Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

Effettua una ricerca

Ricerca Avanzata

ISTRUZIONE XVIII
LA RICOMPENSA AI SEGUACI DI CRISTO

[120] In cielo tutti i santi sono pienamente soddisfatti, anche se non godono tutti la stessa gloria, perché in terra hanno esercitato le beatitudini evangeliche1.
I poveri avranno la ricchezza dei meriti; i miti, gli umili avranno le grazie di Dio: da una parte essi inclinano il cuore di Dio verso di loro e dall'altra si conciliano l'amore, la stima, la benevolenza degli uomini. Beati quelli che piangono; poiché Dio astergerà le lagrime di chi ha pianto i propri e gli altrui peccati e di chi avrà pianto pensando ai dolori e alla passione di Cristo.
Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, cioè quelli che vogliono acquistare la santità | [121] e desiderano un ordine perfetto nel mondo: Dio penserà a saziarli. Beati i misericordiosi perché essi imitano la misericordia del cuore di Gesù e della Vergine e meriteranno la misericordia di Dio.
Beati coloro che soffrono perché la loro ricompensa sarà abbondantissima.
Non solamente il premio sarà eterno, ma sarà sproporzionatamente superiore ai loro meriti.
Gesù disse che premierà i buoni con una misura «piena, pigiata, scossa, traboccante»2. Il premio eterno è eccedente: se ne avrà tutta la quantità di cui si sarà capaci. I santi godono già questo premio, noi siamo ancora nella lotta, ma raggiungeremo anche noi quel premio, se imiteremo i loro esempi. Il pensiero dei santi deve eccitare e fissare nel nostro cuore il desiderio del Paradiso: «Si isti et illi, cur non ego?»3.
Se i santi sono tutti gloriosi, vi sono però tre specie di santi che hanno un'aureola speciale e sono: i martiri, i dottori, i vergini, quelli cioè che sulla terra hanno vinto in particolare qualche genere di nemici. I martiri hanno vinto se stessi, il proprio corpo, nonostante le ripugnanze della natura; i dottori hanno vinto gli errori e predicato la verità; i vergini hanno vinto la loro carne.
~
I martiri «tradiderunt corpora sua»4: essi sono stati gli imitatori di Gesù Cristo che è il capo dei martiri. Ecco il protomartire S. Stefano che, ripieno dello Spirito Santo, attirava tante anime | [122] a Gesù Cristo, di cui fece l'apologia davanti al Sinedrio. I suoi nemici non avendo ragioni da opporgli, ricorsero alle pietre e Stefano morì sotto una grandinata di sassi, pregando per i suoi lapidatori5.
Dietro il modello del Martire divino e di questo protomartire, vi è tutta la grande schiera dei santi martiri. E nei primi tre secoli i Papi furono quasi tutti martiri; dei martiri se ne trovano tra i vescovi, fra i sacerdoti, fra i vergini, fra i religiosi. La storia dice che i martiri dei primi tre secoli furono circa sedici milioni; ma chissà quanti saranno i martiri nascosti che non sono compresi in questo numero!
L'epoca dei martiri non è chiusa: la Vergine SS. ha detto a Fatima che se gli uomini non si convertiranno, ci sarà la persecuzione. E la Chiesa soffre, oggi, in tanti suoi membri e questi sono martiri. Oggi la storia non ne parla, ma verrà il giorno in cui si sveleranno gli eroismi di tante anime.
Vi sono i martiri della pazienza. Anime che hanno imparato la pazienza di Gesù sopportando quotidianamente le piccole croci con l'ilarità nel volto e lo sguardo al cielo.
II martirio violento di Gesù durò circa sedici ore. Il martirio dei giovani di Sebaste6 durò una notte; per altri il martirio durò pochi istanti. Il martirio quotidiano dura tutta la vita. Si soffre per tante cose: vi sono anime che soffrono al vedere il male dilagare nel mondo, questa è una | [123] sofferenza nobilissima. Anime che soffrono o perché non sono comprese o perché non trovano corrispondenza in quelle persone a cui cercano di far del bene; vi sono uffici che sono come una lima che consuma le energie. Anche la vita comune ha i suoi sacrifizi quotidiani e continui. Il can. Allamano7 diceva alle sue suore: Non crediate, venendo in
~
religione, di trovare dei gravi sacrifici da compiere; ne troverete tanti piccoli. Vi è il sacrificio dell'obbedienza ben fatta (e sacrificio ancor più grave è il comandare per obbedienza). E quante lacrime nascoste che nessuno vede, ma che sono viste solo da Dio e che brilleranno come pietre preziose nella corona che Dio concederà nell'altra vita. E chi può calcolare i meriti radunati ad es. in cinquantadue anni di vita religiosa, in una lotta interna continua che estenua le forze? Beato chi si spende per Dio!
Tutti, con la morte, consumano le energie: se sono consumate per Dio, Dio pagherà con un premio eterno; ma se sono consumate per il mondo, per le vanità, «iam receperunt mercedem suam»8. E voi non vi contentate mica di questa mercede!
Seconda aureola di gloria speciale è quella riservata ai dottori cioè a tutti quelli che avranno predicato e praticato la divina parola. Noi abbiamo9 S. Tommaso, S. Anselmo10, S. Atanasio11, S. Efrem12, S. Clemente Alessandrino13, ecc.: uomini di dottrina e di virtù insigne che non hanno mai cessato di lavorare. Essi hanno vinto | [124] l'errore, le eresie, predicando la verità. Ora, voi potete imitare i dottori col vostro apostolato che deve predicare Gesù Cristo Via, Verità e Vita; deve predicare il dogma, la morale e tutto ciò che serve ad allontanare le anime dal peccato e a indirizzare sulla via del bene; deve predicare i sacramenti, i sacramentali affinché le anime trovino la via di salvezza. Dobbiamo quindi mostrarci molto coraggiosi e solleciti per l'apostolato. Nell'Istituto esercita l'apostolato tanto chi adopera la penna come chi usa la scopa, perché la Congregazione è unica, è un corpo morale. Fare dunque l'apostolato volentieri, per amore di Dio e delle anime.
~
Terza aureola di gloria è quella dei vergini che hanno la purezza o illibata o riparata. Essi hanno vinto la propria carne. Beati coloro che hanno lavato le loro vesti nel sangue dell'Agnello!14 I vergini in Paradiso stanno presso l'Agnello benedetto e lo seguono ovunque si porta. Essi cantano un cantico che nessun altro santo può cantare15; vestono un abito glorioso che altri non possono vestire e godono una intimità con Gesù tutta particolare.
La Chiesa ci mostra tanti esempi di vergini e ci dice di correre dietro il profumo di questi gigli. I vergini sono quelli che hanno imitato Gesù vergine, la Vergine SS., S. Giuseppe vergine: tre gigli della casa di Nazaret e gigli profumatissimi.
[125] Divozione a questi tre vergini; sollecitudine nell'imitare i vergini; riservatezza nel modo di trattare noi stessi, nel modo di comportarci. Mortificazione, riservatezza e preghiera poiché solo il Signore può dare questa virtù.
Diffidare, vigilare, pregare. Allora fioriranno i gigli che spanderanno sulla terra il loro profumo, rallegreranno il cuore di Gesù e poi saranno trapiantati in cielo.
~

1 Cf Mt 5,3-12.

2 Lc 6,38.

3 S. Agostino, Le Confessioni 8,11: «Se questi e quelli, perché non io?».

4 Cf Dn 3,95 : «... hanno esposto i loro corpi».

5 Cf At 7,1-60.

6 Sebaste, antica capitale dell'Armenia dove quaranta soldati della XII legione, durante la persecuzione di Licinio (320), furono messi nudi su uno stagno gelato, quindi i loro cadaveri furono bruciati.

7 Giuseppe Allamano (1851-1926), rettore del Santuario della Consolata in Torino, fondatore dei Missionari e delle Missionarie della Consolata. Beatificato da Giovanni Paolo II. Consigliere di don Alberione.

8 Mt 6,2.5: «... hanno già ricevuto la loro ricompensa».

9 Modo personale per riferirsi al Catalogo delle Edizioni che contiene biografie dei personaggi elencati o alcune opere pubblicate nella collana dei santi Padri e Dottori, iniziata nel 1938 e coordinata dalle FSP.

10 Anselmo d'Aosta (1033-1109), filosofo e contemplativo. Abbandonata la nativa Aosta, entrò nell'abbazia di Bec in Normandia, di cui divenne abate. Fu arcivescovo di Canterbury.

11 Atanasio (293-373), grande padre della Chiesa greca, vescovo di Alessandria d'Egitto, difensore della divinità di Cristo contro gli Ariani. Fu uno dei protagonisti del Concilio di Nicea (325).

12 Efrem (306-372) siro, padre e dottore della Chiesa. Lasciò numerosi scritti su Cristo e su Maria.

13 Clemente Tito Flavio ( 150-215), detto Alessandrino, apologista e sostenitore della validità dell'incontro tra filosofia e fede. Scrisse varie opere, tra cui: Protrettico, Pedagogo, Stromata.

14 Cf Ap 7,14.

15 Cf Ap 14,3.