Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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ISTRUZIONE III
LA VIA CRUCIS (IV - V - VIII stazione)

[174] Stiamo presso la croce con Maria, madre di Gesù.
Il Crocifisso fu il gran libro di meditazione per tanti santi i quali da lui hanno imparato la pratica di tutte le virtù e si sono fatti un programma di amore, di imitare le sofferenze del Salvatore ed hanno attinto dalla meditazione della croce la forza nel loro apostolato, nel vincere se stessi, nel crescere in perfezione.
La scuola di Gesù appassionato1 è una delle scuole che si aprono a tutta l'umanità, è una delle scuole più utili. È la scuola dell'amore, del dolore e della risurrezione.
Consideriamo la 4a stazione della Via crucis in cui viene rappresentato l'incontro di Maria col Figlio benedetto che porta la croce.
Maria si trovava a Gerusalemme quella sera | [175] che precedette il venerdì santo e - secondo i più - fece la Comunione nell'ultima cena. S. Giovanni l'informava dei passi e degli episodi della passione, mentre essa pregava. Verso mezzodì S. Giovanni venne a dire che il suo Figlio era stato condannato alla morte e doveva fare il viaggio al Calvario. Allora Maria raccolse tutte le sue forze e prendendo la strada più breve raggiunse il Figlio suo sulla via del Calvario. Maria diede uno sguardo a Gesù: in quale stato si trovava! Incoronato di spine col volto imbrattato di sangue e di sudore. Gli si potevano contare le ossa, curvo sotto il peso della croce. Gesù diede uno sguardo alla Vergine, a questa creatura che egli amava più d'ogni creatura, e quanto gli dava pena il vederla soffrire! Egli l'aveva chiamata ad essere la corredentrice. Già Simeone glielo aveva predetto: «La tua anima sarà trapassata dalla spada del dolore»2. Proprio lì, in quel momento in cui si compie l'incontro, i dolori e le pene di Gesù e i dolori e le pene di Maria si rispecchiarono a vicenda.
Meditare la passione sì, ma meditarla con Maria, con l'Addolorata. Diceva S. Gabriele dell'Addolorata: «Il mio Paradiso è
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meditare i dolori di Gesù crocifisso con Maria, cioè i dolori di Gesù e di Maria. Questo è il mio pane e mi procura sempre abbondanti lacrime di dolore, buoni propositi e amore»3.
Le anime che vogliono trovare le accorciatoie alla santità sono quelle che considerano i dolori | [176] di Gesù e si fanno vittime, e crocifiggono se stesse con Gesù.
La santità sta nel crocifiggere noi stessi per amore di Gesù; le nostre voglie, i nostri capricci, la nostra volontà, le nostre passioni, i nostri desideri. Quelli che trovano e fanno della pietà un sentimentalismo, non sono di Gesù: per essere di Gesù bisogna crocifiggere la volontà, i desideri, le passioni, chiudere gli occhi, frenare la lingua, mettere noi stessi a servizio di Gesù negli uffici per obbedienza: non c'è altra via. La risurrezione si compie dietro il Calvario e chi vuol passare dietro al Calvario schivandolo, si sbaglia.
Vediamo se c'è qualcosa da crocifiggere in noi e oggi: mano ai chiodi ed ai martelli.
La via del Calvario è l'accorciatoia alla santità.
Si scrivono le vite di S. Gemma, S. Teresina, ecc. per fare vedere tutto quello che è sentimentalismo, che rende gloriosa e stimata la persona, cioè il frutto; ma se non si va alla radice, cioè al crocifiggere noi stessi, quello è uno sbaglio: segno che uno non è santo se scrive così la vita di un santo. Immolazione con Gesù e Maria.
Consideriamo la 5a stazione: il Cireneo che porta la croce dietro a Gesù.
Gesù era sfinito. I suoi nemici non per compassione verso di lui, ma temendo che morisse prima di arrivare al Calvario ove desideravano infliggergli la suprema umiliazione e cantare | [177] vittoria attorno alla sua croce, obbligarono un certo passante a portare la croce con Gesù.
Due portano la croce: Gesù per amore e il Cireneo perché costretto.
Come portiamo noi la croce? Per amore o per forza, lamentandoci? Come accettiamo la croce?
Però il Cireneo subì un sentimento che non sospettava e appena messe le spalle sotto la croce si sentì entrare un vigore, una
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forza, una consolazione. Era la grazia che entrava in lui perché tutti quelli che hanno consolato Gesù nella sua passione, furono a loro volta consolati da Gesù.
Chi considera la passione di Gesù Cristo è da lui consolato. Egli consola le anime che lo imitano, lo seguono e lo confortano, con tante intime consolazioni.
Il Cireneo da quel giorno capì chi era Gesù, comprese il mistero della redenzione.
Riflettiamo: portiamo la croce per amore o per forza? Sappiamo soffrire qualcosa senza dirlo a tutti! Quando un'anima non solo sa soffrire, ma soffre volentieri con volto sereno, allora ecco che quest'anima si avvicina alla perfezione, fa almeno grandi passi nella strada della perfezione. Dal Cireneo impariamo che quando ci saremo sottoposti alla croce, saremo consolati ed inondati di grazie. Non si fa una penitenza senza che ne segua una effusione di Spirito Santo. Gesù non lascia sola l'anima nella mortificazione | [178] o nella privazione, ma le infonde una maggior abbondanza di Spirito Santo. Fa molto progresso spirituale l'anima che si mortifica. Non c'è via di progredire di più che crocifiggere noi stessi, non c'è mezzo di diventare più liete che il mortificarsi. Non c'è missione più grande che immolarsi e fare penitenza. Quei tre fanciullini4 di Fatima ben lo compresero e divennero industriosi nel cercare il modo di tormentarsi sempre più.
Consideriamo T83 stazione. Incontro di Gesù con le pie donne.
Le pie donne si fecero vedere da Gesù, ad una svolta della strada, piangenti e dolentissime. Gesù volle fermarsi un momento e rivolse loro la parola: «Piangete non sopra di me, ma sopra di voi e sui vostri figliuoli»5.
In questi giorni di Quaresima piangiamo sopra di noi e sui nostri peccati, perché certe volte c'è una sterile compassione di Gesù, un sentimentalismo umano: bisogna piangere la causa, i nostri peccati. La passione ci deve svelare la malizia e la gravità delle nostre colpe.
Gesù dicendo alle pie donne: «Piangete sui vostri figliuoli...», voleva dire che dobbiamo pentirci dei peccati che altri hanno
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commesso per causa nostra; come sarebbero le madri, colpevoli dei peccati dei loro figli se avessero trascurata la loro educazione.
Guardare se c'è scandalo diretto o indiretto da piangere. Guai a chi dà scandalo6.
[179] Lo scandalo diretto si ha quando una persona si fa vedere a fare male dai più giovani che prendono incoraggiamento nella via cattiva. Quando uno dice parole maliziose che mettono nell'anima il turbamento, peggio poi se uno facesse apposta per guastare l'anima e indurla al male, perché la segua sopra la cattiva strada in cui questa persona si è messa: questo è scandalo diabolico.
È scandalo indiretto ogni canzone che si canta, ogni libro che si offre e che mette il turbamento nell'anima, il criticare, ecc., e lo scandalo è tanto più grave quanto più è delicata la virtù che si offende. Lo scandalo indiretto si ha quando noi, potendolo e avendo la responsabilità, non freniamo gli abusi. Es.: se si permette che nella comunità si introducano cattive tendenze ed usanze, si resta responsabili. Se una ha la responsabilità delle giovinette e non parlasse a tempo e non indicasse nelle conferenze cosa bisogna evitare al fine di mantenersi buone e sulla via retta, allora si è responsabili perché si è taciuto.
Bisogna camminare col capo chino perché non sappiamo fin dove arrivi il male e le conseguenze dei nostri cattivi esempi e degli scandali. Chissà cosa vedremo nel giorno del giudizio! Forse se fossimo state più zelanti quante anime in più avremmo salvate! Perciò Davide pregava: «Signore, perdonami anche dei peccati che altri hanno commesso per causa od occasione mia»7.
[180] Accompagniamo Gesù nelle sofferenze con Maria e ricaveremo molto profitto. Portiamo la croce con Gesù, sicuri che dopo la mortificazione verrà la consolazione.
Piangiamo sui nostri peccati e su quelli commessi dagli altri per colpa nostra. E speriamo nella misericordia divina.
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1 Allusione all'opera di P. Ignazio del Costato di Gesù, La scuola di Gesù appassionato, ed. cit.

2 Cf Lc 2,35.

3 Cf S. Battistelli, San Gabriele dell'Addolorata, Società Apostolato Stampa, Roma 1944, p. 128.

4 Lucia Santos, Francesco e Giacinta Marto: ad essi nel 1917 a Cova da Iria (Fatima), in Portogallo apparve la Madonna.

5 Lc 23,28.

6 Cf Lc 17,1.

7 Cf Sal 18,13-14 (Volgata).