Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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13. DOMENICA DI PENTECOSTE

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via A. Severo 56, 5 giugno 19601

Il Vangelo della Pentecoste e, necessariamente, si parla dello Spirito Santo. Pentecoste, cioè 50 giorni dopo la Pasqua e 10 giorni dopo l'Ascensione. E così si è conchiusa, con la discesa dello Spirito Santo, la novena.
Il Vangelo è ricavato da san Giovanni.
In quel tempo: Gesù disse ai suoi discepoli: «Chi mi ama osserva la mia parola, il Padre mio lo amerà, verremo a lui ed abiteremo in lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole. E la parola che avete ascoltata non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose conversando fra di voi. Ma il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre vi manderà nel nome mio, egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace, ma non ve la do come suol darla il mondo. Non si turbi il vostro cuore, né si spaventi. Avete sentito che vi ho detto: Vado e torno a voi. Se mi amate vi rallegrerete certamente del mio andare al Padre perché egli è più grande di me. E vi dico questo prima che avvenga affinché quando sarà avvenuto crediate. Non parlerò ancora molto con voi perché già viene il principe di questo mondo. Egli non ha alcun potere sopra di me, ma faccio così affinché il mondo conosca che io amo il Padre e che opero come il Padre stesso mi ha ordinato»2.
Questa è come profezia, l'annuncio, la promessa dello Spirito Santo che sarebbe disceso sugli Apostoli. E il fatto è ricordato nella Epistola, cioè nel tratto che viene letto dagli Atti degli Apostoli.
Giunto il giorno della Pentecoste, tutti i discepoli stavano riuniti nel medesimo luogo. All'improvviso venne dal cielo un rumore come di vento impetuoso e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero ad essi, distinte, delle lingue di fuoco e se ne posò una su ciascheduno di loro. Tutti furono ripieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare vari linguaggi secondo l'ispirazione che ricevevan dallo Spirito Santo. Tra gli Ebrei residenti in Gerusalemme, c'erano persone pie di ogni nazione della terra. Attirati dal rumore accorsero in folla e rimasero sbalorditi perché ciascheduno li sentiva parlare nella propria lingua. Stupiti e meravigliati dicevano, quindi: «Ecco, questi che parlano non sono tutti Galilei? Come mai ognuno di noi li ode parlare nel proprio linguaggio nativo? Parti, Medi, Elamiti, abitanti della Mesopotamia e della Giudea, della Cappadocia, del Ponto, dell'Asia, della Frigia, della Panfilia, dell'Egitto e dei paesi della Libia che è intorno a Cirene, pellegrini Romani tanto Giudei che proseliti, Cretesi ed Arabi li udimmo parlare, nelle nostre lingue, delle grandezze di Dio»3.
E così lo Spirito Santo è venuto a compiere l'opera che Gesù aveva iniziato.
Egli venne a illuminare, a istruire gli Apostoli come Gesù li aveva istruiti. «V'insegnerà tutto, vi suggerirà tutto», aveva predetto Gesù4. E con la venuta dello Spirito Santo in un istante rimasero illuminati e grandi teologi come se avessero fatti studi speciali, anzi immensamente di più, poiché dovevano andare nelle varie parti del mondo. E anche questo fatto, di parlare tutte le lingue, secondo gli uditori che erano presenti, questo fatto è miracoloso.
E Gesù li rafforzò nella fede, sì, quando predicava, coi suoi miracoli, con la sua risurrezione. Ma la fede, tuttavia, era ancora rimasta debole e quindi anche il giorno dell'Ascensione di Gesù parlavano ancora come se ci fosse soltanto da pensare a un regno temporale e non al regno eterno. Avevano capito poco e purtroppo pensavano ancora a cose terrene e c'erano anche tra di loro le ambizioni, le invidie.
Dopo la venuta dello Spirito Santo tutto fu carità, bontà, tutto santità, tutto virtù. E dopo la venuta dello Spirito Santo, pieni di coraggio, incominciarono a predicare. Prima si nascondevano, sbarravano le porte per timore dei Giudei che venissero a prenderli, imprigionarli. Ma dopo vanno sulle piazze a predicare e sfidano l'ira dei farisei. E mentre che prima Pietro aveva rinnegato Gesù, e gli Apostoli erano fuggiti, ora rimproverano ai Giudei di aver crocifisso Gesù Cristo, crocifisso indirettamente, cioè chiedendo a Pilato la sua morte, la sua crocifissione. E Pilato, debole anche lui, si arrese alle loro insistenze. Ora, anche imprigionati, erano contenti di patire qualche cosa per Gesù Cristo. E quindi, diviso tra di loro il mondo, presa ciascheduno una parte del mondo da evangelizzare, partirono nelle varie parti, lasciando a Gerusalemme, come vescovo, san Giacomo, il quale poi fu martire. Oh, e così divennero tutti martiri. Si sa come san Giovanni fu martire in un modo diverso dagli altri, ma pure martire.
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Oh, allora, quest'oggi chiedere lo Spirito Santo coi suoi doni. È disceso nel battesimo, è disceso nella cresima, in noi, è disceso nel giorno della Professione. E occorre che ogni giorno penetri meglio le nostre anime e cioè, illumini, sì, le menti, accresca la grazia, ci faccia vedere le cose con l'occhio di Dio e abiti sempre in noi, oh! sempre in noi, come dice il Vangelo: se uno ama Gesù ad eum veniemus et mansionem apud eum faciemus1: se mi amate, ecco, veniamo a voi, veniamo a chi mi ama e restiamo in quel cuore, stiamo in quell'anima. Quindi lo Spirito Santo, quindi la Trinità che abita in noi.
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Allora, cosa dobbiamo fare perché la Pentecoste porti in noi un progresso spirituale? Primo bisogna ricordare che equivale alla Pasqua in tutta la solennità liturgica. Allora si trattava della redenzione, qui si tratta dell'applicazione della redenzione. Ricorda anche la legge data sul Sinai a Mosé, la Pentecoste. E, allora, se fu pubblicata la legge di Dio, qui viene a pubblicarsi la legge cristiana, cioè gli Apostoli cominciano a predicarla; quello che avevano imparato da Gesù, vanno ripetendo alle moltitudini. La Pentecoste serviva pure per riconoscenza a Dio per le primizie della terra.
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[1.] Nolite contristare Spiritum Sanctum1. Bisogna, per celebrar santamente la Pentecoste, che non contristiamo lo Spirito Santo che abita in noi. Hospes: è l'ospite. Ma offendere gli ospiti è male, meglio non riceverli, cioè, meno male non riceverli, tanto meno invitarli per poi offenderli, trattarli male. Allora ecco, noi abbiamo da pensare come ogni peccato veniale, ogni imperfezione deliberata contrista lo Spirito Santo, è come uno sgarbo che si fa a Dio stesso.
2. Oltre che non disgustarlo, noi dobbiamo, invece pregarlo, domandargli la sapienza e la scienza, il dono dell'intelletto e del consiglio, la pietà, la fortezza, il timor di Dio, i doni dello Spirito Santo. Questo giorno dev'esser consacrato con questa domanda, con questa preghiera: Veni, sancte Spiritus, reple tuorum corda fidelium: et tui amoris in eis ignem accende2. Accende il fuoco divino, ecco. [Per] tutta l'ottava di Pentecoste viene ricordato il grande fatto della discesa dello Spirito Santo. Quindi per otto giorni sempre intensamente invocare i doni dello Spirito Santo: Tu septiformis munere3. Che vuol dire: tu che dai i sette doni.
[3.] Poi vedere che niente nella nostra vita dispiaccia al Signore, dispiaccia allo Spirito Santo, niente, né nelle parole, né nei sentimenti, né nei pensieri, sì.
Alle volte abbiam bisogno di una grazia speciale perché ci vediamo poco in certe cose. Chiediamo allora la luce speciale. Alle volte, noi non ci risolviamo mai a camminare nella santità, e stiamo lì quasi tentennando, litigando fra di noi, perché c'è una cosa che impedisce: qualche cosa che amiamo, qualche idea fissa, qualche sentimento, ecc.; allora se noi dessimo strappo... è come uno che impedisce di passare; si cammina, vengono i giorni (...). Fare un passo risoluto e là poi si cammina decisamente: prompte, faciliter et delectabiliter4: con prontezza, con facilità e con gioia. E si cammina avanti.
Se abbiam bisogno di una grazia speciale, questi sono i giorni per chiederla. Se qualche cosa ci impedisce o ci ha impedito finora, chiediamo l'aumento di grazia allo Spirito Santo. Cioè che lo Spirito Santo, che già ci ha dato tante grazie in questi giorni, l'aumenti, la grazia, e dia a noi la forza e la luce onde i nostri pensieri vengano più celesti; le nostri aspirazioni, più celesti; il nostro modo di parlare, più celeste; il nostro modo di comportarci, ecc. che sia sempre più ispirato dall'alto, cioè tutto orientato verso il cielo, tutto.
E cos'è la vita se non un cammino verso il cielo? per chi vuol salvarsi e per chi vuol santificarsi? Ogni giorno dei passi. E se c'è qualche impedimento, qualche pietrone in mezzo alla strada, chiedere la forza allo Spirito Santo di rimuoverlo e riportare una vittoria che poi ci lasci camminare più decisamente, sì.
Dunque, invocare lo Spirito Santo insistendo in molta preghiera.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 109/b (= cassetta 73/b). - Per la datazione, Cf PM: «Il Vangelo della Pentecoste (...) è ricavato da Gv». - dAS, 5/6/1960 (Domenica di Pentecoste): «m.s. Messa e meditazione per le PD (servizio CG, SSP)».

2 Gv 14,23-31.

3 At 2,1-11.

4 Cf Gv 14,26.

1 Gv 14,23.

1 Ef 4,30.

2 Liber Usualis, Appendix I, Ad invocandum Spiritum Sanctum, antifona.

3 Liber Usualis, in Festo Pentecostes, hymnus in II Vesperis.

4 Cf A. TANQUEREY, Compendio di teologia ascetica e mistica, o.c. pag. 619.