Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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26. COME EVITARE LE DISTRAZIONI NELLA PREGHIERA

Esercizi Spirituali (21-29 ottobre) alle Superiore delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Ariccia, Casa Divin Maestro, 21 ottobre 19601

Il primo mezzo per vivere bene la vita religiosa è la preghiera. E quanto più noi preghiamo, tanto più vivremo bene; e quanto più si va avanti negli anni, tanto più si deve dare abbondanza di tempo per la preghiera.
Tutte le suore hanno bisogno, però le Superiore hanno due uffici: primo è di farsi sante, anche perché siano di buon esempio alle sorelle; e secondo hanno bisogno di condurre le altre sorelle alla santità, alla santità vera, non una cosa esteriore.
Ma la santità vera è quella che parte da un grande spirito di fede e parte da una speranza ferma nella grazia di Dio e nel paradiso e, terzo, da vero amor di Dio interno. Che non ci sia solo la corteccia in noi, ma ci sia veramente il tronco dell'albero, un tronco robusto, vivo, ecco, rigoglioso. Sarete allora, amando la preghiera, come quelle piante che sono vicino alle acque e sono con le radici ben affondate in un terreno sano, ottimo2.
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Credo che tutte facciate anche questo, avendo un ufficio particolare: abbondare un po' di più nella preghiera. Ad esempio, la superiora avendo più da fare, faccia un po' più di preghiera, perché allora, avendo più da fare, lavora con lei il Signore. E quindi: più lavoro, ma verrà il Signore come un alleato a lavorare per noi, con noi e darà la grazia perché il nostro lavoro abbia d'avere buon risultato.
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Contro la preghiera vi sono varie difficoltà. Questa mattina ne accenno soltanto una. Bisognerebbe parlare di due, ma per il tempo ristretto... Due sarebbero: le distrazioni e le aridità. Parliamo delle distrazioni, ora.
Cosa è la distrazione? Lo si sa più per esperienza che non per definizione.
Distrazione è pensare ad altro che non a quello che si sta dicendo.
Il raccoglimento è raccoglier le forze attorno alla preghiera
; quindi: la mente, il cuore, la volontà, la fantasia, tutto quel che è anche il complesso delle nostre facoltà esterne, dei nostri sensi. Se fa bene, per esempio, guardare il tabernacolo, ecco, servirsi anche dei sensi esterni. Del resto si consiglia nella preghiera a non prendere una posizione troppo comoda e neppure di troppo sacrificio. In mezzo. Se è troppo comoda ci si dispone a dormire; se invece c'è troppo sacrificio, eh, lo sforzo impedisce un po' l'attenzione, lo sforzo eccessivo.
Oh, distrazione vuol dire: attendere ad altro e non a quello che si sta dicendo, non alle parole, alle preghiere che si fanno. Distrazione.
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Ora, quali sono le cause delle distrazioni?
Le cause, altre sono volontarie e altre sono involontarie.
Da dire subito tre cose, come consolazione.
Primo: non arriveremo mai a fare tutta la nostra orazione senza distrazioni se non per un dono di Dio e per uno sforzo lungo, continuato; non arriveremo mai, cioè, ad un completo raccoglimento, pregare, per esempio, un'ora, due ore senza distrazioni se non con un esercizio lungo e con un dono particolare di Dio. Per esempio san Luigi, lo sforzo suo: pregare un'ora senza distrazioni; e quando a metà veniva una distrazione, ricominciava l'ora da capo. Allora la preghiera, invece di un'ora diventava di due, di tre. Ma con lo sforzo e con la grazia di Dio è riuscito.
Secondo pensiero, questo: quando si è cercato di star raccolti usando i mezzi: preparandoci prima alla preghiera, raccogliendo i nostri pensieri attorno a quello che stiamo dicendo al Signore, usando anche gli accorgimenti e, quasi diremmo, le astuzie per vivere ben raccolti, quando in sostanza, ci si è messa la buona volontà, la preghiera, sebbene sia stata accompagnata da distrazioni, ma combattute, non perde l'efficacia davanti a Dio, ottiene ugualmente le grazie di Dio, ha lo stesso potere davanti a Dio perché il Signore vuole che noi facciamo quel che ci è possibile e non richiede l'impossibile.
[Terzo:] inoltre, questa preghiera, quando è fatta con buona volontà, sebbene vengano molte distrazioni e magari si continui tutto il tempo ad allontanar distrazioni, la preghiera, non solo ottien le grazie, ma è di merito uguale perché c'era la buona volontà. Oh, questi tre pensieri possono consolare.
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Ma quali sono le cause per cui le distrazioni son volontarie? In questi giorni, anzi proprio ieri, leggevo la vita di un santo sacerdote, canonico Chiesa. Nei propositi aveva questo: prima di cominciare la preghiera, per esempio, rosario, breviario, ecc., mi fermo un minuto a fare orazione mentale, cioè, raccogliermi con un minuto, non cominciar subito, ecco. Questo che cosa significa? Questo significa combatter le distrazioni. Ora, se uno incominciasse subito la preghiera dopo un lavoro molto intenso, preoccupante, magari un po' agitato, non c'è la preparazione alla preghiera: ante orationem praepara animam tuam1. Perché preparar l'anima? Perché altrimenti sarebbe come un tentar Dio subito metterci a pregare quando si è così preoccupati,disturbati e con altri pensieri lontani e magari anche avendo per le mani qualche affare di importanza.
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Le distrazioni, dunque, son volontarie quando manca la preparazione prossima.
Bisogna prepararci alla preghiera. Come quel santo che diceva a se stesso entrando in chiesa: "Miei pensieri, state fuori qui dalla porta, poi vi riprendo quando torno, quando abbia pregato". Non è che comandiamo direttamente alla nostra mente, neh? ma possiamo comandare un po' indirettamente. Se mancasse la preparazione prossima, come in questo caso, allora le distrazioni si può dire che son volontarie.
Se manca poi la preparazione remota, sono ancor più volontarie le distrazioni. Siamo responsabili! Quando »una vive molto distratta: si occupa di questo, di quello, vuol saper notizie, pensa alle altre sorelle e magari guarda un po' tutto, segue molto facilmente la fantasia nelle varie cose, si occupa di quello che non spetta a lei; quando una legge o sta a sentire notizie curiose, in sostanza pensa a cose che non sono proprie del suo stato e del suo ufficio; quando, invece, non c'è un vero amor di Dio, allora le distrazioni divengono volontarie.
La preparazione remota esige che, in primo luogo, uno creda a questo, ma lo creda fermamente: l'ora più importante della giornata è l'ora della preghiera. E sente il bisogno di pregare, sente che ha bisogno di Dio, sente che la preghiera è necessaria per la sua anima. E allora, quando noi amiamo molto una cosa, più facilmente ci applichiamo, più facilmente allontaniamo i pensieri inutili. Eh, quando una cosa ci sta a cuore vogliam farla riuscire. Oh, quelle distrazioni volontarie che dobbiam condannare e dobbiamo cercare di rimediarci vivendo in abituale raccoglimento: Attente tibi1: bada a te stesso e a compiere quello che spetta a te, cioè, il tuo ufficiol e poi tutto il lavoro spirituale, ecc.
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Vi sono le distrazioni involontarie. Sono varie. Per esempio il diavolo il quale influisce su cause esterne o influisce anche un po' sulle nostre potenze. Quando il diavolo fosse riuscito a rendere inutile la nostra preghiera, allora il diavolo si fa strada. E finché l'anima prega è armata contro di lui; quando l'anima non prega con impegno, non è più armata contro le tentazioni. Il demonio.
Cause involontarie delle distrazioni possiamo esser noi stessi. E una ha poca salute, non può far lo sforzo di quando era in salute. Poi, può esserci una stanchezza fisica, morale. Non si può tramandar la preghiera quando siam proprio già molto stanchi. La preghiera è da farsi prima, per quanto è possibile. Si capisce che se c'è l'adorazione notturna e se qualche volta si sonnecchia... eh! non... è spiegabile, ancorché ci abbia la buona volontà, la stanchezza... Poi, se una persona ha molte preoccupazioni, c'è anche la stanchezza mentale, sì.
Inoltre, cause involontarie di distrazioni possono essere quello che riguarda il temperamento. una natura molto vivace, difficile a raccogliersi, occorrerà molto più tempo a dominarsi per pregar bene. E allora si ha da domandare al Signore: doce nos orare1: Signore, insegnami a pregare. Questa è la grande grazia perché la preghiera è il gran mezzo per la santità, è il grande mezzo. Tanto preghiamo, specialmente tanto preghiam bene, altrettanto progrediremo. Chi impara a pregare, impara a farsi santo.
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Ora, come si fa a dominare le distrazioni? Ho già detto che è una cosa eccezionale, un gran dono, quello di potere pregare un'ora, due ore in raccoglimento.
[Primo:] occorre, quindi, in modo certo, un dono di Dio e, nello stesso tempo, uno sforzo e l'abitudine al raccoglimento, e preparazione alla preghiera. Vivere abitualmente raccolte.
Secondo: oltre che domandare al Signore questa grazia di saper pregar bene e di sforzarci, usare anche delle industrie.
Ad esempio: se non riesci a far la meditazione come vorresti e ti accorgi che combatti e combatti e la mente sempre se ne va, la fantasia domina, allora leggi di più, non pretendere di pensare troppo, leggi più abbondantemente il libro; se proprio, dopo lo sforzo non si riesce neppur con la lettura, recita una terza parte di rosario per osservare i propositi degli Esercizi o del mese e la meditazione porterà già il suo frutto, cioè, un po' più di forza, un po' più di buona volontà per osservare i propositi. Si conchiude così.
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Può essere che troviamo difficile a fare l'adorazione. Molte volte serve guardare il tabernacolo, tener l'occhio al tabernacolo, particolarmente quando Gesù è esposto o privatamente o solennemente. Può essere che ci giovi guardare un'immagine sacra che è molto espressiva e di cui ci siamo già servite altre volte.
Poi, un'altra industria: prima di cominciar la preghiera, fissarci già in mente le intenzioni: questa prima parte della Visita, per l'aumento di fede, supponiamo; perché io abbia più luce delle cose spirituali; che progredisca nella cognizione dell'ascetica, della mistica, delle vie di Dio; che progredisca nella cognizione degli articoli delle Costituzioni; che io tenga a memoria i propositi che mi son fatti nel mese, oppure negli Esercizi ultimi. Fissare delle intenzioni. E questo può essere per la prima parte della Visita.
E poi, per la seconda parte, ci può essere un'altra intenzione, supponiamo: che io possa far bene il mio ufficio; che io sempre occupi il tempo; che io domini me stesso, che sappia controllarmi. Poi, la grazia di vivere bene, facendo le cose tutte bene, non pretendendo grandi voli o pretendendo di dir parole difficili: "Io voglio arrivare all'eroismo; io voglio arrivare a una santità specialissima".
E, vedete, non cose tanto, tanto che nutrono più la fantasia e l'amor proprio che non la vera pietà: "Voglio far bene le mie cose nella giornata dal mattino, quando invoco e saluto la Madonna, alla sera, quando dò l'ultimo saluto e l'ultima invocazionee alla Madonna". Operare sotto il suo sguardo e, se sono in questo ufficio, farlo bene, o che siate in cucina o che siate nell'apostolato liturgico o che siate in un'altra occupazione: "voglio far bene quello che ho da fare". Quello vuol dire: far ciò che è perfetto, che consiste nel fare con buona volontà e con retta intenzione ciò che si ha da fare. La santità vera non è fatta di cose eccezionali, no. Voglio far bene le mie cose, specialmente evitare i piccoli difetti e praticare i piccoli atti di virtù. Allora, mettendo un'intenzione è più facile.
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Se poi vengono distrazioni, attente sempre a non indispettirsi e a non disperare e a non cadere nella malinconia: "Son sempre uguale". No! Riconoscere la nostra debolezza: "Signore, sai di che fango sono impastata, mi domina la fantasia, il cuore se ne va dove vuole andare, la mente sfugge; Signore, vedi la mia miseria, come son povera davanti a te" E allora, stendete la mano e domandate l'elemosina a Dio. Che ci dia questo gran dono: donum gratiae et precum1: il dono della grazia e della preghiera, il dono della pietà. Domandiamo septenarium, eh? nel canto che avete fatto finora, l'invocazione allo Spirito Santo, che ci dia i sette doni.
Oh, quindi, umiliarci, non esser così superbi da dire: eh! perché succede questo? Non volevo che succedesse questa distrazione. E riconoscere che siamo poveri e miseri. E poi: "Comincio di nuovo, ecco, ma diffido più di me, faccio in umiltà e confido nella tua grazia, o Signore, per far meglio adesso". E se dovessimo anche farlo 60 volte questo, in 60 minuti di orazione, la preghiera alla fine è ben fatta e il Signore dà ugualmente le grazie e tu hai meritato bene. L'ora è stata veramente un'ora per Dio, di Dio. Dunque, non mai sconfortarci. E quando ci accorgiamo di queste deficienze, domandiamo più grazie, un aumento cioè, di grazie. "Se non son ancor riuscita a far bene questo, Signore, vedete quanto sono povera, allora datemi di più".
E andar con confidenza. Oh, il Padre celeste guarda con amore chi si sforza di parlargli bene. Gesù capisce il desiderio dell'anima, l'aspirazione dell'anima di parlare bene con lui e accoglie la preghiera. Ciò che importa è di aver la buona volontà e metterci quello sforzo che possiamo e soprattutto domandare la grazia: doce nos orare2: Signore, insegnami a parlare con te.
Che prima di morire ci siam già così abituati a parlare con Dio, che dopo, dovendo parlare con Dio per tutta l'eternità, siam già preparati.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 33/a (= cassetta 80/a). - Per la datazione cf PM: «La superiora, avendo più da fare, faccia un po' più di preghiera». «Contro la preghiera vi sono varie difficoltà. Questa mattina ne accenno soltanto una (...). Bisognerebbe parlare di due (...). Due sarebbero: le distrazioni e le aridità. Parliamo delle distrazioni» (cf c227 in PM). - dAS, 21/10/1960: «Andato [il PM] ad Ariccia, Casa "Divin Maestro" per l'introduzione degli Esercizi alle PD (Madri)». - dAC, 21/10/1960: «Ad Ariccia iniziano i SS. Esercizi predicati, in parte, dal PM». VV: «PM. Esercizi alle Superiore, Ariccia, 21-29 ottobre 1960».

2 Cf Sal 1,3.

1 Sir 18,23.

1 1Tm 4,16.

1 Lc 11,1.

1 Zc 12,10.

2 Lc 11,1.