Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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16. AMARE LA CONGREGAZIONE: CURA DELLE VOCAZIONI

Corso straordinario di Esercizi Spirituali (12 maggio - 1 giugno 1963)
alle Superiore e Suore anziane delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Ariccia, Casa Divin Maestro, 20 maggio 19631

Fondamento della santificazione è l'esercizio pratico: vivere di fede, vivere di fiducia, di speranza e vivere di carità: amore al Signore, desiderio del paradiso; amore al prossimo, come Gesù ci ha amati.
E, in primo luogo, quanto al prossimo: la Congregazione e i membri della Congregazione, amare.
L'amore alla Congregazione si mostra particolarmente in tre cose, e cioè: la ricerca delle vocazioni usando i mezzi che sono a disposizione di ognuno; secondo, la formazione, la formazione della vera Pia Discepola; e terzo, la vita di santificazione religiosa dopo la professione perpetua.
E cercare che questa vita religiosa si viva attorno a noi, attorno a voi. Non solo l'osservanza ed il progresso, ma ancora l'esercizio dell'apostolato, così che la suora professa dia la maggior gloria al Signore e dia il maggior vantaggio alla propria Congregazione.
Santificandosi, la suora già dà il primo contributo all'Istituto poiché la santificazione interiore ha sempre un riflesso sopra le persone che costituiscono, compongono la Congregazione, sempre un'influenza. E, in primo luogo, se vi son degli inconvenienti, partire da un esame di coscienza sopra noi stessi e cioè se noi stessi siamo religiosi osservanti, se siete Pie Discepole osservanti. E poi si contribuisce con la preghiera, col buon esempio. Questo tutte possono farlo, tutte. E inoltre, usare le forze che sono ancora in noi, e quando le forze vengono a mancare, le forze fisiche, c'è ancora sempre l'offerta della nostra vita al Signore per l'Istituto.
Poi tener sempre presente che le Pie Discepole devono pregare [in] particolar modo per tutta la Famiglia Paolina onde viva sempre la propria vocazione ognuno e ognuna. Contributo, quindi. La parte vostra è quella.
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Oh, allora, primo segno di amore alla Congregazione: che aumentino i membri della Congregazione.
Quando l'agricoltore miete il grano fa come una divisione, il contadino: il grano che è comune, da una parte, e il grano che è migliore, da un'altra parte. La prima parte, che consumerà nell'anno come nutrimento, e l'altra parte migliore, per la semina successiva onde seminare il miglior grano, e quindi, in attesa di un altro buon raccolto.
Così guardandovi attorno, vi sono tante anime, tante figliuole che conoscete o con le quali anche, forse, avrete relazioni, particolarmente nei Centri. Ma fra la quantità di giovani che venite a conoscere, quando ci sia qualche persona, figliuola che mostra una particolare delicatezza di coscienza, che vive separata dal mondo in quella misura che è possibile per chi vive nel mondo, ma separata di spirito; quando ama la pietà, quando vi è intelligenza buona, quando vi è buon carattere, ecco allora scegliere queste, che sono il buon grano per la semina e cioè: e queste vengono, e queste produrranno, a loro volta, altre vocazioni.
Nessuna può esser dispensata dal contribuire in quella maniera che è possibile a ciascheduna, contribuire all'aumento delle persone nella Congregazione, tutte siete impegnate e obbligate a contribuire. D'altra parte, se vi è vera carità, meditiamo: la carità vuole che noi desideriamo, in primo luogo, agli altri, il bene che abbiamo noi: «Amerai il prossimo tuo come te stesso»1. Quel che tu desideri per te, e allora, siccome per te desideri il paradiso, così desidererai il paradiso a tante anime; e come tu sei contenta della tua vocazione, così, il desiderio che altre anime partecipino ai beni della Congregazione entrandovi, consacrandosi a Dio e compiendo quello che è da compiersi nella vita religiosa, sì.
È vero, ci sono tre Messe, approvate dalla Santa Sede, per riguardo alla vita religiosa. Una di queste Messe si può celebrare il giorno della Professione, quando si emettono i voti, specialmente se vi è un certo numero di persone che dovranno emettere la Professione. E questa Messa, per le religiose, come ve n'è un'altra, seconda, per i religiosi. Poi vi è la Messa la quale è ordinata a ottenere dal Signore le grazie che ognuna viva la vita sua religiosa e che progredisca, perché quello è l'impegno, e perché contribuisca alla Congregazione col suo apostolato, con le sue forze in quanto è possibile. Ma si raggiunga il fine della vita religiosa: il perfezionamento.
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Quanto ai mezzi, riguardo al contributo vocazionario alla Congregazione, il primo mezzo, che tutte possono usare, che è il mezzo divino, e cioè: «Pregate il Padrone della messe che mandi buoni operai alla mietitura»1.
E sì, quante anime o non hanno aiuto o non danno corrispondenza alla loro vocazione. Perciò, quella preghiera che devono recitare le Apostoline2: (come voi recitate l'altra preghiera) riparazione per le vocazioni non corrisposte o impedite o tradite. Quindi l'invocazione è: che le chiamate corrispondano e che esse siano fedeli e poi vivano veramente la vita religiosa. Non formarsi una vita comoda a modo proprio, ma la vera vita religiosa che è in Cristo Maestro Gesù, Via, Verità e Vita3. Quindi, il gran mezzo della preghiera è possibile a tutte. Pregate! Lo vuole il Divin Maestro. Pregare ogni giorno: "moltiplicate le vocazioni, o Signore". E che ciascheduna abbia anche un occhio - diremmo - clinico, per distinguere quando una giovane è chiamata o non è chiamata. Questa luce divina affinché noi non formiamo delle vocazioni artefatte, ma vere; e non vocazioni che amano la vita religiosa per vivere senza fastidi e senza preoccupazioni, ma che abbracciano tutto quello che importa la vita religiosa. Oh! distinguere.
Mezzo, quindi, primo, voluto da Gesù Cristo è veramente questo, pregare: Rogate, ergo, Dominum messis4. E se le Apostoline hanno questo impegno, in generale, per tutte le vocazioni, ciascheduno Istituto ha l'impegno in particolare per il suo Istituto, per le vocazioni al proprio Istituto.
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Secondo: mezzo, però, ancor più efficace e che diviene vera preghiera, è la preghiera di fatto; non solo di parole, ma di fatti, che quindi è la migliore preghiera: ciascheduno vivere la propria vocazione. Questo, è preghiera vitale.
Quando una persona, una religiosa vive la propria vocazione bene, per una misteriosa diffusione della grazia dello Spirito Santo, si estende e arriva a molte giovani, alle chiamate, ai chiamati.
Vivere perfettamente la vita religiosa. La suora non avvertirà questo, ma sarà una calamita che esercita un potere misterioso sulle anime. E si dirà: è stata l'opera della vocazionista a cercarle. Sì, ognuna darà il suo proprio contributo, ma il contributo principale è la forza intima che ha la vocazione e che ha la professa essa medesima, una forza intima che procede dalla grazia interiore, dalla santità interiore. Perché Maria attira tante anime? Perché è la santissima, la purissima, è la madre delle vocazioni religiose. E così, in proporzione, se la suora è veramente santa, osservante, Pia Discepola. Perciò vedere se noi abbiamo e sentiamo in noi stessi questa forza di attrattiva che procede dallo Spirito Santo perché si vive la vita religiosa.
Ma vi sono anche, alle volte, contrasti e cioè, o per l'esempio, o per la mancanza di vita religiosa, si impediscono le vocazioni: o che arrivino o che si formino o che corrispondano. Temere anche questo. E tutto un mistero la grazia, la distribuzione della grazia. Ma noi abbiamo sempre da fare l'esame di coscienza se noi contribuiamo: sia perché entrino; secondo, perché corrispondano; terzo, perché si perfezionino e, quarto, perché compiano santamente l'apostolato.
In questi giorni, ecco, ognuno ha da pensare a se medesimo e ognuna di voi ha da pensare a se stessa.
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Dopo questi due grandi mezzi: la preghiera vocale e la preghiera vitale, vi è poi l'azione esterna per le vocazioni.
Vi sarà chi avrà maggiori occasioni di relazioni, di conoscenze e vi è chi ne ha minori, relazioni. Vi può essere chi ha un ufficio speciale di vocazionista. E le altre che non l'hanno, contribuiranno a che la vocazionista possa compiere fruttuosamente il suo ufficio di vocazionista. E non solo per la raccolta, ma perché ci sia la corrispondenza di fatto e cioè, vivere poi, ciascheduna che avrà corrisposto, vivere la vocazione, la vita propria della Pia Discepola. Quindi, secondo le posizioni, in questo.
E non solamente in quanto alla vocazionista, ma in quanto a chi forma le aspiranti e le postulanti, e a chi indirizza le anime verso la perfezione, e chi viene a scoprire se realmente vi è una vocazione; scoprire il carattere, ad esempio, della persona, che sia fatta per la vita comune o non comune. E così, che ci sia tutta l'efficacia. Formatrici. I confessori, i predicatori, le relazioni, i libri che si scelgono, i libri migliori per la formazione, le scuole che si hanno e tutto il complesso. Perché poi il contributo alla formazione dipende tanto dall'esempio che le aspiranti, le novizie, le temporanee... Nelle Case di formazione è necessario che le suore siano veramente di esempio, che le altre, e cioè le aspiranti, si formino sopra. E se si desidera che la Congregazione abbia membri santi, ecco: santificarci per santificare. Qualche volta l'esame di coscienza: se tutte vivessero come io vivo, sarei contenta che la Congregazione abbia tali membri? simili membri? simili a me? Oh, nella formazione, allora, da parte di tutte vi è pure un contributo.
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Ora, quanto alla formazione, vi è la parte, in primo luogo, spirituale, lo spirito; secondo, lo studio, l'istruzione; terzo, l'apostolato; quarto, la formazione umana anche, e cristiana e religiosa. Le quattro parti che sono come le quattro ruote di un carro.
[Primo], lo spirito. Per dare lo spirito bisogna possederlo e possedere proprio lo spirito della Congregazione. Non molti libri, non molti consiglieri, no, ma lo spirito della Congregazione. Perché ci possono essere anche mille maestri, ma è la Congregazione che col suo spirito genera i nuovi membri, la Congregazione che produce i nuovi membri, sì, nello spirito giusto della Pia Discepola. Non c'è da cercare cose estranee. Non c'è da paragonarsi: "quell'Istituto fa così; quell'altro ha la tale pratica". No. Lodiamo tutti gli Istituti, ma amiamo lo spirito del nostro Istituto. Del resto è il perfetto, perché è in Cristo, Via, Verità e Vita1. E allora, se questo è lo spirito, quale potrete cercare di meglio? E c'è lo spirito domenicano, c'è lo spirito salesiano, vi è lo spirito francescano e vi sono i vari spiriti, sono almeno una quindicina di caratteri di spiritualità.
Però voi, noi, non abbiamo una parte, per esempio il salesiano che guarda la gioventù, cura dei fanciulli; o san Francesco che si distingue per la povertà. Ma noi, non abbiamo da considerare e seguire Gesù in una parte, ma in tutto: la vita in Cristo Maestro in quanto è Via e Verità e Vita. Tutto. Lo spirito proprio. Ammirare tutti gli spiriti e lodarne il Signore, ma persuasi che quello è lo spirito della Congregazione, che è espresso, dove? È espresso nella triplice denominazione di Gesù Maestro che è Via, Verità e Vita. E allora, ecco, si onora Gesù in tutta la sua perfezione e santità e di Maestro; lo si onora e lo si segue.
Non molti libri, non molti maestri. "Ma sentiamo tante cose!" Ci sono tante cose che sono molto buone, che vengono dette, consigliate a destra, a sinistra. Oh, ma la guida è la Congregazione. E quanto alle cose che sentiamo bisogna fare una distinzione: se sono utili come contributo allo spirito vostro, si prendono e si applicano; ma, in secondo luogo, se non fanno per lo spirito vostro, è istruzione, ma non è il segno della vostra via, no. Bisogna distinguere bene. Tutto è buono, tutto è santo. Ma quello che è tutto buono e tutto santo per voi è l'Istituto. Amarlo di amore vivissimo, soprattutto viverlo, viverlo, lo spirito, fino nei particolari. E non così facili, perché si va fuori, lontani dalla Casa Madre, dalla Casa Generalizia, si voglia un poco seguire altre cose. Si va in altre nazioni? E sta bene, e si deve andare. E benedetto chi arriva e contribuisce a erigere un tabernacolo nuovo, una nuova abitazione a Gesù. Ma quando si va, vi sono delle cose in cui adattarsi: agli usi, al modo di vivere, supponiamo, di cibi, ecc., come adattarsi nella lingua; non si può mica parlare l'italiano quando si va in Inghilterra, ad esempio. Ma quanto alla sostanza, quanto allo spirito, quello non si muta, anzi si cerca di tenerlo sempre vivo, lo spirito della Pia Discepola, e poi gradatamente infonderlo. Perché, dove si va si porta lo spirito, e si ricevono, invece, si adattano quelle cose che son necessarie per vivere in quella nazione - come ho detto - la lingua. E non voler imporre a tutti che abbiano lo stesso modo di mangiare, quanto ai cibi. Così bisogna che ci sia, invece, l'adattamento ragionevole, spirituale secondo l'Istituto, perché l'Istituto ha pensieri larghi. E per arrivare a tutti gli uomini bisogna che nelle cose accidentali ci sia il consenso e si accetti. Quanto allo spirito.
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Secondo, quanto allo studio. Certamente vale la regola: più cose si sanno e più cose si possono fare. E cioè: più si sa e più bene si farà. Quindi cercare sempre di progredire nel conoscer le cose, perché se una sapesse appena una cosa, e potrà fare quella; ma se ne sa due, se ne sa di più, allora è più utile all'Istituto ed è più utile a chi ne sa di più; e chi può far di più, è utile a se stessa, quanto a meriti. Quindi la santificazione della mente: conoscere sempre più cose.
Già una parte di cose son già state accennate, ma quello che è da ricordarsi... E in molti posti le figliuole avevano fatto appena la terza elementare; esse sono entrate e hanno appreso quello che la Congregazione ha insegnato, ecco; per loro han fatto la loro parte buona. Ma se oggi ci vuole la quinta e se oggi è imposto uno studio maggiore, e cioè, dopo le elementari, anche le medie, maggiore contributo di studio, maggiore istruzione. Diversamente si è sotto l'andamento sociale e minore efficacia si ha, sia per il reclutamento delle vocazioni, sia per la formazione. Quindi, istruzione. E si può arrivare sempre più avanti, e chi, secondo vien giudicato dalla Casa Generalizia, anche dopo, o il catechismo un po' sviluppato, la Teologia della suora.
In ogni modo non si può ignorare la Bibbia e non si può ignorare la Liturgia come oggi è predicata, come oggi viene esposta e col cuore anche aperto, perché al Concilio Ecumenico vi è un punto, un argomento che ha un'importanza particolare e al quale punto particolare siete, in modo speciale, interessate. La Chiesa vuole che tutto sia sempre più perfetto perché la liturgia è: sanctificetur nomen tuum1, sia santificato, cioè lodato, ringraziato il Signore. Tre punti: adorazione, ringraziamento, soddisfazione e supplica.
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Terzo, l'apostolato. E vi sono persone che entrano, sono desiderose di imparar tutto tutto, e penetrare. Ecco, allora seguire e sia nell'insegnare e sia nell'esigere che imparino. E uno dei segni della vocazione è proprio anche questo: amare la vita della Congregazione, non solo, ma amare l'apostolato della Congregazione, ancora.
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Quarto, la formazione.
Bisogna dire che, alle volte, non c'è la formazione umana, non si è neppur persone umane. Vi è l'obbedienza? Quello è di legge naturale. Vi è il rispetto e l'amore al prossimo? Quello è di legge naturale. Vi è la castità? Quello è di legge naturale. E non si può diventar più perfette quando non c'è neppure ciò che è umano. Così il rispetto alla roba degli altri. Così l'amore alla preghiera ci deve essere, perché è il primo comandamento. Quindi, la formazione umana. Il rispetto alla fama, al buon nome delle persone. Persone che continuano a giudicare e condannare a destra e a sinistra, bisogna dire che non son fatte per la Congregazione perché poi flagelleranno le altre a destra e a sinistra con la loro lingua. Vedere se c'è proprio lo spirito di carità perché la vita comune è un perfezionamento pratico della carità verso il prossimo. E non è come gli Istituti secolari da cui si esige di meno perché non c'è la vita comune. Ma dove c'è la vita comune, ecco, ci vuole una maggiore preparazione.
Oh, formazione, poi, cristiana. Formazione cristiana, forse si è ricevuta dai genitori. E Deo gratias! Forse si è ricevuta più nella parrocchia. E Deo gratias! Forse si è ricevuta anche nell'ambiente sociale, nella scuola o nell'esempio delle persone con cui si conviveva, oppure se si viveva fra le persone migliori, particolarmente chi partecipava già all'Azione Cattolica in quanto che già mostrava un desiderio di vita cristiana migliore e di apostolato attorno.
Poi la formazione religiosa. Questa è tutta espressa nelle Costituzioni che poi vengono interpretate giustamente e applicate nelle varie parti, nei commenti. E a suo tempo farete il Direttorio dopo l'approvazione definitiva, che c'è stata, delle Costituzioni. Il Direttorio che verrà come una miglior penetrazione, conoscenza ed applicazione degli articoli che formano le Costituzioni. Il Direttorio, questo, lo forma ogni Istituto religioso che va sviluppandosi o che è già sviluppato largamente.
Perciò: formazione umana, cristiana e religiosa. Quanto alla formazione umana e cristiana, questa deve essere già prima come segno di vocazione. E poi il segno che si ha tendenza, il desiderio della vita più perfetta: «Se vuoi essere perfetta»1, allora l'Istituto dà la formazione religiosa della Pia Discepola.
Ora possiamo fermarci qui. Poi, piacendo al Signore, continueremo sopra questo argomento.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 60/a ( = cassetta 129/a). Per la datazione, cf PM: «...vivere di fede (cf PM in c99), di speranza (cf PM in c109) e vivere di carità (cf PM in c117». (...)... «La Congregazione e i membri della Congregazione, amare (...). Perciò: formazione umana, cristiana, religiosa (...). Ora possiamo fermarci qui. Poi, piacendo al Signore, continueremo sopra questo argomento» (cf PM in c210). - dAS 20/5/1963: «Alle ore 6 va [il PM] ad Ariccia per le prediche e per sentire le suore». - dAC e VV (cf c85).

1 Cf Mt 22,39.

1 Cf Mt 9,38.

2 Preghiera «offertoriale» composta dallo stesso Fondatore per le Apostoline.

3 Gv 14,6.

4 Lc 10,2.

1 Gv 14,6.

1 Mt 6,9.

1 Cf Mt 19,21.