Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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ISTRUZIONE VIII
ALLA SCUOLA DI NAZARET

[204] La casa di Nazaret è la casa della vita religiosa perfetta. È la casa del raccoglimento, del lavoro e della preghiera.
1) La casa di Nazaret è la casa del raccoglimento e del silenzio. Là si sentiva appena il battere dei martelli da parte di Giuseppe, ma non vi era chiasso, non si parlava di cose inutili, di notizie o di curiosità vane, là quelle tre persone santissime erano tutte intente ad onorare, amare e servire fedelmente Dio e quindi sebbene là dentro si parlasse quando era tempo, era sempre un parlare umile, giudizioso.
Giuseppe è chiamato il grande silenzioso: andava, veniva, faceva i suoi lavori, comandava in casa sempre in maniera serena, sempre con | [205] disposizione maturata dopo aver conosciuto il divino volere, dopo aver cercato di considerare cosa desiderava il Signore. Il suo comandare era appena quasi un accennare, un esprimere appena appena quale gli sembrava fosse la volontà di Dio. Il gran silenzioso, eppure è il primo fra i santi e quale sapienza nella sua mente! Maria per parte sua era parca nelle parole; per quanto ella fosse ripiena di sapienza celeste, tuttavia nel Vangelo leggiamo poche sue parole: parla con l'angelo, con Elisabetta, alle nozze di Cana, quando ritrova Gesù nel tempio e poi si può dire che la sua vita è trascorsa in un gran silenzio. Ella amava stare unita al suo Dio nel proprio cuore e piuttosto che dire molto, il Vangelo nota due volte che Maria ascoltava specialmente le parole che sentiva da Gesù o da altri di lui, e le meditava nel suo cuore1. Ecco come quest'anima si preparava all'effusione dello Spirito Santo, come era sempre pronta a sentire la parola di Dio: perché ella sapeva conservare un intimo raccoglimento.
Gesù poi non era un giovanetto distratto, birichino: no, era giudizioso, quando parlava, parlava sempre ispirato da Dio, quindi anche nelle cose comunissime che riguardavano le relazioni coi suoi cugini, tutto in lui era corretto, edificante, composto, sebbene
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ne spinto da una grande letizia di cuore. Amava tanto di sentire Maria e Giuseppe ed era sempre pronto ad ascoltarne le disposizioni.
[206] Quella era la casa del raccoglimento, del silenzio amoroso ed operoso. Ecco come devono essere le case religiose. Non case di chiasso, non alterchi, mormorazioni, narrazioni vane ed inutili, rammarichi; ma case di silenzio lieto, operoso, amoroso.
Sono così le case? Quando c'è questo raccoglimento ci sono molte più opere, si fa molto di più in tutto: c'è più lavoro spirituale perché l'anima trova un ambiente favorevole alla pietà, alla carità, all'apostolato e progredisce di più spiritualmente ed anche fa l'apostolato con più attenzione e riflessione. Queste sono case benedette.
2) La casa di Nazaret è casa di lavoro. In quella casa si era ben compreso che il lavoro nell'ordine della provvidenza ha un fine nobilissimo: a) serve di espiazione delle colpe, serve ad ottenerci la remissione del Purgatorio e anche il perdono dei peccati della vita passata; b) è ordinato per tutti gli uomini: «Mangerai il pane col sudore della tua fronte»2. S. Paolo diceva: «Chi non lavora non mangi, perché non ha diritto di mangiare»3. Ognuno deve guadagnarselo. Lavorò Dio, lavora il Papa, lavorano tutti i sacerdoti degni del nome, i religiosi di buon spirito, tutte le religiose: vita di lavoro assiduo, non precipitato, lavoro giudizioso, attento, continuo. Il lavoro è triplice: lavoro intellettuale di chi studia, scrive, pensa come disporre e organizzare, ecc. e consuma più energie perché più | [207] pesante e costa maggior fatica; il lavoro spirituale di chi fa bene l'esame di coscienza, vigila nella giornata per dominare e frenare le passioni, la lingua, gli occhi e le potenze interne, cerca di avanzare, di progredire un po' in questa o quella virtù, chi sempre torna ad esaminarsi, propone e si sforza di vincersi e poi nella Confessione, nei Ritiri e negli Esercizi lavora veramente a perfezionarsi, a vivere unito a Dio, a migliorare sempre più la preghiera, le meditazioni, a conservare il raccoglimento, ecc. È il lavoro più bello, più utile ed alto che si possa fare da una persona, lavoro a cui tutti i religiosi devono attendere. Poi vi è il lavoro manuale dei vari apostolati,
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lavoro che richiede anche la mente, la volontà e soprattutto le forze del corpo le quali saranno più o meno grandi secondo la robustezza di ogni persona, ma ogni persona è chiamata a mettere quello che può. Ciò che importa davanti a Dio è mettere quello che si può e tutti servono il Signore. Il premio sarà dato da quel Dio che non lascia senza ricompensa neppure un bicchiere d'acqua dato ad un assetato4.
Giuseppe era assiduo nel suo duro lavoro e Gesù lo aiutava e cercava di prendersi la parte più pesante di fatica, col crescere in età. Egli si guadagnava il pane col sudore della fronte ed incalliva le sue mani in quel lavoro. Quanto fu nobilitato il lavoro da Gesù! Vi sono persone le quali non si persuadono che bisogna lavorare. Bisogna lavorare per imitare Gesù Cristo. Maria | [208] lavorava, filava, rammendava, andava a lavare la biancheria alla fontana e la distendeva, scopava la casa, preparava il cibo, teneva in ordine le poche stoviglie, faceva i lavori di una donna ebrea della sua condizione.
Lavorò Giuseppe, lavorò la SS. Vergine, lavorò il Figlio di Dio incarnato.
Lavorare con buon spirito, col fine di rassomigliare al Figlio di Dio che lavorava, di aumentare i nostri meriti per il Paradiso, di evitare l'ozio padre dei vizi, di evitare l'accidia, l'indifferenza, la tiepidezza: lavorare per Dio.
3) La casa di Nazaret è casa di preghiera. Là si pregava al mattino, alla sera e spesso nel giorno. Si pregava ogni sabato e si andava alla sinagoga, si udiva la lettura e la spiegazione della Bibbia e ogni anno andavano a Gerusalemme e si fermavano parecchi giorni che passavano in preghiera. Chi può dire le suppliche silenziose che partivano dal cuore di Giuseppe verso Dio Padre, le comunicazioni interne frequenti della Vergine con Dio, col suo Signore! Gesù poi godeva sempre la visione beatifica perché Figlio di Dio.
Preghiamo tutte assieme, cantiamo tutte. Rispondere alle giaculatorie, prendere tutte il metodo di preghiera dato in Congregazione, quello che onora Gesù: Via, Verità e Vita. Portarsi tutte in tempo alla preghiera. La nostra casa sia poi casa di preghiera individuale. Farsi anche l'abitudine alle giaculatorie, alle
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| [209] comunioni spirituali: ci vuole poco a dire un De profundis, un Miserere, una giaculatoria. Durante l'apostolato elevare spesso il pensiero a Dio. I quadri, i crocifissi, le immagini sacre, sono stati messi per ricordarci della presenza di Dio.
Quando suonano le ore al Cottolengo5 dicono: «Ricordiamoci che siamo alla divina presenza». Lungo il giorno fare Comunioni spirituali e rendersi abituale un certo numero di giaculatorie. Le case che si modellano su quella di Nazaret diventano le case della pace. Questa casa è l'anticamera del Paradiso. Facciamo in modo che alla morte non dobbiamo più passare in un'altra anticamera, ma andare subito in cielo, nel colmo della felicità. Sia anche la casa della pazienza. Così sarà la casa della pace e della nostra santificazione.
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1 Cf Lc 2,19.51.

2 Cf Gen 3,19.

3 Cf 2Ts 3,10.

4 Cf Mt 10,42.

5 Viene comunemente chiamata così la Piccola Casa della Divina Provvidenza, fondata da san Giuseppe Benedetto Cottolengo.