivare alla Chiesa, e prima alla Famiglia paolina, quindi alla Chiesa, quindi all'umanità, la luce di Gesù Cristo, la redenzione di Gesù Cristo, sì, affinché tutti ricevano i frutti della passione e morte, i frutti della predicazione di Gesù, i frutti della santità della sua vita, sì.
Domandate al Signore che si stabiliscano nella umanità, e cioè nel complesso di tutto il genere umano, tutti gli uomini... occorrono 9 milioni di tabernacoli col loro prete. Nella Adorazione considerare o una carta geografica o il mappamondo, oppure un foglio dove sono scritte le nazioni, o bastano anche i continenti. Comprendere tutti col cuore di Gesù. Apostolato grande! C'è l'apostolato della vita interiore, ma subito dopo c'è l'apostolato della preghiera e l'apostolato della sofferenza.
Quindi l'apostolato della vita interiore. Chi si santifica fa sempre un apostolato anche se si chiude in un convento e, barricate le porte e le finestre con le inferriate forti, il suo influsso, l'influsso di un'anima santa si diffonde, si diffonde ampiamente come si diffonde il bonus odor Christi1 che è la santità di un'anima.
Ma la preghiera, l'apostolato della preghiera sempre recitando «Cuore divino di Gesù», l'intenzioni che ha Gesù. La Pia Discepola che si uniforma al cuore di Gesù, ai desideri di Gesù che sono, in riassunto: la gloria al Padre e la pace agli uomini2, la salvezza degli uomini.
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Poi viene l'apostolato del servizio sacerdotale. Dopo Gesù Cristo vi è il suo ministro, ecco. Quello è vivo, quello è operante poiché è lui che produce l'Eucaristia e quindi il pane eucaristico e quindi Gesù presente. Sempre da considerarsi Gesù eucaristico sotto i tre aspetti, cioè: sacrificio, comunione e adorazione, presenza, cioè, reale, continuata di Gesù nel tabernacolo.
E considerare, quindi, quello che diceva san Francesco d'Assisi: «Io venero il prete perché mi dà Cristo». Allora: [pregare] perché la Chiesa abbia il numero sufficiente. E quanti ne son necessari? Tre milioni di sacerdoti. Invece siamo 140 mila sacerdoti religiosi e 260 circa, sacerdoti diocesani. Poi ci sono i religiosi laici. E, secondo che ha detto il segretario della Congregazione dei Religiosi: un milione e 700 mila suore. Però è difficile fare il conto perché gli Istituti Secolari hanno il vincolo del segreto, in generale, e quindi non si conoscono i membri così facilmente. In ogni modo, suore o con l'abito in vita comune, o senza abito che vivono nel mondo, ecco, ne occorrono 9 milioni nel mondo, attualmente considerando. Queste cifre ricordarle e dirgliele a Gesù, dirglielo (...).
E chi è dedicata a questo apostolato del servizio sacerdotale, lo compia sempre più volentieri. Perché? Perché alla Chiesa occorrono tanti sacerdoti e tante anime consacrate a Dio. Ora l'umanità va crescendo e il numero [dei sacerdoti] finora non si è molto accresciuto, molto aumentato. Sono però aumentate le suore, in generale. Ma se nel mondo si raggiungessero i 9 milioni di suore, produrrebbero quanti preti di più? I tre milioni di sacerdoti necessari, che predichino il Vangelo, la Chiesa, la salvezza.
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Viene poi il servizio liturgico alla Chiesa. E cioè, siccome il sacerdote ha bisogno dei paramenti, degli altari, delle chiese, dei confessionali e di tutto quel che porta al culto, che serve al culto, ecco l'apostolato liturgico. Diciamo liturgico in senso generale perché, da una parte, vi è quello che è strettamente liturgico, come la Messa che ne è il centro, poi vengono quelli che si chiamano, non più i sacramenti, ma i sacramentali e quindi tutti gli altri mezzi che servono a portare a Dio, come un crocifisso, come la corona, l'immagine, la pittura, il disco, ecc.
Sotto la protezione di Maria perché il centro, ecco, procede di là, come Maria ha dato Gesù Cristo al mondo. E quindi in essa ci son stati tutti gli apostolati perché tutti gli apostolati son riassunti in Cristo, ma in Cristo Maestro, Via, Verità e Vita1. Ed è lei che l'ha dato al mondo. Così ha voluto Iddio.
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Oh, vi è la terza invocazione nell'antifona che si canta: Regina Apostolorum. Regina degli Apostoli e degli apostolati, cioè, protettrice. Come invocarla?
Primo, che si recluti il complesso di coloro che son chiamati al servizio di Dio e a consacrarsi a Dio. Reclutamento delle vocazioni. Che i vocazionisti, le vocazioniste sappiano distinguere. E Maria li guida se si mettono, vocazionisti e vocazioniste, sotto la protezione e la guida di Maria.
Poi, coloro che attendono alla formazione dei chiamati e delle chiamate, sotto la protezione di Maria, guidate da Maria.
E poi l'esercizio dell'apostolato e la vita consacrata a Dio, ecco, terzo punto.
Quindi: reclutamento, formazione, e vita, vita di santificazione e vita di apostolato.
Conoscere bene chi è chiamato e chi, invece, non è chiamato. Certo il vocazionista, la vocazionista possono un po' comprendere, e si valgono dei mezzi per conoscere se quella bambina, quel bambino mostri veri segni di vocazione, attitudini, capacità. Quando però sono entrati o sono entrate, non si possono subito chiamare aspiranti, realmente, ecco; qualunque nome si dia, è un incontro, piuttosto, il primo anno, i primi mesi (dovrebbe essere un anno).
Il bambino, la bambina, il fanciullo, la fanciulla, si avvicina all'Istituto per vedere se quello è ciò che gli piace, ciò che cerca, e si sente e ama. E l'Istituto ha il tempo di conoscere se chi è entrato, o fanciullo o fanciulla, chi è entrato mostra le qualità e mostra nel suo intimo capacità e amore, desiderio vivo, vero di vivere quella vita. Dopo si potrà già fare una certa cernita, scelta, con prudenza. L'Istituto vede. Quindi è un incontro tra chi è entrato e l'Istituto che li ha accolti.
Dopo che si è presa una certa conoscenza che dà garanzie, che risultino garanzie che lì vi è veramente una chiamata, se non si può dire ancor in modo assoluto, (che questo sarà poi nella professione perpetua, definitivo), ma si ha una scelta già, e allora si lavora per la formazione su quelle persone scelte, quelle che si chiamano veramente aspiranti, allora si lavora già sopra un terreno buono ed ottimo, come si esprime il Vangelo1. E non più si semina, si predica, si lavora, su un terreno non buono, e la semente non cade più sopra la strada o tra le spine o fra le pietre, ma su un terreno buono ed ottimo che potrà dare il 30, il 60, il 100 per uno2. Sapienza celeste, guidati dallo spirito di Dio per intercessione della Regina Apostolorum. Di lì in là poi c'è tutta la formazione.
Maria Regina, e allora, Regina perché è ricca, potente presso Dio, ed è ricca e potente e santissima per ottenere a noi. «Salve Regina, mater misericordiae». Vanno unite le due espressioni: Regina e madre di misericordia. Regina perché ha un gran potere presso il cuore di Dio, presso il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Ma si serve del suo potere, presso Dio, di intercessione, cioè potere: mater misericordiae, pietà di noi. Essa fa sentire presso il Signore i bisogni nostri, i bisogni dell'apostolo, dell'apostola e degli apostolati che si praticano. Regina Apostolorum.
La consacrazione, perciò, continua a Maria e, attraverso a Maria, al Signore, a Gesù.
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Oh, questa sera recitare la consacrazione dell'apostolato e la consacrazione delle anime nostre a Maria, Madre, Maestra e Regina. Sì, consacrazione.
Sempre incontrar volentieri il nome di Maria nelle nostre preghiere, e sempre passiamo attraverso a Maria, Madre, Maestra e Regina per arrivare a Gesù, arrivare a Dio. Così è il disegno di Dio, che Maria abbia compiuto tutto l'apostolato che è riassunto in Gesù (perché gli apostolati sono parte e, supponiamo, per la gioventù, per gli ammalati). Maria ha esercitato tutti gli apostolati, in quanto ha esercitato il suo apostolato di dare Gesù Cristo al mondo. E in Gesù Cristo, tutto.
Veniamo, quindi, alla conclusione: sempre devotissimo il canto dell'antifona Mater, Magistra, Regina. E questo è venuto dall'enciclica di Leone XIII1 che giustifica le tre invocazioni.
Oh, concludiamo: per questo la giornata di oggi tutta rivolta a Maria, in questa festa liturgica, questa solennità liturgica, sì.
Oh, per arrivare ad aver la Messa di Gesù Maestro, una decina di anni si sono impiegati, ma per la festa Regina Apostolorum c'è andato ad esser di prima classe; ma già in principio, proprio i primissimi giorni dell'Istituto, già si festeggiava la Regina Apostolorum.
Oh, voi godete dei frutti del lavoro, dell'Istituto, di tanti anni, godete dei frutti. E allora raccogliere questi frutti, e farne partecipi le anime. Educarle bene alle tre divozioni: al Divino Maestro, Via, Verità e Vita, alla Regina, a san Paolo. Formarle, queste anime, perché saranno proprio nella loro via e troveranno più facile il cammino.
E soltanto con queste tre divozioni, la paolina, il paolino si sentiranno veramente tali, veramente di spirito paolino e avranno quindi poi alla fine tutti i meriti e tutto il premio celeste abbondantissimo, quando la Famiglia Paolina si riunirà in cielo cantando al Divin Maestro, alla Regina, a san Paolo.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 62/e (= cassetta 131/b). - Per la datazione, cf PM: «Oggi è la festa liturgica della Regina degli Apostoli». - dAS, 25/5/1963: «Alle 5,30, meditazione ai sacerdoti... Subito dopo va [il PM] ad Ariccia (m.s.). Torna alle ore 10,30». - dAC e VV (cf c85).

2 Liber Usualis, In Festo Pentecostes, Hymnus «Veni Creator» in II Vesperis.

1 At 1,14.

2 At 1,14.

1 Gv 19,26.

2 Gv 19,27.

3 Lc 1,28.

1 Cf Gv 1,16.

1 2Cor 2,15.

2 Cf Lc 2,14.

1 Gv 14,6.

1 Cf Mt 13,3-8.

2 Cf Mt 13,8.

1 LEONE XIII, enc. Adiutricem populi christiani, 5 settemhre 1895.