Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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[NELL'ATTESA DELLO SPIRITO SANTO]
Introduzione

[7] Cominciamo gli Esercizi proprio stasera, venerdì dopo l'Ascensione1: è questa un'occasione bellissima poiché coincide precisamente con l'inizio di quella novena che fecero gli Apostoli subito dopo l'ascesa di Gesù al cielo. Novena comandata da Gesù stesso che aveva detto agli Apostoli: «Fermatevi a Gerusalemme in attesa dello Spirito Santo»2. Novena che gli Apostoli fecero in unione alla SS. Vergine. Novena singolarissima che non ebbe mai l'eguale, che terminò nella maniera più bella e più splendida. Discese lo Spirito Santo sugli Apostoli, compiendo in essi quello che aveva loro promesso Gesù: illuminò le loro menti, fortificò le volontà, riscaldò i cuori. Lo Spirito Santo è lo Spirito di Gesù Cristo: «De meo accipiet et dabit vobis»3.
[8] Ebbene: facciamo questi Esercizi insieme agli Apostoli e alla Regina degli Apostoli e confidiamo che anche noi riceveremo lo Spirito Santo, sia pure in una maniera invisibile, secondo il modo ordinario che lo Spirito Santo ha di comunicarsi alle anime.
Gli Esercizi possono avere un fine generale e anche un fine speciale (carità, perfezione religiosa, ecc.). L'argomento predominante di questi sarà: il Paradiso. E il primo fine sarà: ravvivare nei nostri cuori la fede nell'ultimo articolo del Credo: «Credo vitam aeternam»4. Questo è un articolo eterno: è quello che ci ricorda il nostro destino, il posto beato che ci attende. Fissare bene nella nostra mente questo pensiero.
Il secondo fine è: fissare i nostri cuori lassù e riempirli del desiderio del Paradiso. «Ibi fixa sint corda ubi vera sunt gaudia»5. Elevare i nostri cuori lassù ove sono i veri gaudi.
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Terzo fine: esaminare e scegliere i mezzi per guadagnare il Paradiso, ossia santificare la vita religiosa.
1) Abbiamo celebrato, in questi giorni, la novena e la festa dell'Ascensione che si potrebbe chiamare la novena del Paradiso perché ci prepara ad accompagnare Gesù in quel luogo santo ove egli è asceso. La novena del Paradiso. Veramente la novena del Paradiso bisognerebbe farla non solo di nove giorni, ma di trecentosessantacinque giorni all'anno. Perché il pensiero che in noi deve sempre predominare, è il pensiero del cielo che è | [9] il fine per cui Dio ci ha creati. Il mezzo per raggiungerlo è conoscerlo, amarlo e servirlo in questa vita. Il Signore ci ha creati solo per il Paradiso; noi non esistiamo che per questo.
Non siamo stati messi su questa terra per diventare maestre o per essere buone libreriste o propagandiste; per esercitare il tale o tal altro ufficio; ma unicamente per guadagnarci il Paradiso. Tutte le altre cose esistono solo in quanto ci servono per il cielo.
Noi siamo come colui che deve fare un lungo viaggio: prende il biglietto e sta attento a non sbagliare treno, perché ha in mente fisso il pensiero della città verso cui è incamminato.
Anche noi dobbiamo pensare alla meta del nostro viaggio, al gaudio che colà ci attende: «Intra in gaudium Domini tui»6. Possiamo essere più o meno lontani dal Paradiso, ma tutti vi siamo destinati e, volendolo, tutti vi arriveremo, prima o dopo.
Il Paradiso è la celeste Gerusalemme; è la città santa verso cui siamo incamminati. Qui, sulla terra, non abbiamo stabile dimora; qui siamo nell'esilio. È il Paradiso la nostra patria ove dovremo restare eternamente: «Non habemus hic manentem civitatem, sed futuram inquirimus»7.
Dunque, se il Paradiso è il nostro luogo stabile, il pensiero predominante dev'essere il cielo, patria beata.
Il Paradiso: ecco il gran pensiero: «Credo | [10] vitam aeternam!». E cioè: Io credo che non sono destinata a rimanere su questa terra; credo che in cielo mi è stato preparato un posto che non può essere occupato da altri, a cui arriverò certamente se saprò corrispondere alle grazie: un posto vicino a Gesù, alla SS. Vergine, ai santi.
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Il pensiero del Paradiso si deve fissare nella nostra mente in modo tale che sia il primo al mattino e l'ultimo alla sera e che domini tutta la giornata. Deve investire, imbevere l'anima nostra e in ogni nostra azione deve venirci spontanea la domanda: «Quid hoc ad aeternitatem?»8. Lo faccio per il Paradiso? Mi giova questo per l'eternità?
2) Fissare i nostri cuori in Paradiso.
Potremmo distinguere due categorie di suore (escludendo le cattive tra cui nessuna vorrebbe trovarsi): le tiepide e le fervorose.
Suore fervorose sono quelle che pensano, desiderano, sospirano il Paradiso. Le tiepide sono quelle che dimenticano il fine, non pensano al Paradiso e allora non hanno più la forza di fare il bene, non più lo slancio nel pregare.
Dite un po': Se le suore pensassero di più al Paradiso avrebbero forse ancora bisogno di tanti conforti, incoraggiamenti, di portar sempre con sé il fazzoletto per asciugarsi le lacrime? Le consolerebbe il pensiero del Paradiso. E quelle che devono consolare le altre, domandino anzitutto: Ci pensi tu al Paradiso?
Perché è vero che il dolore fa soffrire e chi | [11] soffre fa pena, ma se si pensa al Paradiso la stessa sofferenza diventa dolce, le tentazioni si cacciano con prontezza. Il dolore, la fatica, le tristezze si sentono ancora e forse in tutta la loro cruda realtà, ma se noi pensiamo al Paradiso, esse non ci abbattono, non ci fermano, non ci scoraggiano. Molte volte ci lamentiamo per questa o quella croce, perché non pensiamo al Paradiso. I santi le desideravano le croci, non perché non ne sentissero il peso, ma perché pensavano al premio futuro.
«Sursum corda». Elevate i cuori al cielo; dice il sacerdote nella Messa, prima del prefazio. E il popolo risponde: «Habemus ad Dominum»9. Noi sospiriamo il cielo. Fissiamo i nostri desideri lassù.
Vedete: che si desideri il cielo da tutte, è chiaro; ma si può sperare e desiderare con un solo grado di intensità, con due gradi, con cinque, con dieci, con vari gradi di intensità. S.Paolo lo aveva intensissimo: «Cupio dissolvi et esse cum Christo»10. E vi sono anime che hanno i loro cuori così fissi al cielo che abitualmente
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vi pensano e abitualmente cercano di aumentare i loro meriti per il Paradiso.
Lassù è il nostro tesoro, il vero nostro tesoro. La terra non è fatta per noi; il Signore non ci ha promesso la terra, ma il cielo, e lassù deve essere il nostro cuore. «Ubi thesaurus vester, ibi et cor vestrum erit»11.
3) Mezzi per guadagnare il Paradiso.
[12] Che cosa devo fare io: per guadagnarmi il Paradiso; per guadagnarmi il più bel Paradiso; per condurvi anche altre anime?
Per assicurarci il Paradiso bisogna anzitutto togliere gli impedimenti dei quali il primo è il peccato, l'affetto al peccato, la cattiva abitudine di mettersi nell'occasione di peccare. Poi vivere bene la vita religiosa, le Costituzioni, gli usi dell'Istituto. Non abbiamo da andare a cercare cose lontane da noi, ma quelle della nostra vita quotidiana, la direzione morale che ci viene data, quel modo di pregare, di fare l'apostolato che viene insegnato in Congregazione.
Il mezzo per assicurarci il più bel Paradiso è: vivere fervorosamente.
Chi vive nel fervore acquista meriti in ogni istante, anche nel fare le cose più piccole. Il tiepido invece si lascia sfuggire molte occasioni di fare del bene e non si fa dei meriti, o se ne fa pochi.
Fare le cose con la massima carità, col massimo amor di Dio: per Gesù. Così tutto ciò che si fa, anche le cose più piccole, acquistano merito preziosissimo.
E chi vuol far andare in Paradiso molte altre anime, deve far bene l'apostolato, con retta intenzione, con sapienza e con zelo.
Questi Esercizi, dunque, devono fissare le nostre menti al cielo e rafforzare la nostra fede verso il Paradiso.
L'argomento è quindi molto semplice: il | [13] pensiero predominante, fin da stasera sarà il Paradiso. Sarà una novena di Paradiso. Stare però molto raccolte, anche se la gioia invade l'anima.
In questi giorni lasciate lavorare molto il Signore: non pretendete di far tutto voi. Con ciò però non voglio dire di dormire, ma di mettere una gran fede in Gesù. Mettersi di fronte al Signore e dirgli: Signore, ecco qui, davanti a voi un'anima peccatrice; io apro il mio cuore alla vostra grazia, infondetemi il vostro Spirito
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rito che mi sia luce, forza, coraggio e mi accenda del fuoco del vostro amore.
Molta umiltà e fiducia.
Gesù ci domanda: Credi tu che io possa darti la grazia di pensare di più al Paradiso, di desiderarlo di più, di praticare i mezzi per giungervi? Se credi, io te la darò. Credete che il Signore vuole infondervi questa grazia? Non pensate che venga da voi. Non affaticatevi troppo, non affannatevi inutilmente. La Madonna attese molto serena e con molta fede e umiltà la venuta dello Spirito Santo.
Lasciate lavorare molto il Signore e assecondatelo in ogni suo desiderio. Se egli vi domanda un piccolo distacco, un piccolo sacrificio, vi darà pure la grazia di compierlo, purché voi siate ben disposte e cooperiate ad essa.
In secondo luogo molta preghiera e letture di vite di santi (facili, di quelli che hanno desiderato e lavorato tanto per il Paradiso), o libri di | [14] ascetica soda e sicura. E poi fede viva, umiltà e amor di Dio. Umili i pensieri, i sentimenti, gli atteggiamenti.
In terzo luogo osservare bene l'orario, il silenzio, il raccoglimento. Lo Spirito Santo, se noi lo preghiamo con fiducia e umiltà, ci darà queste tre grazie: una fede viva nel cielo, un desiderio più ardente del cielo; e ci farà praticare i mezzi per raggiungerlo.
«Et vitam aeternam possidebitis»12: la religiosa fervente deve sempre tenere presente e consolarsi con questo pensiero, ricordando le parole che le furono dette il giorno della sua professione.
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1 Nel 1943 il venerdì dopo l'Ascensione cade il 4 giugno.

2 Cf Lc 24,49; At 1,4.

3 Cf Gv 16,15: «...prenderà del mio e ve l'annunzierà».

4 «Credo la vita eterna».

5 Mt 6,21 : «Siano fissi i cuori là dove è la vera gioia».

6 Mt 25,21.23 : «... prendi parte alla gioia del tuo padrone».

7 Eb 13,14: «... non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura».

8 «Che cosa mi giova per l'eternità?». Detto attribuito a san Bernardo. «Innalziamo i nostri cuori».

9 «Sono rivolti al Signore».

10 Cf Fil 1,23: «... desidero di morire e di essere con Cristo» (Volgata).

11 Lc 12,34: «Dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore».

12 Cf Mt 19,29: «E possederai la vita eterna». Dal Rituale della Professione religiosa delle Figlie di San Paolo.