Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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ISTRUZIONE VI
LA VIA CRUCIS (XII - XIII - XIV stazione)

[192] Il Cuore santissimo di Gesù disse un giorno a S. Margherita: «Io cerco una vittima per il mio cuore. Ho scelto il tuo cuore per essere il mio Paradiso sulla terra». E voleva dire: Ho scelto te per avere qualche consolazione. Ecco: la vocazione religiosa è una vocazione a soffrire perché essere religiosi significa essere più simili a Gesù che è il gran religioso del Padre celeste. Ora Gesù si è mostrato veramente religioso quando compì l'ufficio che gli era stato affidato, cioè l'ufficio di redentore e di mediatore, morendo sulla croce. Perciò la meditazione sulla passione ci deve sempre essere nell'anima: non basta contemplare la dottrina di Gesù. Il sole può illuminare anche una pianta secca che, essendo | [193] così investita dal sole, si conserva sana e riparata dall'umidità; ma che cosa va bene a fare? Qualche mobile. Noi però dobbiamo essere anime vive e la vita si ha dalla passione di Gesù Cristo e dalla sua morte.
Miriamo il Salvatore divino che spira sulla croce. Contempliamo ancora quella scena di dolore.
È venerdì santo. Gesù è stato crocifisso. Per tre ore agonizza sul duro legno. Egli soffre ancora nell'interno una passione che gli altri non potevano capire: passione del cuore, dello spirito.
Perché muore Gesù? Muore per noi, per la nostra salvezza, per i nostri peccati.
Chiediamo a Gesù la grazia di una buona morte che deve essere corona della nostra vita; grazia che occorre chiedere in ogni Ritiro mensile, anche ogni giorno e molte volte al giorno. Grazia di morire dopo avere operato una vera conversione in noi medesimi, dopo aver corretto le nostre cattive abitudini ed emendato i nostri peccati e difetti abituali, o almeno diminuiti e ridotti al minimo di malizia e di numero, dopo aver soddisfatto la pena dei peccati; grazia di morire nel fervore, cioè in un atto di amore intenso, in uno stato di intensa carità verso il Signore affinché possiamo intensamente amarlo nell'eternità; grazia di morire dopo aver corrisposto fedelmente alla nostra vocazione in modo da poter dire: Ho fatto quello che il Signore | [194] voleva da me, ho adempito la sua volontà. Se sostanzialmente adempiamo la volontà di
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Dio, nonostante qualche mancanza di debolezza, allora avremo il premio.
13a stazione. Gesù viene schiodato dalla croce per opera di Giuseppe d'Arimatea e di Nicodemo, aiutati da Giovanni e dalle pie donne e deposto tra le braccia sante della Vergine.
Maria contempla quel capo coronato di spine, quel costato ridotto ad una piaga, quelle mani trafitte. Maria legge in quel corpo la storia della passione del Salvatore e il suo dolore. Chi può esprimere le pene di questa Madre addolorata, il suo sacrificio? Chi può comprendere cosa sa soffrire una madre in questa condizione? Cosa pensiamo abbia detto la Vergine? Che se la sia presa coi carnefici, coi farisei e cogli scribi che avevano chiesto la morte del suo Figlio? Non ebbe che una parola sola da dire in tutta la sua vita: sì. E lo ripetè ancora sul Calvario: «Ecco l'ancella del Signore; sia fatto di me secondo che egli vuole, come gli piace»1.
La S. Vergine disse sempre di sì al Signore in ogni circostanza: lieta o triste. Lo disse quando si trattò di lasciare i parenti, per recarsi nel tempio di Gerusalemme, benché amasse i genitori. Lo disse quando si trattò di andare sposa a S. Giuseppe perché Dio aveva voluto che la sua verginità fosse difesa e custodita pubblicamente; lo disse quando si trattò di accettare la divina maternità; innanzi a Simeone; nella fuga in Egitto; | [195] a Nazaret; quando Gesù la lasciò per iniziare la sua vita pubblica; quando seppe che Gesù era stato legato e condotto davanti ai tribunali; quando salì al Calvario. Ed ecco il amarissimo che ora dice: Piace al Signore, piace anche a me.
Abbiamo noi questa disposizione abituale, questa preparazione interna a fare sempre la volontà di Dio in maniera che Dio possa fare di noi ciò che gli piace? Che Dio non trovi resistenza nei nostri cuori, nella nostra vita, nella nostra volontà. Se, quando viene data una disposizione, noi siamo già preparati a dire il nostro sì al Signore, allora con generosità e letizia e con gran fede diciamo: Sia fatta la volontà di Dio. Quando non c'è questa disposizione interna, quando si ama molto la propria volontà, si è attaccati al proprio modo di vedere e di sentire, allora davanti alla disposizione si sente ripugnanza e ci si adatta mal volentieri
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e per forza. Noi allora non abbiamo la virtù dell'obbedienza o quella disposizione interna di compiere sempre la volontà di Dio. Siccome Dio paga solo le opere fatte per obbedienza a lui, secondo la sua volontà, allora il merito diventa molto grande.
Non deve passare questo corso di Esercizi senza che abbiamo fermato la nostra attenzione su questo punto. Com'è la nostra disposizione interna? Siamo disposti veramente a tutto o abbiamo preferenze?
[196] Esaminare i seguenti punti: sono disposta tanto alla sanità come alla malattia? A una vita lunga o breve? A qualunque ufficio? Tanto a sapere che dicono male come a sapere che mi lodano? Sono disposta ad accettare e fare sempre con ilarità anche le cose più umilianti, che richiedono maggior mortificazione? Mi considero come vera serva di Dio? Così si considerava la S. Vergine. La serva domanda solo al padrone quello che deve fare e dice: È meglio fare come tu vuoi, non come voglio io. Meglio fare come vuole il Signore.
14a stazione. Gesù è portato al sepolcro. Ecco le onoranze funebri di Gesù: un sepolcro nuovo, alcuni profumi ed essenze per imbalsamare la sua salma, una sindone ed un velo. Alla sepoltura di Gesù intervengono anime vergini e penitenti: Maria a capo di tutte, le pie donne, Giovanni, Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo. Essi piangono nel tragitto dal Calvario al luogo del sepolcro; ma questo pianto non è desolato, non è il pianto di chi non ha fiducia e speranza; non è il pianto di quelli che pensano di aver perso definitivamente una persona cara. Piangevano, ma il loro pianto era illuminato, il loro dolore era confortato dalla speranza della risurrezione. È vero che questa fiducia si era un po' attenuata negli altri, specialmente negli Apostoli e nelle pie donne, ma fu sempre forte nella Vergine. Ella comprese totalmente la missione di Gesù, la profezia del Salvatore. Gesù | [197] aveva tre volte molto chiaramente e diffusamente predetto la sua passione e morte e aveva sempre soggiunto: «Il terzo giorno risusciterò»2. Quindi la Vergine faceva coraggio agli altri con la sua fede, con la sua certezza. Non insistette neppure che fosse finita l'imbalsamazione e anche al sabato sera e la domenica mattina quando le pie donne andarono in cerca di aromi e profumi
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mi per finire l'imbalsamazione, Maria non si mosse perché era certissima ed attendeva il momento della risurrezione. E quando il Signore le comparve, ella l'aspettava e il suo cuore ne fu pienamente rallegrato.
Come sarà il nostro sepolcro? Quello di Gesù fu glorioso.
Muore quella persona e quelli che rimangono che cosa dicono? Forse diranno: Fortunata lei che era così buona, fervorosa, diligente: chissà quanti meriti!
Non succede mai che di una persona si dica: Purché non abbia da fare molto Purgatorio; preghiamo un po'. Se si fosse fatta più buona, sarebbe più contenta!
Come sarà il nostro sepolcro? Che cosa si dirà sulla nostra tomba?
La tomba di Gesù fu il luogo del suo trionfo. Ecco cosa ci aspetta. Coraggio! Per il peccato originale siamo condannati alle prove, alla morte, al sepolcro, al disfacimento del nostro corpo, ma poi: Paradiso eterno, gloria e premio: ecco quello che ci attende. Miriamo sempre al premio, | [198] abbiamo sempre in vista l'eternità, il Paradiso e allora capiremo tutto: perché dobbiamo soffrire, e perché proprio a noi sia toccata la sofferenza.
C'è un Paradiso da guadagnare e ogni sofferenza non è troppa perché grande è il premio. Non c'è paragone tra il breve soffrire e l'eterno godere.
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1 Cf Lc 1,38.

2 Cf Mt 16,21; 17,23; 20,17-19.