Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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32. IL CANONICO CHIESA

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via Portuense 739, 18 novembre 19601

In principio del mese corrente si è fatto l'esumazione e la nuova tumulazione della salma del servo di Dio, canonico Chiesa.
Alla vigilia dei Santi avvenne l'esumazione: fu aperta la prima cassa di legno e poi la seconda in zinco e apparve la salma. Nella giornata le Pie Discepole si sono impegnate per togliere, quanto si poteva, l'umidità e rimettere in ordine la salma stessa, in quanto era necessario, perché il luogo, il loculo dove era stata sepolta era molto umido, quindi ne aveva in parte sofferto.
Alla sera, alla presenza del vescovo, della curia della diocesi di Alba, dei medici e del sindaco, delle autorità della città, fu rimessa la salma in una nuova cassa di zinco e poi in una nuova cassa in legno.
La notte e il giorno seguente la salma fu conservata nel cimitero, nella cappella del cimitero e, alla sera dei Santi, verso le quattro, avvenne il trasporto dal cimitero alla città accompagnata da gran quantità di popolo, dalle Pie Discepole, dalle Figlie di San Paolo, dalla Pia Società San Paolo e dalle maggiori autorità.
La salma fu portata, primo, in San Damiano, dove il vescovo ha tenuto un bellissimo discorso cominciando con le parole: «Voi, albesi, vi sarete domandati: è questa una sepoltura, un accompagnamento funebre, oppure è un trionfo, il trionfo di una persona che è passata in tutti questi luoghi, tante volte, santamente e qui, in questa parrocchia, per 33 anni ha lavorato con tanto frutto delle anime»?
Il giorno seguente, giorno dei Defunti, la salma tenuta nella parrocchia, fu un continuo pellegrinare dei parrocchiani, un continuo pregare: e preghiere per suffragio; e molti, privatamente, preghiere di impetrazione per l'intercessione di colui che si ritiene già al possesso della gloria eterna, da molti. Passiamo sempre tutto al giudizio della Chiesa.
Alla sera, alle cinque, Messa solenne; poi il trasporto dalla parrocchia di San Damiano alla chiesa di San Paolo. Fu una cosa edificantissima: il raccoglimento, la quantità di gente, la quantità di preghiere. A San Paolo furono fatte le esequie nella sera e, all'indomani mattina, un solenne funerale con la meditazione. Quindi alle nove fu tumulata la salma nella chiesa di San Paolo, a destra di chi entra, nel posto che ci sta fra l'entrata e l'acquasantiera, in un loculo appositamente preparato.
Quello che ha fatto maggiore impressione, ha lasciato un ricordo di venerazione, è stata la salma stessa come è apparsa appena aperta la seconda cassa in zinco che, sebbene fosse alquanto deteriorata in qualche parte, tuttavia la sua conservazione... apparve la salma per intero vestita con gli abiti canonicali; il corpo, le membra cioè, ancora flessibili; il volto, si può dire, del tutto conservato, anche il bianco dell'occhio. Se si metteva un dito sopra la faccia per constatare la conservazione, la carne si piegava e ritornava al suo posto come se fosse ancora un vivo. Più di tutto, a destra stava il cingolo di san Tommaso, per la purezza, che egli aveva sempre portato. E la sua posizione: il volto e le mani diafane e le mani congiunte perfettamente nella posizione con cui soleva fare le adorazioni e dove l'abbiam veduto tante volte e come l'abbiam veduto tante volte; leggermente piegata la testa, le mani strettamente giunte come usava da fanciullo e come continuò ad usare, sacerdote, parroco e tutta la sua vita.
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Oh, allora, vi è particolarmente qui da ricordare »il suo spirito. Per 30 anni i tre propositi da rinnovarsi e che rinnovava ogni anno negli Esercizi, e poi vi ritornava sempre sopra in ogni ritiro mensile: l'umiltà, la purezza, la volontà di Dio. Per lui la volontà di Dio era come il sole a cui sempre si orientava, da cui sempre prendeva luce e calore, in tutto, nelle cose minime.
Fece un lavoro che richiederebbe almeno quattro persone e più una persona che facesse la pietà, le pratiche di pietà che egli continuamente, in tutti i giorni, era fedele a fare.
Per 50 anni, insegnante in seminario nelle materie più alte.
Per tanti anni, dal 1913/'14, sempre aiutò a San Paolo, dove insegnante; dove veniva a predicare; dove confessava fino all'ultimo della sua vita nel 1946. E l'ultima visita a San Paolo era stata il Giovedì Santo a sera dove ascoltò: Ecce quomodo moritur iustus1, cantato solennemente, devotamente.
Oh, per 33 anni parroco; nello stesso tempo, dal '14 sino al '44/'45, scrittore; tra libri più o meno voluminosi ed opuscoli: 103. E si direbbe che ognuno di questi uffici occuperebbe la vita di un uomo, pur diligente.
Ma quello che spiega tutto il suo risultato, la sua attività sempre ordinata, è questo: la sua pietà. Ho calcolato, una volta, le ore di preghiera che hanno i Trappisti, corrispondono alle ore di preghiera che faceva il canonico Chiesa. Ma i Trappisti non hanno le occupazioni che aveva lui.
Tempo a tutto. Regolato come un orologio, anzi si teneva lui come orologio. Quando arrivava si sapeva che suonava l'ora.
Oh, una cosa da notarsi: che egli entrò molto in questo, nello stabilire, nel giudicare come sarebbe stato cosa utile per la Chiesa che le Pie Discepole facessero le due ore di adorazione e[d] ebbe una parte notevole in questo, nel disporre quello che è stato disposto e quello che la Chiesa, con la sua autorità maggiore ha confermato, ha approvato; anche in parte, sebbene non in tutto, nel modo dell'adorazione, perché egli seguiva sempre i quattro fini: adorazione, ringraziamento, propiziazione, impetrazione.
Più tardi, conservava una certa libertà di spirito, tanto si era trasformata la sua pietà. Sempre con uno spirito di orazione sempre più alto, arrivando al 9º grado di preghiera. E i segni, i ricordi sono chiari, sono anche scritti e, egli che era solito scrivere un po' tutto, ce ne ha lasciato la memoria nei molti quadernetti che aveva consumati e di cui la maggior parte è stata conservata.
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Oh, che cosa abbiamo da imparare? Abbiamo da imparare specialmente il centro della pietà. Egli non era uomo di fantasia, né un uomo di sentimento, era piuttosto intellettuale anche nel pregare. Ma abbiamo da imparare la costanza nel lavorare sopra una virtù. Per 30 anni almeno, gli stessi propositi andando ai particolari, dividendoli punto per punto, anche suddividendoli. La pietà incentrata, come allora non si usava, quando egli era giovane studente, giovane chierico, la pietà incentrata sulla Bibbia e incentrata sull'Eucaristia e incentrata, nello stesso tempo, sulla divozione a Maria. Aveva anche altre divozioni, ad esempio, la sacra Famiglia, l'Angelo Custode e la divozione era tenera. Scrisse anche un 30 meditazioni per la lettura della Bibbia; 30 meditazioni per il senso della vita; 30 meditazioni sopra la sacra Famiglia, ecc.
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Oh, siccome siamo nel mese dei Defunti, ricordo una cosa che può edificarci. Aveva due sorelle: l'una passò all'eterno riposo ancora giovane, era in famiglia; l'altra si fece suora del Cottolengo. La sua vita era stata edificante come giovanetta in parrocchia e in famiglia; un'innocenza. La mamma era delicatissima nell'educare i suoi figliuoli, le sue figliuole. Si fece suora ed era una suora esemplare, osservantissima; fece il suo noviziato, la sua professione, poi fu dedicata alla cura degli infermi e contrasse il male. Fu ammalata per diversi mesi. Il servo di Dio, quando aveva qualche giorno un po' libero, andava a visitarla e la preparava a ben morire, perché vi era tra di loro una intimità pia, oltre che un'intimità che viene dal sangue. Ricevette tanto bene tutti i sacramenti: ogni giorno la comunione, poi al termine, con piena conoscenza, l'Estrema Unzione, la raccomandazione dell'anima, parecchie indulgenze plenarie. Proprio in ultimo, questo patto: "Io ti celebrerò le Messe finché mi darai un segno che sei entrata in cielo". E la sorella: "Permettendolo il Signore, quando entrerò in cielo, te ne darò un segno".
Continuò a celebrare per circa cinque mesi applicando la Messa per la sorella defunta. Finalmente un mattino (egli si alzava alle quattro, alle quattro e mezzo faceva la meditazione, poi si metteva al tavolino di studio per prepararsi le scuole), ecco, sentì nel corridoio davanti alla porta (vi era un corridoio che divideva camere a destra e a sinistra) dei passi che lo fecero sussultare. Prestò attenzione e sentì tre colpi alla porta. I passi e i piccoli colpi alla porta erano precisamente come quando il servo di Dio, chierico in vacanza, in famiglia, come si usava allora in seminario, la sorella al mattino, alle quattro e mezza arrivava alla sua camera e col suo passo, piuttosto svelto, con tre colpi misurati, delicati, alla porta: "E l'ora della Messa". E alle quattro e mezza si preparavano per andare alla Messa, che era alle cinque. Intanto che sentì questo, ebbe come una luce particolare che egli non definì e sentì entrare nell'anima una grande consolazione, una grande pace e la certezza che questo era il segno che portava la sorella per dirgli: "Sono entrata nella gloria".
Il servo di Dio raccontava questo per dirci: vedete la purezza che ci vuole per andare in cielo, per presentarsi a Dio? Una giovinezza edificante; una vita religiosa edificantissima; sofferenze sopportate con la massima rassegnazione e, anzi, con gioia; molte indulgenze, comunioni quotidiane, l'Estrema Unzione ricevuta con piena conoscenza. E cinque mesi, tuttavia. Vedete, ci conchiudeva, dobbiamo purificarci tanto perché non possiamo e non dobbiamo portare alcuna macchia al di là, non possiamo e non dobbiamo portare al di là alcun debito. Purifichiamoci, dunque, conchiudeva, nella mente, nel cuore, nei sensi e in tutto il complesso della giornata.
Purificazione, poiché Dio è tutta luce e non dobbiam portare niente che impedisca la sua luce di entrare nella nostra anima. È luce. La visione di Dio è il segreto, il centro della beatitudine eterna.
Suffragi, dunque, a lui. Riconoscenza a lui, ma anche imparar questo: purificazione. Evitare tutto quel che può dispiacere a Dio nell'interno o nell'esterno e santificare tutto il nostro interiore e la nostra attività esteriore.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 36/d (= cassetta 83/b). - Per la datazione, cf PM: «In principio del mese corrente si è fatto l'esumazione e la nuova tumulazione della salma del servo di Dio canonico Chiesa» (cf c257 in dAS). - dAS, 18/11/1960: «Va [il PM] a tenere meditazione alle suore PD».

1 Liber Usualis. Sabbato Sancto, ad Matutinum, in II Nocturno, responsorium.