Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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36. FAR CRESCERE LA GRAZIA DI DIO IN NOI

Esercizi Spirituali (31 luglio - 8 agosto 1963) alle Pie Discepole del
Divin Maestro addette al servizio sacerdotale.
Ariccia, Casa Divin Maestro, 7 agosto 19631

Il Veni creator2, il Veni sancte Spiritus3 è sempre perché noi siamo illuminati nell'udire la Parola di Dio,e poi sentire il calore dello Spirito Santo che è amore, e quindi buone risoluzioni. E le buone risoluzioni le avete già formulate.
E tuttavia abbiamo da considerare, questa mattina, il frutto delle meditazioni e delle istruzioni varie che avete sentite in questi giorni.
Ci serve la parabola che ha narrato Gesù Maestro. Venne il seminatore e gettò il seme; e una parte del seme cadde sulla strada e non fruttò perché i passeggeri lo calpestarono, il seme, o gli uccelli lo beccarono, non diede frutto; altra parte del seme cadde in terreno pietroso, sabbioso e, non avendo umore, appena si è sviluppato, morì, mancando l'umidità; poi cadde, una parte del seme, in un terreno coperto di spine, di ortiche; nacque, sì, ma con le ortiche e con le spine venne soffocato.
E così, tre parti della predicazione di Gesù e tre parti delle predicazioni che vengono date dai sacerdoti, tre parti del seme non produce; non produsse e non produce.
Ma invece vi fu una parte del seme che cadde in buon terreno, terreno buono ed ottimo; secondo i gradi dello stesso terreno, poteva essere più buono o meno buono. E allora, una parte produsse il 30 per uno, cioè, un granello ne diede 30; e una parte cadde in un terreno ancora migliore e produsse il 60 per ogni granello; e una parte cadde in un terreno ottimo e produsse il l00 per uno4.
Ora, il seme caduto nei vostri cuori, nelle vostre anime, ha illuminato le vostre menti. I propositi son tutti buoni, ma ora dipende dal valore della bontà dell'intimo, cioè, il terreno ben preparato: la luce della mente, il calore che si è risvegliato nel cuore mediante le comunioni, le preghiere tutte, e poi con la collaborazione più viva ai propositi con l'impegno. Ecco, chi produrrà il 30, chi il 60, chi il 100 per uno? E la risposta nei vostri cuori a Gesù; la parola è sua, la parabola è sua.
Oh, la Parola di Dio qualche volta suscita anzi una odiosità. E così Gesù predicava e cercavano di prenderlo in parola e l'han condannato perché insegnava, aveva insegnato la sua dottrina.
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Oh, allora ecco, noi possiamo far rendere la nostra vita il 30, il 60 e il 100 per uno. Noi siamo destinati a crescere, non a star fermi. Perché, quando siamo stati portati al battesimo, è stata immessa nella nostra anima la semente, il buon seme, che è la grazia di Dio. Ora la santità dipende dallo sviluppo di questo seme.
E, nati piccoli piccoli, poco per volta, giorno per giorno, anno per anno, si è cresciuti, quanto al corpo; e questo è chiaro. Oh, e il seme e la vita nuova che è immessa dal battesimo nelle nostre anime? Anime che rimangono sempre piccole. Anime che svolgono in se stesse quel seme e crescono; anime che crescono il 30, il 60, il 100 per uno.
Tutti abbiam ricevuto la grazia. Ma guardiamo ai santi, alle sante. Oggi, ad esempio, san Gaetano1, il quale fece dei voti che, generalmente, neppure si capivano. Come è stato il suo spirito? E come l'Oremus della Messa chiede: che si ritorni alla forma, cioè al modo di vivere insegnato da Gesù Cristo, ecco. Crescere, allora.
Se il bambino non crescesse niente, o crescesse poco, o rimanesse un nano, gli uomini lo vedrebbero? Ma gli uomini non penetrano nell'anima se è cresciuta molto o poco o niente o è morta, secondo lo stato. Ciascheduno può misurare la sua statura spirituale? Sì. E, può essere un metro, può essere un metro e mezzo, può essere più alto. E Gesù indica. E san Paolo spiega questo crescere.
Allora, che cosa è il crescere? È l'aumentare i meriti giorno per giorno, e meriti che si fanno sulla terra che sono il 30 o il 60 o il 100 per uno. E ciascheduno riceve poi secondo ha fatto, che cosa? secundum suum laborem2. Secondo che ha lavorato per la sua anima, ecco, ciascheduno riceverà.
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Siamo noi che ci costruiamo la felicità eterna, e chi si prepara il posto. Cioè, Gesù l'ha preparato a ciascheduno, ma che poi noi andiamo al posto che egli ci ha preparato. E invece, se perdiamo dei meriti, allora il posto sarà inferiore o ancora molto più inferiore, ecco.
Noi lavoriamo per noi; anche se dite: lavoriamo per le anime, lavoriamo ciascheduno per sé, perché lavorando per le anime, lavora per sé ognuno, e guadagna quindi meriti per la vita eterna: Quaerite primum regnum Dei et iustitiam eius1. Cercate il regno di Dio e la santità. Il regno di Dio cercare, questo è carità perfetta. E poi la santità, carità individuale, per noi.
Oh, allora, cosa significa merito? E quella giovane ha studiato, dà un buon esame: merita 10; ha studiato meno: merita 8; ha studiato niente: ripeta l'anno. Ma il ripetere della vita non si dà più, si muore una volta sola. E ha fatto questo lavoro e ha fatto bene, con diligenza, quell'operaio: merita una buona paga; ha fatto quel lavoro, quel pittore, quello scultore: merita. E vi sono cuoche che fanno bene il loro lavoro e mettendoci quell'impegno hanno il merito come se si trattasse di un pittore, uno scultore. Ecco, il merito. Ogni giorno possiamo accumulare meriti per la vita eterna, ogni giorno.
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Ora, la santità, è chiaro, si raggiunge quando si vive per la gloria di Dio. Allora, sì, siamo all'apice e, tuttavia, anche all'apice vi sono gradi.
Ma quello che è più facile per la santificazione, per le anime che non hanno ancora contemplata bene l'unione con Gesù, o questa ricerca della gloria di Dio, trovano più facile santificare il momento presente. Il futuro non c'è ed è dubbio se l'avremo; ma il momento presente, sia che scopi o sia che pitturi con un buon pennello, dipende dall'amore con cui la cosa si fa. Oh, la santificazione del momento.
È in questo pensiero per cui si facilita per tutte la santificazione, secondo la definizione di Benedetto XV1: «La santità consiste nella piena conformità al volere di Dio». Conformità nella vocazione, conformità negli uffici che hai da compiere, conformità all'obbedienza, quello che è disposto, dall'orario del mattino fino all'orario della sera, o che c'è un'altra distribuzione di uffici, di lavori. Conformità piena: o siamo malati o siamo sani; o ci dicono del bene oppure ci criticano, è la stessa cosa; cioè prender tutto come viene, è sempre per Dio, e così sempre conformità piena al volere di Dio. Questa è la vera santità, dice Benedetto XV.
Ma come si prova che ci sia questa conformità al volere di Dio? Come possiamo rendercene conto? In questa maniera: se vi è il continuato ed esatto compimento del volere di Dio, cioè, se noi facciamo esattamente quello che Dio ha disposto di ciascheduno di noi e quello che viene disposto anche attraverso a chi guida, farlo sempre esattamente, farlo esattamente, non le cose così comunque siano, alla meglio o alla peggio; la preghiera, ad esempio, la comunione, le conversazioni con le persone con cui si convive e poi gli uffici vari. Si prova con l'esatto compimento: è studente, e studia davvero; ha un ufficio in Congregazione e lo fa davvero, se lo prende a cuore, lo ama, non lo accoglie così con una certa ripugnanza; e qualche volta viene la ripugnanza naturale, ma parliamo della ripugnanza spirituale o dell'adesione spirituale, sì. E può essere che il cibo sia malfatto, quel giorno, e può essere quindi che abbiate da fare una mortificazione.
Ora, esatto e continuato, non solo un giorno, ma tutti i giorni, esatto e continuato compimento del volere di Dio. Questo dimostra, prova che si vive in conformità al Signore, alla volontà di Dio. E questa santificazione che è molto elementare, che è adatta per tutti, anche per chi non sapesse né leggere né scrivere, si adatta per tutti. Pensare a san Giuseppe, pensare a Maria. Esatto, continuato compimento del volere di Dio, ecco. Conformità, allora, alla volontà di Dio, sì, ecco.
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Oh, il Signore è venuto perché noi riuscissimo, così, soltanto a salvarci e a stentare appena di potere essere ammessi nel paradiso e, così volgarmente si dice, vicino alla porta? Gesù ha detto: «Son venuto a portare la vita»1, cioè la santità, la grazia. Ma ha aggiunto: abundantius habeant2.
Non fermatevi, lui ha portato una vita spirituale, una grazia più abbondante. E volete? Gesù lo vuole che ciascheduno aumenti la grazia: abundantius habeant. Ma vi sono anime [che pensano:] "Ma io tanto non mi faccio santa". E così cominciano a chiudere - diciamo - per metà la bocca a Gesù. "Tanto lì non ci arrivo abundantius"; fino a salvarsi, sì. Oh, e Gesù viene nell'anima (mi pare che siete oltre 160), è lo stesso Gesù che avete ricevuto ognuna, che abbiamo ricevuto ognuno questa mattina. Dunque c'è lo stesso Gesù che porta le medesime grazie, che ama tutte le anime. Da che cosa dipende? Da noi, dalle disposizioni. Abundantius habeant.
Vedere che disposizioni portiamo, che sono, si riassumono sempre, sia nella preparazione e sia nel ringraziamento: fede, speranza, carità. Son sempre queste le disposizioni per farci santi e specialmente per ricevere i sacramenti: la confessione, in particolare poi, la comunione. Preparazione e ringraziamento. Bisogna che cerchiamo in noi.
Tutti son chiamati alla santità. E questo è già insegnamento dei Santi e dei Padri della Chiesa. Ma il Concilio Ecumenico fisserà questo punto: tutti son chiamati alla santità3. E poi esalta la santità della vita religiosa, quando è ben vissuta4.
Oh, allora, questa comunione o questi nostri atti, questo lavoro che facciamo nella giornata, e anche quando si va a riposo e anche quando si va a tavola.
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Uno può ricevere di più e l'altro ricevere di meno, o il 30 o il 60 o il 100 per uno, di frutto. Da cosa dipende? Dipende da due condizioni, da due punti, se c'è più grazia, se riceviamo abundantius e fino al 100 o meno, dipende da due condizioni: [primo,] secondo l'amore con cui si fa quello che si fa; e cioè, il momento presente, ad esempio, come si medita la Parola di Dio; secondo, dal capitale di grazia che già si possedeva.
Ora, prima condizione: dall'amore con cui si fa, quel che si fa, o lavarti la faccia oppure andare alla comunione. Oh, l'amore è che decide, le opere son tutte buone, son conformi alla volontà di Dio, ma dipende dall'amore, dall'amore di Dio con cui si fanno le cose, tutte le cose. E perché si dà, da certe anime piccole: soltanto che meritano quando sono in chiesa. Ma è tutta la giornata che vale lo stesso, perché se sei andata alla comunione e poi al mattino, un po' più tardi, devi andare a fare un certo lavoro, è sempre la volontà di Dio. Ma è l'amore, il grado di amore con cui si riceve Gesù, il grado di amore con cui si fanno le cose che sono disposte, che sono secondo il volere di Dio, secondo la nostra condizione spirituale, morale, secondo la vocazione, infine. L'amore. E non sforzarsi in sentimentalità. Eccitar la fede; e poi confidenza in Dio, perché ciò che ci salva è la misericordia, nessuno si salva per la giustizia, ma per la misericordia; e, terzo, il cuore, amore al Signore, in tutto. E anche la cosa minima? Sì, viverla, cioè:
[Primo,] pensarla secondo la fede: adesso vado a scopare, la Madonna scopava; Gesù, alla sera, dopo che aveva lavorato con san Giuseppe, puliva lui la bottega, diciamo, il laboratorio. Oh, secondo la fede. Cosa vale davanti agli uomini? Non facciamo conto, quel che vale è davanti a Dio.
Secondo: io faccio questo lavoro, lo faccio insieme e con lo spirito e le intenzioni di Gesù. Allora, ecco, il nostro piccolo lavoro è piccolo veramente, ma unito a Gesù Cristo, quanto vale? È lui che dà il valore soprannaturale a quella opera che si è fatta.
E terzo, l'amore, cercando la gloria di Dio e dando gusto a Gesù, e cercando l'aumento di grazia e di vita interiore. In crescita, sì, come il seme, che era il più piccolo dei semi, si è sviluppato, nato, cresciuto, è diventato un albero.
Quindi, il primo mezzo, la prima disposizione: l'amore, che comprende la mente, la volontà il cuore.
E se fate i propositi così, poi tutto l'anno è ispirato così a quel proposito: la mente, la volontà, il cuore, supponiamo, riguardo alla carità o riguardo all'obbedienza o riguardo al fervore della pietà, ecc.
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L'altro mezzo per cui si aumentano di tanto valore le opere, quindi tanti meriti, dipende dal capitale pre-esistente di grazia, capitale precedente di grazia.
Cosa vuol dire? Chi è già santo, ha già quindi molta grazia; con la nuova opera che sta facendo, moltiplica il merito precedente, l'opera nuova, secondo il capitale di grazia, sì. Pensare a Maria che aveva in se stessa, fino dal primo momento della concezione, un grande capitale di santità, di grazia. E ognuno di noi, secondo che ha già accumulato di grazia nel passato; con la nuova opera, con quello che adesso va a fare, si moltiplica quello. Non solo si aggiunge quello, ma si moltiplica. Ecco, questo è l'insegnamento della Chiesa, l'insegnamento dei Santi. Quindi, più abbiam già accumulato in passato e più renderà oggi la giornata per la vita eterna.
E allora, che cosa dobbiamo pensare? Pensare a Gesù: proficiebat1. Non stava fermo, ma progrediva. Anime quasi che si credono aver fatto abbastanza, perché han già fatto la professione o temporanea o perpetua. Eh, sono arrivate lì, arrivate sul campo del lavoro. Perché il tuo lavoro a cui sei chiamata è la santificazione. E sei arrivata sul campo della santificazione, cioè nello stato di anima consacrata a Dio. È allora che si guadagnano più i meriti, che si cresce nella santità. Quindi, non mai dire, "bastanza", no: «Oggi incomincio»2, quelli che han proprio la volontà ferma. Finora sono stato debole, ho fatto quel che potevo, ma oggi comincio con tutta la mia volontà, con tutto il mio essere.
Sempre: fede e speranza e carità, cioè, la santificazione della mente e della volontà e del cuore, sì. Allora si cresce. Mirare perciò, a che punto? In fiducia: la grazia di Dio, la volontà: 30? 60? 100? Ecco.
Questi due giorni con cui si conchiudono gli Esercizi Spirituali, domandare... e fissarsi sulle vette. Salire, non in piano, salire; o meglio, per esser più chiaro: mirare al 100 per uno. Che questi Esercizi producano il 100 per uno secondo la predicazione, secondo le meditazioni e le istruzioni che sono state date. Avanti in fede, quindi. Fede, sì, amore e volontà ferma.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 68/b (= cassetta 139/a). - Per la datazione, cf PM: «Oggi san Gaetano...». «Questi due giorni con cui si conchiudono gli Esercizi Spirituali...». - dAS (cf c303; e anche per VV).

2 Veni creator Spiritus è il primo verso dell'Inno allo Spirito Santo. -

3 Veni, Sancte Spiritus è il primo verso della Sequenza dello Spirito Santo che si recitava nella Messa di Pentecoste e in quella tra l'Ottava di Pentecoste.

4 Cf Mt 13,4-23.

1 S. GAETANO DA THIENE (1480-1547); festa il 7 agosto.

2 Cf 1Cor 3,8.

1 Mt 6,33.

1 BENEDETTO XV, Sommo Pontefice dal 3 settembre 1914 al 22 gennaio 1922.

1 Gv 10,10.

2 Gv 10,10.

3 Cf Cost. dogm. Lumen Gentium, cap. V, nn. 39-42.

4 Ibidem, cap VI, nn. 43-47.

1 Lc 2,52.

2 Cf Sal 76,11.