Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

Effettua una ricerca

Ricerca Avanzata

29. DISPOSIZIONI PER LEGGERE LA SACRA SCRITTURA

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via Portuense 739, ... 19601

So che leggete abbondantemente la Sacra Scrittura. Allora, per ricavarne tutti i frutti o, almeno, ricavare frutti più abbondanti, le disposizioni con cui aprire il libro sacro.
Primo: la fede. Considerando questo: che lì si contiene la Parola divina, la Parola dello Spirito Santo, la dottrina che ci conduce alla santità. Fare un atto di fede. Nel libro delle preghiere ci sta una breve orazione da recitarsi prima della lettura della Bibbia e questo sentimento di fede è messo come a fondamento di tutte le altre disposizioni. Fede. Il libro sacro va tenuto in debito onore anche materialmente e cioè: custodirlo bene, conservarlo bene, metterlo in luogo d'onore, considerandolo sempre il libro di Dio.
Tre pensieri, quindi:
[1.] Il libro di Dio.
2. Le verità che il Signore ha voluto manifestarci e che dobbiamo prendere e credere per giungere alla salvezza.
3. Pensare che quella è la lettura più benefica che possiam pensare e in essa è contenuta la spiritualità più santa. Non quella di un Istituto o di un altro, di una persona o di un'altra, ma la spiritualità divina o, possiamo dire, la spiritualità completamente cristiana.
Nell'antico tempo gli uomini comprendevano ancora assai poco delle cose di Dio, ma poi venne Gesù Cristo il quale perfezionò tutto l'insegnamento che era stato dato agli antichi. Particolarmente nel discorso della montagna Gesù ricorda quello che era stato detto agli antichi, ma aggiunge: Ego autem dico vobis2: ma io ora vi dico. E allora, chi vuole esser perfetto, legga in primo luogo il Nuovo Testamento, cioè: i quattro Vangeli, gli Atti degli Apostoli, le Lettere degli Apostoli, le cose che si dicono nell'Apocalisse, sebbene questo possa essere anche tramandato. Poi successivamente, più tardi, si passerà all'Antico Testamento. E nell'Antico Testamento si possono leggere, prima i libri ascetici o morali o didattici, sebbene sia più facile comprendere i libri storici, ma per la formazione dello spirito è più utile premettere la lettura dei libri morali, dei libri profetici; poi i libri storici cominciando dai libri che ci narrano le storie particolari come: Rut, Giobbe, Tobia, ecc.
254
Seconda disposizione: umiltà. Inginocchiarsi davanti al Maestro Divino: Magister, doce nos1. Sono un ignorante, capisco così poco, illumina la mia mente, ecco. Diceva quella suora: Nella Salve Regina si recita: «Mostraci, dopo questo esilio, Gesù», a Maria, questa preghiera della Salve Regina. "Ma io voglio anche che me lo mostri un poco, Gesù, sulla terra", ecco. Sì, dirlo. Che Maria ci faccia conoscere Gesù, i suoi pensieri, i suoi sentimenti; ci faccia conoscere, penetrare le verità, gli inviti che sono contenuti nel Vangelo, l'importanza di quelle parole, la penetrazione di quelle parole che sono nel Vangelo.
Uno potrebbe paragonare la frase di Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita»2, a che cosa? Fossero anche cento mila libri non ne direbbero di più, anzi ne direbbero sempre immensamente di meno di quello che è contenuto in quella dichiarazione di Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita». Umiltà, perché il Signore i suoi beni li dà agli umili3.
Vi sono persone che si nutrono di Scrittura, studiano tutta la vita la Scrittura, ma non trovano lo spirito; trovano la lettera, non lo spirito; e allora mille analisi sulla lettera della Scrittura, e invece non son penetrati dallo spirito. Oh, la luce di Dio entra nelle anime umili: Humilibus dat gratias3. È detto in plurale: dat gratias, cioè: agli umili ogni grazia, cioè tutte le grazie che convengono e che sono utili per la tua santificazione; in particolare: per l'ufficio che hai da compiere, per la tua età, per le tue condizioni spirituali e per la convivenza che devi condurre tra gli uomini nelle relazioni sociali. Quindi, con molta umiltà.
255
Terzo: mettersi, allora, a questa mensa celeste, come uno va alla comunione. La verità è il pane dello spirito, dell'intelletto, è il primo dono. Come aver l'uso di ragione è più che tutti gli altri beni del corpo, così conoscere le verità di Dio è più che tutte le altre scienze. Conoscere ciò che Dio ha insegnato e ha insegnato adattandosi alla povera nostra natura, quasi avvicinandosi al nostro orecchio, il Padre celeste, e suggerendoci quello che per noi è utile. Allora Gesù Cristo è Verità, sì, è Verità. E allora la comunione con lui, la comunione dello spirito. Avere, a poco a poco, soltanto in mente i princìpi del Vangelo, le verità eterne le quali illuminino poi tutta l'altra scienza e tutta la vita. Chi potrebbe mai pensare a qualche cosa di meglio delle «Beatitudini»? Oppure di meglio che il comandamento della carità verso Dio? il comandamento della carità verso il prossimo? Ma non sono solamente questi tratti del Vangelo che servono per noi, ma tutto il Vangelo serve per noi.
D'altra parte, la spiritualità della Pia Discepola è di vivere Cristo integralmente. E se nella comunione riceve Gesù Cristo in corpo, sangue, anima e divinità, nella lettura della Bibbia, a quella mensa divina, riceverà che cosa?
In primo luogo, ciò che illumina la mente. Ma non son mai fredde le verità che dà Gesù Cristo, che insegna Gesù Cristo nel Vangelo, son sempre calde, e cioè penetrano il cuore se un'anima si mette con umiltà a questa mensa celeste. Illumina la mia mente. E poi, mentre che infiammano il cuore, accendono pure e rafforzano pure la volontà a buone decisioni.
Certamente, tuttavia, che bisogna distaccare il nostro cuore e seriamente dire: Signore, doce nos1: Signore, insegnaci. Perché uno potrebbe leggere le cose più sublimi che riguardano la vita religiosa, ad esempio, che è la vita più perfetta che si possa condurre sulla terra e non capire e non sentirsi infiammato il cuore e non decidersi. Perché Gesù ha detto al giovane ricco: «Va, vendi tutto, dà il prezzo ai poveri, poi vieni, seguimi»2. E l'altro se ne andò, invece.
Le cose più belle dette da Gesù direttamente, nessun frutto, mentre che agli Apostoli, pure non conoscendo il senso preciso dell'invito di Gesù, hanno fatto una profonda impressione. Quando Gesù ha detto ai fratelli Giacomo e Giovanni: «Venite con me», non ragionarono, lasciarono il padre, la barca, [la] famiglia e seguirono Gesù3. E raggiunsero una grande santità e compirono nel mondo un bene immenso e furono, i due, fra i tre che Gesù preferiva. Cioè, i tre erano: Pietro; Giacomo e Giovanni. A quei due così generosi e pronti che son venuti alla decisione, Gesù ha riservato dei doni particolari fino ad affidare a Giovanni, la sua madre, quando stava per rendere lo spirito sulla croce4.
In queste disposizioni di spirito di fede, di umiltà e di docilità, mettendoci alla mensa celeste con divozione si avverrà alle decisioni. Non saranno parole che disinteressano o parole che riempiono la fantasia, oppure che insegnino anche soltanto una scienza umana, »sono parole di Dio che investono tutto l'uomo e chi è ben disposto...
256

1 Nastro 36/b (= cassetta 81/b). - Per la datazione: in PM non si trova nessun indizio cronologico; in dAS, nessun accenno. VV: «Predica del PM: Disposizioni per leggere il libro sacro. 1960». Di questa meditazione non si è riuscite a trovare la data esatta. Si trova registrata sullo stesso nastro che riporta la meditazione n. 32, in data 18/11/1960. E questa è registrata prima della 32. Potrebbe, però, essere stata fatta anche in ottobre.

2 Mt 5,22.28.32.34.39.44.

1 Lc 11,1.

2 Gv 14,6.

3 1Pt 5,5.

1 Lc 11,1.

2 Cf Mt 19,21.

3 Cf Mt 4,21-22.

4 Cf Gv 19,27.