Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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27. L'ARIDITÀ SPIRITUALE

Esercizi Spirituali (21-29 ottobre) alle Superiore Pie Discepole del Divin Maestro.
Ariccia, Casa Divin Maestro, 23 ottobre 19601

Ci eravamo proposti, in questo corso di Esercizi, di comprendere meglio le Costituzioni, di amarle sempre di più e viverle praticamente. Questo, come fine principale.
Ma poi, un secondo fine, cioè: migliorare la nostra preghiera. Diventare persone di orazione. Questo è il mezzo per viver la vita religiosa: la pratica, lo spirito di orazione. Si ha da salire dalla fedeltà alle pratiche di pietà, fino a quello che è lo spirito di orazione: donum gratiae et precum2: il dono della grazia e della preghiera.
Perché unire questi due fini? Perché quanto più uno si eleva nello spirito di orazione, tanto più sarà osservante. Il progresso spirituale, l'elevazione dell'anima verso Dio, il vivere in carità e di carità è proporzionato all'intimità della preghiera, preghiera che può avere nove gradi, secondo i migliori autori, specialmente secondo santa Teresa e san Giovanni della Croce. Che si preghi è chiaro, ma che si arrivi alla preghiera di quiete, alla preghiera di semplicità, all'unione estatica con Dio, all'unione trasformante, ecc., questo è l'impegno della religiosa e, secondo molti maestri di spirito, è la condizione perché si eviti il purgatorio. Ed è la chiamata di tutti i cristiani, ma particolarmente la chiamata dei religiosi, delle religiose. Vocazione.
La vocazione religiosa condotta al suo perfezionamento, è l'unione con Dio, l'unione trasformante, per cui il cader della morte toglie solo un piccolo velo tra la vita presente e la vita dell'aldilà. Questo è il punto di arrivo di coloro che si consacrano a Dio. L'invito che è per tutti i cristiani si potrà compiere fino a un certo punto, ma per la religiosa, tutto. E cioè: «Siate perfetti come è perfetto il Padre mio che è nei cieli»3. Il compimento totale della vocazione è lì. E tuttavia non molte anime raggiungono tutto questo compimento, per molte ragioni.
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Chi ha raggiunto questo compimento senza avere la professione religiosa, giacché se ne può parlare, [è] il canonico Chiesa, quando è arrivato a tal punto che nulla importava più della terra: sol Dio.
Quando si arriva a tal punto che la preghiera, anche protratta per le due ore, è come un riposo, non è più una stanchezza, si può dire, perché opera nell'anima lo Spirito Santo e, alcune azioni anche fisiche, vengono un po' sospese. A questo egli mirava, almeno da una ventina d'anni, dopo aver considerate le Opere di san Giovanni della Croce. E prima aveva pure letto le Opere di santa Teresa, mentre che, antecedentemente, i suoi libri erano: la Bibbia, l'Imitazione di Cristo, le Opere di san Francesco di Sales.
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Abbiamo considerato, l'ultima volta, che uno dei nemici dell'orazione è la distrazione. Il secondo è l'aridità spirituale.
Che cosa è l'aridità spirituale?
Un'anima arida si può paragonare ad un campo su cui da mesi e mesi e magari da anni, non è più caduta la pioggia. Terra arida, sabbiosa, ghiaiosa. L'anima sembra che si trovi nell'impossibilità di produrre i tre frutti della preghiera e, anzi, quello che sostanzialmente è preghiera e cioè: pensieri di fede, sentimenti di amore, desideri e propositi di obbedienza, di volontà di Dio.
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Quando la volontà nostra è sostituita da Gesù Cristo, dalla sua volontà; il nostro cuore è sostituito dal cuore di Gesù e la nostra mente è sostituita dalla mente di Gesù così che Gesù vive, vive lo Spirito Santo e vivendo produce frutti nella mente e nel cuore e nella volontà, allora si può arrivare alla unione trasformante, sì. Tuttavia questo è grazia del Signore, è un dono del Signore. Ma ci vuole, da una parte, la preghiera per ottenerlo e, dall'altra parte, lo sforzo per pregar meglio.
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Quali sono i motivi per cui le anime, alle volte, cadono in aridità spirituale?
Prima vi sono spiegazioni che non dipendono da noi e altre spiegazioni che, invece, dipendono da noi.
Il Signore può provare un'anima e allora si chiama aridità di prova. Provare un'anima se è capace di mostrarsi fedele e continuar la sua preghiera e vivere in vita progressiva anche quando non ha il premio sensibile, cioè la consolazione sensibile dell'orazione, anche allora; quindi è una prova che hanno avuto molti santi.
Tuttavia è vero che nell'Oremus che si dice allo Spirito Santo si pronunciano sempre quelle parole: et de eius consolatione nos semper gaudere1. Anche quello, prima può esser di incoraggiamento e poi può essere, invece, il segno di esser progredite nella via spirituale. Il Signore prova le anime elette.
Qualche volta queste anime si sentono come sperdute e tuttavia anche quando pare che tutto il buio si faccia nell'anima, restano fedeli a Dio e, quanto meno si sentono consolate, tanto più si purificano nei loro desideri. E se mi colpisci anche con i flagelli, le pene interiori e le pene esteriori, le ingratitudini, le incomprensioni, ecc., Signore, ti amo di più perché sono i segni del tuo amore, cioè, che mi segui, che non mi vuoi lasciare nella tiepidezza, ma vuoi che io viva di te, che io mi riscaldi per il tuo amore, poiché attraverso alla fede, alla speranza, si arrivi alla carità verso Dio e verso il prossimo. Allora è prova.
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Abbandonarsi nelle mani di Dio in modo tale che il Signore possa disporre qualunque giorno di noi come vuole. Non obiezioni per cambiamenti di posti, cambiamenti di uffici; non difficoltà a fare una cosa, farne un'altra, ecc. Quando l'anima è di Dio e ha ormai tolto da sé intieramente l'amor proprio, allora subentra l'azione sensibile anche della grazia. Anime le quali sono penetrate dallo Spirito Santo, sì, ma lo lasciano operare, si abbandonano alla sua azione e ancorché abbiano soltanto letto, alle volte, qualche frase, qualche piccola parte del libro delle meditazioni, sono investite della grazia di Dio e si nutrono di quei pensieri, quei sentimenti. Badare però molto che, quiete di spirito non vuol dire pigrizia, perché è facile, e tuttavia non è così facile che s'incontrino direttori spirituali che sappiano avvertire, rilevare quando un'anima si trova in un grado di perfezione e si trova già vicino ad un grado maggiore, ecco. Vi sono persone che a forza di organizzare macchinalmente la loro vita spirituale e secondo metodi precisi a cui sono attaccate, dimenticano quello che è lo spirito. Vigilare assai.
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Cause, poi dell'aridità, spiegazioni per cui l'aridità viene in un anima, quindi cause che dipendono da altre ragioni che non son prova di Dio.
Quando vi entrano la tiepidezza, la pigrizia, l'orgoglio, allora l'aridità viene quasi sicuramente a diffondersi nell'anima così che queste anime sentono di non potere avere e seguire i pensieri buoni della meditazione, i pensieri buoni dell'adorazione, della lettura spirituale che han fatto e neppure sentono di arrivare ad affetti, a sentimenti di amore, a propositi di vita migliore perché c'è la tiepidezza, c'è invece la pigrizia spirituale, c'è l'orgoglio interiore, quell'orgoglio fino il quale si nasconde sotto sembianze buone, orgogliosi di possedere già un certo grado di perfezione, un certo modo di intrattenersi con Dio. Oh, allora tre cause.
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Poi ve ne sono altre cause. E una è il diavolo, il quale è il nemico della preghiera perché egli non riuscirebbe a tenere indietro dalla perfezione un'anima che sta con Dio, vive in Dio, un'anima che vive di orazione.
San Bonaventura1 dice: E se tu sei molto tentato di orgoglio, di pigrizia, di sensualità, vincerai a costo soltanto se sarai persona di orazione; e se tu vuoi arrivare alla perfezione che desideri, ci arriverai solo a prezzo di essere persona di orazione. E va avanti in quelle espressioni per cui si conchiude: »Ogni bene vien dall'alto. Omne bonum desursum est descendens a Patre luminum2, che discende da colui che è la luce, il Padre della luce, Dio, la luce fisica e la luce spirituale.
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Vi sono ancora altre cause che dipendono da noi, cause per cui viene un'anima a trovarsi in aridità: un'eccessiva preoccupazione delle cose esterne, anche un eccessivo lavoro, pur alle volte essendo santo, il lavoro, perché Gesù ha detto a Marta: Non preoccuparti di troppe cose, perché Maria ha scelto la parte migliore1. E Maria si era ritirata con Gesù in una camera un po' appartata per intrattenersi con Gesù e facendo, quindi, qualche tempo, la vita contemplativa. Maria elesse la parte ottima.
Occorre sempre che noi non ci affanniamo troppo a voler fare le cose troppo in fretta, a ottenere quel che vogliamo ottenere troppo presto. Lavorare con semplicità, in calma e dar tempo alla azione dello Spirito Santo che, poco a poco, consumerà tutto quel che è imperfetto e vivrà lui, lui nell'anima. Quindi, l'eccessiva preoccupazione e l'eccessivo lavoro.
Da questo dipende anche l'altra spiegazione: la salute poco buona e, insieme, la stanchezza mentale; perché quando la salute è mal ridotta, oppure quando si è fatto uno sforzo di studi, oppure quando un'anima si è così sforzata nel fare la meditazione, nel conservare il raccoglimento da stancarsi troppo, l'anima, e allora, la stanchezza mentale, che potrebbe anche chiamarsi con un nome non del tutto adatto, stanchezza spirituale.
Abbiamo detto l'altro giorno che le distrazioni sono da combattersi, ma non abbiam da avere la pretesa di arrivare a tutta la preghiera senza aver qualche distrazione. Domandarlo il raccoglimento. Che il Signore ce lo dia quando è l'ora giusta, lasciarsi abbandonati all'azione dello Spirito Santo, abbandonarci sul cuore del Padre celeste come un bambino, perché il Padre celeste sa reggerci con sapienza e con amore. Quindi, parlo di questo e non vorrei esser capito male. Lo sforzo va fatto. Certe pretese di anime che non son ben regolate. Oh, allora, potrebbe nascondersi sotto una soddisfazione umana e una specie di superbia intima che sta nascosta tra le pieghe dell'anima stessa.
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Oh, cause ancora della aridità spirituale può essere il tempo in cui ci troviamo.
Può venire questo da momenti di scoraggiamenti; può venire questo anche dal fare una vita troppo esteriore: si vuol saper tutto, si vuol giudicar tutto, si vuol veder tutto, non soltanto quel che fanno, ma anche le intenzioni con cui fanno; si giudicano più gli altri che noi stessi. Allora l'anima è fuori... è fuori. E come potrebbe essere dominata? La mia anima, [è] nelle mani di Dio, dice il Salmo1.
Queste cause possono venire gradatamente eliminate. C'è anche da dire che vi sono persone che hanno una speciale vivacità, oppure un naturale tanto flemmatico e allora si comprende come, qualche volta, si trovino più facilmente in aridità.
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Come si deve fare nel periodo dell'aridità?
Anzitutto conservare la calma di spirito, umiliarci di trovarci così: l'anima mia è come un campo che da tanto tempo non ha avuto un po' di pioggia spirituale, non ha avuto un po' d'acqua, di quell'acqua viva che discende e porta a Dio. E allora umiliarci in calma. Oh, può essere che il Signore mi lasci così per mancanze ripetute, perché ho fatto la mia volontà. Esaminarsi. Perché ho messo opposizione alla grazia di Dio; perché non ho utilizzato tutto quello che il Signore mi aveva dato. Umiliarsi, ma non irritarsi contro di noi stessi. La pazienza con noi dev'esser la prima pazienza, il che non vuol dire indolenza, il che non vuol dire abbandonarsi ad una vita di tiepidezza, no! Vigilare sugli attaccamenti, allora umiliarci ben bene, far l'esame di coscienza.
E poi, dopo esserci umiliati, rimetterci in Dio e[d] eccitare la volontà a perseverare, a perseverare bene nel lavoro spirituale di correzione e di conquista della virtù. L'indispettirsi o l'abbandonare la preghiera, quando si è in quello stato, sono cattive vie. Santa Teresa è ben stata una quindicina di anni in quello stato e tuttavia diceva presso a poco come quell'altro santo: "E se tu mi rigetti, o Signore, se tu ti allontani, io corro dietro di te".
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Oh! Inoltre, togliere le cause che dipendono da noi.
È pigrizia? è tiepidezza? fiacchezza spirituale? è l'orgoglio? Allora bisogna andare alla radice e quindi tagliare le radici.
Oh, quando poi dipende anche da noi perché c'è un soverchio carico di occupazioni, di preoccupazioni, o quando c'è una vita troppo esteriore, allora bisogna ridurre, mettersi a posto. "Ma se lascio questo, ma se lascio quello...". Eh, lo farà il Signore, tu bada, prima di tutto, a vivere unito e abbandonarti nelle mani di Dio. Questo può accadere: fare, fare, fare. E prima di tutto: »farti santo, questo da fare. "Ma se lascio quello, ma se lascio quell'altro....". Troviamo la maniera di organizzar la nostra vita in un senso e in uno schema possibile; ma in questo schema, in quel senso che si possa veramente progredire, camminare. Lavorare abbondantemente di spirito e poi quando avessimo anche lasciato una cosa, perché bisognava farla e lasciata ugualmente, allora si lascia per Dio, Dio provvede. Non sempre ragionare così: lascio Dio per Dio. Cioè: lascio un po' più la preghiera, il raccoglimento, per un altro bene, per fare ancor questo, far quell'altro. È sbagliato. Leone XIII1 metteva in guardia tutti dall'eresia dell'azione: voler troppo fare e intanto non santificarsi, intanto non fare quello che è essenziale: «Siate perfetti come è perfetto il Padre mio che è nei cieli2».
Prima sempre l'orazione e poi l'azione che sgorga dalla carità. Per amor di Dio si lavorerà, per amor di Dio e per le anime si lavorerà nell'apostolato. Anche se vengono e si dan convegno nella preghiera, si può dire, tutte quelle distrazioni, tutti quei pensieri esteriori, cerchiamo di metterci in Dio, sì. Calmare lo spirito, fare la preghiera come se uno avesse solo quello da fare, né prima né dopo. Né prima, quel che ha fatto o quel che ha dovuto lasciare di fare; né dopo, quel che farà. Può esser tuttavia che venga in mente qualche cosa che può essere ispirazione, cioè in questo senso: che il Signore ci fa ricordar di qualche cosa perché preghiamo. Preghiamo per fare bene quel compito che abbiamo, quel lavoro, per penetrare di più il senso, lo spirito.
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Oh, allora, vediamo bene di allontanare i due nemici della orazione, e cioè: distrazione e aridità.
Tuttavia, pazienza, umiltà e sempre preghiera perché possiamo ottenere uno spirito sempre più profondo di orazione. Si passerà, quindi, dalla preghiera vocale alla preghiera mentale. E la preghiera vocale è come base. Tutta la liturgia è preghiera vocale e col nome di vocale s'intende anche la cerimonia, anche il canto, ecc. Ma studiarsi di passare da un grado all'altro di orazione. Giunti poi a un certo punto, quando l'amor proprio va morendo, allora l'azione dello Spirito Santo sarà piena, essa sarà in noi. Dio si prende l'anima e l'anima si dà a Dio. E quando viene lo scambio: tu sei tutta di Dio, Dio risponde: Tu sei... mi dono tutto a te. Allora quando questo è consumato, è vissuto, allora non ci sarà più purgatorio, si arriva a fare la preghiera che è propria dei beati che sono in cielo.
Chiedete lo spirito di orazione e un grado sempre più alto di orazione. So che voi, nel vostro ufficio, molto siete disturbate, preoccupate e le necessità sono maggiori. Oh, pregare un po' di più allora, pregare un po' di più, perché ci vuole più sforzo a raccogliersi e ci sono più bisogni a cui provvedere. Se si stabilirà quest'unione con Dio, tutto quel che uscirà dalla bocca, tutto quel che si disporrà, sarà in carità, ci saranno sempre i lumi di Dio che guidano. Non è tempo perduto per l'azione quello che si fa di orazione, no, renderà il centuplo, il centuplo per uno.
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E poi: istruirvi un po' sopra i gradi di orazione e sopra l'orazione, non soltanto ascetica, ma anche mistica.
Quando si dice mistica, persone che pensano alle estasi o facciano dei miracoli. Non è questo. E qualche volta, persone anche istruite, che non capiscono quale sia la mistica vera. Oh, dire allora al Signore che ci guidi, e ci prepari veramente alla preghiera del cielo, in modo tale che nella vita religiosa noi andiamo perfezionandoci come il pittore si perfeziona man mano che fa dei quadri; lo scultore, man mano che fa delle statue, ecco. Così l'anima si perfeziona in modo tale che il suo comportamento, la sua voce, la sua orazione, la sua lode a Dio non differisce da quella dei beati e dei santi in paradiso, da quella degli angioli. Allora si è degni di entrare in quella città, celeste Gerusalemme.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 34/b (= cassetta 80/b). - Per la datazione, cf PM: «Abbiamo considerato l'ultima volta, che uno dei nemici dell'orazione è la distrazione. Il secondo è l'aridità spirituale» (cf c217 in PM). - dAS, 23/10/1960 (domenica): «Andato [il PM] a Castelgandolfo; dopo passa ad Ariccia per una meditazione alle PD in Esercizi» (cf c217 in VV).

2 Zc 12,10. ).

3 Cf Mt 5,48.

1 Messale Romano Quotidiano, (latino-italiano), Messa dello Spirito Santo, colletta.

1 S. BONAVENTURA (1221-1274), Dottore della Chiesa. Il brano qui molto sunteggiato e a senso si trova nel libro Teologia della Perfezione Cristiana di A. Royo Marin, o.c. (Roma, EP 1960). pag. 764.

2 Gc 1,17.

1 Cf Lc 10,42.

1 Cf Sal 30,6.

1 LEONE XIII, Epistola Testem benevolentiae, all'Arcivescovo di Baltimora, 22 gennaio 1899. - DS 3340-3346.

2 Cf Mt 5,48.