Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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19. TUTTA Ml DONO, OFFRO E CONSACRO

Esercizi Spirituali (11-19 agosto) alle Pie Discepole del Divin Maestro addette al servizio sacerdotale.
Ariccia, Casa Divin Maestro, 15 agosto 19601

Letizia, oggi, in paradiso e letizia nella Chiesa, nel mondo.
Maria ha rallegrato tutto il cielo; là, incoronata Regina dal Re, Gesù Cristo, partecipe, quindi, del regno dividendo il suo regno con Gesù. Ed ella si è preso il regno della misericordia perché assegnato dal Padre celeste.
Allietata la Chiesa, che sebbene abbia perduto la presenza materiale di Maria, tuttavia ha guadagnato, la Chiesa, perché Maria [è stata] assunta per parlare di noi a Dio, per pregare per noi e continuare l'apostolato suo verso la Chiesa, quell'apostolato che già aveva cominciato sulla terra dopo l'Ascensione di Gesù, fra i primi fedeli e fra gli Apostoli. Poiché ognuno di noi in paradiso avrà delle occupazioni consone a quelle compite santamente sulla terra, poiché il paradiso si chiama riposo, ma riposo dalle opere che facciamo qui. E un riposo, come si dice: «Il Signore creò per sei giorni e il settimo giorno si riposò»12. Non vuol mica dire che sia andato a dormire, vuol dire che riposò, cessò dalle occupazioni antecedenti, cioè dalle opere di creazione.
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Oh! Bisogna, però, considerare il punto che fa per noi, il punto nel quale Maria decise tutto quello che fu la sua missione e tutto quello che fu il programma della sua vita: Ecce ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum1: ecco la serva di Dio, l'ancella del Signore, sia fatto di me secondo il tuo parlare, la tua parola, cioè secondo che tu hai detto a nome del Signore, sì. Lì, l'inizio della sua missione; lì la sua Professione, la sua Professione. Il Signore l'aveva preparata dal primo istante in cui esistette, conservandola immacolata; e l'aveva preparata poi in tante maniere fino a quell'età a cui era arrivata. E allora la professione davanti all'Angelo, davanti al messaggero di Dio e quindi davanti a Dio stesso, al rappresentante di Dio: Fiat mihi secundum verbum tuum. Tutta si diede. Quello che diciamo noi in parole diverse, equivale: «Mi dono, offro, consacro»2.
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Cerchiamo un po' di approfondire il pensiero, il senso di queste parole, perché in qualche luogo (non penso adesso a voi), in qualche luogo si dà molta importanza alla vestizione. E questo lo pensano o hanno questa convinzione i genitori, i parenti, le persone del mondo, perché cambiano l'abito. Tanto che, una volta, per dir che una si era fatta suora: ha preso l'abito o, meglio: ha preso il velo, quella figliuola. Voleva dire: si è fatta suora. E vedo anche l'errore, qualche volta, che si commette: gran solennità alla vestizione e invece solennità modestissima alla Professione. Ma la differenza fra l'una e l'altra funzione è immensa, è totale. L'abito l'ha fatto la sarta e invece la Professione la fa la suora che si è data a Dio.
[Primo:] «Tutta mi dono, offro e consacro». "Tutta". Che cosa vuol dire? Tutto quello che una è; la mente, penserà secondo i pensieri della Congregazione; il cuore, lo spirito, della Congregazione; la volontà, le occupazioni, gli uffici e tutta la vita impegnata in quello che vuole l'Istituto.
[1.] Ecco: «Tutta mi dono», dice la figliuola che professa. Non si ritengono più gli stessi pensieri, lo stesso spirito, i medesimi progetti, le medesime tendenze e preferenze, no; non si tiene più in mente oppure nell'animo il programma: "E farò questo e farò quello; entro per far questo, entro per far quello; quello mi piace, quello non mi piace". Non c'è più né il velle né il nolle: non c'è più né il volere, né il non volere. Non c'è più il mio volere, il mio pensiero, la mia tendenza, il mio desiderio: fuori dell'uscio della chiesa.
E lo spirito è prettamente quello della Pia Discepola, è prettamente quello che è infuso - diciamo così - che è contenuto nelle espressioni delle Costituzioni. La tua testa quale diventa? i tuoi pensieri? Apri il cervello e apri il cuore e mettici il libro delle Costituzioni. Ecco il pensiero, ecco lo spirito. Lo spirito della Pia Discepola è diventato un altro. Diversamente il "tutto" dove sta? Si portano le forze che si hanno, si porta la salute che si ha, si portan le attitudini che ognuna possiede e si porta l'essere a Dio attraverso alla Congregazione. "Tutto".
Quel pensare ancora a tanti consigli e a esprimere tanti desideri e volere manifestare preferenze o luogo o ufficio o disposizioni, ecc. è annullar la Professione. La vestizione è cosa esteriore e non bisogna che prenda solennità. La solennità, invece, appartiene alla Professione, ma una solennità quale ha compìto san Francesco d'Assisi quando ha fatto la sua professione santa Chiara. In cosa consisteva? Tagliarle i capelli, cambiarle l'abito e mettere quell'abito molto grossolano; posare le sue scarpe da signorina e infilare nei piedi le zoccole, e cingersi il fianco con un cordone, e ridurre il cibo al pane con acqua per diversi giorni (e poi, abitualmente, lo ridusse per tre giorni alla settimana); e cominciare una disciplina e lasciarsi guidare nello spirito aprendosi totalmente a lui e mettendosi a sua disposizione di fare tutto quello che egli chiedeva: adesso vai a chieder la carità di uscio in uscio; adesso dovrai far tante preghiere così; adesso dovrai vivere di elemosina e dormire in un letto così, se si poteva chiamar letto, poiché a un certo punto metteva poi un asse dietro la schiena per star seduta sul letto e così mentre era malata, seduta, continuava a cucire e a fare altri lavori che poteva fare per non essere oziosa e per guadagnarsi il pane. Quella è la professione! E non vedrai più i tuoi. E vogliono ancora vivere un poco all'umana, vogliono ancora aver tutti i permessi ed esigerli e conservano l'attaccamento troppo umano alla famiglia; e hanno, alle volte, bisogno, per farle obbedire, che la superiora domandi: "Cosa ti piacerebbe fare? Che ufficio vorresti? Lo accetteresti quell'impegno?'' E prima che scada il tempo hanno già fatto varie domande: "Mi cambi; mi tolga quella suora da vicino". Oh! Cosa facciamo? Suora o non suora? «Tutta mi dono».
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2. «Mi offro». Questo dono è in offerta, cioè questo dono è un ossequio a sua divina Maestà il Signore, il quale è già Padrone di tutto, ma con la Professione noi lo facciamo totalmente padrone.
Perché, che differenza c'è fra il buon cristiano e la buona suora? Il buon cristiano è persona che si può paragonare a una pianta, una pianta che ha le sue radici e attinge, per mezzo della radice, gli elementi nutritivi e la pianta che cresce, che spande i rami e che dà i fiori e poi i frutti. Il cristiano dà i frutti. La religiosa dà anche la pianta; la differenza sta lì.
«Offro». Invece vogliono dare qualche frutto, ma tenersi la pianta, alle volte, le suore. Che cosa significa? "E desidererei quell'ufficio", supponiamo; "Mi piace ricamare", supponiamo, eh? "E mi piacerebbe andare in quella Casa". Poi quando si son messe a posto secondo i loro desideri, quando faranno il ricamo lo faranno bene, cioè tutta è la sostanza, poi, del loro lavoro, o quando ricamino pianete o bei piviali (come ho visto che avete preparati), oppure facciano delle cotte o dei bei camici o delle belle tovaglie. Però è di loro volontà. S'ingannano. Fan tutto e in continuità e per anni la loro volontà, perché han scelto quello. Ma non c'è più la scelta dopo, avete scelto Dio. (Adesso domando scusa se dico delle parole forti). Però vedo che, certe volte, (non voi eh? non parlo a voi) si va disfacendo la Professione, in sostanza, o che non si è fatta, o che non si è fatta. Non vogliono stare con quella sorella lì; non vogliono stare in quella Casa là e tanto dicono: e ho mal di testa di qua e ho mal di testa di là finché non riescono a farsi cambiare. E capisco che ci son dei bisogni, ma i bisogni che siano constatati; e si possono dire i propri malanni e le proprie difficoltà, ma si lasci che si compia la Professione: «Mi offro».
E se metti i fiori sull'altare e poi li prendi per portarteli in camera a sentirne il profumo, ah! li hai dati a Gesù o son per te? Là è una funzione, una simulazione. Lascia che profumino il cuore santissimo di Gesù, ostia santa nel tabernacolo. Professioni sante di anime che si dan veramente a Dio e professioni mezzo mezzo che è più una formula che una realtà, forse; e anche professioni nulle, alle volte, perché non hanno capito la verità, la sostanza della Professione: «Tutta mi dono, offro e consacro».
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[3.] Consacrare. Quel calice, quando l'avete fatto fabbricare lo portate a casa e lo tenete lì nel Centro perché un giorno si trovi chi lo compra. E sta bene. Però, se il parroco lo porta a casa e lo fa consacrare dal vescovo non può più usarlo per altri fini. Prima poteva anche esser messo per tenere i fiori, oppure poteva anche adoperarsi per bere. Vi sono anche posti dove adoperano delle specie di calici e, del resto, certi bicchieri che si adoperano anche da noi, hanno forma di calice.
«Consacro». Èdi Dio. Quindi sei di Dio intieramente, tu sei un calice che conterrai Gesù, che porterai Gesù, non puoi dare a nessuno qualche cosa del tuo essere, del tuo corpo; non puoi dare a nessuno un affetto disordinato; non puoi dare a nessuno un sentimento di antipatia contro una persona; tu non puoi permetterti, dopo, di adoperar te stessa, le mani, o a fare una cosa che non sia di volontà di Dio; adoperare gli occhi per guardare una cosa che al Signore piace poco, perché ti distrae; non puoi adoperare la tua lingua per dire ancora certe parole o di mormorazione o di scoraggiamento per chi sente; non puoi più adoperare la tua salute come vuoi. Èdi Dio, consacrata. Non sconsacrare.
È detto questo: far l'offerta a Dio e poi riprendersi le cose, riprendersi le cose offerte e che son consacrate e adoperarle di nuovo come cose comuni. Allora la Professione si rinnega pezzo per pezzo. E invece chi adopera sempre se stesso e quel che ha e quel che è: l'intelligenza per approfondire le cose dell'Istituto, per conoscere meglio Dio; il cuore per amarlo di più e per conservarlo tutto a lui e non togliergli e non prendere neppure una fibra per darla ad altro; e la volontà, da mattina alla sera, compreso anche il cibo e compreso il riposo, e poi tutto quello che sai fare e tutto quello che sai adoperare e compiere: consacrato a Dio, di Dio, sempre di Dio.
Non sconsacrare le cose, perché se quel calice dopo viene adoperato a tavola e berci una volta dentro, vedete, è una sconsacrazione. «Mi offro, dono, consacro». Oh! E questo può essere per un anno, può essere per un biennio e può essere per la vita intiera, sì. Ma occorre esaminar bene per rinnovare i propositi e specialmente per emetterli, i voti, in perpetuo, se l'esperienza dice che già sai fare così, vivere così: «Tutta mi dono, offro, consacro». "Tutta". Diversamente noi faremo una finta, diciamo un teatro dove una può vestirsi da angelo e invece, forse ha il peccato mortale nella coscienza; e l'abito esteriore bianco e magari si appende alle spalle due ali, ma con quelle ali non volerà perché le manca la grazia di Dio.
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Oh, in secondo luogo: secondo le presenti Costituzioni. Vivere, cioè, secondo le presenti Costituzioni. Già un poco è stato accennato, sì, e il predicatore molte cose le ha già dette. Ma la vita religiosa è una cosa profonda.
In Maria, dopo la professione, si troverà una parola che non fosse conforme alla sua professione? «Ecco l'ancella del Signore, sia fatto di me secondo hai detto»1. Un atto? un passo? Forse che sia andata a trovare santa Elisabetta, così, per divertimento o per turismo - diremmo adesso - o per portarle la notizia che era scelta Madre di Dio? Neppure lo disse. C'è stato bisogno che lo Spirito Santo intervenisse e illuminasse Elisabetta che lo capisse, lo vedesse per rivelazione: Unde mihi ut veniat mater Domini mei ad me?2 Repleta est [de] Spiritu Sancto3: ripiena di Spirito Santo. C'è stato una mancanza per cui si sia ritirata da qualche cosa che era buona, che era santa e che doveva fare secondo la sua missione? Ha rifiutato di andare in Egitto? In un viaggio così penoso, altro che andare... (Allora, andare in Egitto non era facile e non c'eran le prospettive come andare fino al Giappone; le cose erano ben in altro stato). E forse che abbia rifiutato, abbia detto qualche parola quando Gesù le ha annunziato: sono arrivato ai 30 anni. Parto. Che abbia domandato spiegazione? Parto per iniziar la mia missione. Piuttosto Maria lo seguì in quanto poteva e stava alle prediche del Figlio ed era come una madre che ha allevato il figlio che è diventato sacerdote, è diventato parroco e poi lei va a sentir la predica del parroco, del suo figlio. E forse che abbia fatta qualche obiezione, qualche domanda di spiegazione, in quello che diceva Gesù? E forse che abbia detto ai carnefici: Non flagellate così mio figlio; alleggeritelo un po' dalla croce; adagio a piantar quei chiodi. Che abbia fatta qualche esclamazione e che abbia domandato un conforto, per esempio un po' d'acqua invece di fiele e mirra e aceto per le labbra del figlio suo? Volontà di Dio. Tutta compirla fino alla fine. E nella vita ne troverete dei casi difficili.
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Occorre tener presente che questi casi difficili si incontreranno certamente. E bisogna che noi ci prepariamo con la preghiera. Ma primo, conseguenza: il noviziato fatto molto bene, dove si vada fino al fondo; far conoscere quello che è il consacrarsi a Dio e vivere da anime consacrate; secondo, quello che è lo spirito della Pia Discepola e volerlo compiere, specialmente quello del servizio sacerdotale che fu il primo ad esercitarsi dalle Pie Discepole, poiché, fatta la vestizione, le Otto1 subito andarono in cucina e andarono al bucato per precedere.
Oh, poi nell'ammissione si può scrutare se ci son queste disposizioni. Alle volte ci sono disposizioni un po' esteriori, dichiarazioni e proteste. Se lo Spirito Santo ci dà la sapienza che scopriamo cosa c'è in un'anima... Noi certo non abbiamo che i fatti su cui basarci per dare un giudizio. La rivelazione il Signore, generalmente, non ce la fa e noi dobbiamo studiare in spirito buono quello che sia la disposizione.
Inoltre che quella disposizione, che quello spirito con cui si è fatto professione si conservi e si accresca perché finalmente si è entrati nella vita per cui si deve raggiunger la perfezione e compiere una missione sulla terra. Ma arrivati sul campo del lavoro, noi non possiamo abbandonare il lavoro. Eh, se entrate in laboratorio, abbandonarlo? oh! E uscirne quando si può o fare il meno possibile? No, crescere questo spirito.
Si è entrate nel vero laboratorio che consiste lavorar lo spirito, in primo luogo; e poi le mani ricameranno o pittureranno o sbucceranno le patate o faranno altro lavoro, ma il cuore, la volontà, l'essere: «Tutta mi dono, offro, consacro».
E adesso negli esami di coscienza sarà da pensare se l'offerta fu fatta bene, pienamente, con consapevolezza e con volontà decisa. E se questa volontà fu conservata e se, nel passare del tempo, ci si è uniformate a questa volontà, anzi si è cresciute in questa volontà. Che si dovesse dire: man mano che passano gli anni, meno fervore? meno professe - voglio dire - sentendo meno il «tutto mi dono, offro e consacro»? No, sempre sentirlo più profondamente.
Il Divino Maestro ha veduto la Madre sua, Maria, così fedele in tutta la sua missione dal presepio al calvario, al sepolcro, e poi nella sua opera per la Chiesa in quei primi anni in cui la Chiesa cominciava a espandersi. E poi, ora dal cielo continua più perfettamente in altro modo, gioiosamente, beatamente, ma continua il suo apostolato per la Chiesa.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 32/a (= cassetta 76/b). - Per la datazione, cf PM: «Letizia oggi in paradiso (...) Maria ha rallegrato tutto il cielo». «Bisogna considerare (...) il punto nel quale Maria decise tutto quello che fu la sua missione: "Ecce ancilla Domini, fiat mihi secundum Verbum tuum". Di là l'inizio della sua missione, la sua professione» (cf c159 in PM). - dAS, 15/8/1960 (Assunta): «Va [il PM] ad Ariccia per gli Esercizi delle PD (sta 4 ore fuori)» (cf c136 in VV).

2 Cf Gn 2,2.

1 Lc 1,38.

2 Formula della Professione religiosa della PD, Costituzioni (1960), art. 99.

1 Lc 1,38.

2 Lc 1 43.

3 Lc 1,41.

1 Si riferisce alle prime giovani scelte quale nucleo iniziale dell'Istituto Pie Discepole del Divin Maestro: 1. Rivata Orsolina SR. M. SCOLASTICA - 2. Adriano Teresina SR. M. GIACOMINA - 3. Binello Rosalia SR. M. TERESA - 4. De Luca Margherita SR. M. PAOLINA - 5. Gerlotto Metilde SR. M. MARGHERITA - 6. Marello Maria SR. M. ANTONIETTA - 7. Micca Teresa SR. M. ANNUNZIATA - 8. Ricciardi Maria SR. MARIA.