Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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30. LA VOCAZIONE DELLA PIA DISCEPOLA

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Buenos Aires, 11 giugno 19631

Va bene che dopo la Messa, e poi la seconda Messa e la meditazione comune, ora parliamo un po' per quel che riguarda direttamente la vostra vita spirituale, religiosa.
La vocazione è la chiamata di Dio secondo il Vangelo, secondo il Maestro Divino, e cioè: «Se vuoi esser perfetto, lascia tutto, vieni a seguirmi»2. «Lascia tutto» vuol dir la povertà; «vieni» vuol dire la castità, lasciare la famiglia; e «seguimi» significa l'obbedienza. Quindi sono compresi i tre voti di povertà, castità e obbedienza. Però quello che decide e costituisce la vita religiosa è l'obbedienza, perché gli altri due voti si praticheranno con facilità, se c'è il voto di obbedienza, cioè, l'osservanza.
L'obbedienza che consiste nel fare quello che è nelle Costituzioni e c'è nelle circolari che vengono da Casa Madre, la Casa Generalizia, la quale interpreta e applica le Costituzioni; e poi nel fare l'ufficio che vien dato. L'obbedienza.
Ma perché l'obbedienza sia meritoria bisogna che ci sia la docilità. La docilità è un grado di più dell'obbedienza semplice. Vuol dir disporre la volontà [ad] accettare tutto per fare tutto quel che viene da Dio attraverso alla Chiesa, attraverso le Costituzioni, e attraverso alle Madri che danno le disposizioni per l'applicazione, applicazioni delle Costituzioni.
Ma la obbedienza perfetta è l'abbandono in Dio, cioè, disporsi a fare quello che il Signore vuole, della nostra vita: morire presto, morire un po' più in ritardo; vivere sani o viver malati; fare un ufficio, farne un altro; essere nel più alto grado in Congregazione o esserne soltanto come aspiranti o in altro ufficio; tutto insieme; anche l'accettazione delle croci, delle tentazioni per combatterle quando il Signore permette. L'abbandono in Dio è l'obbedienza perfetta, oh, sì!
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La vita religiosa è quella per tutti gli Istituti femminili religiosi, come anche per i religiosi, fino lì. Però gli Istituti religiosi femminili sono circa 750. Vuol dire che la perfezione si può conseguire in varie maniere. E gli Istituti applicano qualche punto del Vangelo, perché la perfezione non può essere altra che quella di Gesù, e cioè, quello che Gesù ha insegnato, quello che Gesù, egli medesimo, ha praticato. Oh! Tuttavia vi è differenza fra Istituto e Istituto.
Vi sono tre gradi di Istituti femminili religiosi: primo, è il grado della vita contemplativa; secondo, (il grado più perfetto già) è la vita attiva; ma il grado superiore è la vita che concorda lo spirito con l'apostolato, cioè, vita contemplativa e vita apostolica.
La vita contemplativa è, in sé, una vita di unione con Dio e quindi ha dei privilegi: l'unione con Dio. Ma quando all'unione con Dio si viene ad aggiungere l'apostolato, è più perfetto, più santo, più meritorio. Quindi, voi che avete insieme la vita contemplativa, cioè di preghiera, e la vita attiva di apostolato, siete nel più perfetto. E se uno dal più perfetto passa al meno perfetto, che è la vita contemplativa, discende di un grado. Oh!
Allora, amare l'apostolato; è l'apostolato che perfeziona l'anima, e cioè, aggiunge alla preghiera, aggiunge l'azione. E cioè, quando si contempla Gesù, i suoi desideri, i suoi voleri: che gli portiamo anime, che aiutiamo anime a salvarsi, ecco quello che piace, in secondo luogo, a Gesù. Perché a Gesù, due cose... sono stati due fini della sua incarnazione, se volete vivere nel Maestro Divino: «Gloria a Dio»1, cioè contemplazione. Ma Gesù ha aggiunto: «Pace agli uomini di buona volontà»2, cioè, salute spirituale, salvezza agli uomini; cioè, che gli uomini siano in pace con Dio, vuol dire, in primo luogo; anche tra di loro, ma prima con Dio. Ora, questo significa vivere il Maestro: «Gloria a Dio». Quindi amar la preghiera vostra, la vostra pietà; secondo, piacere anche a Gesù: «Pace agli uomini di buona volontà», cioè esercitar l'apostolato.
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Ora, gli apostolati sono tre che voi praticate.
C'è l'apostolato eucaristico. Che non sia l'Adorazione delle anime contemplative soltanto, ma sia l'apostolato. La vostra Adorazione è diversa, ha un'altra -diciamo - un altro colore, un'altra specialità.
L'apostolato eucaristico, l'apostolato del servizio sacerdotale e l'apostolato della liturgia.
Ora, l'apostolato eucaristico è per tutte. Perché si dice apostolato? Sì, c'è sempre la santificazione dell'anima, ma che cosa bisogna ancora contemplare, quali sono i desideri di Gesù? Che tutti gli uomini lo conoscano: «Andate nel mondo intiero, predicate il Vangelo»1.
Ora l'apostolato, quindi delle vocazioni. Domandare vocazioni, vocazioni alla Congregazione vostra, ma vocazioni a tutti gli Istituti, a tutto il clero diocesano e religioso. Quindi è un apostolato di preghiera, questo apostolato interiore (beh, accenniamolo appena).
Apostolato della vita interiore, proprio quando uno si santifica e allora spande un profumo di grazie sopra l'ambiente, e poi questo profumo si estende, si allarga, quando questo profumo è vivo, sentito. Oh, vita interiore: chi fa l'esame di coscienza, chi ha spirito di fede, proprio vita interiore, poi l'unione con Gesù. Apostolato della vita interiore, della sofferenza, mortificazione, e della preghiera e del buon esempio. Questi apostolati di vita interiore che... beh! se esercitati particolarmente nella preghiera, nell'Adorazione.
Chiedere a Gesù che nel mondo si erigano nove milioni di tabernacoli. Sono, gli uomini, tre miliardi circa. E allora? Che ogni mille anime ci sia un tabernacolo. Questo, quando siete lì davanti al tabernacolo, dirglielo a Gesù. E così, che tutti riescano a conoscere il mistero eucaristico, la presenza di Gesù nel Santissimo Sacramento. Perché, voi sapete benissimo che l'atto di fede, un atto di fede, per esempio, quando siete all'Adorazione o quando andate alla comunione o sentite la Messa, l'atto di fede è più meritorio che aveste mille visioni, veder mille volte la Madonna o veder mille volte Gesù, perché quello è un atto materiale, conoscere. Ma la fede che vale immensamente di più, è il soprannaturale, l'atto di fede. E anzi, l'autore della Teologia della Perfezione2 dice anche: dieci mila visioni. Bisogna che noi abbiamo lo spirito di fede, sì. Oh, quindi l'apostolato eucaristico mediante la preghiera, la sofferenza. Oh!
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Secondo, c'è l'apostolato del servizio sacerdotale. Questo, perché si preparino i ministri di Dio, intercedendo presso il Signore con la preghiera per le vocazioni, ma nello stesso tempo perché, non solo siano in numero sufficiente, ma siano santi. Preghiera. Servizio sacerdotale. Aiutare la preparazione al sacerdozio o per le vocazioni o per il servizio è certamente molto superiore all'ufficio liturgico, perché, se voi fate le pianete, fate un servizio liturgico, servizio alla Chiesa, al culto. Ma se non c'è il prete, non si celebra la Messa e quindi la differenza è molto diversa. A fare un calice lo fanno anche gli orefici, e ci son le fabbriche. Ma invece, a formare un sacerdote... il sacerdote può celebrare anche nel bicchiere comune, in caso straordinario, come è capitato, supponiamo, al cardinale che è ancora prigioniero e l'altro che è morto, poi, in carcere, vescovo. Oh!
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Poi il servizio liturgico alla Chiesa e che conoscete di più. Il vostro apostolato che è eucaristico, sacerdotale e, nello stesso tempo, servizio sacerdotale e apostolato liturgico.
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Ora, che cosa si richiede per il progresso? Voi andate progredendo, e vedo anche i segni: i muratori, ma quelli son poca cosa, quelli li fanno anche i muratori; ma quello che abbiam da costruire per noi è la persona santa, formare la persona santa. Sì, santificarvi.
La santificazione è in Gesù Cristo. Vivere Gesù Cristo, Via, Verità e Vita secondo lo spirito di san Paolo. Lo spirito di san Paolo è tutto ordinato a presentarci Gesù Maestro, Via, Verità e Vita, a presentarci Gesù nel mistero del Cristo e quindi, la lettura del Vangelo e la lettura delle Lettere di san Paolo, sì.
Leggere il Vangelo, ma penetrarlo, perché lì c'è tutta la dottrina della perfezione. Ora, Gesù dice: sequatur me1. Chi vuol venire dietro di me, mi segua, cioè, mi imiti e viva di me. Ma la condizione è: abneget semetipsum et tollat crucem suam1. Rinnegare noi stessi e prendere la nostra croce e portarcela. Il rinnegamento!
E san Giovanni della Croce sull'esempio, sullo spirito di santa Teresa d'Avila: preferire ciò che è meno facile rispetto a ciò che è più facile; preferire ciò che è meno gustoso rispetto a ciò che è più gustoso; preferire quel che costa più fatica rispetto a quel che costa meno; preferire un umile servizio rispetto a un servizio più grande, distinto; preferire ciò che è più umiliante rispetto a quello che è più onorato. E aggiunge anche: preferire di stare con le persone che sono antipatiche rispetto a quelle che sono simpatiche in maniera di rinnegarsi, se no non si procede mai perché la condizione, il primo passo è quello: rinnega te stesso, abneget semetipsum.
E poi prendere la propria croce e portarla. Le croci sono per tutti. Il Signore ha dimenticato nessuno. E lo esprimeva in una maniera un poco curiosa, ma giusta: Gesù ha fatto il falegname e delle croci ne ha fatto per tutti. Allora ne abbiamo tutti, chi più, chi meno. E chi sarà più crocifisso sarà più santo, chi crocifigge i propri desideri, la propria volontà.
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Ma la Pia Discepola ha bisogno, in modo speciale, di esser silenziosa. Non puoi narrare cose di esterni, conoscer questo e quello. Il raccoglimento. Il silenzio è una mortificazione, ma è la disposizione per avere lo spirito interiore, per seguire davvero, cercare davvero la santità. Vi è il silenzio che è prescritto secondo sapete. Ma le persone che vogliono raggiungere la santità, vivono in un abituale raccoglimento; non che siano mute, ma parlano quando è necessario, e quando non è necessario... Neppur sentire certe cose che vengono dette o neppur sentire quando non è tempo di... e se basta una parola, non dieci; quando è necessario, dire. Parlare tanto con Gesù.
E chi si abitua a parlare poco con gli uomini, avrà questa facilità di fare il discorso con Gesù, il colloquio con Gesù, perché la Visita comincia quando cominciamo a parlar con Gesù in chiesa, comincia lì la Visita. Prima sarà una preparazione. E se poi, nella Visita non si entra in comunicazione, in discorso, in colloquio con Gesù, non possiamo dire di aver fatto la Visita, sì. Perché, se viene una persona a trovarvi, supponiam che vien la mamma, ed è in parlatorio e tu ci vai in parlatorio e non vi scambiate nessuna parola... E se andate in chiesa e non vi scambiate parole con Gesù? Non c'è la Visita. Ci vuole il colloquio con Gesù: stupenda familiaritas, dice l'Imitazione di Cristo1. Persone che invece si facilitano la strada a tutte le distrazioni, e persone che invece si preparano e seguono la strada per vivere più raccolte, più in Dio, unione con Dio, sì. Oh, quindi, il raccoglimento!
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Nel 1924 si son fatte le prime vestizioni delle Pie Discepole. E ogni Istituto ha la sua storia, le sue vicende finché si stabilisce. E così la vostra Congregazione è portata ad una approvazione definitiva con molte lodi, le vostre Costituzioni, che sono veramente un dono di Dio per voi, e sono la via della santificazione, sì, la via. Perciò la lettura del Vangelo, (e il Vangelo poi viene applicato nelle Costituzioni), dopo segue la lettura delle Costituzioni. E la storia della Congregazione, poco a poco, la conoscerete sempre meglio e vedrete sempre meglio la mano di Dio, che l'ha voluta il Signore, che l'ha voluta il Signore veramente. E vi è stato chi ha offerto la sua vita per la vita della Congregazione. E le suore che son già passate all'eternità, per quanto io conosco, hanno offerto la vita per l'Istituto, offerto la vita per la Congregazione, per la Madre Maestra1. Oh, tutto quello che viene indicato è tutto per facilitare la perfezione. Accettare tutto con grande riverenza.
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Ma la preghiera che si deve fare adesso, che vorrei adesso suggerire, è la preghiera del Maestro Gesù stesso. E recitate la preghiera, così detta, sacerdotale, sì. E in quella preghiera, quattro volte Gesù domanda: ut unum sint1. Che ci sia l'unione. Quattro volte, in una preghiera. Una volta chiede l'unione tra gli Apostoli, tra coloro che avevano avuto quella vocazione all'apostolato, i primi Apostoli. Ma si son poi aggiunti altri apostoli come, oggi, san Barnaba il quale ha avuto relazioni molto intime con san Paolo. E il Prefazio della Messa è il Prefazio Apostolorum. Oh, volevo dire che la preghiera, oltre a domandare al Signore l'unione agli Apostoli, fra il clero, fra i vescovi e uniti alla Chiesa, uniti al Papa tutti, specialmente trattandosi del Concilio Ecumenico: l'unione. Si dicevano tante parole, ma alla fine c'era la concordia. È chiaro l'intervento dello Spirito Santo.
Ma poi il Signore, oltre a quella domanda: ut unum sint1, ne aggiunge tre, e son la stessa cosa, ma riguardano noi, voi: ut unum sint. E a che punto, fino a che punto? Il paragone che porta è sublime. Dice Gesù: «Come tu, Padre, ed io siamo uno»2. Questo è sublime e noi non possiamo raggiungerlo del tutto. Ma è il paragone, cioè, come è l'imitazione di Gesù. All'infinito della sua perfezione non possiamo arrivare. Ma conformes fieri imaginis Filii sui3. Cercare sempre di più di rassomigliare a Gesù. Ut unum sint, ut unum sint, ut unum sint, tre volte. Siete ben unite? a Casa Madre, a Casa Generalizia?
Siete ben unite fra di voi? Sempre di più, neh? Eh! quando è detta una cosa, e basta. Ma volervi bene, volervi bene, volervi bene. Essere vicendevolmente servizievoli.
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Ma se l'eternità, cioè il paradiso, è carità, per prepararci al paradiso non c'è altro che la carità [perché] la fede è la base, ma poi si deve arrivare alla carità: caritas manet in aeternum1. Perché cessa poi la fede e cessa la speranza, ma la carità... Il paradiso è carità, cioè, amore a Dio. È il canto delle glorie di Dio. È quindi, l'amore a Dio e l'amore a chi, e cioè, agli esseri che sono fatti ad immagine e somiglianza di Dio2.
Ma per voi, tra di voi, vi sono impegni più gravi, riguardo alla carità, perché avete la professione, siete sorelle. Quindi volervi bene, essere ben unite. L'unione crea le forze e rende gioiosa la vita religiosa, perché questa vita religiosa è l'anticamera del paradiso, se ben vissuta, non che divenga un purgatorio di prove dell'uno con l'altro. Eh, ma tutti vogliono che verso... ognuno, meglio, vuole che gli altri gli usino carità e usino pazienza. Ma se vogliamo trovar carità, bisogna che cominciamo a far carità. "Ma gli altri devono aver pazienza con me". Ma noi aver pazienza con gli altri e non fare esercitare tanto facilmente la pazienza agli altri... L'esame di coscienza. Perché, poi, quando si fa bene, e allora si trova il bene; quando si ama, infine si è amati. Vedete che coro di lodi, di ammirazione per il Papa defunto! Lo chiamavano: Giovanni, il buono. Così è intitolato un libro che sta uscendo: Giovanni, il buono.
Allora, adesso ho parlato per chi mi capisce, perché, e la lingua... - Più o meno. Bene, allora ognuna di voi sia "la buona". Siete anche liete? Non guardate né indietro, né troppo avanti. Santificare bene il momento.
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Bene, il Signore vi benedica tanto, sì. Abbiate la pace, la pace e un gran cuore. Pensare a tutti gli uomini che non conoscono Dio e non sono sulla strada del paradiso. Perché il Papa ci ha dato l'esempio: offrire la vita per il Concilio Ecumenico, per la Chiesa, per la pace. Pacem in terris che è la sua parola come testamento, la pace, perché l'ultimo atto solenne, cioè l'enciclica Pacem in terris1. Avete pace tra di voi? E letizia, e letizia? E le religiose quando hanno Gesù non possono neppur trattenersi dal cantare. E voi cantate, no? Cantate con la Madonna?
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Oh, quanto è bella la vostra vocazione! Ma distinguete bene. Perché, alle volte, capita questo: perché una figliuola può avere una vocazione, non vuol dire che abbia sempre la vocazione o per le Figlie di San Paolo o per le Pie Discepole o per un altro Istituto. Bisogna prendere quelle che han proprio i segni della vostra vocazione, se no dopo si trovano male. Se invece si trovano bene perché avevano quella vocazione, allora letizia continua e preparazione al paradiso. Bisogna distinguere. Se son tanti gli Istituti che la Chiesa ha approvato è segno che voleva, la Chiesa, presentare un po' varie vite religiose affinché ognuna scelga quel che è più adatto al suo... Ma però, alle volte, la vocazione si perde; c'è, ma si perde. Si perde, come... come si perde? Si perde come fa una botte quando c'è un bucherello piccolo piccolo, poco per volta resta vuota. E si vuota lo spirito. C'è un difetto qui, un difetto là, preghiera non ben fatta, preghiera non ben fatta, e si perde gocce a gocce e poi la botte resta vuota; cioè, il cuore resta vuoto. Ma voi volete aggiungere il vino, non perderne. Bisogna aggiungerne. Sta bene. Sono molto contento.
Sia lodato Gesù Cristo.

Agimus tibi gratias, omnipotens Deus, pro universis beneficiis tuis. Qui vivis et regnas in saecula saeculorum.
Sancte Paule apostole.
In nome del Padre... .
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1 Nastro 178/a (= cassetta 136/a). - Per la datazione, cf PM: «Oggi, san Barnaba» [festa liturgica: 11 giugno]. - dAS (cf c256).

2 Cf Mt 19,21.

1 Lc 2,14.

2 Lc 2,14.

1 Cf Mt 28,19.

2 A. ROYO M. Teologia della Perfezione Cristiana, o.c.

1 Mt 16,24.

1 Imitazione di Cristo, libro II, I, I,

1 MADRE M. LUCIA RlCCI, Superiora Generale.

1 Gv 17,11.21a.21b.22.

2 Gv 17,11.21a.21b.22.

3 Rm 8,29.

1 Cf 1Cor 13,8.

2 Cf Gn 1,26.

1 GIOVANNI XXIII, Lettera enc. Pacem in terris, 11 aprile 1963.