Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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52. DOMENICA VI DOPO L'EPIFANIA1

(Tempo dopo Pentecoste)
Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via A. Severo 56, 17 novembre 19632.

...ha bisogno di essere lievitata per cambiarsi in pane ben cotto; preparate il lievito il quale penetra ogni parte della massa che viene fermentata.
E la massa degli uomini avevano tutti i pensieri, le idee, sentimenti, desideri, azioni non buone, tante volte, o almeno, soltanto umane. Ma Gesù Cristo ha portato la vita nuova, la vita di grazia. E se anche un'anima era retta, se un'anima vive rettamente, ma senza Gesù Cristo, cioè senza la grazia, non ha il cielo, non raggiunge il cielo, occorre che ci sia questo lievito, questo fermento che è la grazia che si riceve nel battesimo. Sì, un'altra vita.
Allora, dopo il battesimo se l'anima passa all'eternità: paradiso eterno, beatitudine; poiché senza la grazia di Gesù Cristo non si entra nella felicità eterna. Questo serve per tutto il mondo, questo insegnamento che viene dalla semente, senapa, e dal lievito, riguarda tutto il mondo, ma riguarda poi, ogni anima in particolare, perché la Chiesa è composta di anime.
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Si è sempre in quella fissazione, presso certa gente, certi cristiani: la Chiesa è San Pietro con il Papa, i vescovi e basta; lì la Chiesa. No, tutti sono nella Chiesa, tutti, siamo tutti la Chiesa, che è società, la quale si elegge un capo, una giurisdizione, un comando per ordinare tutti i membri e tutti i mezzi alla salute eterna. Ma il Papa, in quanto tale, come individuo, è, come l'anima, è, come membro della Chiesa, quanto lo spazzino o quanto siamo uno di noi tutti.
Poi, ecco, la Congregazione non è la Madre Maestra e il suo Consiglio. La Congregazione son tutte le persone. Naturalmente in una società si elegge sempre uno che guidi e che ordini i mezzi a raggiungere il fine, cioè: la santificazione delle anime e la glorificazione di Dio.
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Quindi la grazia. Il granello di senape è il battesimo, la grazia che è infusa nell'anima, e quella grazia, ecco, di quel bambinello, si sviluppa.
E pensare allora, ad esempio, a sant'Alfonso che poi, arrivato a oltre 90 anni, ha scritto più libri che tutti i dottori della Chiesa, e i suoi libri son più diffusi che non tutti gli altri libri che sono stati scritti nella Chiesa. E quanto ha edificato il mondo con la sua parola, con i suoi esempi! E quanto sono santi i suoi figli! Ovunque vado trovo i suoi figli fervorosi e trovo, in molti luoghi, che i loro buoni esempi, la loro attività... E in qualche luogo e in più luoghi sono i confessori delle suore nostre o Figlie di San Paolo o Pie Discepole. Ed è sempre una grazia trovare delle anime così belle, così fervorose.
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Oh, allora, come si sviluppa il seme in un'anima.
Ma non pensare a cose esteriori, pensare alla santità di anime le quali rispondono alla grazia. Il granello di senapa si sviluppa, e poi, arrivati all'uso di ragione, con i sacramenti e con la pratica delle virtù e con l'impegno di consacrarsi a Dio e di vivere in ordine alla vita eterna, questo granello di senapa si sviluppa, sviluppa, sviluppa, sì, finché è un grande albero. E l'anima arriva in cielo, poi, ricca di grazia, di meriti, e quindi, una grande gloria. E quelle anime lasciano dei buoni ricordi per cui edificano il prossimo, «e gli uccelli dell'aria che vengono a posarsi», cioè le anime che hanno gli esempi.
Oggi il Papa, alla sera, viene a onorare un nuovo beato in cui, entrato il granello di senapa, quando ha ricevuto il battesimo, poi si è sviluppato, sviluppato, ecco, così da essere ammirato per le sue virtù; e, per la conferma di Dio, che era un uomo virtuoso, coi miracoli. Diventato sacerdote, parroco, è l'uomo della carità, della bontà1. E così, abbiamo veduto, nei giorni passati, altre beatificazioni; negli ultimi anni, canonizzazioni.
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Oh, e la grazia, molte anime, non la sviluppano perchè fin da piccoli, quando raggiungono l'uso di ragione, non fanno opere buone, non frequentano bene i sacramenti, resta sempre un seme che non si sviluppa; è come un granello che resta nella terra senza svilupparsi, senza diventare una pianta. Ma molte volte è peggio, perché il seme finisce con l'essere soffocato dal peccato e muore, marcisce.
Quanti figliuoli, quante figliuole non hanno ancora capito il gran dono dell'innocenza, della grazia, e già la fanno morire col peccato.
Benedetto il Signore che in tante anime si è sviluppato, questo seme, e cresce, cresce, cresce e, man mano che passa il tempo, si dilatano i suoi rami, cioè gli esempi buoni e specialmente le virtù.
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E come si dilatano questi rami?
[1.] Aumento di fede, speranza e carità, le tre virtù teologali.
[2.] Poi, pratica dei sacramenti, specialmente dei due grandi mezzi: confessione, comunione.
3. Poi, la vita in Cristo, cioè: sostituire al nostro io, Gesù Cristo. Gesù Cristo che entra anche in noi.
E quando coltiviamo le pratiche, coltiviamo le virtù, ecco Gesù Cristo diviene il modo di pensare nostro, come il suo, gli stessi pensieri, specialmente delle Beatitudini.
E che Gesù diviene il nostro cuore cioè, in noi ama il Padre e noi amiamo in lui, in ipso, in lui, e diamo gloria a Dio.
E tutte le nostre opere le appoggiamo a Gesù Cristo, ai suoi meriti e operiamo secondo Gesù Cristo, come operava Gesù Cristo nella sua vita privata e nella sua vita pubblica, e nella sua passione, e come vive egli nel tabernacolo. Allora: Per ipsum, et cum ipso, et in ipso, est tibi Deo Patri omnipotenti, [in unitate] Spiritus Sancti, omnis honor et gloria1.
Ecco allora le tre cose che sembrerebbero troppo generali, ma sono: l'aumento delle tre virtù teologali; l'uso dei sacramenti: confessione e comunione, Adorazione e Messa compresa, l'Eucaristia; e terzo, quando si arriva al: Per ipsum [et] cum ipso et in ipso est tibi, Deo Patri omnipotenti in unitate Spiritus Sancti, omnis honor et gloria. Allora veniamo coi pensieri di Dio, con le intenzioni di Dio, cercando la sua gloria. L'anima è preparata all'ingresso in cielo. E tuttavia vi son vari gradi anche lì, in quell'amore vero, vivo, particolare nel religioso perfetto; ma ci sono sempre altri, ci sono ancora sempre gradi.
Perciò, ricordiamo questo:
l'esercizio delle virtù teologali; usare bene dei sacramenti; e terzo, stabilire la vita di Gesù Cristo in noi.
Quando si arriverà: La mia vita è in Cristo, «Non sono più io che vivo, ma è Gesù Cristo che vive in me»2, allora siamo preparati al gaudio eterno, sì. Questo è poi la vita eterna, questa è poi la vita eterna. Qui è tutta una preparazione.
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Cos'è la vita? Preparazione al cielo. Il Signore ci manda sulla terra a guadagnarci dei meriti, a elevare la nostra vita fino a essere in Cristo, e allora il Padre celeste che ha messo alla sua destra il Figlio suo Gesù Cristo, ci metterà vicino a lui, perché se noi siamo veramente figli, ci regoliamo da figli, egli ci dà il premio, ci ammette nella sua casa paterna in paradiso.
Quindi non fermiamoci mai, non pensiamo che abbiam fatto abbastanza o che noi abbiamo sufficientemente raggiunto una certa perfezione, no. Vivere in Cristo, tutto: Vivit vero in me Christus1, oppure l'altra frase: «La mia vita è Cristo»2.
Preghiamo anche a vicenda affinché possiamo ottenere la santificazione a tutta la Famiglia Paolina, e a quelli che già vi appartengono, e a quelli che dovrebbero entrarvi; e a quelli che già vi sono, che siano perseveranti e fervorosi. La santificazione di tutti, come io adesso [sto] continuando a celebrare la Messa per la santificazione di tutta la Famiglia [Paolina].
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Cf Mt 13,31-35.

2 Nastro 117/a (= cassetta 147/a.1). - Per la datazione, cf PM: «Oggi, il Papa, alla sera, viene a onorare un nuovo beato». - Si tratta di Vincenzo Romano, sacerdote, beatificato il 17 novembre 1963. In base a questa data sicura, la datazione delle altre prediche (nn. 53, 57, 58) registrate sullo stesso nastro, è stata ritenuta come molto probabile. - dAS, 17/11/1963 «(domenica): m.s. cappella e Castelgandolfo».

1 VINCENZO ROMANO, sacerdote, (m. 1831) beatificato da Paolo VI il 17 novembre 1963.

1 Missale Romanum, Canon Missae, Per ipsum...

2 Gal 2,20.

1 Gal 2,20.

2 Fil 1,21.